Sindrome di Rett: l’Università di Trieste coordinerà la prima sperimentazione al mondo della Mirtazapina Read more about Sindrome di Rett: l’Università di Trieste coordinerà la prima sperimentazione al mondo della Mirtazapina Immagine Progetto senza titolo.png Data notizia Fri, 28/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia L’Agenzia italiana del farmaco - AIFA, ricevuto il parere positivo del comitato etico nazionale per gli studi pediatrici, ha dato il disco verde alla prima sperimentazione clinica a livello mondiale del farmaco Mirtazapina nella Sindrome di Rett, denominata MirtaRett.La sperimentazione, coordinata dall’Università degli Studi di Trieste, si svolgerà nei principali ospedali italiani di riferimento per le pazienti affette dalla Sindrome di Rett ed è interamente sostenuta da sovvenzioni senza scopo di lucro, in particolare dal progetto no profit “Angelini for future” di Angelini Pharma SpA, assieme alle Fondazione Canali Onlus, Ico Falck Onlus e Amadei e Setti Onlus. Il management della sperimentazione è gestito dal Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche (CVBF), un’organizzazione non profit che fornisce servizi per la ricerca clinica in Italia. Per l’inizio effettivo della sperimentazione ci vorranno circa 2 mesi duranti i quali UniTS, centro coordinatore, assieme ai 4 centri clinici di Milano, Genova, Siena e Messina, metteranno a punto la macchina organizzativa per il reclutamento e poi il trattamento delle pazienti.Si tratta esclusivamente di pazienti donne, in quanto la sindrome di Rett è una malattia genetica che colpisce 1:10.000 bambine e costituisce la seconda causa al mondo di disabilità intellettiva negli individui di sesso femminile (Petriti et al. Systematic Reviews, 2023)La sperimentazione coinvolgerà in totale 54 pazienti di età compresa tra 5 e 40 anni, suddivisi in tre gruppi di 18 di diverse fasce d’età (5-10, 11-17 e 18-40 anni).La sindrome di Rett è una malattia di origine genetica subdola che prende origine da mutazioni causali e non prevedibili del gene MECP2 nelle cellule riproduttive (spermatozoi o ovociti) di genitori del tutto sani. Si manifesta nel secondo anno di vita quando le bambine iniziano a parlare e a camminare, portando a una rapida regressione della parola e all’incapacità di compiere movimenti volontari con le mani. Negli anni successivi, le bambine sviluppano crisi epilettiche e difficoltà respiratorie che rappresentano la principale causa di decesso anche se molte pazienti possono raggiungere l’età adulta, seppur con gravi debilitazioni fisiche e mentali. Esperimenti di ripristino del gene mutato condotti in modelli animali hanno dimostrato che la malattia può essere completamente reversibile ma ad oggi non esiste ancora una cura definitiva. Il progetto è iniziato nel 2009, grazie a finanziamenti di Telethon, Fondazione San Paolo, Fondazione Casali, Beneficentia Stiftung e delle associazioni dei genitori AIRETT Onlus e ProRett Ricerca Onlus. In 15 anni di studi svolti nel laboratorio diretto dal prof. Enrico Tongiorgi al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste sono state raccolte numerose evidenze sperimentali dell’efficacia di Mirtazapina nel recupero di alcuni sintomi. Ulteriori prove in favore del farmaco sono state poi raccolte grazie a un’indagine retrospettiva in collaborazione con il Centro di riferimento Rett dell’Ospedale Le Scotte di Siena dove il farmaco era stato somministrato come cura standard per ansia, comportamenti ripetitivi e disturbi del sonno per un periodo da 1 a 5 anni in 40 pazienti Rett adulte. Oltre agli effetti benefici su ansia e sonno, propri del farmaco, lo studio ha riscontrato anche un effetto protettivo sulla progressione della sindrome di Rett con miglioramenti in alcuni sintomi tipici tra cui autolesionismo, irritabilità, difficoltà motorie e perdita di capacità di comunicazione. “Al momento ancora nessuno ha potuto sperimentare gli effetti di questo farmaco nelle bambine affette da sindrome di Rett - ha dichiarato il prof. Tongiorgi - Riteniamo dunque necessario procedere con una sperimentazione clinica rigorosa come quella proposta nel progetto MirtaRett. Ci siamo prefissi di mantenere questo progetto interamente in Italia, coinvolgendo i principali centri clinici di riferimento. La sperimentazione verificherà l’efficacia del farmaco sui sintomi generali e in particolare sulle abilità motorie, come l’uso della mano, sulle capacità di comunicare e sui disturbi psichici. Monitoreremo inoltre la qualità del sonno e i parametri vitali della respirazione e del cuore, grazie ad una nuova T-shirt intelligente di fabbricazione italiana che è stata da noi testata permettendoci di fare delle scoperte importanti sui difetti di respirazione in queste bambine.” Lo studio prevede anche il monitoraggio del grado di stress dei caregivers e la rilevazione di biomarcatori presenti nel sangue, come i fattori neurotrofici, utili per valutare gli effetti del farmaco sulla ripresa dello sviluppo e la plasticità del sistema nervoso.Ogni sperimentazione clinica ha dei costi elevati, ma grazie alla natura no profit del progetto, è stato possibile ridurli notevolmente e, grazie alla generosità dei donatori, si potrà anche dotare gli ospedali di Messina, Milano e Siena della strumentazione per condurre l’actigrafia e si potranno acquistare 54 smart T-shirt.Centri e ricercatori coinvolti nella sperimentazioneCoordinatore- Prof. Enrico TONGIORGI, Dipartimento Scienze della Vita, Università di Trieste.Partner 1 – Prof.ssa Maria Paola CANEVINI, dott.ssa Ilaria VIGANÓ, ASST Ospedale Santi Paolo Carlo - Via di Rudinì 8; Milano; e Prof.ssa Aglaia VIGNOLI (MD) Università Statale di Milano, Milano.Partner 2 – Prof. Lino NOBILI, dott.ssa Giulia PRATO – Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e scienze materno-infantili (DINOGMI), Università di Genova, Genova. - Unità di Neuropsichiatria Infantile, IRCCS, Istituto Giannina Gaslini, Genova.Partner 3 – Dott. Salvatore GROSSO, Dott. Claudio DE FELICE – Centro di Ricerca e Sperimentazione Sindrome di Rett – Unità Pediatrica/Neuropediatrica, DAI Materno Infantile – Policlinico “S. M. alle Scotte”, Siena.Partner 4 – Prof.ssa Gabriella DI ROSA, dott. Antonio NICOTERA - Dipartimento di Patologia Umana dell'Adulto e dell'Età Evolutiva "Gaetano Barresi", Policlinico Universitario "G. Martino, Università di Messina, Messina. Abstract Il 28 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle Malattie Rare Mostra nel diario Off
“La vita dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”. Annunciato il titolo di Trieste Next 2025 Read more about “La vita dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”. Annunciato il titolo di Trieste Next 2025 Immagine Tnext 2025 1280x720.png Data notizia Tue, 25/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Sono già iniziati i preparativi per Trieste Next - Festival della Ricerca Scientifica, la cui quattordicesima edizione si svolgerà da venerdì 26 a domenica 28 settembre 2025. L’edizione 2025 del Festival – promossa anche quest’anno da Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Gruppo NEM Nord Est Multimedia, ilNordest, Il Piccolo – sarà intitolata “La Vita Dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”.“Sin dalla prima edizione, Trieste Next ha scelto di affrontare temi chiave del dibattito scientifico e culturale, dall'alimentazione all'acqua, dall'energia al rapporto tra uomo e tecnologia fino al tema della sostenibilità – affermano i promotori - La quattordicesima edizione sarà un momento per esplorare l’agenda scientifica dei prossimi anni e per proporre riflessioni di ampio respiro sulle nuove frontiere della ricerca e dell’innovazione, nonché sui limiti etici – ma non solo – che guidano il dibattito nella comunità scientifica. Come sempre, è atteso a Trieste un parterre di grandi ospiti ed esponenti delle discipline STEM, ma anche di scienze umane e sociali”. Dopo il grandissimo successo dell’edizione 2024, i promotori confermano l’obiettivo di tornare a parlare di scienza e innovazione a Trieste e di crescere ulteriormente con incontri, talk e dibattiti che animeranno la città durante la tre giorni e che si potranno seguire, come sempre, anche in live streaming.E come nelle ultime due edizioni, anche quest’anno Trieste Next manterrà la sua veste internazionale affiancando al ricco programma in lingua italiana un palinsesto di incontri in lingua inglese e con partner scientifici di rilievo internazionale. “Anche quest’anno siamo pronti ad accogliere in città i ricercatori provenienti da tutta Europa, che si uniranno alle centinaia di dottorandi e studenti che puntualmente arrivano, da tutta Italia, a Trieste per partecipare al Festival”, concludono i promotori. Verrà assegnato, inoltre, per il terzo anno, il premio letterario “Premio Trieste Next. Science Book of the Year” dedicato ai maestri della divulgazione scientifica e vinto l’anno scorso da Piero Martin con “Storie di errori memorabili” (Laterza).In programma a Trieste Next, quindi, tre giorni di conferenze, seminari e laboratori, con oltre 100 eventi in cartellone e 300 relatori. Dal 26 al 28 settembre, non mancheranno anche gli spazi espositivi in piazza Unità d’Italia e le attività dedicate alle scuole. Per aggiornamenti e dettagli, il punto di riferimento è il sito https://www.triestenext.it/ Abstract La XIV edizione del Festival della ricerca scientifica si svolgerà dal 26 al 28 settembre. In definizione oltre 100 eventi e 300 relatori Mostra nel diario Off
Gli specializzandi UniTS di Medicina Legale tra i protagonisti dell'American Academy of Forensic Sciences Read more about Gli specializzandi UniTS di Medicina Legale tra i protagonisti dell'American Academy of Forensic Sciences Immagine Titolo (1).jpg Data notizia Sat, 22/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Post lauream Territorio e società Testo notizia La Scuola di Specializzazione in Medicina Legale dell’Università di Trieste ha partecipato per il quarto anno consecutivo al più importante evento di patologia forense del mondo, il congresso internazionale dell’American Academy of Forensic Sciences, che si è svolto a Baltimora (Maryland) dal 17 al 22 febbraio 2025Questa edizione, dedicata all’innovazione tecnologica in medicina legale, intitolata “Technology: a tool for transformation or tirrany?” ha visto la partecipazione di un team di giovani medici formati da UniTS, costituito da Davide Radaelli, Monica Concato, Stefano Di Maria e Filippo Bolzan, che sono stati impegnati in quattro presentazioni orali e due poster. “I nostri neospecialisti e specializzandi - spiega il prof. Stefano D’Errico, docente di Medicina Legale al Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute di UniTS e direttore della struttura complessa di Medicina Legale dell’ASUGI - hanno presentato i traguardi raggiunti in un anno di lavoro molto impegnativo sul campo e i frutti di consolidate collaborazioni scientifiche con altre realtà universitarie italiane e straniere” . Gli interventi degli specializzandi hanno fatto riferimento alla casistica forense collezionata dalla Medicina Legale triestina e declinano una metodologia rigorosa che va dalla scena del crimine al laboratorio di ricerca, passando per il tavolo autoptico. I lavori presentati dal team triestino sono stati selezionati tra migliaia di proposte provenienti da tutto il mondo. La grande novità proposta quest’anno è la prestigiosa collaborazione con il gabinetto interregionale della Polizia Scientifica di Padova, che ha messo a disposizione la propria competenza e le proprie risorse nella ricostruzione e nell’interpretazione di uno scenario suicidiario complesso, attraverso tecniche di animazione virtuale tridimensionale. Particolare interesse hanno sollevato gli studi che la Scuola di medicina legale di UniTS sta portando avanti nello studio di marcatori di autofagia nelle lesioni traumatiche cranio-encefaliche e di profili di lipidomica nelle morti cardiache improvvise coronariche.“Come recita il titolo del congresso internazionale, anche la medicina legale è una disciplina che guarda al futuro e all’innovazione tecnologica – precisa il prof. Stefano D’Errico - e il coinvolgimento di professionalità mediche e non mediche testimonia il valore della multidisciplinarietà nella ricerca di evidenze di qualità da mettere a servizio dell’amministrazione della giustizia”. Tra i lavori dell’istituto di Medicina Legale di Trieste selezionati dal board scientifico dell’American Academy of Forensic Sciences figura anche il progetto di un registro balcanico per le morti cardiache improvvise in età giovanile che prende spunto dall’iniziativa, unica in Italia, del registro regionale del Friuli Venezia Giulia e che vede coinvolti oltre a UniTS anche le Università di Belgrado, Skopije, Atene, Ankara e Lubiana. Il progetto, coordinato dalle strutture di medicina legale e di cardiologia dell’ASUGI, è stato infatti avviato a partire dal recente congresso internazionale sul tema, svoltosi proprio a Trieste nell’ottobre 2024. “In questo modo - prosegue il prof. D’Errico - intendiamo dare continuità all’attività svolta su tutto il territorio regionale, ma anche esplorare il ruolo dell’etnia nella patogenesi della morte cardiaca improvvisa”. Trieste è capofila di questo progetto alla luce dell’esperienza acquisita, grazie all’impegno di tutti i colleghi che in tutte le province contribuiscono ad alimentare il registro e, naturalmente della Regione FVG che, a partire dal 2021, ha promosso e continua a sostenere il registro regionale delle morti cardiache improvvise in età giovanile. “Una spinta decisiva, in questo senso, - conclude D’Errico - sarà rappresentata dall’allestimento in seno alla SC di medicina legale di un laboratorio di tossicologia forense che, auspico, potrà al più presto rispondere alle crescenti richieste dei cittadini e delle autorità locali impegnate nella tutela della salute e dei diritti della collettività”. Abstract Al principale evento mondiale di patologia forense, i giovani medici sono stati relatori di quattro presentazioni e due poster. Tra i lavori selezionati anche un progetto internazionale che vede coinvolta la Cardiologia Mostra nel diario Off
Fibre che mimano i tessuti del corpo per ripararlo: pubblicato studio UniTS su Andvanced Science Read more about Fibre che mimano i tessuti del corpo per ripararlo: pubblicato studio UniTS su Andvanced Science Immagine GOBBO.jpeg Data notizia Wed, 19/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Creare materiali che si comportano come tessuti viventi è un obiettivo più vicino grazie ad uno studio Università di Trieste – Keio University (Giappone) appena pubblicato su Advanced Science.Il team di ricerca internazionale che ha concepito il paper è composto da Pierangelo Gobbo, docente di Chimica Organica al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di UniTS, dal prof. Taisuke Banno e dal dottorando Tomoya Kojima della Keio University. Gli scienziati hanno sviluppato un metodo innovativo per assemblare fibre di “prototessuto” a partire da vescicole microscopiche, dimostrando come sia possibile sintetizzare, partendo da zero, materiali che mimano il comportamento dei tessuti del corpo umano. Il processo sfrutta l’adesione tra due tipi di vescicole caricate elettricamente in modo opposto, che vengono unite grazie a “ponti salini”, una sorta di colla naturale. Le applicazioni possibili sono molteplici e promettono di rivoluzionare diversi ambiti: dalla biostampa 3D alla progettazione di tessuti ingegnerizzati, fino allo sviluppo della soft robotics per la realizzazione di dispositivi flessibili e adattabili ispirati a organismi viventi. In ambito clinico, ad esempio, sarà possibile innestare in vivo questo tipo di tessuti sintetici per supportare quelli viventi malati. In particolare, alcuni dei prototipi sviluppati sono in grado di rilevare la presenza di glucosio e produrre una molecola fluorescente di “segnalazione”. In futuro, queste fibre potrebbero essere progettate per produrre insulina in risposta all’aumento del glucosio, con interessanti applicazioni nella cura del diabete. Le fibre, inoltre, potrebbero essere ingegnerizzate per rispondere non solo a stimoli chimici ma anche fisici, come temperatura o luce e, combinandole in fasci, ottenere nuovi materiali biomimetici “smart” per la riparazione dei tessuti muscolari.Lo studio è stato finanziato dalla Japan Society for the Promotion of Science, dal Consiglio Europeo della Ricerca (Starting Grant PROTOMAT) e dal programma Next Generation EU (progetto PRIN PNRR 3D-L-INKED). Nella foto: prof. Pierangelo Gobbo, UniTS Abstract La ricerca è stata concepita e realizzata da Pierangelo Gobbo nei laboratori dell’Università di Trieste e finalizzata alla Keio University Mostra nel diario On Periodo di permanenza in Magazine Fri, 28/02/2025 - 12:00 - Mon, 31/03/2025 - 12:00
Inaugurato il collegamento quantistico su fibra ottica tra UniTS e UniUD Read more about Inaugurato il collegamento quantistico su fibra ottica tra UniTS e UniUD Immagine Progetto senza titolo (29).png Data notizia Fri, 14/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Le Università di Trieste e quella di Udine sono da oggi unite da un collegamento quantistico che corre su fibra ottica.Embrione di un’infrastruttura che crescerà rapidamente e che ambisce a diventare un modello per l’Italia e l’Europa, il collegamento è frutto di uno studio durato cinque anni ed è uno degli obiettivi del progetto Quantum FVG finanziato da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e di cui UniTS è coordinatrice.Il primo obiettivo è stato l’inaugurazione nel 2024 del Laboratorio QCI, finalizzato allo studio di soluzioni quantistiche per lo scambio di informazioni in massima sicurezza, ospitato dal CNR del Campus Basovizza di Area Science Park. “Chi guida lo sviluppo tecnologico, di cui l’ambito quantistico rappresenta una componente essenziale, ha il potere di influenzare profondamente i processi economici e di favorire la costruzione di una società più sicura ed equa – ha affermato il Rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda – il nostro ateneo, attraverso il progetto Quantum FVG e le sue evoluzioni future, ambisce a essere protagonista di questa trasformazione eccellendo nella didattica, ricerca e sviluppo tecnologico in questo filone strategico”. «La fisica quantistica – ha detto il Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton – rappresenta oggi un’importante frontiera della conoscenza e le università della regione, con l’attivazione del collegamento quantistico tra Udine e Trieste, contribuiscono significativamente al progresso della ricerca in questo settore. L'esperienza sul campo maturata dai nostri tecnici e ricercatori fin dagli albori della rete Internet ha consentito di realizzare oggi un sistema basato su sofisticate tecnologie innovative che ci pone all’avanguardia a livello nazionale».“La Regione, con la legge di stabilità 2025, ha finanziato un progetto denominato EQUIP-FVG (Extended Quantum Infrastructure Project per il Friuli Venezia Giulia) per la realizzazione di una infrastruttura permanente in fibra ottica per la comunicazione sicura tramite tecnologia quantistica con utilizzi nell’ambito della logistica marittima, portuale e retroportuale. Questa sperimentazione, che rappresenta uno dei tasselli di una strategia più ampia in termini di cybersicurezza e competitività tecnologica, verrà estesa in futuro anche ad altre infrastrutture critiche e a livello transfrontaliero, portando importanti vantaggi in termini di sicurezza dell’intera piattaforma logistica regionale e confermando il Friuli Venezia Giulia all’avanguardia rispetto a temi che oggi assumono rilevanza strategica per il sistema Paese” – ha aggiunto Alessia Rosolen, Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia.“Questo importante risultato è stato possibile soprattutto grazie agli investimenti della Regione che ha realizzato sul proprio territorio la Rete pubblica regionale (Rpr) – ha sottolineato l’Assessore regionale ai Sistemi informativi Sebastiano Callari - si tratta di una rete in fibra ottica che, con 1.600 km di dorsale e oltre 500 km di rete di accesso nelle città e nelle zone industriali, connette più di 1.300 sedi pubbliche. La nostra Amministrazione da anni sta lavorando al miglioramento e al potenziamento delle autostrade digitali che grazie alla comunicazione quantistica saranno in grado di supportare applicazioni critiche e intrinsecamente sicure tra i diversi nodi della rete regionale, a cominciare proprio dalle università”.Il collegamento quantistico tra i due atenei assicura sicurezza (consente di generare chiavi crittografiche in maniera ultra sicura per lo scambio criptato di documenti) e stabilità (il collegamento non è una semplice dimostrazione della tecnologia, ma una connessione stabile e persistente nel tempo orientata alla futura implementazione di un servizio operativo).UniTS e UniUD lavoreranno insieme per migliorarne le prestazioni e integrarlo nel contesto di un’infrastruttura classica come Internet. Per realizzare il collegamento è stato necessario sia acquisire gli apparati di comunicazione quantistica, sia ottenere la fibra ottica che collega i due atenei. L'acquisto degli apparati è stato reso possibile grazie al progetto Quantum FVG, sostenuto dall’Assessorato al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia di Regione FVG, mentre la fibra ottica è stata fornita grazie al supporto dell’Assessorato al Patrimonio, Demanio, Servizi Generali e Sistemi Informativi.Un ruolo fondamentale è stato svolto da LightNet, che si occuperà anche della gestione tecnica dell’infrastruttura. La realizzazione del collegamento quantistico si inserisce in un contesto più ampio.Regione FVG, tramite il progetto QuFree, ha stanziato ulteriori fondi per studiare la comunicazione quantistica in aria (l’equivalente dei ponti radio) anziché tramite fibra ottica, con l’obiettivo di mettere in sicurezza le comunicazioni tra destinatari non collegabili via fibra, come ad esempio le navi.E’ in fase di preparazione, infine, un progetto europeo per estendere il collegamento verso est, includendo la Slovenia.Nella foto: Un momento della presentazione del collegamento a UniTS Abstract Realizzato nell’ambito del progetto “Quantum FVG” finanziato dalla Regione, è il primo step di un’infrastruttura che vuole diventare modello per l’Italia e l’Europa Mostra nel diario On Periodo di permanenza in Magazine Fri, 28/02/2025 - 12:00 - Mon, 31/03/2025 - 12:00
Rischio mercurio nella Laguna di Marano e Grado: studio UniTS – ASUGI Read more about Rischio mercurio nella Laguna di Marano e Grado: studio UniTS – ASUGI Immagine WhatsApp Image 2025-02-13 at 09.08.21.jpeg Data notizia Thu, 13/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia È stato appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Science of the Total Environment uno studio per rilevare i livelli di mercurio nei capelli di pescatori e lavoratori dell’indotto della pesca della laguna di Marano e Grado, una delle più grandi d’Europa. L’indagine è stata condotta da Luca Cegolon, della Struttura Complessa di Igiene e Medicina Preventiva - UniTS, in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo, Università di Padova, dal gruppo di ricerca MercuRILab di UniTS, diretto da Stefano Covelli, e dall'Unità Clinica Operativa di Medicina del Lavoro - UniTS, diretta da Francesca Larese Filon.La laguna di Marano e Grado era stata individuata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) a causa di una contaminazione plurisecolare da mercurio sotto forma di cinabro riversato dal fiume Isonzo, drenante il distretto minerario di Idria in Slovenia (secondo deposito naturale più grande al mondo dopo Almaden in Spagna), e in forma inorganica da scarichi industriali incontrollati. Nel settore orientale della laguna, in corrispondenza della foce dell’Isonzo, studi precedenti avevano rilevato concentrazioni di mercurio nei sedimenti fino a 11 mg/kg, che si riducevano progressivamente a 5 mg/kg nel settore centrale e 0.7 mg/kg nel settore occidentale. Mentre la contaminazione del settore orientale della laguna era prevalentemente attribuibile a mercurio di origine minerale proveniente dall’Isonzo, nei pressi della foce del fiume Aussa-Corno il mercurio rilevato presentava una componente significativa in forma inorganica, di origine industriale. L’indagine dell’Università di Trieste, condotta nei primi mesi del 2024 a Marano Lagunare, ha confrontato la concentrazione di mercurio nei capelli di 73 pescatori (32 di mare aperto, 30 di laguna e 11 misti) e 83 residenti locali lavoratori dell’indotto della pesca, con 93 residenti nel Bellunese (prevalentemente agricoltori o malgari). L’indagine si è concentrata su pescatori e lavoratori della pesca perché hanno inevitabilmente maggiore accesso e disponibilità al consumo di pesce rispetto alla popolazione generale. Residenti di un’area montuosa sono stati scelti come categoria di confronto per il motivo opposto. Il livello mediano di mercurio rilevato nei pescatori (2.56 mg/kg) e nei lavoratori dell’indotto della pesca (2.31 mg/kg) era significativamente superiore a quello degli agricoltori delle Dolomiti (0.58 mg/kg) e aumentava con il consumo di pesce locale, in particolare quello fresco, e in categorie come pescatori, venditori ittici o ristoratori.Sebbene questi valori siano leggermente superiori al limite (2 mg/kg) raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tali concentrazioni sono ancora ben inferiori a 11.5 mg/kg, il limite sotto cui non sono stati osservati finora effetti avversi sulla salute umana. La situazione attuale, quindi, si può considerare di relativo equilibrio e non pone controindicazioni al consumo di pesce della laguna che, comunque, veicola anche il selenio, elemento chimico con azione antagonista al mercurio.È raccomandabile tuttavia che donne in gravidanza e bambini in fase di crescita limitino il consumo di pesce fresco a non più di un pasto a settimana. Abstract L’indagine ha coinvolto pescatori e lavoratori del settore Mostra nel diario Off
Torna a Trieste FameLab 2025: aperte le iscrizioni Read more about Torna a Trieste FameLab 2025: aperte le iscrizioni Immagine FameLab2025.png Data notizia Wed, 12/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Studiare Ricerca Impegno pubblico e sociale Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Trieste torna ad essere il palcoscenico della comunicazione scientifica con le selezioni locali di FameLab 2025. La competizione, che sfida studenti, ricercatori e assegnisti a illustrare in soli tre minuti un argomento scientifico nel proprio ambito di studio, si svolgerà venerdì 4 aprile 2025, dalle 9 alle 13, nella Sala Luttazzi del Magazzino 26, Porto Vecchio.I partecipanti dovranno catturare l’attenzione di un pubblico non esperto senza l’ausilio di proiezioni o video, facendo affidamento solo sul proprio talento e, eventualmente, su oggetti di supporto che non richiedano allestimenti complessi. Ogni concorrente presenterà due interventi di tre minuti: uno in fase di preselezione e, in caso di passaggio, uno durante la selezione finale. Al termine della giornata, la giuria eleggerà i due vincitori che accederanno alle fasi successive del concorso.L’iniziativa prevede anche un incontro formativo gratuito, che si terrà il 24 marzo nel Polo Giovani Toti (Via del Castello 1, Trieste), dove il comunicatore scientifico Donato Ramani e l’attrice Daniela Gattorno offriranno consigli su struttura narrativa e performance scenica. Fasi successiveI vincitori della selezione locale saranno invitati a Perugia dal 13 al 15 giugno 2025 per partecipare alla FameLab Masterclass, un workshop intensivo in cui esperti internazionali li guideranno nell'affinamento delle loro abilità comunicative. Successivamente, i due concorrenti prenderanno parte alla finale nazionale, in programma il 27 settembre 2025, sempre a Perugia. Infine, il vincitore di FameLab Italia 2025 rappresenterà il Paese nella finalissima internazionale di fine novembre, dove si confronterà con talenti da tutto il mondo.RequisitiAlla competizione possono partecipare ricercatori o assegnisti di ricerca, professionisti nel settore ricerca e sviluppo (in possesso di laurea magistrale o a ciclo unico) e studenti di dottorato, specializzazione o master post-laurea, purché nati dopo il 1° gennaio 1990. I candidati possono provenire da ambiti STEM, medicina o materie umanistiche (ad es. antropologia, archeologia, economia, filosofia, geografia, giurisprudenza, linguistica, letteratura, psicologia, scienze politiche, sociologia, storia e storia dell’arte). Inoltre, è necessario non aver mai partecipato alla finale nazionale o alla masterclass in precedenti edizioni e non svolgere attività professionale nell’ambito della comunicazione scientifica, se non marginalmente.PremiIl primo classificato alla selezione locale si aggiudicherà un premio in denaro di 400 euro e avrà l’opportunità di partecipare alla finale nazionale e alla masterclass. In più, potrà assistere a un corso del Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” alla SISSA di Trieste. Anche il secondo classificato verrà premiato: riceverà 200 euro e accederà sia alla finale nazionale sia alla masterclass.IscrizioniLe iscrizioni, attraverso form online, sono aperte fino a giovedì 27 marzo 2025. Info su www.immaginarioscientifico.it; info@immaginarioscientifico.it. La selezione locale è organizzata da Immaginario Scientifico, Università di Trieste, Università di Udine, SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati e Comune di Trieste, nell’ambito del Protocollo d’intesa Trieste Città della Conoscenza. Abstract Le selezioni locali del talent show della comunicazione scientifica si svolgeranno venerdì 4 aprile 2025 Documenti allegati Document Regolamento Mostra nel diario Off
L’11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza Read more about L’11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza Immagine WhatsApp Image 2025-02-11 at 09.31.32.jpeg Data notizia Tue, 11/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia La Giornata Mondiale delle Donne e Ragazze nella Scienza, proclamata dalle Nazioni Unite nel 2015 per l’11 febbraio, riconosce il loro ruolo cruciale nella comunità scientifica globale. La giornata mira a promuovere la piena ed equa partecipazione femminile nella scienza, superando barriere storiche e culturali che hanno spesso ostacolato l’accesso delle donne alle carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Secondo recenti dati UNESCO, solo il 33% di chi svolge ricerca a livello mondiale è costituito da donne, con percentuali ancora più basse in settori chiave come l’intelligenza artificiale e la robotica. Inoltre, le donne hanno meno probabilità di ricevere finanziamenti per la ricerca o di occupare ruoli di leadership nelle istituzioni scientifiche. Secondo il report “SHE Figures” della Commissione Europea, le donne rappresentano solo il 24% delle posizioni apicali nelle università e nei centri di ricerca in Europa. Questo divario è ancora più marcato nel settore privato e nell’industria, dove le donne nei ruoli dirigenziali legati alla scienza e all’innovazione sono una minoranza. Promuovere la gender equality nella scienza non è solo una questione di giustizia sociale: significa valorizzare talenti e prospettive diverse, creando una scienza più inclusiva, innovativa e in grado di rispondere alle sfide globali in modo più efficace.Qualche dato UniTS (Fonte MUR)Gli iscritti al nostro ateneo sono in maggioranza donne, il 60%.Nell’area Engineering, manufacturing and constructions sono il 28%, nel settore Natural Sciences, mathematics and statistics raggiungono quasi il 50%.In entrambe le aree si registra una sensibile crescita della presenza femminile rispetto a dieci anni fa. Nella foto: Erica Salvato, ricercatrice in Automatica Abstract UniTS è rosa: il 60% degli iscritti è donna Mostra nel diario Off
Perdita di diversità genetica: su Nature uno studio internazionale con la partecipazione di UniTS Read more about Perdita di diversità genetica: su Nature uno studio internazionale con la partecipazione di UniTS Immagine Sampling_29052024 (3).jpg Data notizia Wed, 05/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia La perdita di diversità genetica espone molte specie ad un maggior rischio di estinzione, rendendole più vulnerabili di fronte ai cambiamenti in atto, ma la buona notizia è che possono essere realizzate efficaci strategie di contrasto del fenomeno e che tutti, nel nostro piccolo, possiamo contribuire a sostenerle.È quanto emerge da uno studio condotto da un team di 57 scienziati provenienti da 20 Paesi che ha analizzato oltre 80.000 articoli scientifici pubblicati negli ultimi trent’anni, sintetizzando le prove della perdita di diversità genetica in 628 specie (animali, piante, funghi e cromisti) presenti in ambienti terrestri e acquatici. I risultati dello studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature (leggi l’articolo), evidenziano come molte specie stiano subendo un preoccupante declino della loro variabilità genetica, un fattore cruciale per la loro resilienza e capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali.Tra gli autori della ricerca figura anche Chiara Manfrin, zoologa e ricercatrice dell’Università di Trieste (Dipartimento di Scienze della Vita), che ha contribuito all'analisi della perdita di variabilità genetica nelle specie acquatiche. "Si è trattato di un lavoro meticoloso di raccolta dati e selezione degli studi che non soddisfacevano i requisiti minimi per il tipo di informazioni genetiche fornite, rendendoli inadatti all'inclusione nel dataset analizzato. Il mio contributo è stato quello di analizzare gli articoli selezionati attraverso una ricerca per parole chiave", spiega Manfrin. "Ogni autore - prosegue la ricercatrice del DSV - ha condiviso il proprio dataset, contribuendo alla raccolta globale dei dati genetici rilevanti per valutare la perdita di variabilità genetica. In particolare, mi sono occupata degli studi riguardanti la fauna acquatica".Lo studio ha rivelato che la riduzione della diversità genetica è più marcata nei contesti in cui le specie sono sottoposte a pressioni ambientali significative. La perdita di habitat, l’espansione delle aree urbane e dell’agricoltura intensiva, l’introduzione di nuove malattie, gli effetti di disastri naturali come incendi e inondazioni e le attività umane dirette, tra cui caccia e deforestazione, sono tra i principali fattori responsabili. Le popolazioni con una variabilità genetica ridotta risultano più vulnerabili e meno capaci di adattarsi alle nuove condizioni ambientali, aumentando così il rischio di estinzione a lungo termine.Tuttavia, la ricerca evidenzia anche come le strategie di conservazione possano non solo mitigare il fenomeno, ma persino contribuire a un recupero della diversità genetica. La protezione degli habitat naturali e la conservazione delle connessioni tra popolazioni permettono di mantenere scambi genetici tra gruppi diversi, rafforzandone la resilienza. Un ruolo importante è svolto anche dal ripopolamento mirato con individui provenienti da popolazioni geneticamente diverse, una strategia che ha già dato risultati positivi in numerosi progetti di conservazione. Il monitoraggio genetico attraverso l’uso di nuove tecnologie, come il sequenziamento del DNA e l’analisi avanzata dei dati, sta inoltre fornendo strumenti sempre più precisi per comprendere l’evoluzione della biodiversità e intervenire in modo mirato.Il lavoro sottolinea anche l’importanza di azioni quotidiane che possano contribuire alla tutela della diversità genetica. Proteggere la biodiversità significa anche intervenire a livello locale, ad esempio piantando specie autoctone nei giardini per favorire la connettività degli habitat e fornire risorse agli impollinatori, scegliendo varietà agricole tradizionali per mantenere una maggiore ricchezza genetica nel sistema alimentare o collaborando con gruppi di conservazione per proteggere le specie minacciate. Anche gesti apparentemente minimi, come evitare di trasportare accidentalmente piante, semi o terreno in nuove aree per ridurre la diffusione di parassiti e malattie, possono fare la differenza in un’ottica di tutela della biodiversità.Per una panoramica divulgativa dello studio, The Conversation ha pubblicato un approfondimento (leggi l’articolo) che spiega in modo chiaro i risultati della ricerca e le implicazioni per la conservazione della biodiversità. Abstract La zoologa Chiara Manfrin (DSV) nel team di scienziati di oltre 20 Paesi. La ricerca evidenzia cause e rischi, ma anche possibili soluzioni Mostra nel diario Off
Giornata mondiale contro il cancro: l'impegno dei ricercatori UniTS Read more about Giornata mondiale contro il cancro: l'impegno dei ricercatori UniTS Immagine Logo GMCC.jpg Data notizia Tue, 04/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Il 4 febbraio si celebra il World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro, promossa da UICC - Union for International Cancer Control, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e della ricerca scientifica nella lotta ai tumori. Un’occasione per ribadire l’impegno della comunità scientifica nel contrastare una patologia che, ancora oggi, rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali.Quest’anno vogliamo sottolineare come la ricerca oncologica non sia limitata all’ambito medico-clinico, ma coinvolga una vasta rete di competenze multidisciplinari. Anche i biologi, i chimici, gli ingegneri e gli informatici, ad esempio, mettono a disposizione le proprie competenze per sviluppare nuove strategie di prevenzione, diagnosi e cura. Lo studio dei meccanismi biologici alla base della trasformazione tumorale, lo sviluppo di nuovi farmaci e biomarcatori, l’applicazione di modelli computazionali per analizzare dati genetici e identificare nuove terapie mirate sono solo alcune delle strade percorse dalla scienza per curare il cancro.In questa giornata, vogliamo raccontare come la ricerca oncologica si sviluppi attraverso approcci differenti e complementari, attraverso la testimonianza di alcuni ricercatori UniTS. Giannino DEL SAL, biologia applicata – Dipartimento di Scienze della Vita«Studiamo come le cellule malate comunicano con il tessuto in cui si sviluppa il tumore, sia nelle fasi iniziali della malattia che nelle metastasi. Analizziamo come i segnali che vengono scambiati in questa comunicazione favoriscano la malattia e la capacità delle cellule malate di resistere alle terapie per trovare punti deboli da colpire. In questo progetto vogliamo capire meglio cosa succede nelle fasi iniziali, quando in un tessuto ancora sano si instaura una competizione tra le cellule che si stanno trasformando e quelle sane. La comprensione di ciò che accade in queste fasi contribuirà a sviluppare strategie per intervenire prima e meglio contro i tumori.Il nostro lavoro punta a fornire strumenti per bloccare il cancro fin dalle sue prime fasi, o addirittura prevenirlo, e per affrontare meglio le fasi avanzate della malattia ed eventuali resistenze ai trattamenti». Sabrina PRICL, ingegneria chimica – Dipartimento di Ingegneria e Architettura«Dalla progettazione basata sul calcolo ad alte prestazioni fino alla sperimentazione in vivo: assieme a diversi team di ricerca internazionali sviluppiamo nanomedicine e nanovettori per la diagnosi, terapia e imaging dei tumori. Grazie e finanziamenti che provengono da AIRC, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Commissione Europea e PNRR, inoltre, integriamo tecniche in silicio e validazioni sperimentali per studiare oncogeni - ovvero geni alterati che possono favorire la crescita incontrollata delle cellule e contribuire allo sviluppo del cancro - che svolgono un ruolo chiave in diversi tumori. In questo modo pensiamo di poter aprire nuove strade per ottenere cure più efficaci e mirate.Le nostre prossime sfide? Migliorare la selettività dei trattamenti, la riduzione degli effetti collaterali e la traduzione delle nostre scoperte in soluzioni cliniche accessibili su larga scala». Giulio CARAVAGNA, informatica, e Alice ANTONELLO, PhD in Applied Data Science and Artificial Intelligence – Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze«In collaborazione con il CRO di Aviano ed il San Raffaele di Milano abbiamo costruito dei modelli computazionali per studiare il comportamento di alcune leucemie. I risultati che stiamo completando sono molto promettenti e ci permetteranno di chiarire alcuni meccanismi molecolari che descrivono l’evoluzione della malattia nel tempo. Questo progetto, finanziato attraverso un grant della Fondazione AIRC dedicato ai ricercatori under 40, ci lascia anche con tante domande interessanti che vorremo ampliare nel prossimo futuro: possiamo per esempio applicare questi strumenti verso altri tumori? possiamo usare un approccio sistematico per caratterizzare l’evoluzione della malattia nel tempo, e scoprirne i punti deboli?» (G. Caravagna).«A novembre 2024 ho vinto una borsa di studio triennale di Fondazione AIRC riservata ai dottori di ricerca, AIRC Italy post-doc. Il progetto prevede l’applicazione di metodi di intelligenza artificiale a dati genomici derivati da DNA, per comprendere la relazione tra l’insorgere di determinate mutazioni e l’esposizione ad agenti mutageni, ovvero sostanze o fattori che possono causare cambiamenti nel DNA.Questo è il primo passo per individuare fattori di rischio che possono portare a determinate patologie e trovare delle strategie per contrastare i loro effetti» (A. Antonello). Abstract Il contrasto della patologia vede l'impegno di una comunità scientifica ampia, espressione non solo dell'ambito medico. Dalla biologia all'ingegneria chimica, dall'informatica alla scienza dei dati, quattro ricercatori UniTS raccontano i loro progetti Mostra nel diario Off