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Idrogeno verde, la scelta più sostenibile nel porto di Trieste

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L’idrogeno verde – secondo alcuni importanti indici di efficienza energetica, emissioni di gas climalteranti e costi di produzione - è la soluzione ideale come vettore energetico per le operazioni del porto di Trieste. Sono arrivati a questa conclusione due gruppi di ricerca dell’Università di Padova e dell’Università di Trieste che hanno valutato la sostenibilità ambientale ed economica dell’idrogeno verde prodotto con elettrolizzatori alimentati da elettricità rinnovabile rispetto ad altri tipi di idrogeno (grigio, blu e grid).

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Applied Energy ed è frutto di una collaborazione portata avanti negli ultimi anni dal due gruppi di ricerca coordinati da Alberto Bertucco, professore ordinario di Impianti Chimici all’Università degli studi di Padova e da Maurizio Fermeglia, professore ordinario di Principi di Ingegneria Chimica all’Università degli studi di Trieste.

La ricerca è stata svolta all’interno del centro studi “Levi Cases” dell’Università di Padova e del centro per l’energia, l’ambiente ed i trasporti “Giacomo Ciamician” dell’Università di Trieste.

I ricercatori hanno svolto un’indagine di confronto fra diversi metodi di produzione di idrogeno per l’impiego a livello locale, con particolare riferimento alle operazioni di movimentazione di merci e persone, al fine di azzerarne le emissioni equivalenti di CO2 fossile. Lo studio ha sviluppato modelli di simulazione predittiva di processi industriali di produzione di idrogeno, che hanno fornito la base per una valutazione quantitativa affidabile.

“Siamo partiti dalla necessità di fare chiarezza sui costi e sugli impatti della produzione di idrogeno e quindi dai simulatori di processo per ottenere i dati di bilancio di materia e di energia e dei costi di costruzione, manutenzione ed uso degli impianti per arrivare ad eseguire degli studi affidabili”, sottolinea Andrea Mio, ricercatore in Principi di Ingegneria Chimica presso l’Università di Trieste: “In questo modo il lavoro svolto ha dato indicazioni su diversi aspetti relativi alla sostenibilità: ambientale, economica ed energetica”.

Si stima che i porti contribuiscano al 4,7% delle emissioni di CO2 dell’Unione Europea. L’idrogeno può svolgere un ruolo importante nella loro decarbonizzazione, andando progressivamente a sostituire l’alimentazione, oggi principalmente a diesel, di veicoli pesanti quali navi, treni e camion coinvolti nelle attività portuali.

“Quello dell’idrogeno è un tema molto caldo nell’ambito della transizione energetica, e negli ultimi anni sono stati pubblicati molti studi a riguardo. Tuttavia, per noi era fondamentale calare lo studio nell’ambito di una specifica applicazione, quella del porto, poiché, come abbiamo capito attraverso i nostri studi, le condizioni al contorno possono influenzare molto i risultati” aggiunge Elena Barbera, ricercatrice in Impianti Chimici presso l’Università di Padova.

I dati utilizzati sono quelli relativi al porto di Trieste, ma lo studio offre una metodologia generalizzabile ad altri porti del Mediterraneo che per la prima volta considera tutti insieme importanti indicatori, quali l’indice di ritorno energetico (EROEI – Energy Return On Energy Invested), il costo livellato dell’idrogeno (LCOH – Levelized Cost of Hydrogen), il potenziale di riscaldamento globale (GWP – Global Warming Potential), il costo totale di proprietà (TCO – Total Cost of Ownership), oltre a quelli previsti dall’analisi del ciclo di vita (LCA – Life Cycle Assessment).

“Dal nostro studio si può evincere che l’idrogeno andrebbe sfruttato solo per un utilizzo locale, e con funzione di accumulo di quantità di energia in eccesso prodotta da fonti rinnovabili intermittenti, oppure per applicazioni in cui l’elettrificazione non costituisce un’alternativa realizzabile, come ad esempio il traffico di mezzi pesanti, che potrebbero essere alimentati da fuel cells a idrogeno” sostiene Alberto Bertucco.

“Allo stato attuale, infatti, il trasporto dell’idrogeno nelle reti di distribuzione del gas naturale non è possibile, e potrà essere realizzato soltanto con una nuova rete costruita ad hoc, i cui costi di realizzazione, tuttavia, risulterebbero molto elevati” - aggiunge Maurizio Fermeglia - “Riteniamo pertanto che l’uso in loco sia da preferirsi. Così l’idrogeno, per cui sono stati già stanziati ingenti finanziamenti sia a livello nazionale sia europeo, potrebbe svolgere un ruolo nel processo di decarbonizzazione di diversi settori, tra cui anche quello portuale”.

L’amministratore delegato di Adriafer Maurizio Cociancich sottolinea l’importanza dello studio: “L’analisi svolta offre delle chiavi di lettura della massima importanza per prendere decisioni strategiche legate alla conversione energetica della nostra produzione di servizi di manovra all’interno dei nodi portuali. Valutare le implicazioni legate alla sostenibilità economica e ambientale della scelta dell’idrogeno come veicolo energetico utilizzato per la propulsione delle nostre locomotive è un processo che siamo chiamati a fare considerando tutto il sistema portuale e della mobilità. Solo effettuando questa operazione, rompendo i silos settoriali, riusciremo a prendere la giusta direzione come sistema e non unicamente come singolo attore”.

 

Le principali evidenze dello studio

In termini di EROEI (Energy Return On Energy Invested) l’idrogeno verde, ottenuto da elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile, è risultato sempre più vantaggioso rispetto a idrogeno grigio o blu: il primo è ottenuto dal gas naturale (SMR – Steam Methane Reforming) senza cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, il secondo con la cattura della CO2.

I costi di produzione (LCOH) sono molto influenzati dalla scala dell’impianto. In particolare, gli impianti di SMR (per idrogeno grigio e blu) soffrono pesantemente dell’economia di scala, perciò sono adatti solo a produzioni centralizzate su larga scala, e non a produzioni in loco. Il costo dell’idrogeno verde, invece, grazie alla modularità degli elettrolizzatori, è meno influenzato dalla taglia dell’impianto, e si dimostra quindi più adatto ad una produzione decentralizzata.

Per quanto riguarda l’analisi LCA (Life Cycle Assessment), in termini di Global Warming Potential (GWP) l’idrogeno verde è quello con le migliori prestazioni. Tuttavia si è visto che, se per il processo di elettrolisi viene utilizzata energia elettrica dalla rete (grid hydrogen) con il mix nazionale attuale (circa un terzo rinnovabile, due terzi non rinnovabile), le emissioni risultano significativamente più elevate anche di quelle dell’idrogeno grigio, poiché l’elettrolisi dell’acqua è un processo estremamente energivoro (circa 55 kWh/kgH2, in media).

Relativamente all’idrogeno blu, le emissioni non sono ridotte a zero, in quanto la cattura non è totale e al massimo intorno al 90%. Inoltre, non è ancora stata validata su larga scala nessuna tecnologia per lo stoccaggio della CO2 dopo la sua separazione o cattura.
Se si considerano altre categorie d’impatto ambientale (consumo di risorse, utilizzo di terreni, inquinamento e consumo di acqua), l’idrogeno verde produce degli impatti maggiori rispetto a blu e grigio, e pertanto alcuni aspetti possono e devono essere migliorati.

 

Abstract
Più sostenibilità ambientale ed economica con l’idrogeno verde per le operazioni del porto di Trieste. Lo studio offre un metodo generalizzabile ad altri porti del Mediterraneo.
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Al Clab di Units lanciato il bando "YES! CALL 2023 Sustainable Innovative Solutions from FVG Region"

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Si è svolta al Contamination Lab di UniTS la conferenza stampa organizzata da UNIDO ITPO Italy e World Trade Center Trieste per annunciare che il Global Manufacturing and Industrialisation Summit (GMIS) ha scelto Trieste come prossima tappa, a settembre, del roadshow GMIS Connect.

GMIS Connect -Trieste mira a riunire i principali leader industriali ed esperti italiani per promuovere discussioni approfondite incentrate sull’idrogeno verde, sulle politiche efficaci e sulle strategie per affrontare la crisi climatica nel settore manifatturiero e non solo.

Nel corso dell’incontro è’ stato anche lanciato il bando “YES! CALL 2023 Sustainable Innovative Solutions from FVG Region”. La call organizzata nell'ambito del progetto “Boosting Youth Engagement for Sustainable Innovation” realizzato da UNIDO ITPO Italy con il sostegno finanziario della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ha l’obiettivo di trovare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, ispirare giovani imprenditori e innovatori a sviluppare modelli di business rivoluzionari e avere un impatto significativo su scala globale. Le soluzioni innovative e sostenibili dovranno essere legate ai seguenti temi: tecnologie verdi, economia circolare, turismo sostenibile, città intelligenti, mobilità e agricoltura sostenibile.

Il bando sarà aperto dal 1° luglio 2023 al 15 settembre 2023 e i risultati saranno resi noti il 15 ottobre 2023.

TUTTE LE INFO

Hanno partecipato all’evento Ketty Segatti per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Dino Fortunato, Chief Technical Advisor UNIDO ITPO Italy, Massimiliano Ciarrocchi, Direttore Confindustria Alto Adriatico, Namir Hourani, Managing Director Global Manufacuring and Industrialisation Summit (da remoto). Presenti anche Rodolfo Taccani, Delegato del Rettore per il Trasferimento Tecnologico e Rapporti con il Territorio, Università degli Studi di Trieste e Salvatore Dore, Referente Contamination Lab di UniTS.

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Robotica Marina: settimana di formazione a UniTS

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Partita il  15 maggio nel nostro Ateneo una settimana di formazione  su robotica marina nell’ambito del progetto Interreg Adrion "MARBLE".

L’Università di Trieste ospiterà infatti per tutta la settimana 125  studenti universitari e post-laurea delle scuole di ingegneria e scienze fisiche provenienti dai 5 paesi partecipanti al progetto Marble: Italia, Croazia (lead partner), Grecia, Montenegro, Bosnia.

L’Università di Trieste, l’OGS e il cluster Marefvg rappresentano gli attori italiani attivi nel progetto.

La settimana di formazione MARBLE prevede una serie articolata di attività: lezioni plenarie, Tutorial/Speciali serie di conferenze, eventi di networking, visite ad aziende (Saipem, Fincantieri, Beneteau) ed un Hackathlon. 

Saranno coinvolti attivamente anche i rappresentanti degli studenti per favorire uno scambio tra i giovani presenti,

I Docenti e relatori coinvolti provengono dalle diverse sedi partner del progetto.  

In apertura ci sarà una presentazione da parte del Segretario generale del Porto di Trieste Vittorio Torbianelli.

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Al via SynMech, progetto europeo coordinato da Lorenzo Cingolani

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Il prof. Lorenzo Cingolani dell'Università di Trieste coordinerà per i prossimi 5 anni il progetto di ricerca SynMech, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca nel quadro del programma Horizon EIC Pathfinder Open che punta a sviluppare tecnologie radicalmente innovative, con il potenziale di creare nuovi mercati e di affrontare sfide globali. 

SynMech è uno dei 57 progetti selezionati all'interno di una rosa di 858 proposte presentate da ricercatori di 29 paesi europei, con un tasso di successo quindi del 6,6%. Complessivamente, il finanziamento ottenuto dal consorzio, che comprende 7 partner provenienti da Italia, Germania e Olanda, ammonta a quasi 3 milioni di euro

Il progetto intende sviluppare una tecnologia di neurostimolazione altamente innovativa chiamata magnetogenetica sinaptica, con l’obiettivo di controllare la connettività dei circuiti neurali a scopi terapeutici per trattare forme di epilessia e ictus resistenti alle terapie attualmente disponibili.

La magnetogenetica rappresenta un campo emergente delle scienze della salute, che unisce i vantaggi dell'optogenetica, che combina tecniche ottiche e genetiche per comprendere per comprendere le modalità di elaborazione e trasformazione delle informazioni tra neuroni, con quelli delle stimolazioni magnetomeccaniche. Come l'optogenetica, la magnetogenetica si basa su attuatori localizzati per stimolare specifici circuiti neurali, avvalendosi però di campi magnetici, anziché della luce, per penetrare nel tessuto cerebrale in maniera non invasiva.

Il progetto SynMech può contare su un gruppo di lavoro eterogeneo che riunisce fisici, chimici, ingegneri, biologi molecolari, neurofisiologi e medici, e vede coinvolte diverse discipline, inclusa la nanotecnologia (con lo sviluppo di nanoparticelle magnetiche biocompatibili, da parte dell’Università di Verona), l'ingegneria elettronica (con lo sviluppo di stimolatori elettromagnetici ad alta permeabilità, da parte del Julich Research Center, Germania e dell’azienda Brain Science Tools, Paesi Bassi), l’ingegneria genetica (da parte dell’Università di Trieste e del CNR di Milano), l’elettrofisiologia e la microscopia ad alta risoluzione (da parte dell’Università di Trieste e del German Center for Neurodegenerative Diseases di Magdeburgo) e approcci preclinici (con stimolazioni magnetiche transcraniche per epilessia e ictus, da parte dell’Università di Utrecht, Paesi Bassi).

Abstract
Finanziato dal programma Horizon con 3 mln di euro punta a sviluppare una tecnologia di neurostimolazione altamente innovativa
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Inaugurato OptImaTo, laboratorio che svela i segreti della materia con i raggi X

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L’Università di Trieste inaugura un nuovo laboratorio all’avanguardia: il laboratorio del gruppo OptImaTo (Optimal Imaging and Tomography), allestito ad Elettra Sincrotrone Trieste e guidato dal fisico di fama internazionale Pierre Thibault, professore ordinario di fisica applicata dell’ateneo.

FOTO E VIDEO DEL LABORATORIO

OptImaTo è dotato di strumenti all'avanguardia che, combinati, rendono il laboratorio unico nel suo genere: un braccio robotizzato manipola i campioni da analizzare su scala micrometrica, mentre la potente sorgente a raggi X ad anodo liquido e il rivelatore photon-counting offrono immagini di massima qualità in tempi brevissimi.

L’unicità del laboratorio risiede proprio nel metodo di utilizzo combinato di questi strumenti: il potenziale per l’acquisizione di nuovi risultati e lo sviluppo di tecniche innovative è quindi straordinario.

“Nel nostro laboratorio stiamo lavorando su metodi di imaging che rivelano caratteristiche della materia invisibili con le tecniche raggi X convenzionali – spiega Pierre Thibault, professore ordinario di fisica applicata presso il Dipartimento di Fiisica dell’Università di Trieste – Le applicazioni saranno strategiche per l’industria, per lo sviluppo di nuovi materiali e per il monitoraggio dei cambiamenti climatici, grazie alla possibilità di studiare nel profondo le alterazioni causate dall’inquinamento ad esempio negli animali marini. Interessanti anche gli studi su delicati reperti fossili ed archeologici che possono essere investigati come mai prima d’ora. I raggi X attraversano la materia e le “foto” che così si ottengono riproducono il loro grado di assorbimento da parte dell’oggetto. Sfruttando le conoscenze sull’interazione dei raggi X con la materia, siamo in grado di produrre  immagini derivanti da fenomeni come la rifrazione o lo scattering dei raggi. In tal modo riusciamo a cogliere non solo più dettagli ma addirittura caratteristiche completamente nuove”.

Nato grazie ad un finanziamento europeo ERC (Horizon 2020) del valore di circa 2.2 milioni di euro ottenuto dal prof. Thibault per lo studio sul tema Scattering-Based X-ray Imaging and Tomography, la nuova struttura di ricerca consente di scattare immagini dell’interno di oggetti.

UniTS e il centro di ricerca internazionale Elettra Sincrotrone Trieste hanno stretto un accordo per consentirne l’insediamento a Trieste, collaborando e contribuendo alla creazione di un team di dottorandi, ospitando la maggior parte delle attività sperimentali e mettendo a disposizione gli spazi.

“Inaugurare oggi il nuovo laboratorio OptImaTo nella sede di Elettra Sincrotrone testimonia non solo l’eccellenza della nostra ricerca e dei docenti che hanno scelto di far parte del nostro ateneo – commenta il rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda – ma anche lo stretto rapporto di collaborazione e fiducia che ci lega con le straordinarie realtà scientifiche del territorio. I ricercatori avranno da oggi un nuovo strumento per avanzare la conoscenza in ambiti strategici per la società”.

Il Presidente di Elettra Sincrotrone Trieste, professor Alfonso Franciosi, ha così commentato: "Tutte le grandi infrastrutture di ricerca internazionali come Elettra Sincrotrone Trieste fioriscono anche grazie alla stretta collaborazione con le Università del territorio, prima fra tutte l'Università di Trieste. Siamo stati quindi felici di collaborare con UniTs nell'allestimento del laboratorio OptimaTo, che grazie alla guida del professor Thibault potrà offrire agli utenti internazionali di Elettra Sincrotrone Trieste un'importante risorsa complementare alle nostre macchine di luce Elettra e FERMI, sorgenti di brillanza insuperabile nell'intervallo dei raggi X".

La tecnica utilizzata

La tecnica adottata e sviluppata dal gruppo, molto efficace e insolita, è l’utilizzo di semplice carta vetrata come marcatore dei raggi X. Quando viene inserita tra la sorgente di raggi X e il campione, infatti, la carta vetrata produce una caratteristica distorsione dell’illuminazione dei raggi X “a macchia di leopardo”. Attraversando il campione, l’illuminazione così “frammentata” a livello spaziale trasporta con sé le informazioni sull’assorbimento, rifrazione e scattering, rivelandone caratteristiche inedite.

I dati raccolti con questa tecnica innovativa e originale necessitano di un’interpretazione con metodi computazionali capaci di capire e ricostruire cosa è successo ai raggi X quando hanno attraversato il campione.

Questo problema, tecnicamente chiamato “problema inverso”, vede il team dell’Università di Trieste eccellere nello sviluppo di metodi computazionali che consentono di decodificare      l’interazione della materia con i raggi X e il disturbo causato, ad esempio, da vibrazioni e rumori che normalmente avvengono durante l’esperimento.

Abstract
Allestito a Elettra Sincrotrone il nuovo laboratorio di fisica di UniTS guidato dal fisico di fama internazionale Pierre Thibault
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PhD Top Stories - Ferite difficili e medicina rigenerativa

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Roman Vuerich - Corso di Dottorato in Biomedicina molecolare

Non tutto il grasso vien per nuocere – una nuova terapia di medicina rigenerativa per le ferite difficili 

Promozione della rivascolarizzazione delle ferite ischemiche attraverso la formazione di vasi ibridi tra donatore e ricevente

Le ferite difficili sono lesioni cutanee dolorose che non guariscono e spesso peggiorano nel tempo. Ciò è tipicamente causato dalla coesistenza di patologie croniche sottostanti, come il diabete e le arteriopatie periferiche, che impediscono un'adeguata vascolarizzazione della ferita. Senza un sufficiente apporto di ossigeno e nutrienti da parte del sangue, la ferita non può guarire correttamente.

Si tratta di una condizione comune nelle persone di età superiore ai 60 anni, almeno tanto quanto l'insufficienza cardiaca, con limitazioni significative nelle attività quotidiane. Inoltre, l'incidenza è in aumento a causa dell'incremento dell'età media della popolazione, dei casi di diabete e delle malattie croniche. Le ricadute economiche a causa delle ferite difficili sono considerevoli, con circa il 3% del budget sanitario globale speso per il loro trattamento. Solo in Italia, il costo del trattamento delle ferite difficili ammonta a oltre 3 miliardi di euro all'anno, poiché spesso richiedono terapie specialistiche e costose. In aggiunta, i pazienti con ferite difficili possono subire una riduzione della capacità lavorativa e richiedere un'assistenza sanitaria continua.

Le terapie attualmente disponibili per le ferite difficili prevedono l'uso di sostituti cutanei per promuovere la guarigione della ferita, ma la loro efficacia è ostacolata dalla scarsa vascolarizzazione che tipicamente è alla base di questa patologia. Per affrontare questo problema e promuovere la rivascolarizzazione della ferita, abbiamo sviluppato una nuova terapia che utilizza la frazione vascolare stromale (in inglese – Stromal Vascular Fraction, SVF). La SVF è una popolazione eterogenea di cellule derivate dal grasso che contiene tutti i mattoncini necessari per la formazione di nuovi vasi sanguigni. Per studiare gli effetti terapeutici di questa nuova terapia, abbiamo sviluppato un modello preclinico di ferita ischemica che simula realisticamente la patologia che si verifica nell'uomo. Abbiamo quindi applicato sulla ferita le cellule della SVF prelevate dal grasso sottocutaneo dei pazienti, ottenuto mediante liposuzione.

Dopo una sola settimana, le cellule della SVF sono state in grado di formare una nuova rete vascolare funzionale, collegata al flusso sanguigno attraverso i vasi preesistenti nella ferita (Figura in alto a destra). Il ripristino del normale apporto di sangue in seguito alla formazione dei nuovi vasi sanguigni ha accelerato significativamente il processo di guarigione rispetto alle terapie convenzionali e ha permesso la chiusura della ferita dopo sole tre settimane. Inoltre, abbiamo dimostrato che le cellule derivate da pazienti diabetici, che sono il bersaglio principale di questa terapia, possono essere espanse in un bioreattore, preservando il potenziale terapeutico della SVF.

Abbiamo così caratterizzato il duplice meccanismo d'azione della nostra terapia. Da un lato, le cellule che compongono i vasi della SVF si sono innestate ed espanse nel letto della ferita, contribuendo direttamente alla formazione di nuovi vasi. Dall’altro lato, una popolazione di progenitori fibro-adipogenici produceva dei fattori di crescita che supportavano ulteriormente l'espansione e la funzione della nuova vascolarizzazione. Questi dati hanno importanti implicazioni cliniche, in quanto rappresentano un passo avanti verso l'adozione riproducibile ed efficace della SVF come cura standard per le ferite difficili.

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Centenario de La coscienza di Zeno: i primi eventi sono a cura di UniTS

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Il primo maggio del 1923 l’editore Cappelli di Bologna pubblica l’ultimo romanzo di Italo Svevo, La coscienza di Zeno. Un secolo dopo a Trieste si vuole ricordare l’apparire e il successivo imporsi di uno dei massimi capolavori della letteratura europea del Novecento con una serie di eventi, compresi nelle attività del Protocollo d’intesa per la celebrazione del Centenario de La coscienza di Zeno, che sarà firmato venerdì 26 maggio, alle ore 10.30, nel salotto azzurro del Palazzo municipale, da Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia "Il Rossetti" e Fondazione Teatro Stabile Lirico Giuseppe Verdi. L’accordo mira a realizzare un variegato programma di proposte ed è stato elaborato dai soggetti che maggiormente si occupano, a Trieste, della promozione della letteratura e della lettura in tutti i suoi aspetti, già protagonisti di interventi multidisciplinari a tema realizzati in collaborazione. L’Università, in particolare, contribuirà al progetto complessivo organizzando convegni, eventi espositivi, incontri, conferenze, presentazioni, concerti e iniziative a favore di alunni e studenti.

La celebrazione del Centenario prevede numerose attività distribuite nel 2023 che proseguiranno fino al primo semestre 2024 per la parte divulgativa e di documentazione.

In questa cornice il programma parte il prossimo martedì 23 maggio alle 18.30 alla Stazione Rogers (Riva Grumula, 14 - Trieste) con l’incontro A 100 anni da La coscienza di Zeno: studiare Italo Svevo oggi, a cura del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste. A discutere dell’eredità sveviana e del Fondo Fonda Savio saranno Elvio Guagnini, fondatore dell’Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale di Trieste, professore emerito di Letteratura italiana dell’Università di Trieste, e Nicoletta Zanni, già docente di Museologia e Critica d’arte nello stesso Ateneo. A moderare Paolo Quazzolo, docente di Storia del teatro ed ex coordinatore scientifico del Sistema Museale dell’Università di Trieste. 
Il Fondo Fonda Savio fa parte dell’Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale ed è custodito all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste. Frutto di un’importante donazione della figlia di Svevo, Letizia Fonda Savio, il Fondo conserva una collezione di libri, carte geografiche, quadri e disegni, oltre a quanto rimane della biblioteca posseduta da Italo Svevo. L’incontro è realizzato nell’ambito della convenzione tra l’Università di Trieste e l’associazione Stazione E.N. Rogers.

Giovedì 25 maggio alle 11 nella Sala del Museo Sveviano, Enza del Tedesco, docente di Letteratura italiana contemporanea, presenterà il volume La coscienza di Zeno nel commento di Sandro Briosi edito da Carocci (evento riservato alle scuole e all'università). Alla presentazione seguirà la visita al Museo Sveviano guidata dal direttore Riccardo Cepach.

La Festa di letture e musiche in occasione del Centenario de La coscienza di Zeno chiuderà invece la rassegna Rose libri musica e vino organizzata da Units e dalla cooperativa sociale Agricola Monte San Pantaleone nel grande roseto del Parco di San Giovanni. L’appuntamento, in programma venerdì 26 maggio dalle ore 20, vedrà come ospite d’eccezione il celebre scrittore e germanista Claudio Magris che ripercorrerà, insieme a Helena Lozano Miralles, docente di Lingua e Traduzione spagnola dell’Università di Trieste, la storia de La coscienza di Zeno. L’attore Valentino Pagliei leggerà dei brani del romanzo che si alterneranno a musiche klezmer e ad alcune delle canzoni più note al tempo di Svevo interpretate dalla MaxMaber Orkestar. Ad introdurre la serata saranno Tiziana Piras, docente di Letteratura italiana dell’Università di Trieste e Riccardo Cepach, responsabile del Museo Sveviano del Comune di Trieste.

Dal 31 maggio al 4 giugno e dal 6 giugno al 10 giugno troviamo un’altra iniziativa dedicata alle celebrazioni sveviane. In cerca di Zeno per le strade di Trieste" è un percorso che condurrà i partecipanti attraverso il centro cittadino per rievocare alcune delle pagine più famose de La coscienza di Zeno. La performance narrativa è a cura dei Letteraturisti, il gruppo di ricerca attivo all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste che ormai da qualche anno collabora attivamente con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che cura la proposta in collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

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UniTS aderisce alla Giornata Mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo

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L'Università di Trieste partecipa alle celebrazioni per la Giornata Mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo, che si svolge ogni anno il 21 maggio, illuminando di blu la facciata dell'Edificio A di Piazzale Europa.
 
La Giornata è stata istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in seguito all'adozione da parte dell'UNESCO della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale avvenuta nel 2001.

Scopo dell'iniziativa è riconoscere gli straordinari benefici delle culture del mondo, incluso il ricco patrimonio immateriale, e riaffermare l'impegno della comunità internazionale nei confronti del dialogo interculturale per il raggiungimento della pace e dello sviluppo sostenibile, come richiamato anche dall'Agenda 2030 dell'ONU.
 

 

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Alluvione in Emilia Romagna: diamo il nostro contributo!

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L’Università degli Studi di Trieste è vicina alle vittime dell’alluvione in Emilia Romagna e alle loro famiglie.

Certi di interpretare il diffuso senso di solidarietà presente anche nella nostra comunità, segnaliamo la raccolta fondi attivata dalla Regione Emilia Romagna a favore delle vittime di questa terribile calamità.

Questi i siti a cui è possibile collegarsi per effettuare le donazioni PROTEZIONE CIVILE EMILIA ROMAGNA e CROCE ROSSA

Diamo tutti il nostro contributo!

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Centenario "La coscienza di Zeno": firmato il protocollo

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E' stato firmato nel Salotto Azzurro del Comune di Trieste il Protocollo per le celebrazioni del centenario della pubblicazione della Coscienza di Zeno, capolavoro della letteratura europea del Novecento che pone Trieste - coprotagonista del romanzo interamente ambientato in città - alla ribalta della letteratura mondiale assieme al geniale, ironico, sperimentale e, fino ad allora misconosciuto, talento letterario Ettore Schmitz, alias Italo Svevo.

Il protocollo è stato siglato dal Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, dal Prorettore dell’Università degli Studi di Trieste Valter Sergo, dal Presidente del Teatro Stabile Stabile del Friuli Venezia Giulia “Il Rossetti” Francesco Mario Granbassi e da Giuliano Polo, Sovrintendente della Fondazione Teatro stabile Lirico Giuseppe Verdi Trieste.

Si tratta di un documento di intesa programmatico che ha l’obiettivo di ottimizzare le risorse, coordinare le azioni di promozione e valorizzazione di Trieste città della letteratura e calendarizzare l’offerta culturale legata alla ricorrenza sveviana, valorizzandone così la pluralità e le peculiarità apportate da ciascuno dei firmatari.

A dare ufficialmente il “la” alle celebrazioni di questo importante ricorrenza è stato il Museo sveviano di Trieste il 19 dicembre 2022 durante l’annuale appuntamento con “Buon Compleanno Svevo” con la mostra La quintessenza di Zeno. 100 anni di un classico moderno,  aperta al pubblico e il cui percorso espositivo ripercorre la genesi, la fortuna, le fonti, le teorie e le tematiche di questo romanzo che, da iniziale fiasco letterario, ha saputo trasformarsi in un classico della letteratura mondiale, attingendo alle collezioni del museo letterario nato dalla generosa donazione di Letizia Svevo Fonda Savio, figlia dello scrittore.

Il calendario delle celebrazioni prevede numerose altre attività promosse dal Comune di Trieste in seno al protocollo e distribuite a partire dalla seconda metà del 2023, tra cui il convegno internazionale dal titolo I mondi di Zeno - la cui call è stata diffusa proprio in questi giorni. Il Museo Sveviano è stato contattato da numerosi docenti appartenenti alle principali università italiane (Massimiliano Tortora della Sapienza di Roma, Fabio Vittorini dell'Università di Bologna, Silvia Contarini dell'Università di Bologna e Sergia Adamo dell'Università di Trieste), tra i massimi studiosi sveviani contemporanei che uniranno le forze in questo importante incontro di studi, i cui atti saranno pubblicati nel 2024.

Il convegno si svolgerà a dicembre in concomitanza con l’evento clou di questo anno sveviano, l’inaugurazione del nuovo Museo LETS – LetteraturaTrieste che ospiterà, accanto agli spazi dedicati a James Joyce e Umberto Saba ed alla grande galleria dedicata agli altri scrittori legati a Trieste, anche il nuovo allestimento del Museo Sveviano. L’inaugurazione sarà un’occasione di festa per la città, che si illuminerà lungo le vie che da Piazza dell’Unità d’Italia portano a Piazza Hortis con le parole di Svevo, Joyce e Saba a fare da luminarie e letture/concerto offerti lungo il percorso.

Accanto agli eventi di parola dedicati ad un pubblico di specialisti ed alla comunità scientifica - tra cui un secondo convegno internazionale a cura dell’Università di Trieste incentrato sulla  riscrittura, le traduzioni e la ricezione della Coscienza - sono molte anche le proposte di carattere divulgativo, affidate soprattutto al medium emotivamente più coinvolgente e spettacolare, il teatro. 

Ispirata al romanzo di Italo Svevo, scritta e diretta da Gioia Battista da un'idea di Riccardo Cepach curatore del Museo sveviano è l’azione teatrale Le voci della Coscienza messa in scena in prima assoluta per Buon compleanno Svevo 2022 e di cui sono previste quattro repliche. Dal botta e risposta epistolare tra l’autore e l’editor Attilio Frescura, cui l’editore Cappelli nel 1923 aveva affidato il compito di dare qualche ritocco al romanzo, è tratto il dialogo a tre tra l'autore Italo Svevo, il personaggio protagonista Zeno ed il narratario della Coscienza, l'infido dottor. S.  Il battibecco fra le diverse istanze narrative del romanzo e la continua sovrapposizione di punti di vista ricostruiscono con grande efficacia - ed ironia -  la macchina narrativa del capolavoro sveviano, rendendo umanissima e vera la voce del pur sempre inattendibile Zeno Cosini.

A portare Italo Svevo sul palcoscenico sarà invece il Teatro Stabile Stabile del Friuli Venezia Giulia Il Rossetti che inaugurerà la stagione 2023-2024 con una nuova, grande produzione sveviana per la regia di Paolo Valerio e che riprenderà a partire da ottobre 2023, anche “Svevo” di e con Mauro Covacich in cui lo scrittore triestino indaga proprio nella vita e nella scrittura di Svevo, analizzando approfonditamente il suo capolavoro. 

Le celebrazioni triestine dedicate a Svevo comprendono naturalmente conferenze e presentazioni  di libri - tra cui si segnala la ripresa della rassegna UniTS & LETS in collaborazione tra Museo LETS-Letteratura Trieste e Università di Trieste – e percorsi didattico-laboratoriali per studenti. Non mancheranno speciali itinerari sveviani anche in versione digitale, grazie a Va’ dove ti porta la Coscienza  - una mappa speciale che consentirà di ripercorrere le vie di Trieste avendo come guida  la narrativa sveviana e come punti di interesse i luoghi co-protagonisti dei suoi racconti e romanzi - ed altre attività di animazione e promozione di Trieste città letteraria, pensate per i turisti e per un pubblico più ampio di triestini appassionati lettori. Dal 31 maggio al 4 giugno e dal 6 giugno al 10 giugno si potrà infatti già andare In cerca di Zeno per le strade di Trieste seguendo un percorso che condurrà i partecipanti attraverso il centro cittadino per rievocare alcune delle pagine più famose della Coscienza. La performance narrativa è a cura dei Letteraturisti, il gruppo di ricerca attivo all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste che da qualche anno collabora attivamente con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che cura la proposta in collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

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