Antartide, scoperto un eccezionale evento di fusione glaciale medievale Read more about Antartide, scoperto un eccezionale evento di fusione glaciale medievale Immagine Antartide_team.png Data notizia Mon, 14/04/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Un evento di fusione glaciale senza precedenti, risalente al Periodo Caldo Medievale, ha lasciato tracce sorprendenti su un ghiacciaio della Terra Vittoria settentrionale, in Antartide. A rivelarlo è uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Communications Earth and Environment con il titolo “A warming pulse in the Antarctic continent changed the landscape during the Middle Ages”, che ricostruisce per la prima volta gli effetti di un repentino riscaldamento climatico avvenuto tra 900 e 989 anni fa, in grado di modificare profondamente il paesaggio antartico.Lo studio, coordinato da Emanuele Forte (Università di Trieste) e da Mauro Guglielmin (Università dell’Insubria e Centro di Ricerca sui Cambiamenti Climatici), insieme a Maurizio Azzaro (Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR-ISP, Nicoletta Cannone e Alessandro Longhi (Università dell’Insubria e Centro di Ricerca sui Cambiamenti Climatici) e Ilaria Santin (ETH di Zurigo), documenta un fenomeno mai osservato prima: un’intensa erosione fluviale e il trasporto di sedimenti sulla superficie del ghiacciaio, originati da un deflusso d’acqua di fusione che arrivò a scavare un canale lungo almeno 4 chilometri. Lo studio, infatti, mostra come l’acqua abbia generato un’impronta indelebile sul ghiacciaio, lasciando una discontinuità nella stratigrafia e accumulando sedimenti in un deposito gradato, chiara indicazione di un progressivo rallentamento del flusso d’acqua. A differenza degli attuali fenomeni di fusione osservati nell'Antartide orientale e sulla banchisa di Nansen, l'evento medievale rappresenta un caso eccezionale, avvenuto durante una fase naturale di riscaldamento climatico globale perché lo stesso ghiacciaio attualmente è permanentemente innevato e non presenta alcun segno di fusione superficiale, sottolineando ulteriormente l'unicità e l'importanza di quanto rilevato.Questa scoperta offre una nuova prospettiva sulla stabilità dei ghiacciai antartici e mette in luce come anche brevi episodi di riscaldamento climatico, non sempre rintracciabili attraverso i tradizionali metodi di analisi paleoclimatica, possano provocare profonde e durature trasformazioni del paesaggio glaciale. I risultati evidenziano la sensibilità dei ghiacciai antartici ai cambiamenti climatici improvvisi e suggeriscono il potenziale impatto di fenomeni estremi dovuti al cambiamento climatico anche nel prossimo futuro.Lo studio è stato svolto nell'ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e attuato dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) per il coordinamento scientifico, da ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della sua nave da ricerca Laura Bassi. Abstract Uno studio internazionale, coordinato da UniTS e Università dell’Insubria con il contributo di CNR-ISP e ETH Zurigo, ha rivelato per la prima volta un evento climatico estremo risalente al Periodo Caldo Medioevale Mostra nel diario Off
Rendere l'idrogeno verde più efficiente: progetto UniTS finanziato dalla Regione FVG Read more about Rendere l'idrogeno verde più efficiente: progetto UniTS finanziato dalla Regione FVG Immagine Rodolfo Taccani news.jpg Data notizia Wed, 09/04/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ricerca Testo notizia Rendere l’idrogeno verde una fonte di energia più efficiente, sicura e accessibile: è questo l’obiettivo del progetto E4H2 – Efficiency for Hydrogen, promosso dall’Università di Trieste in collaborazione con l'Università di Udine, che rientra tra i progetti finanziati dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito dell’Avviso regionale dedicato al sostegno, alla creazione e all’ammodernamento di infrastrutture di ricerca nel settore dell’idrogeno rinnovabile.Il progetto UniTS, grazie a un finanziamento di 2 milioni di euro da parte dell'Amministrazione regionale, prevede la creazione di una rete di quattro laboratori distribuiti sul territorio regionale, ciascuno dedicato a un punto strategico della filiera dell’idrogeno: dalla produzione allo stoccaggio, fino all’utilizzo finale. I ricercatori lavoreranno per migliorare l’efficienza e la durata degli elettrolizzatori, dispositivi che permettono di ottenere idrogeno “verde” separando l’acqua nei suoi elementi, idrogeno e ossigeno, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili. Saranno testati nuovi sistemi di accumulo, tra cui serbatoi criogenici, contenitori speciali capaci di conservare l’idrogeno allo stato liquido a temperature estremamente basse (fino a -252°C), e soluzioni ad alta pressione, progettate per ridurre le dispersioni di energia durante lo stoccaggio e il trasporto.Ampio spazio sarà dedicato anche allo sviluppo di celle a combustibile più performanti e resistenti nel tempo, che trasformano l’idrogeno in elettricità senza emissioni inquinanti, e allo studio di protocolli operativi in grado di aumentare l’efficienza dell’intero processo. Un altro obiettivo chiave sarà la sicurezza: la rete permetterà infatti di analizzare criticità e proporre soluzioni per un impiego dell’idrogeno sempre più affidabile."L’infrastruttura - spiega Rodolfo Taccani, docente di Macchine dell'Università di Trieste e referente scientifico del progetto - consentirà di testare dispositivi a diversi livelli, dai singoli componenti a impianti pilota, affiancando la ricerca sperimentale a modelli avanzati di simulazione, anche basati su intelligenza artificiale. I dati raccolti saranno utilizzati per migliorare la manutenzione, ridurre i costi e aumentare la sostenibilità degli impianti.E4H2 rappresenta così un importante tassello nella costruzione di una filiera regionale dell’idrogeno verde, capace di inserirsi nella più ampia cornice transfrontaliera della North Adriatic Hydrogen Valley e di connettere università, centri di ricerca e imprese, a sostegno della transizione energetica e della decarbonizzazione".Nella cornice complessiva dei finanziamenti regionali alle infrastrutture di ricerca sull'idrogeno rinnovabile, l'Università di Trieste partecipa in qualità di partner anche ad altri tre progetti: i gruppi di lavoro coinvolti sono guidati dallo stesso Rodolfo Taccani (Dipartimento di Ingegneria e Architettura), da Alessandro Baraldi (Dipartimento di Fisica) e da Lorenzo Bonini (Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze) per un ammontare complessivo di 3,5 milioni di euro sugli 11 complessivamente stanziati dall'amministrazione regionale, che fanno dell'Ateneo giuliano l'ente di ricerca del Friuli Venezia Giulia maggiormente impegnato in questo ambito della transizione energetica. Abstract Importante sostegno economico per il progetto di ricerca coordinato da Rodolfo Taccani (DIA). UniTS ente di ricerca del FVG più finanziato dai bandi regionali per la ricerca sull'idrogeno Mostra nel diario Off
EPHyC 2025: a Trieste il futuro della ricerca europea sull’idrogeno Read more about EPHyC 2025: a Trieste il futuro della ricerca europea sull’idrogeno Immagine Titolo (2).jpg Data notizia Sat, 05/04/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Post lauream Enti e aziende Testo notizia Dal 9 all’11 aprile a Trieste si discuterà del futuro della ricerca europea sull’idrogeno, all’interno dell’edizione 2025 di EPHyC, la European PhD Hydrogen Conference che sarà ospitata al Generali Convention Center e al Magazzino 26 del Porto Vecchio.L’evento, organizzato dall’Università di Trieste in collaborazione con Hydrogen Europe Research – la principale organizzazione europea di ricerca sull’idrogeno, che riunisce oltre 150 università e centri di ricerca internazionali – accoglierà dottorandi provenienti da tutta l’Unione Europea impegnati in progetti innovativi legati al combustibile pulito.Oltre 150 giovani ricercatori, afferenti a 85 istituzioni accademiche e centri di ricerca di 21 Paesi europei, si incontreranno a Trieste per tre giorni di confronto scientifico. L’iniziativa si inserisce nel contesto dello sviluppo della North Adriatic Hydrogen Valley (NAHV), progetto strategico promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Slovenia e dalla Croazia per accelerare la transizione energetica.EPHyC 2025 si distingue per il format innovativo: saranno gli stessi dottorandi a organizzare e coordinare le sessioni scientifiche, presentando i propri studi con l’obiettivo di ricevere feedback, stimolare collaborazioni interdisciplinari e innescare nuove linee di ricerca.I temi della conferenza copriranno le principali sfide del settore, dalla produzione e dallo stoccaggio dell’idrogeno fino agli aspetti economici e normativi. Attesi anche rappresentanti di aziende del settore energetico, interessati sia ai contenuti della conferenza sia ai profili dei giovani ricercatori partecipanti.L’apertura di EPHyC 2025 si terrà mercoledì 9 aprile, alle ore 9, nella Sala Luttazzi del Magazzino 26, con i saluti istituzionali, la presentazione dei partner coinvolti e le keynote lecture di esperti internazionali come Mirela Atanasiu, già Executive Director del Clean Hydrogen Partnership, il partenariato che vede la partecipazione della Commissione Europea. Alle 10.30, presso la sala dei Curatori del Museo del Mare, si svolgerà la presentazione dei progetti finanziati nell’ambito dell’Avviso regionale dedicato al sostegno, alla creazione e all’ammodernamento di infrastrutture di ricerca nel settore dell’idrogeno rinnovabile per cui l’Amministrazione regionale ha previsto uno stanziamento di 11 milioni di euro.In questa cornice, l’Università di Trieste ribadisce il suo impegno nella ricerca sul combustibile pulito, ambito in cui è attiva da oltre vent’anni con gruppi di lavoro internazionali e progetti europei dedicati allo sviluppo di tecnologie per l’idrogeno. Le attività di ricerca, sia di base che applicata, si svolgono in un contesto multidisciplinare, coinvolgendo ingegneri, chimici, fisici, geologi e giuristi, in collaborazione con partner pubblici e privati. UniTS, in quest’ottica, è stata una delle prime università italiane a aderire alla rete Hydrogen Europe Research.L’impegno dell’Università di Trieste si estende anche alla formazione nel settore della transizione energetica: dallo scorso anno è attivo il corso di laurea magistrale Engineering for the Energy Transition, interamente in inglese, volto a formare professionisti capaci di gestire il passaggio alle energie pulite e rinnovabili nei settori civile e industriale.«L’organizzazione di EPHyC 2025 – afferma il professor Rodolfo Taccani, delegato del Rettore per il trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese – conferma il ruolo di Trieste, del Friuli Venezia Giulia e della North Adriatic Hydrogen Valley come hub internazionale della ricerca e dell’innovazione nel settore dell’energia sostenibile, grazie anche al contributo dell’Università di Trieste. La conferenza rappresenta non solo un’occasione di approfondimento su ricerca e tecnologia, ma assume anche un forte valore simbolico, riunendo alcuni dei migliori giovani scienziati europei impegnati nella ricerca sulla transizione energetica e sull’idrogeno. L’Università di Trieste, attraverso EPHyC, contribuisce a delineare una visione comune per il futuro dell’Unione Europea nel settore dell’energia, in cui la ricerca di base e applicata rivestono un ruolo fondamentale».«EPHyC 2025 incarna perfettamente la missione di Hydrogen Europe Research: sostenere e connettere la comunità scientifica europea per accelerare l’innovazione nel settore dell’idrogeno. Questo evento offre ai giovani ricercatori l’opportunità di presentare il proprio lavoro, creare sinergie e gettare le basi per la prossima generazione di scienziati e innovatori. Siamo orgogliosi di supportare questa iniziativa, che rafforza il legame tra ricerca accademica e industria, contribuendo alla costruzione di un ecosistema europeo sempre più solido e integrato», ha dichiarato Luigi Crema, presidente di Hydrogen Europe Research.L’evento è realizzato anche con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con il patrocinio dell’Associazione Termotecnica Italiana – Sezione Friuli Venezia Giulia, del Maritime Technology Cluster FVG e di Confindustria Friuli Venezia Giulia.Per maggiori informazioni: www.ephycconference.com Abstract Dal 9 all’11 aprile oltre 150 studenti di dottorato di tutta Europa parteciperanno alla conferenza organizzata dall’Università di Trieste e dall’Hydrogen Europe Research Mostra nel diario Off
Studio di materiali che mimano la natura: presentato un laboratorio UniTS unico al mondo Read more about Studio di materiali che mimano la natura: presentato un laboratorio UniTS unico al mondo Immagine Progetto senza titolo (33).png Data notizia Mon, 07/04/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Nato nel 2013, il laboratorio di spettroscopia laser a generazione di frequenza somma, SFG – VISpLab, fa parte del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste ed è insediato presso l’Istituto Officina dei Materiali del CNR nel campus di Basovizza di Area Science Park. La struttura è stata presentata oggi come una delle realtà di UniTS che nel corso del tempo hanno consolidato la propria attività diventando un’eccellenza nel panorama scientifico locale e internazionale.“Il Laboratorio impiega, con modalità innovative e uniche al mondo, la spettroscopia ottica non lineare con sorgenti laser, per indagare e comprendere a livello atomico le proprietà fondamentali delle superfici della materia, dove avvengono fenomeni fisici e chimici importantissimi – spiega Erik Vesselli, responsabile del laboratorio e docente di Fisica sperimentale della materia a UnITS - il nostro scopo è sintetizzare e caratterizzare materiali che imitino molecole complesse presenti in natura, come ad esempio gli enzimi”. I materiali biomimetici, ovvero che mimano la Natura, hanno un’importanza fondamentale perché si prestano all’utilizzo in contesti strategici come la sintesi di vettori energetici, il settore del fotovoltaico, i sistemi di accumulo di energia, l’elettronica e la spintronica.Per sviluppare ulteriormente il laboratorio, il team ha recentemente costruito uno strumento, un elettrospray molecolare, che permette di assemblare nuovi materiali bidimensionali, replicando artificialmente in un cristallo le caratteristiche dei sistemi biochimici che possono così essere regolate e controllate per trovare applicazioni mirate e concrete.“Impiegando questo approccio innovativo, siamo recentemente riusciti a creare un materiale, basato su grafene, che imita in due dimensioni le caratteristiche della vitamina B12, una biomolecola unica per la sua particolare funzionalità – continua il prof. Vesselli - si tratta di un risultato rilevante per la comunità scientifica internazionale e di grande potenziale applicativo”.Il laboratorio non lavora in maniera isolata e autonoma, ma è inserito nel contesto di collaborazione scientifica del Sistema Trieste, oltre che nazionale e internazionale. Inizialmente allestito grazie a finanziamenti MUR e parzialmente con il contributo di fondazioni locali ed estere, SFG – VISpLAB è cresciuto nel tempo grazie alla progettualità scientifica e più recentemente con fondi erogati dalla Regione Friuli Venezia Giulia nel contesto di un’intensa collaborazione scientifica con CNR – IOM nelle immediate vicinanze di Elettra Sincrotrone Trieste. Abstract SFG – VISpLab è un riferimento internazionale nel settore Link Guarda la video presentazione del Laboratorio Mostra nel diario Off Video notizia
Generali e Università di Trieste presentano la cattedra in IA Responsabile e Sostenibile Read more about Generali e Università di Trieste presentano la cattedra in IA Responsabile e Sostenibile Immagine 20250331_Cattedra Generali AI_005.jpg Data notizia Mon, 31/03/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Studiare Ricerca Destinatari target Futuri studenti Studenti iscritti Post lauream Studenti Internazionali - Degree Seeker Enti e aziende Territorio e società Testo notizia Generali e l’Università degli Studi di Trieste hanno presentato l’istituzione di una cattedra dedicata all’Intelligenza Artificiale Responsabile e Sostenibile a partire dall’anno accademico 2025/2026. L’annuncio è stato dato nel corso di un evento presso l’Università di Trieste, alla presenza del Magnifico Rettore, Roberto Di Lenarda, del Presidente di Generali, Andrea Sironi, del CFO del Gruppo Generali e Presidente del Mib, Cristiano Borean, e della Prof.ssa Teresa Scantamburlo, vincitrice del bando di concorso, moderati dal Prof. Luca Bortolussi, Professore Ordinario di Informatica presso UniTS. L’accordo prevede da parte di Generali la copertura per 15 anni degli oneri per un ricercatore e del successivo inquadramento nel ruolo di professore universitario nel settore scientifico-disciplinare INFO-01/A – Informatica, reclutato all’esito della procedura selettiva indetta dall’Università. Dopo la costituzione, insieme ad altre realtà scientifiche del Friuli Venezia Giulia, del Data Science & Artificial Intelligence Institute con l’obiettivo di svolgere ricerche di livello mondiale e favorire il trasferimento di conoscenze nell’ambito del machine learning e dell'intelligenza artificiale (iniziativa che ha dato vita alla figura del Business Translator), Generali intende contribuire a fornire nuovi strumenti di ricerca e formazione per comprendere e affrontare le implicazioni sociali ed etiche connesse allo sviluppo e all'implementazione delle tecnologie AI. Per questo motivo, in partnership con l’ateneo giuliano e in occasione dell’importante anniversario, Generali sosterrà la nuova cattedra che andrà ad arricchire l’offerta formativa dell’Ateneo, oltre a sviluppare insieme all’Academy del Gruppo le proprie competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale responsabile, affidabile e sostenibile, contribuendo quindi alla progettazione e realizzazione di corsi dedicati, finalizzati a formare laureati con competenze in linea con le esigenze del mondo del lavoro ed attrezzati alle nuove sfide, tecnologiche ed etiche. Il Presidente di Generali, Andrea Sironi, ha affermato: “L’ecosistema scientifico di Trieste è un patrimonio di talento e di conoscenza che Generali sostiene e che, nella speciale occasione dei cento anni dell’Università di Trieste, si arricchisce con una collaborazione pluriennale per una nuova cattedra. L’obiettivo è quello di investire nei giovani e nell’innovazione, affrontando uno dei temi più stimolanti e trasformativi della contemporaneità, l’Intelligenza Artificiale, creando un dialogo sempre più stretto tra mondo accademico e mondo del lavoro”. Il Rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Roberto Di Lenarda, ha affermato: “La mission dell’Università è custodire e far fiorire l’intelligenza umana, l’AI avrà il compito di amplificarla. Per questi motivi l’Università di Trieste negli ultimi anni ha prioritariamente investito su questi temi. Grazie all’ulteriore, fondamentale investimento che Generali ha deciso di fare a favore delle nuove generazioni, la nostra offerta formativa si arricchirà di un nuovo insegnamento in un ambito delicato e strategico, in linea con le esigenze emergenti di un settore in grande e rapida evoluzione”. Teresa Scantamburlo ha lavorato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università di Bristol (UK) e l’European Centre for Living Technology. La sua ricerca si concentra sull’impatto etico e sociale dell'intelligenza artificiale (IA) e le tecnologie basate sui dati. Ha contribuito al piloting delle linee guida etiche europee per un'IA affidabile e attualmente è membro del working group per l'elaborazione del codice di condotta per l'IA ad uso generale dell’AI Office della Comunità Europea. A febbraio 2025 è risultata vincitrice della nuova cattedra Generali sull'IA responsabile presso l’Università degli Studi di Trieste. Abstract L'insegnamento è pensato per comprendere e affrontare le implicazioni sociali ed etiche connesse allo sviluppo dell'IA Mostra nel diario Off
Gli specializzandi UniTS di Medicina Legale tra i protagonisti dell'American Academy of Forensic Sciences Read more about Gli specializzandi UniTS di Medicina Legale tra i protagonisti dell'American Academy of Forensic Sciences Immagine Titolo (1).jpg Data notizia Sat, 22/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Post lauream Territorio e società Testo notizia La Scuola di Specializzazione in Medicina Legale dell’Università di Trieste ha partecipato per il quarto anno consecutivo al più importante evento di patologia forense del mondo, il congresso internazionale dell’American Academy of Forensic Sciences, che si è svolto a Baltimora (Maryland) dal 17 al 22 febbraio 2025Questa edizione, dedicata all’innovazione tecnologica in medicina legale, intitolata “Technology: a tool for transformation or tirrany?” ha visto la partecipazione di un team di giovani medici formati da UniTS, costituito da Davide Radaelli, Monica Concato, Stefano Di Maria e Filippo Bolzan, che sono stati impegnati in quattro presentazioni orali e due poster. “I nostri neospecialisti e specializzandi - spiega il prof. Stefano D’Errico, docente di Medicina Legale al Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute di UniTS e direttore della struttura complessa di Medicina Legale dell’ASUGI - hanno presentato i traguardi raggiunti in un anno di lavoro molto impegnativo sul campo e i frutti di consolidate collaborazioni scientifiche con altre realtà universitarie italiane e straniere” . Gli interventi degli specializzandi hanno fatto riferimento alla casistica forense collezionata dalla Medicina Legale triestina e declinano una metodologia rigorosa che va dalla scena del crimine al laboratorio di ricerca, passando per il tavolo autoptico. I lavori presentati dal team triestino sono stati selezionati tra migliaia di proposte provenienti da tutto il mondo. La grande novità proposta quest’anno è la prestigiosa collaborazione con il gabinetto interregionale della Polizia Scientifica di Padova, che ha messo a disposizione la propria competenza e le proprie risorse nella ricostruzione e nell’interpretazione di uno scenario suicidiario complesso, attraverso tecniche di animazione virtuale tridimensionale. Particolare interesse hanno sollevato gli studi che la Scuola di medicina legale di UniTS sta portando avanti nello studio di marcatori di autofagia nelle lesioni traumatiche cranio-encefaliche e di profili di lipidomica nelle morti cardiache improvvise coronariche.“Come recita il titolo del congresso internazionale, anche la medicina legale è una disciplina che guarda al futuro e all’innovazione tecnologica – precisa il prof. Stefano D’Errico - e il coinvolgimento di professionalità mediche e non mediche testimonia il valore della multidisciplinarietà nella ricerca di evidenze di qualità da mettere a servizio dell’amministrazione della giustizia”. Tra i lavori dell’istituto di Medicina Legale di Trieste selezionati dal board scientifico dell’American Academy of Forensic Sciences figura anche il progetto di un registro balcanico per le morti cardiache improvvise in età giovanile che prende spunto dall’iniziativa, unica in Italia, del registro regionale del Friuli Venezia Giulia e che vede coinvolti oltre a UniTS anche le Università di Belgrado, Skopije, Atene, Ankara e Lubiana. Il progetto, coordinato dalle strutture di medicina legale e di cardiologia dell’ASUGI, è stato infatti avviato a partire dal recente congresso internazionale sul tema, svoltosi proprio a Trieste nell’ottobre 2024. “In questo modo - prosegue il prof. D’Errico - intendiamo dare continuità all’attività svolta su tutto il territorio regionale, ma anche esplorare il ruolo dell’etnia nella patogenesi della morte cardiaca improvvisa”. Trieste è capofila di questo progetto alla luce dell’esperienza acquisita, grazie all’impegno di tutti i colleghi che in tutte le province contribuiscono ad alimentare il registro e, naturalmente della Regione FVG che, a partire dal 2021, ha promosso e continua a sostenere il registro regionale delle morti cardiache improvvise in età giovanile. “Una spinta decisiva, in questo senso, - conclude D’Errico - sarà rappresentata dall’allestimento in seno alla SC di medicina legale di un laboratorio di tossicologia forense che, auspico, potrà al più presto rispondere alle crescenti richieste dei cittadini e delle autorità locali impegnate nella tutela della salute e dei diritti della collettività”. Abstract Al principale evento mondiale di patologia forense, i giovani medici sono stati relatori di quattro presentazioni e due poster. Tra i lavori selezionati anche un progetto internazionale che vede coinvolta la Cardiologia Mostra nel diario Off
Amiloidosi cardiaca: nuove prospettive da uno studio internazionale guidato da UniTS Read more about Amiloidosi cardiaca: nuove prospettive da uno studio internazionale guidato da UniTS Immagine Porcari.jpeg Data notizia Thu, 20/03/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Uno studio internazionale, coordinato dall’Università di Trieste, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, e dal National Amyloidosis Centre di Londra, può rivoluzionare le prospettive del trattamento precoce dell’amiloidosi cardiaca da transtiretina (ATTR-CA), una malattia del cuore rara e progressiva, causata dall’accumulo anomalo di una proteina – la transtiretina – che si deposita nei tessuti cardiaci compromettendone la struttura e la funzione. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista JAMA Cardiology e presentata al Congresso della Società Americana di Cardiologia (AHA), ha analizzato per la prima volta i pazienti con infiltrazione cardiaca di amiloide da transtiretina (ATTR), ma ancora privi di segni e sintomi di scompenso cardiaco. Usando una tecnica di imaging avanzata i ricercatori hanno dimostrato che i pazienti con forme moderate o gravi di infiltrazione cardiaca (grado 2 e 3 scintigrafico) hanno mostrato segni tipici di una cardiomiopatia amiloidotica, con anomalie evidenti sia nell’ecocardiogramma che nei biomarcatori sierici. La malattia è progredita più rapidamente in questi pazienti, con oltre il 50% che ha sviluppato segni e sintomi di scompenso cardiaco con necessità di terapia diuretica entro 3 anni dalla diagnosi.Aldostefano Porcari, assegnista di ricerca all’Università di Trieste e primo autore della pubblicazione, spiega “Le attuali linee guida europee e americane prevedono il trattamento con il farmaco tafamidis solo per chi ha già sviluppato uno scompenso cardiaco conclamato. Tuttavia, il nostro studio suggerisce che anche i pazienti ancora asintomatici, ma con infiltrazione cardiaca avanzata, potrebbero beneficiare di un trattamento precoce, per rallentare o potenzialmente arrestare la progressione di malattia. Questo risultato apre la strada a una possibile revisione delle raccomandazioni terapeutiche, con l’obiettivo di intervenire prima della comparsa dei sintomi”.Questo studio rappresenta un punto di partenza fondamentale per le future ricerche sull’amiloidosi cardiaca. I risultati suggeriscono che, nelle fasi iniziali della malattia, i depositi di amiloide potrebbero legarsi in modo meno rigido alla matrice extracellulare del cuore, cioè alla rete di proteine che fornisce supporto strutturale ai tessuti cardiaci. Questo fenomeno potrebbe rendere i depositi amiloidotici più suscettibili a eventuali trattamenti. Con lo sviluppo di nuove terapie mirate alla rimozione dell’amiloide, queste informazioni saranno preziose per migliorare l’efficacia delle cure, permettendo di intervenire in modo più mirato nelle prime fasi della malattia.LA MALATTIACon il termine amiloidosi si definisce un gruppo di patologie caratterizzate dall’accumulo anomalo e dannoso in sede extracellulare della sostanza proteica amiloide. Le amiloidosi sono patologie multisistemiche: uno degli organi maggiormente coinvolti è il cuore. Con il termine generico “amiloidosi cardiaca” si definisce, quindi, la patologia cardiaca associata alle amiloidosi. Queste colpiscono prevalentemente i soggetti di sesso maschile, di età superiore ai 60 anni; tra i fattori di rischio: disordini che interessano le plasmacellule, malattie croniche, mutazioni genetiche. Ad oggi, il trattamento prevede farmaci specifici a seconda della forma di amiloidosi individuata e mira all’eliminazione o alla stabilizzazione della fonte della proteina amiloidogenica.Fino a pochi anni fa, questa condizione veniva diagnosticata solo in stadi avanzati, quando il cuore era già gravemente compromesso. Oggi, grazie ai progressi nella diagnostica non invasiva, è possibile individuare la malattia in fase precoce, aprendo nuove possibilità di intervento. Nonostante tassi di mortalità simili tra i diversi gruppi, il rischio di morte per cause cardiovascolari nei pazienti con grado 2 e 3 è risultato essere circa cinque volte superiore rispetto a quello osservato nei pazienti con grado 1, nei quali le morti erano più frequentemente dovute a cause non cardiache.Fondamentale l’uso di una tecnica di imaging avanzata, la scintigrafia con tracciante osseo, combinata con tomografia a emissione di fotoni singoli (SPECT) e tomografia computerizzata (CT), per identificare la presenza di amiloidosi cardiaca ATTR in pazienti asintomatici e studiare l’evoluzione della malattia in questa popolazione.IL TEAMIl team dell’Università di Trieste e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina che ha guidato lo studio è composto dal Aldostefano Porcari, assegnista di ricerca e primo autore della pubblicazione, da Gianfranco Sinagra, docente del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute dell’Università di Trieste e direttore del Dipartimento cardio-toraco-vascolare dell’Ospedale di Cattinara e da Valentina Allegro, specializzanda dell’ateneo giuliano.Al progetto di ricerca hanno partecipato un totale di dodici centri cardiologici internazionali di riferimento. Il dott. Porcari è stato invitato a presentare i risultai della ricerca nella sessione dedicata al prestigioso “Samuel A. Levine Early Career Clinical Investigator Award”, riconoscimento riservato ai giovani ricercatori che contribuiscono significativamente alla cardiologia clinica.Lo studio in questo ambito proseguirà con il coinvolgimento nel team di ricercatori dell’Università di Trieste di Rossana Bussani, docente di Anatomia Patologica ed esperta nella valutazione istologica dei depositi di amiloide cardiaci ed extra-cardiaci, e di Gabriele Stocco, professore associato di Farmacologia, che ha promosso insieme a Gianfranco Sinagra l’acquisizione dello spettrometro di massa a Trieste per la caratterizzazione avanzata dei depositi di amiloide. Grazie a queste iniziative, l’ateneo triestino punta a delineare nuove strategie diagnostiche e terapeutiche, con l’obiettivo di intervenire sempre più precocemente e in modo mirato nella gestione dell’amiloidosi cardiaca.***************************Studio completo pubblicato su Jama CardiologyClinical Phenotype and Prognosis of Asymptomatic Patients With Transthyretin Cardiac Amyloid InfiltrationAldostefano Porcari, MD1,2,3; Yousuf Razvi, MBChB, BSc1; Francesco Cappelli, MD, PhD4,5; et alNational Amyloidosis Centre, Division of Medicine, University College London, Royal Free Hospital, London, United KingdomCenter for Diagnosis and Treatment of Cardiomyopathies, Cardiovascular Department, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina, University of Trieste, Trieste, ItalyEuropean Reference Network for Rare, Low Prevalence and Complex Diseases of the Heart, ERN GUARD-Heart, Trieste, ItalyCardiomyopathy Unit, Careggi University Hospital, University of Florence, Florence, ItalyTuscan Regional Amyloidosis Centre, Careggi University Hospital, Florence, Italy Abstract Aldostefano Porcari primo autore dell'articolo pubblicato su Jama Cardiology. Nel team di ricerca anche Gianfranco Sinagra e la specializzanda Valentina Allegro Mostra nel diario Off
Sindrome di Rett: l’Università di Trieste coordinerà la prima sperimentazione al mondo della Mirtazapina Read more about Sindrome di Rett: l’Università di Trieste coordinerà la prima sperimentazione al mondo della Mirtazapina Immagine Progetto senza titolo.png Data notizia Fri, 28/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia L’Agenzia italiana del farmaco - AIFA, ricevuto il parere positivo del comitato etico nazionale per gli studi pediatrici, ha dato il disco verde alla prima sperimentazione clinica a livello mondiale del farmaco Mirtazapina nella Sindrome di Rett, denominata MirtaRett.La sperimentazione, coordinata dall’Università degli Studi di Trieste, si svolgerà nei principali ospedali italiani di riferimento per le pazienti affette dalla Sindrome di Rett ed è interamente sostenuta da sovvenzioni senza scopo di lucro, in particolare dal progetto no profit “Angelini for future” di Angelini Pharma SpA, assieme alle Fondazione Canali Onlus, Ico Falck Onlus e Amadei e Setti Onlus. Il management della sperimentazione è gestito dal Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche (CVBF), un’organizzazione non profit che fornisce servizi per la ricerca clinica in Italia. Per l’inizio effettivo della sperimentazione ci vorranno circa 2 mesi duranti i quali UniTS, centro coordinatore, assieme ai 4 centri clinici di Milano, Genova, Siena e Messina, metteranno a punto la macchina organizzativa per il reclutamento e poi il trattamento delle pazienti.Si tratta esclusivamente di pazienti donne, in quanto la sindrome di Rett è una malattia genetica che colpisce 1:10.000 bambine e costituisce la seconda causa al mondo di disabilità intellettiva negli individui di sesso femminile (Petriti et al. Systematic Reviews, 2023)La sperimentazione coinvolgerà in totale 54 pazienti di età compresa tra 5 e 40 anni, suddivisi in tre gruppi di 18 di diverse fasce d’età (5-10, 11-17 e 18-40 anni).La sindrome di Rett è una malattia di origine genetica subdola che prende origine da mutazioni causali e non prevedibili del gene MECP2 nelle cellule riproduttive (spermatozoi o ovociti) di genitori del tutto sani. Si manifesta nel secondo anno di vita quando le bambine iniziano a parlare e a camminare, portando a una rapida regressione della parola e all’incapacità di compiere movimenti volontari con le mani. Negli anni successivi, le bambine sviluppano crisi epilettiche e difficoltà respiratorie che rappresentano la principale causa di decesso anche se molte pazienti possono raggiungere l’età adulta, seppur con gravi debilitazioni fisiche e mentali. Esperimenti di ripristino del gene mutato condotti in modelli animali hanno dimostrato che la malattia può essere completamente reversibile ma ad oggi non esiste ancora una cura definitiva. Il progetto è iniziato nel 2009, grazie a finanziamenti di Telethon, Fondazione San Paolo, Fondazione Casali, Beneficentia Stiftung e delle associazioni dei genitori AIRETT Onlus e ProRett Ricerca Onlus. In 15 anni di studi svolti nel laboratorio diretto dal prof. Enrico Tongiorgi al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste sono state raccolte numerose evidenze sperimentali dell’efficacia di Mirtazapina nel recupero di alcuni sintomi. Ulteriori prove in favore del farmaco sono state poi raccolte grazie a un’indagine retrospettiva in collaborazione con il Centro di riferimento Rett dell’Ospedale Le Scotte di Siena dove il farmaco era stato somministrato come cura standard per ansia, comportamenti ripetitivi e disturbi del sonno per un periodo da 1 a 5 anni in 40 pazienti Rett adulte. Oltre agli effetti benefici su ansia e sonno, propri del farmaco, lo studio ha riscontrato anche un effetto protettivo sulla progressione della sindrome di Rett con miglioramenti in alcuni sintomi tipici tra cui autolesionismo, irritabilità, difficoltà motorie e perdita di capacità di comunicazione. “Al momento ancora nessuno ha potuto sperimentare gli effetti di questo farmaco nelle bambine affette da sindrome di Rett - ha dichiarato il prof. Tongiorgi - Riteniamo dunque necessario procedere con una sperimentazione clinica rigorosa come quella proposta nel progetto MirtaRett. Ci siamo prefissi di mantenere questo progetto interamente in Italia, coinvolgendo i principali centri clinici di riferimento. La sperimentazione verificherà l’efficacia del farmaco sui sintomi generali e in particolare sulle abilità motorie, come l’uso della mano, sulle capacità di comunicare e sui disturbi psichici. Monitoreremo inoltre la qualità del sonno e i parametri vitali della respirazione e del cuore, grazie ad una nuova T-shirt intelligente di fabbricazione italiana che è stata da noi testata permettendoci di fare delle scoperte importanti sui difetti di respirazione in queste bambine.” Lo studio prevede anche il monitoraggio del grado di stress dei caregivers e la rilevazione di biomarcatori presenti nel sangue, come i fattori neurotrofici, utili per valutare gli effetti del farmaco sulla ripresa dello sviluppo e la plasticità del sistema nervoso.Ogni sperimentazione clinica ha dei costi elevati, ma grazie alla natura no profit del progetto, è stato possibile ridurli notevolmente e, grazie alla generosità dei donatori, si potrà anche dotare gli ospedali di Messina, Milano e Siena della strumentazione per condurre l’actigrafia e si potranno acquistare 54 smart T-shirt.Centri e ricercatori coinvolti nella sperimentazioneCoordinatore- Prof. Enrico TONGIORGI, Dipartimento Scienze della Vita, Università di Trieste.Partner 1 – Prof.ssa Maria Paola CANEVINI, dott.ssa Ilaria VIGANÓ, ASST Ospedale Santi Paolo Carlo - Via di Rudinì 8; Milano; e Prof.ssa Aglaia VIGNOLI (MD) Università Statale di Milano, Milano.Partner 2 – Prof. Lino NOBILI, dott.ssa Giulia PRATO – Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e scienze materno-infantili (DINOGMI), Università di Genova, Genova. - Unità di Neuropsichiatria Infantile, IRCCS, Istituto Giannina Gaslini, Genova.Partner 3 – Dott. Salvatore GROSSO, Dott. Claudio DE FELICE – Centro di Ricerca e Sperimentazione Sindrome di Rett – Unità Pediatrica/Neuropediatrica, DAI Materno Infantile – Policlinico “S. M. alle Scotte”, Siena.Partner 4 – Prof.ssa Gabriella DI ROSA, dott. Antonio NICOTERA - Dipartimento di Patologia Umana dell'Adulto e dell'Età Evolutiva "Gaetano Barresi", Policlinico Universitario "G. Martino, Università di Messina, Messina. Abstract Il 28 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle Malattie Rare Mostra nel diario Off
“La vita dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”. Annunciato il titolo di Trieste Next 2025 Read more about “La vita dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”. Annunciato il titolo di Trieste Next 2025 Immagine Tnext 2025 1280x720.png Data notizia Tue, 25/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Sono già iniziati i preparativi per Trieste Next - Festival della Ricerca Scientifica, la cui quattordicesima edizione si svolgerà da venerdì 26 a domenica 28 settembre 2025. L’edizione 2025 del Festival – promossa anche quest’anno da Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Gruppo NEM Nord Est Multimedia, ilNordest, Il Piccolo – sarà intitolata “La Vita Dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”.“Sin dalla prima edizione, Trieste Next ha scelto di affrontare temi chiave del dibattito scientifico e culturale, dall'alimentazione all'acqua, dall'energia al rapporto tra uomo e tecnologia fino al tema della sostenibilità – affermano i promotori - La quattordicesima edizione sarà un momento per esplorare l’agenda scientifica dei prossimi anni e per proporre riflessioni di ampio respiro sulle nuove frontiere della ricerca e dell’innovazione, nonché sui limiti etici – ma non solo – che guidano il dibattito nella comunità scientifica. Come sempre, è atteso a Trieste un parterre di grandi ospiti ed esponenti delle discipline STEM, ma anche di scienze umane e sociali”. Dopo il grandissimo successo dell’edizione 2024, i promotori confermano l’obiettivo di tornare a parlare di scienza e innovazione a Trieste e di crescere ulteriormente con incontri, talk e dibattiti che animeranno la città durante la tre giorni e che si potranno seguire, come sempre, anche in live streaming.E come nelle ultime due edizioni, anche quest’anno Trieste Next manterrà la sua veste internazionale affiancando al ricco programma in lingua italiana un palinsesto di incontri in lingua inglese e con partner scientifici di rilievo internazionale. “Anche quest’anno siamo pronti ad accogliere in città i ricercatori provenienti da tutta Europa, che si uniranno alle centinaia di dottorandi e studenti che puntualmente arrivano, da tutta Italia, a Trieste per partecipare al Festival”, concludono i promotori. Verrà assegnato, inoltre, per il terzo anno, il premio letterario “Premio Trieste Next. Science Book of the Year” dedicato ai maestri della divulgazione scientifica e vinto l’anno scorso da Piero Martin con “Storie di errori memorabili” (Laterza).In programma a Trieste Next, quindi, tre giorni di conferenze, seminari e laboratori, con oltre 100 eventi in cartellone e 300 relatori. Dal 26 al 28 settembre, non mancheranno anche gli spazi espositivi in piazza Unità d’Italia e le attività dedicate alle scuole. Per aggiornamenti e dettagli, il punto di riferimento è il sito https://www.triestenext.it/ Abstract La XIV edizione del Festival della ricerca scientifica si svolgerà dal 26 al 28 settembre. In definizione oltre 100 eventi e 300 relatori Mostra nel diario Off
Fibre che mimano i tessuti del corpo per ripararlo: pubblicato studio UniTS su Andvanced Science Read more about Fibre che mimano i tessuti del corpo per ripararlo: pubblicato studio UniTS su Andvanced Science Immagine GOBBO.jpeg Data notizia Wed, 19/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Creare materiali che si comportano come tessuti viventi è un obiettivo più vicino grazie ad uno studio Università di Trieste – Keio University (Giappone) appena pubblicato su Advanced Science.Il team di ricerca internazionale che ha concepito il paper è composto da Pierangelo Gobbo, docente di Chimica Organica al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di UniTS, dal prof. Taisuke Banno e dal dottorando Tomoya Kojima della Keio University. Gli scienziati hanno sviluppato un metodo innovativo per assemblare fibre di “prototessuto” a partire da vescicole microscopiche, dimostrando come sia possibile sintetizzare, partendo da zero, materiali che mimano il comportamento dei tessuti del corpo umano. Il processo sfrutta l’adesione tra due tipi di vescicole caricate elettricamente in modo opposto, che vengono unite grazie a “ponti salini”, una sorta di colla naturale. Le applicazioni possibili sono molteplici e promettono di rivoluzionare diversi ambiti: dalla biostampa 3D alla progettazione di tessuti ingegnerizzati, fino allo sviluppo della soft robotics per la realizzazione di dispositivi flessibili e adattabili ispirati a organismi viventi. In ambito clinico, ad esempio, sarà possibile innestare in vivo questo tipo di tessuti sintetici per supportare quelli viventi malati. In particolare, alcuni dei prototipi sviluppati sono in grado di rilevare la presenza di glucosio e produrre una molecola fluorescente di “segnalazione”. In futuro, queste fibre potrebbero essere progettate per produrre insulina in risposta all’aumento del glucosio, con interessanti applicazioni nella cura del diabete. Le fibre, inoltre, potrebbero essere ingegnerizzate per rispondere non solo a stimoli chimici ma anche fisici, come temperatura o luce e, combinandole in fasci, ottenere nuovi materiali biomimetici “smart” per la riparazione dei tessuti muscolari.Lo studio è stato finanziato dalla Japan Society for the Promotion of Science, dal Consiglio Europeo della Ricerca (Starting Grant PROTOMAT) e dal programma Next Generation EU (progetto PRIN PNRR 3D-L-INKED). Nella foto: prof. Pierangelo Gobbo, UniTS Abstract La ricerca è stata concepita e realizzata da Pierangelo Gobbo nei laboratori dell’Università di Trieste e finalizzata alla Keio University Mostra nel diario Off Periodo di permanenza in Magazine Fri, 28/02/2025 - 12:00 - Mon, 24/03/2025 - 12:00