Salta al contenuto principale

L’impresa come attrice globale: laurea honoris causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad

Immagine
Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Testo notizia

L’Università di Trieste ha conferito oggi la Laurea Magistrale ad honorem in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad, direttore delle relazioni esterne e comunicazione del Gruppo Generali.

Il riconoscimento, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Ateneo triestino, è stato attribuito «per il significativo e innovativo contributo dato allo sviluppo della diplomazia culturale e alla diffusione di modelli imprenditoriali orientati alla trasparenza, alla sostenibilità e allo sviluppo sociale».

Dopo i saluti introduttivi del Rettore Roberto Di Lenarda e la lettura della motivazione da parte del Direttore di Dipartimento Georg Meyr, il professor Diego Abenante, coordinatore del Corso di laurea in Diplomazia e Cooperazione Internazionale, ha esposto la laudatio academica.

Nel suo intervento, Abenante ha evidenziato come Bemporad rappresenti una «figura di rilievo nel panorama nazionale e internazionale della comunicazione strategica, delle relazioni istituzionali e della diplomazia d’impresa», capace di «connettere interessi privati e responsabilità pubblica» lungo una traiettoria che ha accompagnato la trasformazione delle imprese in soggetti attivi dello scenario politico globale.

Dopo una prima esperienza come giornalista, Bemporad ha operato nei Ministeri del Tesoro e dell’Industria prima di assumere ruoli di responsabilità nelle relazioni esterne di importanti realtà pubbliche e private italiane, tra cui IRI, Enel, Leonardo e, attualmente, Generali. Accanto all’attività manageriale, ha sviluppato, inoltre, una rilevante produzione editoriale e una collaborazione costante con enti e organizzazioni internazionali.

Il percorso professionale di Simone Bemporad è stato contraddistinto da progetti di grande impatto sociale, come la nascita della fondazione “The Human Safety Net”, ora attiva in 26 Paesi per sostenere famiglie vulnerabili e rifugiati, o la collaborazione con lo United Nations Development Programme per proteggere comunità fragili dagli effetti della crisi climatica. Progetti che dimostrano come Bemporad abbia saputo coniugare obiettivi aziendali e responsabilità sociale, delineando un nuovo paradigma di impact diplomacy, che pone al centro la persona, la comunità e l’ambiente.

Dopo il conferimento ufficiale della Laurea ad honorem e la tradizionale vestizione con toga e tocco, Bemporad ha pronunciato una lectio magistralis intitolata Corporate Diplomacy: l’impatto delle aziende sulle relazioni politiche e sul bene comune, proponendo una riflessione articolata sul ruolo crescente dell’impresa nelle dinamiche internazionali.

«Considerare separate le traiettorie dell’interesse dell’impresa privata da quelle dell’interesse pubblico è una visione già superata dalla realtà», ha affermato. Le imprese, ha spiegato, «possono diventare protagoniste della diplomazia internazionale, agendo come ponti tra culture, economie e istituzioni». In questo quadro, la diplomazia aziendale si caratterizza anche per una forte dimensione valoriale, traducendosi nella promozione di modelli di sviluppo sostenibile e inclusivo, anche attraverso il coinvolgimento diretto di dipendenti e partner.

Particolarmente intensa la parte conclusiva dell’intervento, rivolta alle nuove generazioni e quindi agli studenti. Citando l’economista Arthur Brooks, Bemporad ha ricordato che il senso del proprio lavoro si trova nell’equilibrio tra “guadagnarsi il proprio successo” ed “essere utili agli altri”. Ai giovani ha suggerito di costruire una rete di relazioni solida e autentica, e di coltivare fiducia, competenza e dialogo come fondamenti per affrontare il mondo del lavoro.

«In un contesto segnato da sfide globali sempre più complesse - ha commentato il rettore Roberto Di Lenarda - il ruolo della diplomazia – scientifica, culturale, economica – si rivela essenziale per promuovere sviluppo, pace e coesione sociale. Il conferimento della laurea honoris causa a Simone Bemporad riconosce l’impegno di un professionista che ha saputo interpretare la comunicazione e le relazioni internazionali d’impresa come strumenti di responsabilità e dialogo tra istituzioni, territori e persone. Un segnale importante anche per le nostre studentesse e i nostri studenti, chiamati a diventare protagonisti consapevoli di una società aperta e interconnessa».

 

Abstract
Conferito il riconoscimento al direttore comunicazione e relazioni esterne del Gruppo Generali per il contributo alla diplomazia culturale e allo sviluppo di modelli imprenditoriali responsabili
Mostra nel diario
Off
Fotogallery

Public Engagement: APEnet presenta il Manifesto del mondo della ricerca

Immagine
Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

Anche l’Università di Trieste ha partecipato alla presentazione del nuovo Manifesto per il valore pubblico della conoscenza a cura di APEnet, la Rete Italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement.

Il Manifesto, frutto del lavoro collettivo e aperto dei 57 soci, tra Università, Enti di Ricerca, Politecnici e Scuole Superiori distribuiti su tutto il territorio italiano, traduce in modo aggiornato l’identità dell’Associazione e indica per la prima volta una direzione condivisa: integrare il Public Engagement nei piani strategici degli atenei e delle istituzioni di ricerca, riconoscerne il valore nei percorsi di carriera e nei sistemi di valutazione della ricerca, promuovere la cultura della partecipazione e della collaborazione tra tutti i portatori di interesse, sostenere la formazione continua, l’open science e il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. Il documento traccia la fondamentale azione di rafforzamento delle alleanze tra ricerca e società civile per superare la distanza tra scienza e cittadinanza.

Ispirato alle più recenti raccomandazioni europee sul ruolo sociale della ricerca, il Manifesto conferma l’urgenza di rafforzare il valore pubblico del sapere, promuovendo processi di ascolto, dialogo, collaborazione e co-creazione come elementi chiave per generare impatto culturale, sociale ed economico.

“Il Manifesto di APEnet - spiega Giulia Carluccio, Presidente uscente di APEnet e Prorettrice dell’Università di Torino - è un tassello fondamentale per accelerare un cambio di paradigma all’interno delle istituzioni di ricerca del nostro Paese. Università ed Enti di Ricerca si impegnano a produrre e valorizzare conoscenze in ascolto, dialogo e collaborazione per contribuire alle sfide attuali e future insieme alla società.” 

Contestualmente alla presentazione del Manifesto del Public Engagement, APEnet, ha eletto il nuovo direttivo che guiderà l'associazione per il prossimo triennio.
L'organo sarà composto da Irene Baldriga (Università di Roma La Sapienza), Pier Andrea Serra (Università di Sassari), Giorgio Chiarelli (INFN), Elisa Ascani (Università di Firenze), Elisabetta Bani (Università di Bergamo), Andrea Attanasio (Università della Calabria), Valentina Lomi (Università di Modena e Reggio Emilia), Alessandro Zennaro (Università di Torino) e Monica Guerra (Università di Milano Bicocca). All'interno del direttivo Pier Andrea Serra è stato nominato Presidente e si avvarrà della collaborazione di due vicepresidenti: Irene Baldriga ed Elisabetta Bani.

Che cos'è APEnet

APEnet è La “Rete italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement – APEnet”. Attiva dal 2018 si è costituita in Associazione nel 2022 per consolidare e rendere visibile il ruolo del Public Engagement in Italia.

Il Public Engagement è un insieme di valori e azioni istituzionali di Università ed Enti di Ricerca con l’obiettivo di generare crescita sociale, culturale ed economica, in collaborazione con tutti gli attori sociali. Un processo dinamico di interazione che porta al progressivo superamento della distanza tra ricerca e società per alimentare nuove sfide, che tengano conto delle identità territoriali e sappiano riconoscere l’apporto dei differenti protagonisti che in essi operano amplificandone l’impatto.

APEnet è uno spazio di confronto, studio e progettazione di strumenti e di azioni, di condivisione e potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessarie per promuovere l’importante cambiamento culturale che vede oggi le Università e gli Enti di Ricerca protagonisti per una “crescita inclusiva” del Paese attraverso l’ascolto, il dialogo e la collaborazione con la società.

 

Abstract
Anche UniTS tra i 57 Atenei ed enti di ricerca coinvolti. L'obiettivo è rafforzare il valore pubblico del sapere per generare impatto culturale, sociale ed economico
Mostra nel diario
Off

Assistenza domiciliare: studio UniTS stima i benefici del Long Term Care pubblico

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

Garantire le risorse pubbliche per fornire assistenza domiciliare agli anziani con autosufficienza limitata potrebbe rivelarsi non solo una misura di welfare, ma una strategia efficace per migliorare la salute mentale dell’anziano, contenere i costi per le cure psichiatriche e alleggerire il carico sulle famiglie.

È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista Health Economics, condotto da Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università di Trieste, in collaborazione con Erica Reinhard del King’s College di Londra e di Mauricio Avendano dell’Università di Losanna.

Lo studio, uno dei primi della comunità scientifica a indagare con metodo empirico l’impatto socio-economico dell’assistenza pubblica domiciliare sugli anziani, ha analizzato dati provenienti da quattro paesi europei (Belgio, Francia, Germania e Spagna), evidenziando come il Long Term Care (LTC) supportato dai programmi di sanità pubblica possa avere molteplici effetti positivi. I risultati dimostrano, infatti, che l’accesso a servizi di cura a domicilio riduce il rischio di depressione clinica di 13 punti percentuali – rispetto a una media del 28% nella popolazione osservata – e abbassa il rischio di solitudine del 6,7%, aumentando allo stesso tempo la percezione di una qualità di vita superiore alla media (+14%).

Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Trieste, commenta: “Oltre ai benefici per la salute degli individui, lo studio evidenzia il potenziale impatto economico di queste misure. La depressione in età avanzata ha, infatti, un costo sanitario elevato: studi condotti negli ultimi decenni rivelano che nel Regno Unito si verifica un costo extra annuo di 3.225 dollari per ogni persona tra i 65 e i 74 anni, mentre in Germania la spesa per gli over 75 è pari a 2.840 dollari annui. Ridurre l’incidenza di disturbi mentali attraverso un sistema di assistenza domiciliare efficiente significa, quindi, non solo migliorare la qualità della vita degli anziani, ma anche diminuire il ricorso a farmaci, cure psichiatriche e ricoveri, con effetti positivi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali”.

Un altro aspetto emerso dalla ricerca riguarda il ruolo dei caregiver familiari. L’assistenza informale, fornita da figli o parenti, rappresenta spesso la risorsa prevalente, con un forte impatto sulla vita lavorativa e personale di chi presta aiuto. Garantire un accesso più ampio ai servizi domiciliari potrebbe liberare i caregiver da un ruolo assistenziale spesso totalizzante, rimettendo risorse umane a disposizione del mercato del lavoro con potenziali ricadute positive per il sistema produttivo e per il reddito disponibile delle famiglie.

In Italia, dove lo sviluppo del Long Term Care pubblico sconta un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei, i risultati dello studio pubblicato su Health Economics possono offrire spunti concreti per orientare le politiche pubbliche e aggiornare le strategie di welfare.

“Gli interventi legislativi degli ultimi anni hanno aperto una riflessione sulla necessità di rafforzare i finanziamenti e ampliare l’accesso ai servizi domiciliari, sollevando l’attenzione su un tema di grande interesse in un Paese in cui l’invecchiamento della popolazione inevitabilmente determinerà l’aumento degli individui bisognosi di cure” conclude Ludovico Carrino.

***************************

Studio completo pubblicato su Health Economics
There Is No Place Like Home: The Impact of Public Home‐Based Care on the Mental Health and Well‐Being of Older People

Abstract
La ricerca di Ludovico Carrino (DEAMS), pubblicata su Health Economics, individua effetti positivi per la salute mentale degli anziani e una riduzione dei costi per la sanità pubblica
Mostra nel diario
Off

EUT partecipa a èStoria 2025 con tre appuntamenti tra città, confini e memoria

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Dal 29 maggio al 1° giugno EUT – Edizioni Università di Trieste prenderà parte a èStoria – XXI Festival Internazionale della Storia, che si terrà tra Gorizia e Nova Gorica, Capitali europee della Cultura 2025.

Il tema dell’edizione 2025 sarà “Città”, intese come spazi simbolici, storici e culturali. L’obiettivo è offrire una riflessione sul ruolo delle città nella storia dell’umanità, intrecciando il passato e il presente di Gorizia con quelli di cento altre città, da Uruk a Gaza, da Atene a New York.

 

EUT sarà protagonista di tre appuntamenti pubblici:

Giovedì 29 maggio | ore 11.30 – 12.30
Sala Dora Bassi – Gorizia
Il corpo della città. Telo mesta. Studi e ricerche in forma di sguardi per Gorizia – Nova Gorica Capitale europea della Cultura

Presentazione del volume Il corpo della città / Telo mesta (EUT, 2024), a cura di Thomas Bisiani e Adriano Venudo. Il lavoro, nato all’interno del RRR Lab dell’Università di Trieste in collaborazione con EUT, propone – attraverso lo sguardo fotografico del Collettivo COLGO – una lettura urbana e culturale di Gorizia e Nova Gorica. Un talk sulla città come luogo e come status e sulla condizione dell’essere cittadino.

Intervengono: Thomas Bisiani, Alessio Bortot, Giovanni Fraziano, Sonia Prestamburgo, Adriano Venudo.

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Sabato 31 maggio | ore 15.00 – 16.00
Ridotto F. Macedonio – Teatro Verdi, Gorizia
L’affaire Prezioso. Aprile 1915. La missione segreta del direttore politico de “Il Piccolo”, di Marina Silvestri

La giornalista e autrice Marina Silvestri presenta il volume L’affaire Prezioso. Aprile 1915. La missione segreta del direttore politico de “Il Piccolo” (EUT, 2024). È un mite aprile triestino quello del 1915, quando si svolgono dei delicati colloqui tra Roberto Prezioso, direttore de “Il Piccolo”, e Leopold von Chlumecký, sua controparte asburgica. I due, muovendosi tra ambiguità e complesse dinamiche politiche, cercano di sostenere ciascuno la causa del proprio governo, mentre la neutralità dell’Italia si fa sempre più fragile e si avvicina l’ombra della guerra.

Conversano: Marina Silvestri, Federico Vidic
Coordina: Georg Meyr

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Domenica 1° giugno | ore 18.30 – 19.30
Aula Magna – Polo Universitario Santa Chiara, Gorizia
Il lavoro frontaliero nell’area alto-adriatica

Nel corso del talk si affronteranno i temi dell’integrazione e della mobilità del lavoro in Europa, con uno sguardo particolare alle vicende storiche che hanno coinvolto l’area alto-adriatica. In questo contesto, la professoressa Maria Dolores Ferrara presenterà il suo recente volume Lavorare oltre confine (EUT, 2024).

Intervengono: Maria Dolores Ferrara, Luigi Menghini, Fabio Spitaleri, Davide Rossi

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Per informazioni aggiornate sul programma: www.estoria.it

Abstract
Dal 29 maggio al 1° giugno EUT sarà presente al Festival internazionale della storia di Gorizia e Nova Gorica con presentazioni editoriali e talk pubblici
Mostra nel diario
Off

Su Nature studio coordinato da UniTS che può cambiare l’approccio alle vasculiti

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

Un’infiammazione persistente che colpisce i vasi sanguigni e può portare a gravi complicanze trombotiche, anche in persone giovani e senza fattori di rischio noti. Sono le vasculiti sistemiche, un gruppo di malattie autoimmuni rare che, se non riconosciute e trattate tempestivamente, possono compromettere organi vitali come cuore, reni, polmoni e cervello.

A queste patologie è dedicato lo studio pubblicato sulla rivista Nature Reviews Rheumatology, tra le più prestigiose a livello mondiale nell’ambito dell’immunologia e della reumatologia, coordinato dal prof. Giacomo Emmi, immunologo, docente di Medicina interna dell’Università di Trieste e Direttore della Struttura Complessa UCO Medicina Clinica e Coordinatore Scientifico dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. L’articolo, frutto di un lavoro di revisione coordinato tra centri di ricerca di riferimento in Italia, Svezia, Russia, Turchia ed Australia, fa il punto sulle manifestazioni trombotiche e cardiovascolari associate alle vasculiti e propone nuove strategie di trattamento basate sull’approccio antinfiammatorio.

L’argomento dello studio sarà l’oggetto di una relazione che terrà il prof. Emmi all’interno del congresso europeo EUVAS (European Vasculitis Society), in corso per la prima volta a Trieste dal 21 al 24 maggio, dove si riuniscono oltre 400 specialisti da tutta Europa. Il congresso è un appuntamento di riferimento per clinici e ricercatori che si occupano di queste patologie, e si distingue per l’approccio fortemente multidisciplinare. Emmi fa parte del direttivo della società scientifica e del comitato organizzatore dell’evento.

«Il nostro lavoro – spiega Emmi – dimostra che in molte vasculiti la trombosi non è un evento isolato, ma una diretta conseguenza dell’infiammazione vascolare. In questi casi, l’uso di anticoagulanti può non essere sufficiente e deve essere affiancata da una terapia immunologica. Comprendere meglio i meccanismi alla base di queste evidenze cambia l’approccio terapeutico e può aprire nuove strade anche per altre malattie croniche infiammatorie e non».

Tra le vasculiti analizzate nella revisione compaiono, tra le altre, la granulomatosi eosinofila con poliangioite, una patologia che colpisce soprattutto le vie respiratorie, il cuore e il sistema nervoso periferico, e la sindrome di Behçet, che interessa i vasi di calibro variabile, e caratterizzata, tra le altre cose, da eventi trombotici infiammatori. La pubblicazione si concentra sulle differenze tra eventi trombotici arteriosi e venosi, sulla gestione terapeutica nelle diverse fasi della malattia e sui diversi meccanismi patogenetici, che possono orientare le scelte cliniche.

Lo studio, consultabile online sulla piattaforma Nature, rappresenta un contributo importante al dibattito internazionale sulle malattie autoimmuni sistemiche, un’area della medicina in costante evoluzione.

**********************

Studio completo pubblicato su Nature Reviews Rheumatology          

Arterial and venous thrombosis in systemic and monogenic vasculitis
Federica Bello¹˒¹⁵, Filippo Fagni²˒³˒¹⁵, Giacomo Bagni⁴, Catherine L. Hill⁵˒⁶, Aladdin J. Mohammad⁷˒⁸, Sergey Moiseev⁹, Iacopo Olivotto¹˒¹⁰, Emire Seyahi¹¹ & Giacomo Emmi¹²˒¹³˒¹⁴

1. Cardiomyopathy Unit, Careggi University Hospital, Florence, Italy
2. Department of Rheumatology, Skåne University Hospital, Malmö, Sweden
3. Department of Clinical Sciences, Rheumatology, Lund University, Lund, Sweden
4. Department of Rheumatology and Inflammatory Diseases, Sahlgrenska University Hospital, Gothenburg, Sweden
5. Discipline of Medicine, University of Adelaide, Adelaide, South Australia, Australia
6. Queen Elizabeth Hospital, Central Adelaide Local Health Network, Adelaide, South Australia, Australia
7. Department of Rheumatology and Inflammation Research, Sahlgrenska Academy, University of Gothenburg, Gothenburg, Sweden
8. Department of Medicine, Karolinska Institute, Stockholm, Sweden
9. Department of Internal Medicine and Rheumatology, Sechenov First Moscow State Medical University, Moscow, Russia
10. IRCCS Don Carlo Gnocchi Foundation, Florence, Italy
11. Istanbul Faculty of Medicine, Istanbul University, Istanbul, Turkey
12. Department of Medical, Surgical and Health Sciences, University of Trieste, Trieste, Italy
13. Department of Internal Medicine, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), Trieste, Italy
14. European Reference Network ReCONNET, Trieste, Italy
These authors contributed equally: Federica Bello, Filippo Fagni

Abstract
Il prof. Giacomo Emmi (DSM) presenterà la revisione durante il congresso della Società Europea delle Vasculiti, in programma a Trieste
Mostra nel diario
On
Periodo di permanenza in Magazine
-
Fotogallery

Bollino Rosa per la Clinica Urologica: premiati i percorsi dedicati alla salute della donna

Immagine
Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

La Clinica di Urologia dell’Ospedale di Cattinara ha ottenuto anche il Bollino Rosa della Fondazione Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere – che premia le strutture sanitarie impegnate nella promozione della salute femminile e nell'integrazione della medicina di genere.

Attiva dal 2005, la Fondazione Onda assegna i bollini sulla base di requisiti clinici, qualità dell’accoglienza, attenzione alle differenze di genere e attività di formazione e comunicazione.

Si tratta del terzo riconoscimento conseguito dalla struttura dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina e dell’Università di Trieste: dopo il Bollino Arancione, per l’eccellenza nel trattamento delle patologie renali, e il Bollino Azzurro, per i percorsi dedicati alla salute maschile e alla prostata, la Clinica Urologica triestina è la prima in regione a potersi fregiare dell’intero tris di certificazioni Onda.

Il riconoscimento al lavoro svolto si estende anche alla dimensione formativa: i medici in formazione specialistica operano fin da subito in un contesto clinico che adotta un approccio attento alle specificità di genere e orientato alla non discriminazione.

«La medicina di genere non è un ambito a parte – commenta il prof. Giovanni Liguori, Direttore della Clinica Urologica ASUGI e docente di Urologia e Andrologia dell’Università di Trieste – ma parte integrante di un modo di curare che considera ogni persona nella sua complessità.

Riconoscimenti come questo confermano la bontà del percorso che abbiamo intrapreso insieme al prof. Paolo Umari, docente e Responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia Robotica, al dott. Gianluca d’Aloia, responsabile della Prostate Unit, e alla dott.ssa Francesca Vedovo, responsabile dell’Urologia Funzionale».

Abstract
La struttura dell'Università di Trieste e di ASUGI è la prima in regione ad ottenere tutti i riconoscimenti della Fondazione Onda per la qualità e l’equità nei percorsi urologici
Mostra nel diario
Off

Giovani e impresa: l’UniTS inaugura la nuova edizione dell’Innovators Community Lab

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Formare, connettere, ispirare. Con queste parole è stata lanciata la prima edizione dell’Innovators Community Lab (ICLab), il rinnovato programma dell’Università di Trieste che accompagna studentesse e studenti nella scoperta dell’innovazione e della cultura imprenditoriale.

Evoluzione del Contamination Lab, che nel corso di oltre dieci edizioni ha fornito background imprenditoriale a circa 300 studenti UniTS, l’ICLab è pensato per fornire a studenti e studentesse strumenti che consentano lo sviluppo di progetti di business nei settori emergenti.

Il programma si svolgerà ancora negli spazi rinnovati dell’ex Ospedale Militare, oggi trasformato in un ambiente aperto alla formazione, al co-working e alla collaborazione tra università, impresa e territorio. L’edizione 2025 ha preso il via con un evento ufficiale, alla presenza di istituzioni, imprese e dei 29 giovani selezionati, provenienti da corsi di laurea triennale, magistrale e di dottorato.

Durante l’incontro Salvatore Dore, responsabile dell’ICLab e Capo Ufficio Trasferimento Tecnologico e rapporti con le imprese, ha illustrato anche le principali novità dell’edizione 2025: il riconoscimento di crediti universitari curriculari, programmi di mentoring individuali, incontri di formazione e networking con imprenditori e manager e una visita agli stabilimenti del Gruppo Marcegaglia dove gli studenti incontreranno i vertici aziendali. Al termine del percorso, i cinque migliori progetti saranno premiati con borse di studio da 5.000 euro ciascuna, finanziate dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il rinnovato percorso, inoltre, beneficerà di una dimensione internazionale che sarà presentata nelle prossime settimane.

Nel suo intervento introduttivo, il professor Rodolfo Taccani, Delegato del Rettore per il Trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese, ha offerto una riflessione sul valore del lavoro fatto nel corso dei suoi sei anni di mandato prossimi alla conclusione: «Il Contamination Lab è stato per anni un laboratorio vivo di idee, ma anche di persone. Abbiamo visto crescere competenze, relazioni e iniziative capaci di superare i confini dell’università. Questo percorso ha accompagnato sei anni di lavoro in cui abbiamo messo al centro la connessione tra formazione, giovani e impresa. Il futuro passa anche da qui».

Momento centrale dell’evento è stato il keynote speech di Gianluca Bisol, Presidente dell’azienda vitivinicola Bisol 1542: il suo intervento “Innovare nella tradizione” ha raccontato l’esperienza di un’impresa familiare capace di coniugare identità territoriale e trasformazione attraverso le generazioni.

I 29 studenti selezionati per il nuovo percorso formativo ICLab – di cui 18 sono iscritti a lauree triennali, 10 a lauree magistrali e a magistrali a ciclo unico e uno a un dottorato di ricerca – hanno concluso l’incontro con una breve presentazione individuale, raccontando le proprie motivazioni, obiettivi e aspettative per il percorso appena avviato.

Tra i partecipanti la componente femminile rappresenta oltre un terzo del gruppo. A testimonianza di un percorso che intercetta abilità e interessi molto trasversali, non mancano neanche in questa edizione gli studenti provenienti da corsi di laurea umanistici, come Filosofia, Psicologia e Giurisprudenza.

Con l’ICLab, l’Università di Trieste attualizza e rende organico il proprio impegno nella formazione all’innovazione, creando spazi di confronto reale tra accademia e sistema produttivo e promuovendo all’interno del percorso universitario un’idea di impresa come strumento di crescita, relazione e impatto.

Abstract
Formazione, co-progettazione, networking e premi per i 29 studenti selezionati nel programma dell’Ateneo dedicato all’innovazione
Mostra nel diario
Off

Progettati a UniTS tessuti artificiali che mimano movimenti e funzioni biochimiche degli organismi viventi

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Il gruppo di ricerca del prof. Pierangelo Gobbo del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Trieste ha compiuto un entusiasmante passo avanti nella creazione di tessuti artificiali che rispondono alla luce e che hanno battezzato "prototessuti fotonastici".

Questo lavoro affronta una sfida centrale nella biologia sintetica, la disciplina a cavallo tra ingegneria e biologia nata per costruire sistemi biologici artificiali combinando chimica, biotecnologia e ingegneria: creare tessuti artificiali che non solo imitino la struttura dei sistemi viventi, ma integrino anche movimento e funzioni biochimiche. Il gruppo di ricerca UniTS ha creato una potente piattaforma per la progettazione di materiali che appunto non si limitano ad esistere passivamente, ma reagiscono e si adattano attivamente all’ambiente.

Le potenziali applicazioni incideranno sensibilmente sulle tecniche di somministrazione programmata di farmaci, nel settore dei materiali bioispirati e nella soft robotica, che utilizza materiali morbidi e flessibili per creare robot in grado di piegarsi, deformarsi e adattarsi all'ambiente circostante.

In dettaglio i ricercatori, ispirandosi al modo in cui i tessuti reali convertono l'energia in movimento e funzioni, hanno progettato materiali sintetici simili a tessuti che possono contrarsi e spegnere la loro reattività interna quando vengono esposti alla luce.

Il segreto di questi prototessuti dinamici risiede nella combinazione di due elementi: nanoparticelle d'oro che convertono la luce in calore e una “proto-cortex” polimerica sensibile alle variazioni termiche. Analogamente alla cortex delle cellule viventi, questa altro non è che uno strato polimerico che ricopre l’interno della membrana protocellulare e conferisce alla protocellula una maggiore resistenza meccanica. Quando vengono irradiate, le nanoparticelle d'oro generano calore e innescano la contrazione della proto-cortex. Questo fa sì che le singole protocellule che compongono il materiale si contraggano proprio come un piccolo muscolo. Quando la luce viene spenta, la struttura si rilassa prontamente.

Oltre al movimento, hanno dimostrato che queste contrazioni possono regolare il metabolismo enzimatico del tessuto, bloccando o consentendo l'accesso a piccole molecole di substrato. In altre parole, l'intensità della luce può essere utilizzata per provocare contrazioni reversibili che possono modulare un processo biochimico ospitato all'interno del materiale.

Il lavoro, ora pubblicato su Advanced Materials, https://advanced.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/adma.202502830 è stato sviluppato in collaborazione con i professori Piero Pavan e Silvia Todros (Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Padova; Tissue Engineering Lab, Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza).

La ricerca è stata sostenuta dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC Starting Grant PROTOMAT, 101039578), dall'Unione Europea Next Generation EU (progetto PRIN PNRR 3D-L- INKED, P2022BLNCS; progetto PRIN SAMBA 2022285HC5_002; progetto PNRR “Metabolic and cardiovascular diseases ‘CN00000041) e dal progetto Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowship ’SAPTiMeC” (101023978).

Nella foto: flessione del prototessuto fotonastico a forma di stella marina a sei braccia dopo l'esposizione alla luce (stato rilassato con luce spenta – stato contratto con luce accesa)

Abstract
Studio pubblicato sulla rivista scientifica Advanced Materials
Mostra nel diario
Off

Formazione internazionale sulle emergenze per gli specializzandi in Pediatria

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

Affrontare emergenze pediatriche come aritmie e arresto cardiaco, insufficienza respiratoria, gravi traumi addominali e spinali, ma anche come gestire con efficacia il team sanitario. Sono questi i temi al centro di un’attività formativa di altissimo valore scientifico e respiro internazionale, promossa dall’Università di Trieste e dall’IRCCS Burlo Garofolo e dedicata alla gestione avanzata delle urgenze in età pediatrica. Vi hanno preso parte circa 60 specializzandi della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Ateneo giuliano e una quindicina di professionisti sanitari dell’Istituto.

A guidare l’iniziativa, due esperti di fama mondiale, per la prima volta a Trieste: il professor Marc Berg della Stanford University, specialista in simulazioni pediatriche e membro autorevole dell’American Heart Association, e il professor Brent Barber dell’Università dell’Arizona, esperto in cardiologia pediatrica e neonatale. Entrambi vantano una consolidata esperienza clinica nelle emergenze e figurano tra gli autori delle linee guida internazionali per la rianimazione pediatrica.

L’evento, ideato e coordinato dalla dott.ssa Stefania Norbedo, medico del Pronto Soccorso pediatrico del Burlo e docente di simulazione presso la Scuola di Specializzazione dell’Università di Trieste, si è aperto mercoledì 7 maggio con un seminario introduttivo nella sede del Burlo, durante il quale i due docenti statunitensi hanno presentato e discusso scenari clinici critici.

Oggi e domani sono invece in programma le esercitazioni pratiche al Centro di Simulazione Medica e Addestramento Avanzato (CSMAA) dell’Università di Trieste, una delle strutture più avanzate in Europa nel campo della simulazione in medicina, ospitata all’interno del polo didattico dell’Ospedale di Cattinara. Qui gli specializzandi si stanno confrontando con scenari ad alta fedeltà, gestendo in tempo reale situazioni cliniche complesse come shock cardiogeno, traumi maggiori, intossicazioni e insufficienza respiratoria, grazie all’impiego di manichini in grado di riprodurre in modo estremamente realistico le condizioni fisiologiche e cliniche di pazienti pediatrici.

Le simulazioni si svolgono in “modalità in cieco”, con esercitazioni ad alta intensità "a sorpresa", scelte tra diversi scenari preparati in aula, a cui seguono momenti di debriefing condotti dai due docenti statunitensi, insieme alla dott.ssa Norbedo.

“Nei Paesi sviluppati come l’Italia – osserva il prof. Egidio Barbi, direttore della Clinica Pediatrica dell’IRCCS Burlo Garofolo, docente di Pediatria e direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università di Trieste – le vere emergenze-urgenze in pediatria sono eventi piuttosto rari. Per questo, la simulazione riveste un ruolo fondamentale nel garantire una preparazione completa ai futuri pediatri, che potrebbero trovarsi un domani a fronteggiare situazioni simili nella realtà”.

“La simulazione è un elemento prezioso e ormai imprescindibile nella formazione medica e sanitaria di alto livello – sottolinea la prof.ssa Aneta Aleksova, direttrice del CSMAA e docente di Cardiologia all’Università di Trieste – perché consente di acquisire esperienza e di correggere gli errori in un ambiente sicuro e controllato. La presenza di due ospiti del calibro di Berg e Barber conferma che il CSMAA dell’Università di Trieste è in grado di ospitare esercitazioni ai massimi livelli, secondo standard internazionali”.

I professori Marc Berg e Brent Barber hanno espresso parole di elogio sia per la preparazione degli specializzandi e del personale coinvolto, sia per il Centro di Simulazione, paragonabile ai centri di eccellenza internazionali.

Abstract
Due docenti tra i massimi esperti mondiali stanno conducendo esercitazioni rivolte a 60 specializzandi. UniTS si conferma eccellenza internazionale nella simulazione medica
Mostra nel diario
Off

Rose Libri Musica Vino: torna la rassegna culturale nel roseto del Parco di San Giovanni

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Al via la XIV edizione di "Rose Libri Musica Vino", la rassegna culturale organizzata dalla cooperativa sociale Agricola Monte San Pantaleone e dall’Università di Trieste. Dal 9 maggio e per tutti i venerdì del mese, il roseto del Parco di San Giovanni – premiato nel 2015 con il Certificato di Eccellenza dalla World Federation of Rose Societies – ospiterà incontri, passeggiate, conversazioni attorno a libri, degustazioni di vino e spettacoli musicali. 

Al centro di questa quattordicesima edizione, la rassegna propone una riflessione sul tema “Che genere di potere?”, interrogandosi su come riconoscere e promuovere forme di potere alternative a quelle basate sulla sopraffazione, la violenza e il dominio. A guidare la riflessione è l’eredità di Franco Basaglia, che nel 1979 ricordava come il vero cambiamento non consista nel vincere, ma nel convincere: «Nel momento in cui convinciamo, noi vinciamo, cioè determiniamo una situazione di trasformazione difficile da recuperare». A distanza di quasi cinquant’anni, questa visione continua ad animare lo spirito della rassegna, che si propone come spazio in cui coltivare l’idea che l’impossibile può diventare possibile, che i muri si possono abbattere, i cancelli aprire, le utopie immaginare e persino realizzare, e che il capitale più importante di una comunità siano le persone.

Accanto a questa visione, si fa strada anche una consapevolezza amara: nuovi muri si stanno alzando, nuove esclusioni si affermano, i diritti sembrano regredire e le memorie collettive si affievoliscono. Il potere che avanza non è quello evocato da Martin Luther King, capace di cambiare la realtà, ma piuttosto un potere che sottomette, inganna, bullizza, annienta. Eppure, come ricordava Italo Calvino, esiste un antidoto: «Cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Abstract
La XIV edizione, promossa da UniTS e dalla cooperativa sociale Agricola Monte San Pantaleone, prenderà il via venerdì 9 maggio. L’edizione di quest’anno esplorerà il tema del “potere”
Documenti allegati
Mostra nel diario
Off