Sindrome di Rett: iniziata la somministrazione di Mirtazapina alla prima paziente Read more about Sindrome di Rett: iniziata la somministrazione di Mirtazapina alla prima paziente Immagine Progetto senza titolo (76).png Data notizia Fri, 19/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Territorio e società Testo notizia Dopo 15 anni di ricerca, di cui tre dedicati alla raccolta di finanziamenti no profit, il progetto MirtaRett coordinato da Enrico Tongiorgi (Dipartimento Scienze della Vita di UniTS), entra finalmente nella pratica clinica con la somministrazione della prima terapia a una piccola paziente dell’Ospedale Gaslini di Genova.A febbraio 2025 l’Agenzia italiana del farmaco - AIFA, ricevuto il parere positivo del comitato etico nazionale per gli studi pediatrici, aveva dato il disco verde alla prima sperimentazione a livello mondiale del farmaco Mirtazapina nella Sindrome di Rett, una grave patologia neurologica che colpisce quasi esclusivamente le bambine.Lo studio clinico, coordinato dall’Università di Trieste, si estenderà nella sua prima fase a 15 piccole pazienti e si svolgerà nei principali ospedali italiani di riferimento per la Sindrome di Rett. La sperimentazione è interamente sostenuta da sovvenzioni senza scopo di lucro.Oltre alla sperimentazione farmacologica, il progetto (sostenuto dal contributo incondizionato di Angelini Pharma SpA, Fondazione Canali Onlus, Fondazione Ico Falck e della Fondazione Ente Filantropico del terso settore Amadei e Setti) prevede anche il monitoraggio continuo dei parametri vitali delle pazienti, come respirazione, frequenza cardiaca e ossigenazione del sangue. A questo scopo vengono utilizzate T-shirt intelligenti, già distribuite agli ospedali di Genova, Siena, Messina e Milano. Originariamente sviluppate per il monitoraggio degli sportivi, queste magliette sono realizzate in cotone intrecciato con nanofibre capaci di rilevare i deboli segnali elettrici del corpo umano e vengono confezionate su misura per ciascuna paziente dall’azienda italiana AccYouRate Group.Cos’è la Mirtazapina?La mirtazapina è un farmaco già disponibile in commercio, quindi più facilmente accessibile e sostenibile. Per agevolarne l’assunzione, è stata individuata un’azienda europea in grado di produrlo in formulazione liquida, una soluzione poco diffusa poiché a livello globale il farmaco è normalmente commercializzato in compresse. «Il nostro laboratorio, presso il Dipartimento di Scienze della Vita all’Università di Trieste, è stato il primo al mondo a dimostrare che la mirtazapina, pur essendo un antidepressivo, agisce su meccanismi più ampi e può migliorare respirazione, controllo motorio, qualità del sonno e comunicazione sociale nelle pazienti con sindrome di Rett», spiega Tongiorgi.L’accesso alla sperimentazione è aperto a nuove pazientiIn Friuli Venezia Giulia si stima la presenza di tre o quattro bambine affette dalla sindrome che al momento non sono incluse nello studio, ma le prospettive restano incoraggianti. «Ci auguriamo che anche le strutture sanitarie della regione possano aderire alla sperimentazione», sottolinea Tongiorgi.Per garantire la validità scientifica dello studio, è necessario raggiungere un totale di 54 pazienti di età compresa tra i 5 e i 40 anni, suddivise nelle fasce 5-10, 11-17 e 18-40 anni. Attualmente ne è stato reclutato circa un terzo, pertanto la ricerca di nuove partecipanti è ancora aperta. Abstract Al Gaslini di Genova il via al progetto MirtaRett, prima sperimentazione al mondo su un farmaco contro questa grave patologia neurologica. Lo studio è coordinato da Enrico Tongiorgi di UniTS Mostra nel diario Off
Navi più silenziose e sostenibili: il DIA nel progetto "Acoustic Black Holes - SilentShip" Read more about Navi più silenziose e sostenibili: il DIA nel progetto "Acoustic Black Holes - SilentShip" Immagine Titolo (32).jpg Data notizia Wed, 17/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Testo notizia Migliorare il comfort a bordo, azzerando l'impronta vibro-acustica per proteggere l'ambiente marino e garantire il benessere di passeggeri ed equipaggio. Questi sono gli ambiziosi obiettivi che hanno dato il via al progetto di ricerca e sviluppo “SilentShip - Acoustic Black Holes, nuova frontiera per navi silenziose”.L'iniziativa, strategica e co-finanziata dal Programma Regionale FESR della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, vede il Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA) dell'Università di Trieste partner scientifico, al fianco di leader industriali come Fincantieri ed Esteco, con il supporto gestionale di MareFVG. Capofila del progetto è il Consorzio Servizi Navali e Industriali - CSNI.La chiave dell’innovazione risiede negli Acoustic Black Holes (ABH), dispositivi basati su una particolare geometria ed applicati a porzioni delle strutture. In pratica, queste geometrie fanno sì che le vibrazioni si “concentrino” in esse: qui l’energia meccanica rallenta e viene dissipata più facilmente da materiali o trattamenti dedicati. È per questo che gli ABH sono descritti come veri e propri “pozzi” di energia vibrazionale. L’uso di questa tecnologia permette di progettare soluzioni leggere e sostenibili per limitare la propagazione delle vibrazioni generate dai macchinari principali e, di conseguenza, contenere il rumore percepito a bordo ed irradiato verso l’esterno.All’interno del progetto il Dipartimento di Ingegneria e Architettura ricoprirà un ruolo cruciale che spazia dalla teoria alla sperimentazione. Il team di ricerca è guidato dall’ing. PhD Giada Kyaw Oo D'Amore, RTD-A del DIA, in qualità di responsabile scientifico del progetto e coordinatrice UniTS e comprende il prof. Marco Biot, il prof. Mitja Morgut e l'ing. PhD Giovanni Rognoni, assegnista di ricerca del DIA.I ricercatori UniTS si concentreranno sullo sviluppo di modelli numerici avanzati e sull'esecuzione di complesse simulazioni volte a individuare le geometrie ABH più efficaci e i parametri essenziali per ottimizzarle. Queste analisi produrranno anche le linee guida utili a stabilire dove collocare i prototipi sulle strutture navali per ottenere il massimo contributo.Il gruppo di ricerca fornirà un apporto fondamentale anche nella fase di validazione, infatti progetterà e condurrà test progressivi, dal laboratorio, a mock-up navali, fino alle prove a bordo nave. Queste attività serviranno, da un lato, a rilevare le sollecitazioni reali che generano le vibrazioni, così da inserirle con precisione nei modelli numerici; dall’altro, a verificare l’efficacia delle soluzioni individuate al computer e a rifinire i prototipi, assicurando che le prestazioni previste in simulazione siano confermate anche in condizioni operative.L’impegno del DIA si estenderà infine agli aspetti di sostenibilità e innovazione aperta. Il team effettuerà valutazioni LCA (Life Cycle Assessment) del prodotto sviluppato e condurrà studi per applicare soluzioni di Open Innovation coerenti con la filosofia della Società 5.0, in cui l’avanzamento tecnologico è orientato sia al miglioramento della qualità della vita sia alla riduzione degli impatti ambientali. Il Dipartimento contribuirà inoltre alla definizione delle specifiche tecniche del prodotto e del processo produttivo.Il progetto "SilentShip" può contare su un finanziamento complessivo di 1.366.685,17 euro, con un contributo regionale di 822.016,20 euro e un cofinanziamento UE di 328.806,48 euro. Il budget a disposizione del team UniTS ammonta a 418.130,20 euro, a conferma dell'importanza del lavoro di ricerca svolto dai ricercatori dell’Ateneo triestino.Con una durata di 42 mesi, il progetto punta a fissare una nuova frontiera tecnologica nel settore navale, rendendo le imbarcazioni non solo più confortevoli per l’uomo, ma anche più rispettose dell'ambiente marino. Abstract Il team UniTS è partner di CSNI, Fincantieri ed Esteco: svilupperà modelli numerici e test sperimentali per ridurre vibrazioni e rumore a bordo, con attenzione a sostenibilità e open innovation Mostra nel diario Off
Ecosistema dell'innovazione iNest: presentati i risultati dello spoke coordinato da UniTS Read more about Ecosistema dell'innovazione iNest: presentati i risultati dello spoke coordinato da UniTS Immagine Titolo (29).jpg Data notizia Thu, 11/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Destinatari target Enti e aziende Testo notizia Sviluppo di tecnologie marittime, marine e delle acque interne, convergendo verso la creazione di un Gemello Digitale del Mare Adriatico settentrionale: questo in sintesi l’obiettivo dello Spoke 8 dell’Ecosistema dell’Innovazione iNEST – Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem, coordinato dall’Università di Trieste, i cui risultati sono stati presentati nel corso dell’evento finale del progetto – promosso dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – organizzato al Castello di San Giusto di Trieste, insieme ai partner, tra cui l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale (PNAEAS) e il Polo Tecnologico Alto Adriatico Andrea Galvani (PTAA).“Le attività dello Spoke 8” – ha sottolineato il prof. Pierluigi Barbieri, Coordinatore di iNEST per Università degli Studi di Trieste “si ispirano alle priorità Europee, e all’ambizioso Programma denominato “Missione Starfish” finalizzato a conoscere, tutelare e restaurare le nostre acque entro il 2030. La missione indica cinque obiettivi generali: colmare il divario di conoscenze, rinnovare la governance legata alla gestione degli ambienti marini e costieri, rigenerare gli ecosistemi marini e di acqua dolce, azzerare l'inquinamento, decarbonizzare le acque. Il tema della gestione delle acque e della Blue Economy” – ha detto Barbieri – “sta assumendo sempre maggiore interesse economico, politico e sociale e tocca molteplici settori, tra cui i trasporti, la logistica, la sicurezza, la pesca, il turismo, le attività sottomarine. L’iniziativa finanziata dal PNRR per una innovazione basata sulla ricerca porta contributi in termini di sistemi di acquisizione dati, integrazioni delle informazioni per una gestione sostenibile delle aree costiere, tecnologie per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.Dal titolo “Maritime, marine and inland water technologies: towards the Digital Twin of the Upper Adriatic”, l’evento ha rappresentato un'occasione di riflessione sui possibili sviluppi progettuali. “Dati, modelli e prodotti generati da attività specifiche e da convergenze tra ambiti contigui” – ha spiegato il prof. Pierluigi Barbieri – “sono stati sviluppati da ricercatori di enti pubblici e innovatori di aziende del territorio triveneto e del meridione d'Italia. Sono stati assegnati finanziamenti a 24 progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, con 53 beneficiari, tra cui 39 enti privati e 9 enti pubblici di ricerca del Triveneto e del Sud Italia, per un valore di oltre sei milioni di euro. Sono state coinvolte 34 piccole imprese, 4 PMI e 6 grandi imprese, favorendo la R&I e la ricerca collaborativa nell'area tematica di Spoke 8”.Le attività di Spoke 8 e quelle delle aziende contrattualizzate con Università di Trieste si sono concentrate sulla ricerca applicata, non trascurando aspetti organizzativi, economici e legali che regolano la transizione verso una visione e gestione più integrate e sostenibili dell'ambiente marino e acquatico in genere. La trasformazione digitale delle imprese operanti nei settori della Blue Economy è stata individuata come pilastro fondamentale della strategia di specializzazione intelligente per supportare la competitività delle PMI operanti nell'ecosistema iNEST, favorirne la conversione verso nuovi segmenti di prodotti e servizi a maggiore valore aggiunto, accrescendone il grado di internazionalizzazione. I cinque obiettivi generaliBiologia degli ecosistemi mariniAvviata la digitalizzazione della vita marina, inclusa quella ancora inesplorata, grazie a strumenti capaci di mappare la dimensione fisica e genetica: i data base ottenuti aprono nuove prospettive per settori innovativi, dalla biotecnologia alla pesca sostenibile, fino al turismo. Un mare vivo è una risorsa produttiva in grado di generare valore, ricchezza e futuro.Innovazione nella gestione dei rischi fisici e chimici e del loro impatto sull’idrosferaLe Università di Trieste, Trento e l’OGS collaborano in un progetto che studia i rischi chimici e acustici del mare, simula eventi climatici estremi e analizza gli effetti delle mareggiate. Si sviluppano anche metodi per ridurre l’impatto dei reflui e monitorare gli inquinanti, creando un gemello digitale per prevedere e gestire l’equilibrio ambientale.Innovazione nel trasporto marittimo sostenibile È in sviluppo un nuovo mezzo per il trasporto turistico lungo la costiera Triestina. Grazie alla propulsione ibrido-elettrica potrà essere usato anche per gli spostamenti quotidiani. Sono state anche ridefinite rotte strategiche e progettate infrastrutture di ricerca per un sistema di mobilità sostenibile.Pianificazione marittima e spaziale integrata terra-mare L’attività di ricerca si concentra sulle aree costiere del Triveneto, in particolare del Friuli Venezia Giulia, caratterizzate dall’alternanza di acque dolci e salate, zone umide e aree asciutte. Il progetto analizza tali dinamiche da una prospettiva poco esplorata: guardare dal mare verso la terra, ponendo l’accento su una mobilità sostenibile e integrata tra mare, acque interne e terra.Un gemello digitale dell’Alto AdriaticoSi tratta di una rappresentazione virtuale di un sistema fisico che permette di esplorare scenari e ottenere risposte applicabili alla realtà. L’obiettivo è creare un Digital Twin del nord Adriatico integrando osservazioni e modelli. Questo strumento, prevedendo le proprietà fisiche e biogeochimiche dell’ecosistema marino, supporterà sia le attività umane che la tutela dell’ambiente. Abstract 53 beneficiari, tra cui 39 enti privati e 9 enti pubblici di ricerca del Triveneto e del Sud Italia, per un valore di oltre sei milioni di euro, 34 piccole imprese, 4 PMI e 6 grandi imprese coinvolte, favorendo la R&I e la ricerca collaborativa Documenti allegati Document Progetti finanziati iNEST Mostra nel diario Off
Un assistente di Intelligenza Artificiale Generativa per la gestione clinica dell’epatite C Read more about Un assistente di Intelligenza Artificiale Generativa per la gestione clinica dell’epatite C Immagine Titolo (31).jpg Data notizia Tue, 16/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Un’intelligenza artificiale che traduce le linee guida internazionali per il trattamento dell’epatite C in risposte cliniche chiare e coerenti con gli standard più aggiornati: è il focus di uno studio internazionale guidato da Mauro Giuffrè, ricercatore dell’Università di Trieste (Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute) e della Yale University School of Medicine, validato dagli stessi autori delle linee guida europee per il trattamento della patologia.L’epatite C è un’infezione causata dal virus HCV (Hepatitis C Virus), che colpisce il fegato e può evolvere in forme croniche con gravi complicanze, come cirrosi e carcinoma epatocellulare. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 58 milioni di persone nel mondo convivono con l’infezione cronica e ogni anno si registrano oltre 1,5 milioni di nuovi casi. L'OMS ha fissato l'obiettivo ambizioso di eliminare l'epatite C come minaccia per la salute pubblica entro il 2030, puntando a ridurre le nuove infezioni del 90% e i decessi del 65%. Lo sviluppo di strumenti innovativi basati sull’intelligenza artificiale, come quello presentato nello studio dell’Università di Trieste, svolge un ruolo fondamentale nel perseguimento di questi obiettivi: migliorare l’aderenza alle linee guida terapeutiche e facilitare l’accesso a cure appropriate anche in contesti con risorse limitate sono passi concreti che possono contribuire al raggiungimento dei target globali.Miglioramenti significativi nell’accuratezza clinicaIl team ha sviluppato e testato due approcci innovativi per specializzare GPT-4 nella gestione dell'HCV: da un lato un sistema di recupero di informazioni (retrieval-augmented generation, RAG) che integra in tempo reale le linee guida europee - testati in due varianti (RAG-Top1, che recupera il singolo paragrafo più rilevante, e RAG-Top10, che recupera i dieci paragrafi più pertinenti) - dall'altro un addestramento specifico (supervised fine-tuning, SFT) del modello linguistico sui contenuti delle stesse linee guida. I risultati hanno superato ogni aspettativa: rispetto al 36,6% del modello base GPT-4 il modello RAG-Top10 ha raggiunto un'accuratezza del 91,7% nelle valutazioni degli esperti, RAG-Top1 l'81,7% e il modello SFT il 71,7%, raggiungendo quindi miglioramenti significativi rispetto al modello standard.Un sistema di validazione inedito che comprende gli estensori delle linee guida e gli esperti cliniciA rendere particolarmente rilevante questo studio è la metodologia di validazione applicata, inedita finora nella letteratura scientifica di settore. Sono stati reclutati due gruppi distinti di valutatori. Il primo gruppo era composto da quattro epatologi esperti, selezionati tra gli autori principali e i presidenti delle linee guida HCV della European Association for the Study of the Liver (EASL), ovvero i maggiori esperti europei nel trattamento dell’epatite C e gli estensori delle linee guida internazionali. A questi si è aggiunto un secondo gruppo di epatologi di un centro di riferimento terziario (Humanitas Hospital, Rozzano), garantendo una doppia prospettiva di valutazione tra teorici delle linee guida e clinici sul campo. Questo approccio ha permesso di ottenere quella che gli stessi ricercatori definiscono "una valutazione che si avvicina al gold standard nella definizione dell'accuratezza degli output".Verso l'integrazione responsabile dell'AI in medicinaI risultati aprono prospettive concrete per l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel supporto alle decisioni cliniche. "Sia RAG che SFT - spiegano gli autori - migliorano significativamente le prestazioni dei Modelli Linguistici di grandi dimensioni (LLM) nella gestione dell'epatitie C attraverso le linee guida, migliorando non solo l'accuratezza e la chiarezza delle risposte, ma anche la selezione dei regimi terapeutici negli scenari clinici". Lo studio rappresenta un passo significativo verso quello che gli autori definiscono "l'integrazione sicura dell’Intelligenza Artificiale Generativa nella pratica clinica", confermando il potenziale di modelli linguistici specializzati e validati da esperti come strumenti concreti di supporto decisionale in medicina, particolarmente preziosi in contesti ad alta complessità come la gestione delle malattie epatiche croniche.La ricerca, presentata nell’articolo From Guidelines to Real-Time Conversation: Expert-Validated Retrieval-Augmented and Fine-Tuned GPT-4 for Hepatitis C Management, pubblicato su Liver International, si è avvalsa del contributo di Nicola Pugliese e Alessio Aghemo (Humanitas University), dei bioingegneri dell’Ateneo triestino Simone Kresevic e Milos Ajcevic (Dipartimento di Ingegneria e Architettura) e di un network internazionale di epatologi e specialisti di intelligenza artificiale, tra cui Dennis L. Shung (Yale), Francesco Negro (University Hospitals of Geneva), Massimo Puoti (ASST GOM Niguarda; Università di Milano Bicocca), Xavier Forns (Hospital Clínic Barcelona; IDIBAPS; CIBERehd) e Jean-Michel Pawlotsky (UPEC/INSERM; AP-HP Paul Brousse, Parigi). Abstract Allo studio coordinato da Mauro Giuffrè (DSM) hanno collaborato anche Simone Kresevic e Milos Ajcevic (DIA). Il modello RAG-Top10 fornisce risposte aderenti alle linee guida internazionali con un'accuratezza del 91,7% Mostra nel diario Off Fotogallery
Allergia al Nickel: pubblicato studio UniTS – ASUGI Read more about Allergia al Nickel: pubblicato studio UniTS – ASUGI Immagine foto nickel.jpeg Data notizia Wed, 17/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Studiare Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Post lauream Testo notizia Appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Contact Dermatitis (Wiley) uno studio multicentrico dell’Università di Trieste condotto dai Proff. Luca Cegolon (UCO di Igiene e Medicina Preventiva di ASUGI) e Francesca Larese Filon (UCO di Medicina del Lavoro) sull’allergia da contatto al nickel solfato 5% in 31.948 pazienti sottoposti a patch test in Triveneto dal 1997 al 2023.Il nickel è la causa più frequente di allergia da contatto, un’ ipersensibilità che si può sviluppare dopo ripetute e prolungate esposizioni cutanee ad allergeni.Nel 1994, la direttiva europea UE 94/27/CE ha disposto la restrizione dell’ uso del nichel in bigiotteria ed altri prodotti da consumo che possono entrare a contatto con la cute umana.Sebbene grazie a questo provvedimento si sia osservata una progressiva riduzione della sensibilizzazione al nichel in Europa, il beneficio si è riscontrato soprattutto nelle generazioni più giovani. I più anziani, invece, sensibilizzati prima dell’entrata in vigore della direttiva, contribuiscono alla prevalenza di allergia da contatto al nickel a livello globale.In dettaglio, la distribuzione geografica della sensibilizzazione al nichel è eterogenea e tende ad essere superiore nei Paesi dell’area mediterranea rispetto a quelli del Nord Europa, probabilmente a causa di un'applicazione tardiva e meno rigorosa della direttiva europea.Al di fuori dell’ Unione Europea, nello specifico in Nord America e Giappone, continua a registrarsi una prevalenza di sensibilizzazione al nichel superiore ed in aumento nel corso degli anni, a causa della mancanza di normative restrittive in materia.Lo studio dell’Università di Trieste sottolinea che la prevalenza di sensibilizzazione al nichel era del 26,1% durante il periodo di studio (1997-2023), seguiva un trend temporale in progressiva riduzione ed era significativamente inferiore nei maschi. Il trend rivelava inoltre un andamento ad U invertita rispetto all'anno di nascita tra le donne, passando dal 35,70% in quelle nate tra il 1955 e il 1964 al 46,24% in quelle nate tra il 1965 e il 1974, per ridursi al 41,36% tra le nate negli anni 1975-1984.L'andamento a U invertita delle reazioni positive ai patch test per anno di nascita riflette un’esposizione e sensibilizzazione al nichel in donne di età compresa tra 20 e 50 anni, prima dell'entrata in vigore della direttiva europea.Per quanto riguarda l’attività lavorativa svolta dalle persone sottoposte all’indagine, si è riscontrata una prevalenza di reazioni positive al patch test significativamente superiore tra i commercianti, mentre era inferiore tra pensionati e casalinghe. Una maggiore prevalenza di reazioni positive tra i commercianti potrebbe riflettere un'esposizione prolungata in professioni che implicano manipolazione di monete, mentre un’ immunosenescenza legata all’ età potrebbe spiegare la minore prevalenza di sensibilizzazione in pensionati e casalinghe.Sebbene in riduzione nel corso degli anni, la prevalenza di reazioni positive al nichel si è confermata comunque superiore rispetto a quella dei paesi nord-europei, probabilmente per un'applicazione tardiva e meno rigorosa della suddetta direttiva europea. Altri fattori che possono contribuire alla maggiore prevalenza di sensibilizzazione nei paesi dell’ area mediterranea rispetto a quelli del Nord Europa includono trend sociali che hanno spinto le donne italiane ad utilizzare precocemente prodotti di bigiotteria contenenti nickel e temperature ambientali più elevate che facilitano rilascio e penetrazione di allergeni nella cute umana da prodotti contenenti nichel. Abstract Luca Cegolon e Francesca Larese Filon hanno condotto uno studio cha ha coinvolto circa 32.000 pazienti del Triveneto tra il 1997 e il 2023 Documenti allegati Document Graphical Abstract Mostra nel diario Off
Guardando dentro un vortice quantistico Read more about Guardando dentro un vortice quantistico Immagine scazza_foto.png Data notizia Fri, 12/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications, coordinato dall’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze, ha studiato la dinamica dei vortici in superfluidi fortemente interagenti, individuandone i meccanismi fondamentali.Alla ricerca hanno partecipato, assieme al team sperimentale di Giacomo Roati di CNR INO anche il docente di Fisica della materia UniTS Francesco Scazza, e gli atenei di Firenze, Bologna, la Warsaw University of Technology e l’Università tedesca di Augusta. I “vortici” indagati sono piccoli mulinelli di fluido che ruotano attorno a un asse, all'interno di un gas di atomi di litio raffreddato a temperature estremamente basse, appena 10 miliardesimi di grado sopra lo zero assoluto. In queste condizioni, la materia entra in uno stato chiamato superfluido, in cui la viscosità scompare e il fluido scorre senza attrito. Il comportamento superfluido degli atomi ultrafreddi è analogo a quello dei superconduttori, dove la corrente elettrica può circolare senza resistenza, permettendo il trasporto di corrente senza perdita di energia. In entrambi i sistemi, la dinamica dei vortici ha un ruolo fondamentale poiché può aprire un canale per la dissipazione dell’energia.Spiega Giacomo Roati, dirigente di ricerca Cnr-Ino presso il LENS e responsabile del gruppo di ricerca: "L’utilizzo di gas atomici ultrafreddi ci ha permesso di studiare questo fenomeno in modo estremamente controllato, all’interno di vere e proprie ’simulazioni quantistiche’. La dinamica dei vortici nel caso studiato condivide similitudini con quella nei superconduttori ad alta temperatura, un campo ancora oggetto di studio. Comprendere il loro moto è essenziale per valutare gli effetti dissipativi e per progettare nuovi sistemi superconduttivi ad alta efficienza, nei quali tali effetti possano essere minimizzati in modo mirato, aprendo la strada a tecnologie quantistiche all’avanguardia”. Abstract UniTS coinvolta in uno studio pubblicato su Nature Communications coordinato da CNR INO che apre nuove strade per lo sviluppo di superconduttori ad alta efficienza Mostra nel diario Off
Scoperto in una medusa un apparato digerente articolato, come in organismi più complessi Read more about Scoperto in una medusa un apparato digerente articolato, come in organismi più complessi Immagine Titolo (30).jpg Data notizia Mon, 15/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Un gruppo internazionale di ricercatori, guidato dall’Università degli studi di Trieste e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, ha scoperto nella medusa Cotylorhiza tuberculata (comunemente nota come “medusa uovo fritto” o con il nome improprio di “cassiopea mediterranea”) un apparato digerente articolato, simile a quello di organismi più sofisticati, rivelando un’anatomia interna sorprendentemente complessa che rivoluziona l’idea delle meduse come animali “semplici”.I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLOS One.Tra i partner dello studio anche Elettra-Sincrotrone Trieste S.C.p.A., l’Università degli Studi di Milano, lo Slovenian National Building and Civil Engineering Institute di Ljubljana, l’Università di Primorska e l’Aquarium di Pirano.Massimo Avian, professore associato presso il dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Trieste e Gregorio Motta, post-doc, commentano: “Per analizzare la struttura anatomica della medusa, ovviando alle difficoltà legate alla fragilità e all’opacità dei tessuti, abbiamo utilizzato una tecnica all’avanguardia, iniettando nel sistema gastrovascolare dell’invertebrato una resina che, una volta indurita, ha permesso di ottenere una copia perfetta e tridimensionale di tutti i canali interni. Il calco così ottenuto è stato poi analizzato con una microtomografia ai raggi X”.La tecnica utilizzata dai ricercatori ha permesso di scoprire veri e propri canali che si diramano nelle braccia orali della medusa, ognuno dei quali presenta una strozzatura centrale, che lo ripartisce funzionalmente in due semi-canali. Gli esperimenti di anatomia funzionale, svolti iniettando coloranti atossici nello stomaco di meduse vive per osservare i flussi interni, hanno inoltre evidenziato che in questi canali esiste una circolazione a doppio senso. L’acqua di mare, ricca di prede, viene inizialmente “ingerita” dalle aperture più interne delle braccia. Dopo essere giunta alla cavità dello stomaco tramite il semi-canale più interno, finita la digestione, scende per il secondo semi-canale (esterno), per poi essere espulsa dalle aperture più periferiche e distali delle braccia orali, espansioni simili a grossi tentacoli che si osservano sotto l’ombrello.Valentina Tirelli, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS tra le autrici dello studio, dichiara: “Si è sempre pensato che nelle meduse la stessa apertura fungesse sia da bocca che da ano. Questo studio dimostra invece che anche nella Cotylorhiza tuberculata esiste una specializzazione, con pori dedicati all’ingresso del cibo e altri all’espulsione dei prodotti di scarto, a formare un sistema che assomiglia a un tubo digerente ‘continuo’ (through-gut), tipico di animali più evoluti. Un sistema simile era già stato individuato da alcuni dei coautori di questo lavoro anche in un’altra medusa, la Rhizostoma pulmo. Essendo queste due specie filogeneticamente distanti, ipotizziamo che questo meccanismo digestivo complesso potrebbe essere molto più diffuso tra le meduse di quanto si possa immaginare”.La ricerca ha permesso di approfondire lo studio della biologia di una creatura comune nei nostri mari, dimostrando grazie a tecniche di osservazione moderne che l’evoluzione può produrre soluzioni complesse in modo indipendente e inaspettato, anche in organismi spesso considerati erroneamente primitivi.***************************Studio completo pubblicato su PLOS OneNew advances in jellyfish anatomy: the benefits of endocasts and X-ray microtomography in the investigation of the gastrovascular system of Cotylorhiza tuberculata (Scyphozoa; Rhizostomeae; Cepheidae)Gregorio Motta1,2*, Marco Voltolini3, Lucia Mancini4, Diego Dreossi5, Francesco Brun6, Valentina Tirelli7,8, Lorenzo Peter Castelletto1, Manja Rogelja9, Antonio Terlizzi1,8, Massimo Avian1Department of Life Sciences, University of Trieste, Trieste, ItalyDepartment of Integrative Marine Ecology, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli, ItalyDepartment of Earth Science Ardito Desio, University of Milano, Milano, ItalySlovenian National Building and Civil Engineering Institute, Ljubljana, SloveniaElettra-Sincrotrone Trieste S.C.p.A., Basovizza, Trieste, ItalyDepartment of Engineering and Architecture, University of Trieste, Trieste, ItalyNational Institute of Oceanography and Applied Geophysics, Trieste, ItalyNational Biodiversity Future Center (NBFC), National Biodiversity Future Center, Palermo, ItalyUniversity of Primorska, Aquarium Piran, Piran, Slovenia Abstract Lo studio UniTS (Massimo Avian e Gregorio Motta) e OGS, che ha effettuato la scoperta sulla medusa Cotylorhiza tuberculata, è pubblicato da Plos One Mostra nel diario Off
Risonanza Magnetica Nucleare: inaugurato un nuovo laboratorio a UniTS Read more about Risonanza Magnetica Nucleare: inaugurato un nuovo laboratorio a UniTS Immagine Progetto senza titolo (74).png Data notizia Wed, 10/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia È stato inaugurato il laboratorio di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR) al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche (DSCF), unico in regione per la potenza delle apparecchiature. Il laboratorio è dotato di due spettrometri di ultima generazione da 600 MHz e 400 MHz per un valore complessivo di più di un milione di euro. La spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR), conosciuta soprattutto per le applicazioni diagnostiche in medicina, ha origine in ambito chimico dove rappresenta uno strumento di indagine estremamente potente: consente di determinare la struttura delle molecole in soluzione, dalle più semplici alle più grandi e complesse come le proteine.Per questo motivo, l’NMR è una tecnica fondamentale nello sviluppo di numerose linee di ricerca in chimica e biologia.A UniTS l’NMR viene impiegata sia per la caratterizzazione molecolare di base di diversi sistemi, che spaziano dai catalizzatori per la produzione di polimeri innovativi a farmaci e molecole biologicamente attive, sia per studi avanzati sulla funzionalità e sulle interazioni in sistemi complessi e nanosistemi. Negli ultimi anni, la ricerca si è orientata sempre più verso la chimica sostenibile e lo sviluppo di energie e materiali alternativi, ambiti nei quali l’NMR riveste un ruolo cruciale.Il Laboratorio NMR rappresenta anche una risorsa didattica strategica e viene utilizzato per attività teoriche e pratiche nei corsi di studio in Chimica, Farmacia e CTF, contribuendo alla formazione di laureati altamente qualificati.L’investimento si inserisce nel programma di potenziamento della strumentazione scientifica avviato nel 2022 con un Bando straordinario per l’acquisto di attrezzature all’avanguardia che ha già consentito l’acquisizione di apparecchiature per oltre 4 milioni di euro. Abstract Due spettrometri di ultima generazione da 600 e 400MHz daranno impulso a ricerca e didattica Mostra nel diario On Periodo di permanenza in Magazine Thu, 18/12/2025 - 12:00 - Sat, 31/01/2026 - 12:00 Fotogallery
Stima della pericolosità sismica: nuove prospettive dallo studio di terremoti storici Read more about Stima della pericolosità sismica: nuove prospettive dallo studio di terremoti storici Immagine Progetto senza titolo (73).png Data notizia Tue, 09/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Testo notizia I ricercatori dell’Università di Trieste, in collaborazione con l’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Oceanografica e di Geofisica Sperimentale (OGS), hanno ricostruito con un livello di precisione mai raggiunto prima – utilizzando per la prima volta dati strumentali – parametri fondamentali come magnitudo e meccanismo di faglia del terremoto che colpì la Liguria il 23 febbraio 1887, causando oltre 600 vittime e uno tsunami lungo la costa. In particolare, i ricercatori hanno analizzato i magnetogrammi storici, rappresentazioni grafiche del campo magnetico terrestre che catturano le variazioni di intensità magnetica in un’area e in un tempo specifici. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports e aprono nuove prospettive per la rivalutazione dei grandi terremoti storici e per la stima della pericolosità sismica in Europa. Stefano Parolai, professore ordinario e direttore del dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze dell’Università di Trieste, spiega: “Questo lavoro dimostra che i magnetogrammi storici, pur non essendo progettati per registrare terremoti, possono fornire informazioni preziose sul movimento del suolo per la rivalutazione di grandi eventi pre-strumentali, colmando il vuoto di informazioni prima dell’era dei sismografi moderni. Grazie alla digitalizzazione e all’applicazione di moderne tecniche di analisi, siamo riusciti a estrarre dati utili da registrazioni di oltre 130 anni fa, migliorando la nostra comprensione della pericolosità sismica in Liguria e nell’Europa occidentale”.Lo studio ha permesso di stimare una magnitudo pari a 7.2, individuando come meccanismo sorgente, coerente con la geologia regionale e con i modelli di tsunami, una faglia inversa inclinata verso Nord, ossia una faglia in cui il blocco di roccia situato sopra il piano di frattura (detto “tetto”) si muove verso l’alto rispetto al blocco sottostante (“letto”), portando ad accorciamento e ispessimento della crosta terrestre.Gabriele Tarchini, ricercatore presso il dipartimento di Scienze della Terra, dell’ambiente e della vita dell’Università degli studi di Genova, aggiunge: “In assenza di registrazioni strumentali affidabili, queste analisi aprono nuove prospettive per la ricostruzione dei terremoti del passato e per la valutazione della pericolosità sismica. Il nostro obiettivo è utilizzare ogni dato disponibile per migliorare la sicurezza delle comunità e contribuire a mitigare il rischio sismico”.In particolare, i ricercatori hanno adottato un approccio multidisciplinare. Tramite la digitalizzazione dei magnetogrammi, sono state scansionate le registrazioni provenienti dagli osservatori di Greenwich, Kew, Falmouth (Regno Unito) e Paris Saint-Maur (Francia). Utilizzando modelli di propagazione delle onde sismiche, i ricercatori hanno simulato diversi scenari di faglia. Riprodotta la risposta reale degli strumenti ottocenteschi alle vibrazioni del suolo e confrontati i segnali simulati a quelli storici, hanno infine validato gli scenari di faglia e stimato la magnitudo, scegliendo il terremoto dell’Emilia del 2012 (Mw 6.10) come riferimento per vicinanza geografica e caratteristiche simili.Il terremoto del 1887 è stato scelto dalla Protezione Civile come riferimento per la definizione degli scenari di scuotimento del suolo in Liguria occidentale, con implicazioni dirette sulla classificazione sismica. La nuova stima di magnitudo e la conferma del meccanismo di faglia inversa rafforzano la necessità di aggiornare i modelli di pericolosità sismica per la regione e considerare un regime di compressione, secondo cui le deformazioni e i terremoti della regione sono principalmente dovuti a forze che comprimono la crosta terrestre, favorendo la formazione di faglie inverse e il sollevamento di porzioni di crosta.***************************Studio completo pubblicato su Nature Scientific ReportsWaveform cross-correlation analysis and magnitude estimation for the 1887 Ligurian earthquake determined from magnetogram recordingsGabriele Tarchini1, Stefano Parolai2, Daniele Spallarossa1, Denis Sandron3 Department of Earth, Environmental and Life Sciences, University of Genoa, 16132, Genoa, ItalyDepartment of Mathematics, Informatics and Geosciences, University of Trieste, 34128, Trieste, ItalyNational Institute of Oceanography and Applied Geophysics, OGS, 34128, Trieste, Italy Nella foto: Panoramica dell’area di studio che mostra l’ipocentro offshore del terremoto ligure del 1887 Abstract Su Nature Scientific Reports UniTS, con UniGE e OGS, ha ricostruito il meccanismo del sisma che devastò Liguria e Costa Azzurra nel 1887 Mostra nel diario Off
UniTS lancia la sfida per un turismo senza barriere Read more about UniTS lancia la sfida per un turismo senza barriere Immagine WhatsApp Image 2025-12-04 at 14.21.17.jpeg Data notizia Thu, 04/12/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Destinatari target Enti e aziende Territorio e società Testo notizia Nella settimana in cui si celebra la Giornata Internazionale delle persone con Disabilità (3 dicembre) UniTS diffonde i risultati dell’Hackathon “Inclusive Tourism for Everyone”, promosso nell’ambito del progetto europeo SITE – Shaping Inclusive Tourist Experiences finanziato dal Programma Interreg Italia–Croazia 2021–2027.Il progetto SITE è coordinato da Lorenzo Castelli, associato in Ricerca Operativa al Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA) dell’Università di Trieste, in collaborazione con il gruppo di ricerca Trieste Inclusion and Accessibility Lab (TrIAL), referente Ilaria Garofolo, ordinaria di Architettura Tecnica allo stesso Dipartimento.Scopo di SITE è aumentare l'attrattività delle destinazioni dell'area del programma durante tutto l'anno, diffondendo una cultura transfrontaliera dell’Universal Design nell’ecosistema turistico, così da ridurre le barriere architettoniche, sensoriali e comunicative che limitano l’accesso alle persone con disabilità e ad altri gruppi con esigenze specifiche, come famiglie e anziani.L’Hackathon, moderato da Caterina Vidulli, fondatrice di Central Marketing Intelligence e Communication Manager del progetto SITE, è stato organizzato da UniTS Trieste insieme ai partner italiani e croati del progetto, con la compartecipazione del Comune di Trieste, Promoturismo FVG, CRIBA FVG, INU – Istituto Nazionale Urbanistica e dell’associazione Start-Up Turismo. Sono stati coinvolti 34 studenti universitari provenienti da Italia, Croazia e Slovenia, attivi in percorsi formativi eterogenei: architettura, urbanistica, lingue, management del turismo, scienze sociali e informatica. Tra i mentor che hanno supportato e guidato i lavori ci sono stati esperti in accessibilità ambientale, linguaggio facile, marketing del turismo, sociologi, referenti della associazione Oltre Quella Sedia.Nel corso delle due giornate, ai partecipanti è stato chiesto di sviluppare idee e soluzioni innovative capaci di integrare i principi dell’Universal Design, con l’obiettivo di progettare esperienze turistiche realmente accoglienti, fruibili e piacevoli per tutti: persone con disabilità, famiglie, anziani e visitatori con competenze linguistiche limitate. I gruppi multidisciplinari hanno collaborato in un clima di forte creatività e problem-solving, mettendo in dialogo competenze tecniche, progettuali e sociali.Un momento particolarmente significativo è stata la visita guidata lungo un itinerario cittadino, condotta da PromoTurismo FVG con la partecipazione di CRIBA FVG e della associazione Oltre Quella Sedia. L’esperienza ha permesso ai team di osservare direttamente il contesto urbano triestino e di individuare alcune delle principali criticità sperimentate dai turisti negli spostamenti in città. «La visita ha offerto ai partecipanti uno sguardo concreto sulle difficoltà che molti visitatori incontrano quotidianamente. È da qui che può nascere un turismo davvero attento e inclusivo», afferma Paola Pascoli, referente di CRIBA FVG.I progetti vincitori1° posto – “PathMate”Il progetto PathMate — dall’unione di “path” (percorso, viaggio) e “mate” (amico, compagno) — propone un’app che accompagna l’utente adattandosi alle sue esigenze e rafforzando la sua autonomia. PathMate semplifica la pianificazione degli spostamenti, offre una navigazione chiara e multicanale e fornisce informazioni utili su caratteristiche dei percorsi e accessi, come pendenza e tipologia di superficie. Team: Iftekhar Anwar (Computer Science, Politecnico di Torino), Arsenii Prostakov (Lingue, Univ. Federico II Napoli), Anastasija Ristova (Urbanistica, Univ. di Lubiana), Lucija Oštarić (Management del Turismo, Fiume), Alessia Gaia Russo (Design della Comunicazione, Politecnico di Milano).2° posto – “APO – All Paths Open”. Un sistema di partecipazione che collega turisti con disabilità o esigenze specifiche ai residenti che condividono la stessa condizione, con l’obiettivo di costruire una comunità sicura, informata, sensibile e coinvolta. Team: Patricia Ivančić (Scienze sociali, Univ. di Fiume), Eleonora Lazarova (Urbanistica, Univ. di Lubiana), Jana Krivošić (Management del Turismo, Fiume), Alessandra Airaudo (Digital Marketing, Unicusano).3° posto – “TourAble”Un’app pensata per rendere il turismo realmente accessibile grazie a un design inclusivo, intuitivo e adattivo. TourAble incoraggia la consapevolezza dei cittadini sui temi dell’accessibilità e offre percorsi senza barriere, attività per famiglie e informazioni dedicate a persone con disabilità visive e cognitive. Team: Daniyar Yegeubay (Computer Science, Federico II Napoli), Ester Calenda Casarin (Lingue, Ca’ Foscari), Pia Ržen (Architettura, Univ. di Lubiana), Korina Zorić (Management del Turismo, Fiume), Marianna Capriotti (Management del Turismo, Univ. di Perugia).«Partecipare all’Hackathon Inclusive Tourism for Everyone del progetto SITE – Interreg ITA CRO 2021-27 è stato un momento prezioso, sia dal punto di vista professionale che umano. Vedere così tanti giovani del mondo del turismo lavorare con competenza, curiosità e senso di responsabilità verso un futuro più accessibile è stato profondamente motivante», dichiara Annalisa Noacco di Willeasy, tra i membri della giuria. «Come Willeasy abbiamo accolto con entusiasmo l’invito dell’Associazione Startup Turismo, che ringrazio sinceramente per aver valorizzato il ruolo dell’accessibilità all’interno del percorso. In questa occasione ho avuto l’onore di rappresentare l’Associazione, in qualità di associata e delegata alle tematiche del turismo accessibile, contribuendo a portare la voce di chi ogni giorno lavora per un settore più inclusivo. Consegnare i premi ai team vincitori è stato un gesto simbolico ma significativo: il dialogo tra chi oggi opera per rendere il mondo più inclusivo e chi domani potrà trasformare questa visione in nuovi standard è la vera forza di un settore che sta evolvendo. L’impegno e la sensibilità dimostrati dai partecipanti confermano che innovazione e attenzione alle persone non sono binari paralleli, ma la stessa direzione. È questa l’energia che serve per costruire un turismo capace di accogliere, comprendere e includere davvero tutti».La giuria era composta inoltre dalle docenti Ilaria Garofolo (DIA, Università di Trieste) e Jelena Durkin Badurina (FTHM, Università di Fiume); Roberta Gigli, referente del Forum Of Adriatic And Ionian Cities; Erika Kosic, referente della Regione Friuli Venezia Giulia in qualità di Segreteriato Congiunto del programma Italia-Slovenia.Gli altri progettiGli altri progetti presentati hanno proposto soluzioni diversificate ma unite da un’unica visione inclusiva: dalla creazione di moduli temporanei universalmente accessibili, confortevoli, gratuiti e dotati di schermi informativi (progetto “Your Pod Stop”), allo sviluppo di un protocollo di certificazione per servizi attenti alle diversità (progetto “Inclusive Tourism”). Sono stati inoltre presentati un’app pensata per mettere in contatto turisti e residenti con esigenze simili (progetto “Help”) e una piattaforma di viaggio inclusiva che, grazie a contenuti verificati tramite intelligenza artificiale e dati reali dai social media, genera mappe personalizzate (progetto “AllWays”).Oltre ai premi in denaro destinati ai tre migliori progetti (4.000 € al primo, 2.000 € al secondo e 1.000 € al terzo classificato), finanziati dall’associazione Start-Up Turismo, i vincitori avranno accesso a sessioni di mentorship con l’associazione e con i partner del progetto SITE, e saranno invitati alla conferenza internazionale conclusiva del progetto, che si terrà a Opatija (Croazia).L’Hackathon si è concluso con la consapevolezza condivisa che progettare un turismo più inclusivo significa contribuire allo sviluppo di comunità più aperte, accoglienti e sostenibili. Abstract Nell’ambito del progetto europeo SITE – Shaping Inclusive Tourist Experiences, premiate le migliori idee per un turismo più accessibile Mostra nel diario Off