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Bollino Azzurro "Onda" alla Clinica universitaria di Urologia

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La Clinica urologica dell’Ospedale di Cattinara, struttura universitaria che è sede della Scuola di Specializzazione in Urologia di UniTS, si conferma un’eccellenza nazionale nel trattamento del tumore della prostata.

La Prostate Cancer Unit di Trieste, infatti, ha ottenuto per la seconda volta consecutiva il Bollino Azzurro assegnato dalla a Fondazione Onda ETS, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Il riconoscimento intende individuare i centri virtuosi che offrono servizi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione in ambito uro-andrologico in ottica multidisciplinare, con focus sul carcinoma prostatico e sulle complicanze funzionali post chirurgiche.

“L’assegnazione del Bollino Azzurro - sostiene il Prof. Giovanni Liguori, Direttore della Clinica Urologica ASUGI e docente di Urologia e Andrologia dell’Università di Trieste - riconosce il nostro impegno nel mettere a disposizione dei pazienti, affetti sia da patologie tumorali che da patologie benigne, non solo terapie innovative, ma un approccio globale che considera i molteplici aspetti della salute uro-andrologica, integrando prevenzione e cura e ponendo grande attenzione alla conservazione della qualità della vita”. 

“Un approccio – prosegue il Prof. Liguori – che sia io che il Prof. Paolo Umari puntiamo a trasferire alle nuove generazioni di urologi che formiamo nella Scuola di Specializzazione di UniTS".

La Prostate Cancer Unit di Trieste, coordinata dal dott. Gianluca D’Aloia, è formata da specialisti di diverse branche, tra cui urologi, oncologi, radiologi, radioterapisti, anatomopatologi, specialisti in medicina nucleare e infermieri che garantiscono una presa in carico complessiva e soluzioni terapeutiche personalizzate.

“Parallelamente al Bollino Rosa - spiega la dottoressa Luisa Dudine, referente territoriale della Fondazione Onda – dedicato all’impegno nella cura e nell’assistenza per i problemi di salute che maggiormente investono le donne e che necessitano di approcci e competenze specifiche, il Bollino Azzurro pone l’attenzione sulle patologie che maggiormente colpiscono gli uomini. Le cancer unit devono saper affrontare non solo i problemi di salute dei pazienti, ma anche le ricadute su quanti stanno loro accanto”.

 

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Il riconoscimento dell'Osservatorio nazionale sulla salute di genere alla Prostate Cancer Unit conferma l'eccellenza dell'urologia triestina
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Inaugurato il laboratorio di “Farmacia Simulata”

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L'Università di Trieste si dota di un nuovo Laboratorio Didattico di “Farmacia Simulata” che sarà a disposizione degli studenti dei Corsi di Laurea in Farmacia e in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche.

Il laboratorio, presente soltanto in altri tre Atenei in Italia, consentirà agli studenti di svolgere esercitazioni utilissime per l’ingresso nel mondo del lavoro, in linea con l’evoluzione della professione di Farmacista avvenuta negli ultimi anni e le nuove funzioni assistenziali erogate dalle Farmacie territoriali. L’obiettivo è di affiancare e integrare le lezioni teoriche degli insegnamenti del IV a V anno del Corso di Studi in Farmacia e CTF con esperienze pratiche sul campo.

Questo Laboratorio è un luogo fisico reale, attrezzato come una vera farmacia aperta al pubblico, dove svolgere attività didattica con un focus specifico sull’esperienza dell’ambiente “farmacia”, su aspetti di tecnologia farmaceutica, socio-economia, legislazione farmaceutica e gestione dell’automedicazione. 

Nello “Spazio Prescrizioni” è presente un bancone con due terminali dotati di software gestionali, in quello “Salute e Benessere” un altro bancone ed espositori con prodotti per la salute, in “Cabina servizi” gli studenti troveranno invece strumentazioni per analisi ECG, Spirometro, Pulsossimetro, Sfigmomanometro, Simulatore per iniezioni vaccinali e altro ancora. Lo spazio è dotato anche di frigorifero e di una zona per le preparazioni galeniche. È inoltre presente uno spazio aula attrezzato con sistema di proiezione.

La realizzazione della Farmacia Simulata è stata possibile grazie alla collaborazione di Telaro, Aboca e del Consorzio Farmacisti Riuniti.

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UniTS nell’élite italiana della didattica in ambito farmaceutico
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Prevenzione dei rischi naturali lungo il Nilo: parte il progetto KNIGHT

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Rafforzare la resilienza ai geo-rischi e alle sfide climatiche lungo il corridoio del Nilo, aumentando la capacità di gestire le emergenze: è l’obiettivo di KNIGHT (Knowledge base for Nile Geo-Hazards Tackling), il progetto promosso dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS che vede la partecipazione del Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA) dell’Università di Trieste.

Il progetto, co-finanziato dalle Regione Friuli Venezia Giulia, è stato lanciato ufficialmente il 20 gennaio: durerà due anni e conta tra i partner anche il Comune di Lignano Sabbiadoro, Shoreline Soc. Coop, l’Università di Damietta (Egitto) - Facoltà di Scienze e l’Istituto Nazionale di Astronomia e Geofisica (NRIAG, Egitto).

KNIGHT è finalizzato alla mitigazione dei disastri naturali e della gestione delle emergenze: in particolare ha come scopo quello di rafforzare la resilienza del patrimonio naturale, economico, culturale lungo il fiume Nilo e il suo delta, supportando con dati, modelli e tecnologie innovative la revisione del piano nazionale per la mitigazione dei rischi naturali.

All’interno di questo progetto altamente multidisciplinare, un team di ricerca dell’Università di Trieste – composto da Chiara Bedon (DIA), Marco Fasan (DIA) e Fabio Romanelli (MIGe) – si occuperà in particolare dell’analisi avanzata strutturale e sismologica, anche tramite metodi e tecnologie innovative, per la caratterizzazione e valutazione del rischio sismico e della vulnerabilità di alcuni edifici caso-studio che verranno individuati lungo il corso del Nilo. Il tutto contribuirà alla definizione di mappe di esposizione ai rischi naturali, all’individuazione di strategie ottimali per la prevenzione dei disastri naturali, alla definizione di procedure per la gestione delle emergenze.

La collaborazione tra i partner permetterà di condividere dati che saranno analizzati, standardizzati e integrati in un database utilizzando una piattaforma GIS, permettendo di individuare le aree maggiormente sottoposte a stress antropico e/o naturale - e dunque più vulnerabili - e di valutare i rischi naturali e dei possibili rischi a cascata al fine di mitigarli.

“Le attività principali che si porteranno avanti sono tre. Prima di tutto si lavorerà per lo sviluppo di una base di dati e di conoscenze per la valutazione integrata dei rischi geologici e ambientali nei siti selezionati lungo il Nilo, il delta e le aree costiere circostanti. Parallelamente saranno sperimentate nuove metodologie per la definizione di scenari integrati multirischio e il monitoraggio ambientale, in siti chiave lungo il corso del Nilo che vanno dalla diga di Aswan alle aree costiere del delta, con particolare attenzione all’area di Damietta, una città di rilevante interesse economico e sociale. Infine, si realizzeranno attività di formazione specialistica, trasferimento tecnologico, citizen-science e sensibilizzazione” afferma Antonella Peresan, sismologa dell’OGS e coordinatrice del progetto.

“Queste attività - conclude Peresan - porteranno nell’arco dei 24 mesi del progetto a dei prodotti concreti e utili per il futuro: la creazione di un archivio di dati e conoscenze e lo sviluppo di linee guida condivise per migliorare la resilienza del patrimonio naturale e ambientale nell’area di intervento, un territorio dove gli eventi naturali e i cambiamenti climatici possono condizionare in modo significativo la crescita socio-economica”.

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L’obiettivo del progetto, di cui UniTS è partner, è quello di rafforzare la resilienza del patrimonio naturale, economico e culturale attraverso dati, tecnologie innovative e trasferimento delle conoscenze
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Al via il Teaching and Learning Centre di UniTS

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Sono ufficialmente iniziate le attività del Teaching and Learning Centre (TLC) dell’Università di Trieste, con la prima riunione congiunta del Consiglio Direttivo e del Comitato Scientifico, che si è svolta alla presenza del Magnifico Rettore Roberto Di Lenarda e del Direttore Generale Luciana Rozzini

Il Centro si è insediato sotto la direzione di Matteo Cornacchia, docente di Pedagogia generale e sociale, per promuovere la formazione continua dei docenti universitari in un’ottica di innovazione e miglioramento della didattica, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dell’insegnamento in relazione ai mutamenti della popolazione studentesca e agli strumenti digitali disponibili. 

Il TLC sarà uno strumento utile per rafforzare l’idea di “docente universitario” che UniTS intende promuovere.

"L’attivazione del Teaching and Learning Center – spiega Matteo Cornacchia – rientra fra le azioni previste dal Piano Strategico di Ateneo 2023-2026. I TLC sono centri da tempo presenti nelle università straniere e, da qualche anno, si stanno diffondendo anche in Italia con lo scopo di accompagnare e sostenere il miglioramento della didattica universitaria e lo sviluppo professionale di docenti e ricercatori”. 

Tra le prime iniziative è prevista l’introduzione di un percorso obbligatorio per i docenti neoassunti, che ne faciliti l’inserimento e favorisca la crescita professionale. Si occuperà inoltre di fornire supporto alla progettazione e all’erogazione di percorsi formativi innovativi. 

“Il loro compito – sostiene Cornacchia - è quello di favorire il Faculty Development, ovvero l’insieme delle attività necessarie ai docenti universitari per migliorare le loro conoscenze, le metodologie di insegnamento e valutazione, la relazione con gli studenti ed essere complessivamente più efficaci nel loro lavoro".

Il Consiglio Direttivo del TLC vede la partecipazione di tutte le componenti della comunità accademica: in questa sua prima formazione comprende i docenti Silvia Palmisano (DSM), Pierre Thibault (DF), Dolores Ferrara (IUSLIT), Stefano Fornasaro (DSCF) e Giovanni Grandi (DISPES), il responsabile amministrativo individuato dal Direttore Generale Enrico Sartor, Samantha Tedesco in rappresentanza del personale TA ed Enrico Candotti come rappresentante degli studenti.

Il Comitato Scientifico, invece, è composto da Sara Cervai (DISPES), Gianfranco Sanson (DSM), Francesco Venier (DEAMS), Danilo Lewanski (MIGE), Valentina Beorchia (MIGE – in qualità di Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica - CIRD), Emanuele Carosati (DSCF), Maria Chiara Passolunghi (DSV), Giovanni Bacaro (DSV), Paolo Labinaz (DISU), Eric Medvet (DIA), Lorenzo Di Pietro (DF) e Stefano Ondelli (IUSLIT), che assicurano la rappresentanza di tutti i dipartimenti dell’Ateneo.

Durante l’incontro inaugurale, i membri dei due organi del Centro hanno avviato un primo confronto sui compiti del TLC, anche in relazione ad analoghi organismi presenti in Italia e all’estero, e iniziato a programmare le attività future. 

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Il nuovo organismo si occuperà della formazione continua dei docenti e dell’innovazione didattica. In previsione un percorso di accompagnamento per i neoassunti
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Oltre 400 partecipanti alla presentazione dei corsi di laurea UniTS a Gorizia

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L'Università di Trieste ha presentato oggi quattro corsi di laurea del Polo universitario di Gorizia, nel corso dell'evento di orientamento "Porte Aperte", rivolto agli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori, che si è svolto nell’Aula Magna della sede di via Alviano 18.

Confermati i quattro corsi che anche nell’anno accademico 2025/26 avranno sede a Gorizia: la laurea magistrale a ciclo unico quinquennale in Architettura e le lauree triennali in Scienze Internazionali e Diplomatiche, Assistenza Sanitaria e Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.

L’iniziativa ha fatto registrare un significativo incremento delle presenze rispetto alle scorse edizioni (+15% rispetto al 2024): oltre 400 ragazzi, si sono concessi una giornata di pausa dalla preparazione degli esami di maturità per raccogliere informazioni utili sui percorsi formativi proposti dall’Università di Trieste a Gorizia e capire come districarsi davanti a tutte le incombenze della futura vita universitaria: dall’iscrizione alle agevolazioni per il diritto allo studio, dalle  borse di studio agli alloggi.

I giovani partecipanti, che nel corso della mattinata hanno anche visitato i laboratori e dialogato con docenti dei corsi di laurea, provenivano in gran parte da tutte le province del Friuli Venezia Giulia. Oltre una sessantina le presenze da fuori regione, in particolare di studenti residenti nel vicino Veneto, ma non sono mancate presenze da Brescia, Mantova e Bergamo, fino alle più lontane Ancona, Lecce e Siracusa.

Attualmente, intorno alla sede goriziana dell’Università di Trieste gravitano 632 studenti iscritti ai quattro corsi di laurea presentati oggi, una presenza significativa e cresciuta negli ultimi anni con l’insediamento dei due corsi di laurea sanitari. Il 20% degli studenti impegnati nel polo universitario UniTS di Gorizia proviene da fuori regione.

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"Porte Aperte" registra un interesse in crescita per i quattro corsi di laurea del polo goriziano: +15% di presenze rispetto allo scorso anno
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Contrasto del caporalato e dello sfruttamento lavorativo: premiato il progetto di un assegnista di ricerca UniTS

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Giuseppe Grimaldi, assegnista di ricerca in Antropologia culturale al Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste, si è aggiudicato il premio 2024 della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) per la miglior ricerca collaborativa e applicativa con il progetto O.S.A.RE. - Osservatorio Sfruttamento Agricolo e Resistenze.

Gli obiettivi raggiunti da O.S.A.RE. contribuiscono a combattere lo sfruttamento lavorativo e il caporalato, fornendo dati sulla diffusione del fenomeno e best practice per progetti sistemici che supportino il contrasto di queste piaghe sociali. Per la commissione giudicatrice della SIAA, il progetto, che ha interessato alcune aree sensibili della Campania, si è distinto per “il rilevante impatto sociale e l'interazione multilivello, l'elevato grado di visibilità e riconoscibilità dell'apporto antropologico”. 

Il progetto presentato dall’assegnista di ricerca UniTS dimostra, secondo la SIAA, “come la produzione di conoscenza etnografica possa contribuire a generare ricadute concrete sulla cultura pubblica ed istituzionale, stimolando politiche locali virtuose e più rispettose dei diritti fondamentali della persona”.

Una motivazione in linea con il core della Società Italiana di Antropologia Applicata, attiva dal 2013 con lo scopo di promuovere un uso sociale dei saperi e delle pratiche antropologiche nella sfera pubblica, nel mondo del lavoro, nei processi decisionali e di democrazia partecipata in Italia, ma anche all’estero.

"O.S.A.RE – spiega il dott. Giuseppe Grimaldi - si è realizzato grazie al sostegno e la sinergia tra istituzioni pubbliche, come la Regione Campania e l’Università di Salerno, realtà dell'attivismo campano - il centro sociale Ex Canapificio che è stato ente capofila del progetto - e una pluralità di persone residenti nell’area oggetto dell'intervento che hanno contribuito in maniera decisiva alla sua realizzazione”.

O.S.A.RE ha coinvolto territori come la Piana del Sele e la zona di Castel Volturno che affrontano problemi di fragilità del tessuto economico, anche a causa della presenza di organizzazioni criminali, che determinano povertà e disagio sociale. 

Il progetto ha tentato di portare alla luce - combinando analisi quantitativa ed etnografia - il carattere sistemico dello sfruttamento nel settore agricolo e si è fondato lungo tutto il suo svolgimento sulla con-ricerca, dimostrando quanto l’esperienza di chi subisce lo sfruttamento sia fondamentale per delineare efficaci azioni di contrasto azioni sui territori, ma anche nel rapporto con le istituzioni. 

Durante l’arco del progetto sono state intervistate oltre 500 persone. Di queste, seguendo gli indici di sfruttamento indicati dalla legge contro il caporalato, quasi il 70% risulterebbero essere in condizione di “grave sfruttamento lavorativo”. I dati sono stati presentati ai tavoli istituzionali di contrasto al caporalato e la metodologia alla base di O.S.A.RE si è configurata come una best practice utilizzata in progettualità sistemiche sul tema dello sfruttamento lavorativo. 

“O.S.A.RE – conclude Grimaldi - ha evidenziato, in particolare, quanto sia inefficace qualunque approccio volto al contrasto dello sfruttamento lavorativo che non questioni i regimi giuridici, economici e sociali su cui questo si fonda. Un fenomeno che, seppur in forma diverse in base al grado di vulnerabilità, riguarda tutti i braccianti agricoli a prescindere dalla nazionalità”.

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Giuseppe Grimaldi con "O.S.A.RE" ha vinto il premio della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA). La ricerca collaborativa ha interessato il settore agricolo in alcune aree sensibili della Campania
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Capodanno in Antartide per due docenti UniTS

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Due docenti del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, il genetista Alberto Pallavicini e lo zoologo marino Piero Giulio Giulianini, hanno trascorso un Natale e un Capodanno decisamente alternativi alla Stazione antartica Mario Zucchelli.

Ovviamente non si tratta di un’originale vacanza sulla neve, ma di una missione che i due docenti UniTS stanno conducendo nell’ambito del progetto DIMANT, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), con l’obiettivo di studiare i meccanismi immunitari delle specie marine del Mare di Ross.

Pallavicini e Giulianini hanno raggiunto la base scientifica italiana lo scorso 20 dicembre, dopo una sosta prolungata in Nuova Zelanda dovuta alle avverse condizioni meteorologiche che non consentivano un approdo sicuro sul continente antartico. Le attività programmate della missione seguono un ritmo abbastanza serrato e anche il primo giorno dell’anno nuovo i due ricercatori hanno svolto un’uscita in mare per la raccolta di campioni da analizzare.

Il progetto DIMANT, infatti, mira a comprendere come spugne, anemoni, molluschi bivalvi e pesci, organismi che svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema antartico, rispondano alle crescenti minacce ambientali. 

Il gruppo di ricerca sta isolando e analizzando gli immunociti – cellule responsabili delle risposte immunitarie – per comprenderne la reattività a temperature sottozero e a patogeni emergenti. Infatti, la crescente presenza umana in Antartide, dovuta a molteplici attività come turismo, ricerca scientifica e pesca, sta intensificando il rischio di introduzione di nuovi patogeni, oltre ad amplificare gli effetti dell’aumento delle temperature globali. Questo scenario rappresenta una sfida completamente nuova per la fauna marina locale, che deve adattarsi rapidamente a un ambiente sempre più mutevole.

campioni biologici raccolti saranno successivamente sottoposti a indagini citologiche e genetiche avanzate per identificare le molecole e i recettori coinvolti nelle difese immunitarie. I risultati potranno offrire strumenti preziosi per monitorare e prevedere l’impatto dei cambiamenti climatici e delle nuove patologie sull’ecosistema marino antartico.

Alberto Pallavicini e Piero Giulianini hanno davanti ancora quattro settimane di lavoro tra ghiacci, pinguini e uccelli polari prima di concludere la missione.

Le missioni italiane in Antartide sono condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per la parte scientifica, dall’ENEA per la logistica e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione della nave rompighiaccio Laura Bassi.

La missione legata al progetto DIMANT fa parte della 40ª spedizione italiana in Antartide, che in questi mesi sta coinvolgendo complessivamente circa 240 tra ricercatori e tecnici, impegnati in diversi progetti interdisciplinari. Gli studi spaziano dalla biologia marina alla climatologia, fino alla ricerca sui sistemi glaciali e sui cambiamenti climatici globali. Le attività si svolgono, oltre che alla Stazione Mario Zucchelli che attualmente ospita i due docenti dell’Università di Trieste, alla stazione Concordia e a bordo della Laura Bassi.

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Alberto Pallavicini e Piero Giulianini sono in missione alla Stazione Zucchelli nell’ambito del progetto DIMANT
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Piscine di acqua di mare o piscine di acqua dolce per il trattamento di malattie della pelle e condizioni reumatiche?

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Uno studio condotto dal Prof. Luca Cegolon, docente dell’Università di Trieste e ricercatore presso ASUGI, in collaborazione con il Prof. Giuseppe Mastrangelo dell’Università di Padova, ha approfondito i benefici delle piscine con acqua di mare rispetto a quelle tradizionali per il trattamento di malattie della pelle e condizioni reumatiche. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Water, evidenzia come l’acqua salata possa rappresentare un’importante risorsa terapeutica.

L'acqua salata è utilizzata da secoli per alleviare vari disturbi, e oggi il suo uso è alla base di trattamenti come la talassoterapia, che sfrutta l'interazione controllata con ambienti marini, incluso il sole. Questo tipo di terapia è particolarmente indicato per chi soffre di psoriasi, dermatite atopica o condizioni reumatiche come la fibromialgia.

La combinazione di esposizione all’acqua di mare e alla luce solare – una componente chiave della talassoterapia – è particolarmente efficace nel ridurre i sintomi di malattie infiammatorie croniche della pelle, come la psoriasi e la dermatite atopica, oltre che di condizioni reumatiche come la fibromialgia e la spondilite anchilosante.

Per chi soffre di psoriasi, i benefici derivanti dall’immersione in acqua di mare, combinata con l’esposizione al sole, possono durare fino a tre mesi. Studi sperimentali hanno dimostrato che trattamenti di sei settimane con acqua salata e raggi UVB sono più efficaci rispetto all’uso di sola acqua dolce o alla semplice esposizione ai raggi UV.

Infine, un importante trial clinico, che ha coinvolto oltre 1200 pazienti in 102 cliniche dermatologiche, ha confermato che i bagni di acqua salata seguiti da UVB offrono risultati comparabili alle terapie consolidate, come i bagni PUVA, tradizionalmente utilizzati per trattare la psoriasi.
 

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Lo studio, condotto da UniTS in collaborazione con ASUGI e Università di Padova, ha evidenziato come l’acqua salata possa rappresentare un’importante risorsa terapeutica
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L'Urologia triestina riceve il "bollino arancione" per l'eccellenza nel trattamento dei tumori renali

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La Clinica Urologica dell’Ospedale di Cattinara, ha ricevuto il prestigioso "Bollino Arancione" per il trattamento dei tumori renali da parte della Società Italiana di Urologia (SIU).

Il riconoscimento rappresenta un risultato di eccellenza per l'Università di Trieste che vede premiata la struttura diretta del prof. Giovanni Liguori e in cui ha sede la Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Ateneo triestino.

Il progetto "Bollino Arancione", nato da un'idea della SIU, individua i centri urologici italiani SIU che offrono un trattamento d’avanguardia dei tumori del rene, ma anche servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura della malattia.

Il riconoscimento è stato attribuito in base ad alcuni criteri, in termini di percorsi diagnostico-terapeutici e di servizi al paziente con tumore del rene, che sono stati pienamente soddisfatti dalla struttura universitari. 

Le cliniche che hanno aderito all'iniziativa sono state valutate da un Board della Società che ha visto il coinvolgimento anche di radiologi, anatomo-patologi ed oncologi, secondo un approccio multidisciplinare e sulla base delle migliori evidenze scientifiche e delle più recenti Linee Guida Internazionali.

L'intento del Bollino Arancione, che ha durata biennale, è promuovere una cultura di continuo miglioramento basata sul paradigma della evidence- based medicine e della sanità basata sul valore.

«Siamo orgogliosi di aver ricevuto il “Bollino Arancione” - afferma Giovanni Liguori, docente di Urologia al Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute di UniTS e direttore della Clinica Urologica di ASUGI all'Ospedale di Cattinara - Viene riconosciuto l’impegno di un gruppo di lavoro, che coinvolge anche il prof. Paolo Umari, nella gestione di questa patologia. 

Interpretiamo il premio non solo come la riprova che la gestione multidisciplinare sia la chiave di volta per la cura del tumore al rene, ma anche il riconoscimento della qualità della formazione di UniTS che, attraverso la Scuola di Specializzazione in Urologia, prepara nuove generazioni di professionisti con competenze all’avanguardia».

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La struttura universitaria diretta dal prof. Giovanni Liguori ha ottenuto il riconoscimento promosso dalla Società Italiana di Urologia
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Progetto SOCLAM: Smile 4 Migrants, un supporto concreto per i migranti a Trieste

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Si è concluso con la consegna degli attestati ai mediatori il primo ciclo di formazione e accompagnamento del Progetto SOCLAM - “Sostegno odontoiatrico, culturale, linguistico ai migranti dei centri di prima accoglienza”

L’iniziativa, guidata da UniTS e realizzata sotto la responsabilità scientifica di Federico Berton (DSM) in collaborazione interdipartimentale con Caterina Falbo (IUSLIT) e Roberta Altin (DiSU), ha visto il coinvolgimento di associazioni e organizzazioni locali, offrendo un contributo significativo alla comunità migrante presente sul territorio.

Finanziato dal Centro di Ricerca sulle Migrazioni e la Cooperazione allo Sviluppo dell’Ateneo, il progetto ha infatti fornito formazione specifica per interpreti delle lingue più diffuse tra i migranti che attraversano la rotta balcanica, concentrandosi su competenze odontoiatriche e interculturali.

Tredici mediatori e mediatrici hanno ricevuto una formazione completa che ha portato alla realizzazione di un glossario odontoiatrico in 14 lingue tra cui dari, pashto, farsi, turco, russo, bulgaro, inglese, arabo, persiano, urdu, hindi, greco, kirghiso, albanese, bengali. Inoltre, è stato creato un blog plurilingue con istruzioni utili e un servizio di accompagnamento presso l’ambulatorio odontoiatrico della Caritas di via dell’Istria, dove sono state anche analizzate le dinamiche relazionali tra medico e paziente in contesto interculturale.

Grazie al progetto sono state diffuse informazioni fondamentali per facilitare l’accesso alle cure odontoiatriche fornite dal presidio ospedaliero universitario di Trieste nella SC Clinica di Chirurgia Maxillofacciale e Odontostomatologia dell’ASUGI.

Il successo di SOCLAM apre nuove prospettive, tra cui la formazione di ulteriori operatori e lo sviluppo di ricerche sulla comunicazione interculturale in ambito sanitario. Tra i prossimi obiettivi c'è la realizzazione di un’app per smartphone, pensata per offrire informazioni plurilingue in modo rapido e accessibile.

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L’iniziativa ha visto la collaborazione di tre dipartimenti UniTS, offrendo formazione mirata per interpreti delle lingue più comuni tra i migranti della rotta balcanica, con un focus sulle competenze odontoiatriche e interculturali
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