Dalla realtà virtuale all’active room: nuovi protocolli transfrontalieri per la riabilitazione post-ictus Read more about Dalla realtà virtuale all’active room: nuovi protocolli transfrontalieri per la riabilitazione post-ictus Immagine Titolo (41).jpg Data notizia Wed, 20/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Sono stati presentati a Trieste i risultati del progetto di ricerca clinica transfrontaliero X-BRAIN.net – Network per la cooperazione transfrontaliera finalizzata alla riabilitazione del paziente post-ictus con tecnologie innovative, finanziato dal Programma Interreg Italia–Slovenija con un budget complessivo di 750 mila euro.Coordinato dal Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università di Trieste, il progetto ha visto la partecipazione del Centro di Ricerche Scientifiche di Capodistria, della Clinica Neurologica dell’Ospedale di Cattinara dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina e dell’Unità di Neurologia dell’Ospedale Generale di Isola.Obiettivo del progetto è rendere più efficace la riabilitazione post-ictus, una sfida cruciale per la sanità di oggi, attivando fin dai primi giorni un protocollo mirato e potenziato dall’impiego di tecnologie innovative. «L’approccio multimodale – spiega il professor Gianni Biolo dell’Università di Trieste, coordinatore del progetto – ha combinato integrazione nutrizionale, allenamento cognitivo tramite realtà virtuale e attività pre-abilitative per garantire il mantenimento della massa muscolare, della forza e di modulare i processi di riorganizzazione del sistema nervoso centrale tipici dell’immobilità, favorendo un recupero più rapido al termine del periodo di inattività».La fase sperimentale è stata condotta su volontari sani, con età media di 68 anni, sottoposti a dieci giorni di allettamento. «Dal punto di vista nutrizionale – prosegue Biolo - siamo intervenuti con un potenziamento dell’apporto proteico, passando da 0,8 a 1,4 grammi per chilogrammo di peso al giorno, e introducendo l’assunzione quotidiana di 3,5 grammi dell’aminoacido leucina che sono in grado di garantire il mantenimento della massa muscolare».«Attraverso ambienti immersivi e multisensoriali – illustra il dottor Luka Šlosar del Centro di Ricerche Scientifiche di Capodistria – i volontari hanno svolto un allenamento mentale che ha preservato il flusso di informazioni neuromuscolari e modulato i processi di riorganizzazione del sistema nervoso centrale. In questo modo è stato possibile favorire il mantenimento della forza muscolare e accelerare i tempi di recupero».«L’ictus rappresenta una delle principali cause di disabilità a livello mondiale – sottolinea il professor Paolo Manganotti, direttore della Clinica Neurologica dell’Ospedale di Cattinara – con conseguenze che incidono profondamente sulla vita quotidiana. Intervenire fin dai primi giorni con programmi riabilitativi mirati è fondamentale per recuperare funzioni compromesse e migliorare la qualità della vita. Grazie al progetto abbiamo potuto allestire un’active room interamente dedicata alla fase acuta, dotata di dispositivi di realtà virtuale che consentono esercizi sicuri, stimolanti e personalizzati. L’aspetto immersivo e interattivo aumenta la motivazione del paziente e la costanza, elementi decisivi per il successo del recupero». Abstract Presentati i risultati di X-BRAIN.net, progetto transfrontaliero Interreg Italia-Slovenija guidato da UniTS. Tra i partner ASUGI, Centro di Ricerche di Capodistria e Ospedale Generale di Isola Mostra nel diario Off Fotogallery
Un sensore portatile per scovare inquinanti chimici nell’acqua: nel team anche UniTS Read more about Un sensore portatile per scovare inquinanti chimici nell’acqua: nel team anche UniTS Immagine NEWS_Pasquato_Lucia.png Data notizia Thu, 21/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Un sensore portatile, economico e capace di rilevare in pochi minuti la presenza di sostanze chimiche inquinanti (PFAS) nelle acque. È il risultato di uno studio coordinato da Marcello Berto dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con Pierangelo Metrangolo del Politecnico di Milano e Lucia Pasquato dell’Università di Trieste. La ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista Advanced Functional Materials e si inserisce nel progetto PRIN-Nifty finanziato dal MUR.I PFAS, sostanze alchiliche poli e perfluorurate, sono composti chimici usati in numerosi prodotti di consumo, dalle padelle antiaderenti ai tessuti impermeabili. Resistenti alla degradazione, si accumulano nei tessuti viventi e si diffondono nell’ambiente – acqua, suolo e aria – anche per grandi distanze, tanto da essere oggi tra gli inquinanti più insidiosi per la salute.Il sensore sviluppato dai tre atenei risponde a questa esigenza: si basa su un transistor organico a modulazione di elettrolita, in grado di distinguere diversi tipi di PFAS grazie a uno speciale rivestimento molecolare progettato dal gruppo di ricercatori UniTS.«Il cuore del sensore – spiega Lucia Pasquato, docente di Chimica organica al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche – è un elettrodo d’oro rivestito da un monostrato auto-assemblato misto (SAM), formato da due tipi di molecole. Il nostro gruppo lavora da oltre 15 anni su questi rivestimenti, in particolare su quelli che contengono molecole fluorurate, e abbiamo sviluppato le competenze per progettarli in modo da renderli stabili, riproducibili ed efficaci. In questo caso si trattava di creare un SAM che portasse l’acqua da analizzare a contatto con l’elettrodo e che allo stesso tempo fosse in grado di interagire con i PFAS. Per farlo abbiamo combinato due componenti: tioli fluorurati, che grazie alle interazioni fluoro-fluoro favoriscono il riconoscimento dei contaminanti, e tioli idrofilici, che migliorano la bagnabilità della superficie. Questa combinazione, insieme alle competenze dei gruppi di UniMoRe e PoliMi, ha permesso di arrivare a un sensore portatile, economico e molto performante». L’articolo completo su Advanced Functional Materials Abstract Il gruppo di ricerca di Lucia Pasquato (DSCF) ha progettato il rivestimento molecolare che rende selettivo il nuovo dispositivo Mostra nel diario Off
A Silvia Palmisano l’EAES Research Grant 2025 Read more about A Silvia Palmisano l’EAES Research Grant 2025 Immagine Titolo (38).jpg Data notizia Wed, 13/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia È stato assegnato alla prof.ssa Silvia Palmisano, docente di Chirurgia generale all’Università di Trieste, e al suo team l’EAES Research Grant, riconoscimento internazionale conferito dall’Associazione Europea di Chirurgia Endoscopica (EAES) per il progetto Teaching Rectal Surgery through Artificial Intelligence Navigation – TRAIN Study.Lo studio, che coinvolge un network internazionale di esperti, punta a migliorare la formazione in chirurgia del retto attraverso l’integrazione di sistemi di navigazione basati su intelligenza artificiale.Fondata nel 1990, l’EAES è una delle principali organizzazioni internazionali nel campo della chirurgia endoscopica e delle tecniche interventistiche correlate, attiva nella promozione di attività di formazione, ricerca e sviluppo, oltre che nell’organizzazione di congressi scientifici di alto livello. Il grant, del valore complessivo di 30.000 euro assegnato annualmente a due o tre progetti accuratamente selezionati, sostiene attività di ricerca clinica e traslazionale per promuovere una chirurgia mininvasiva sicura e di alta qualità.Per la prof.ssa Palmisano, che è anche dirigente medico della struttura complessa di Clinica Chirurgica dell'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, il conferimento del grant "valorizza il lavoro di squadra e la collaborazione internazionale". Abstract Finanziato dall’Associazione Europea di Chirurgia Endoscopica un progetto di formazione chirurgica che applica l’AI Mostra nel diario Off
Collezioni storiche e cambiamenti climatici: UniTS coinvolta in una ricerca innovativa nella laguna di Venezia Read more about Collezioni storiche e cambiamenti climatici: UniTS coinvolta in una ricerca innovativa nella laguna di Venezia Immagine Titolo (36).jpg Data notizia Mon, 11/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Il Dipartimento di Scienze della Vita (DSV) dell’Università di Trieste è partner di un progetto che utilizza tecnologie all’avanguardia per ricostruire l’evoluzione ambientale della laguna di Venezia attraverso l’analisi di macroalghe storiche e contemporanee. Coordinata dal professor Stefano Loppi dell’Università di Siena, l’iniziativa applica per la prima volta in Italia una nuova strumentazione a raggi X ad alta precisione, recentemente acquisita con fondi PNRR dall’Ateneo senese, che consente di rilevare il contenuto di metalli nei campioni senza danneggiarli.Il gruppo di lavoro dell’Università di Trieste è formato dai professori Annalisa Falace (Botanica ambientale e applicata) e Stefano Martellos (Botanica sistematica), con la collaborazione delle dottorande Alessandra Metalli e Linda Seggi (corso di dottorato in Ambiente e Vita). L’attività del team UniTS si concentra su tre fronti: la raccolta in campo delle macroalghe attualmente presenti nella laguna, svolta nel mese di giugno, la messa a disposizione di competenze specialistiche nella tassonomia e biologia delle alghe e la valorizzazione scientifica delle collezioni museali, in particolare quelle storiche.Oggetto di studio saranno infatti oltre 200 campioni d’alga risalenti agli anni ’30, custoditi nell’algario Vatova-Schiffner del Museo di Storia Naturale di Venezia sotto la cura della dottoressa Raffaella Trabucco, che verranno confrontati con esemplari attuali raccolti dal gruppo di ricerca triestino.“È la prima volta in Italia che questa tecnologia viene applicata a campioni d’erbario di macroalghe”, sottolinea il professor Stefano Martellos. “Le analisi sono completamente non invasive e consentono di preservare collezioni museali uniche e irripetibili, ampliandone le potenzialità di ricerca”.“Le macroalghe sono ottimi bioindicatori – aggiunge Martellos – e analizzarne la composizione chimica su un arco temporale di quasi un secolo ci permette di ricostruire con precisione l’impatto dell’attività umana sull’ecosistema lagunare, fornendo dati preziosi per una gestione ambientale più consapevole”.“Le potenzialità sono enormi – commenta il professor Loppi, coordinatore del progetto –. Possiamo riscrivere la storia ambientale dei nostri territori, rendendo accessibile un patrimonio scientifico finora poco esplorato”.Il progetto si concluderà entro l’anno e i risultati saranno presentati in due importanti appuntamenti scientifici internazionali: la XI International Plant Science Conference e la 3rd Conference of the International Association for Biomonitoring of Environmental Pollution. Abstract Falace e Martellos (DSV) partecipano a uno studio interdisciplinare che, grazie a una tecnologia innovativa, analizza le macroalghe per ricostruire un secolo di cambiamenti ambientali Mostra nel diario Off
Benessere lavorativo nelle aziende sanitarie: UniTS partecipa al progetto CompAct Read more about Benessere lavorativo nelle aziende sanitarie: UniTS partecipa al progetto CompAct Immagine Titolo (31).jpg Data notizia Fri, 25/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Territorio e società Testo notizia È stato ufficialmente avviato Compassionate Leadership – CompAct, il progetto promosso e finanziato dalla Regione Veneto come strategia di intervento nei confronti del sempre più allarmante aumento delle dimissioni non programmate. Il progetto mira ad adattare il modello della compassionate leadership al contesto sanitario italiano, proponendo una leadership capace di riconoscere il disagio delle persone nei luoghi di lavoro, comprenderne le cause e intervenire per promuovere un’organizzazione del lavoro più sostenibile, basata sul “prendersi cura di chi cura”.L’Università di Trieste è partner scientifico di riferimento per la fase di adattamento e validazione del modello internazionale al contesto italiano, insieme alle Università di Milano, Padova e Verona. Per UniTS partecipano la prof.ssa Sara Cervai (Psicologia del lavoro e delle organizzazioni) e il prof. Gabriele Blasutig (Sociologia dell’organizzazione), entrambi afferenti al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.Il progetto risponde alle sfide poste dal fenomeno delle grandi dimissioni (great resignation) e dal crescente disagio che interessa il personale sanitario, proponendo un approccio fondato sulla cura reciproca, sulla responsabilità relazionale e sul benessere organizzativo.Elaborata attraverso i contributi scientifici di Michael West (King Fund UK), la compassionate leadership è un modello già sperimentato con successo in altri Paesi Europei e, in particolare, nel Regno Unito, in grado di migliorare il clima interno, ridurre il burnout e accrescere la soddisfazione di operatori e pazienti, specialmente nei contesti ad alta esposizione emotiva come la sanità. «A livello internazionale i risultati sono promettenti, - sostiene la prof.ssa Sara Cervai - dobbiamo comprendere come questo modello possa funzionare nella realtà italiana, in un sistema sanitario pubblico in cui le persone esprimono allarmanti livelli di sofferenza. Siamo consapevoli di quanto i ruoli dirigenziali possano incidere sul benessere dei collaboratori, e intendiamo supportare leader e collaboratori a ritrovare motivazione e benessere nell’esercizio della loro professione, con un approccio scientifico». CompAct si sviluppa come progetto di ricerca-azione della durata di due anni, con sperimentazione sul campo in due ULSS venete (ULSS 3 Serenissima e ULSS 4 Veneto Orientale), e il coinvolgimento diretto del top e middle management in tre unità operative (area medica, emergenza-urgenza, cure primarie).In questo quadro, l’Università di Trieste è responsabile dell’adattamento culturale del modello, attraverso la traduzione, la rielaborazione e il confronto con buone pratiche già esistenti, in dialogo con i professionisti coinvolti. Le successive fasi prevedono l’implementazione nelle aziende, la validazione scientifica e la disseminazione dei risultati. «Ci attendono molte sfide, linguistiche e culturali - spiega Cervai - già a partire dal diverso significato che il termine compassionate ha rispetto all’italiano; compassione va inteso come comprensione e sostengo, non come pietà e buonismo».Gli altri partner accademici cureranno la validazione quantitativa (prof. Paolo Gubitta, Università di Padova) e qualitativa (prof.ssa Elisa Ambrosi, Università di Verona) e la disseminazione (prof. Federico Lega, Università di Milano). Alla Regione Veneto spetterà, oltre al coordinamento del progetto, anche l’implementazione nelle aziende sanitarie coinvolte.L’incontro di avvio si è svolto a Venezia, nella Scuola Grande di San Marco Evangelista, alla presenza dell’Assessore alla Sanità e del Direttore generale della Sanità della Regione Veneto, dei Direttori generali delle due ULSS aderenti e dei rappresentanti delle università coinvolte.Il progetto rientra tra le azioni strategiche definite dalla DGR n. 960/2024 della Regione Veneto per contrastare la crisi di retention del personale sanitario pubblico e rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, mondo accademico e sistema sanitario. Abstract Iniziativa della Regione Veneto per "prendersi cura di chi cura". Cervai e Blasutig (DiSPeS) cureranno l'adattamento del modello di "compassionate leadership" al contesto italiano Mostra nel diario Off
Economia blu e innovazione: UniTS nel progetto Interreg Leap to Blue Read more about Economia blu e innovazione: UniTS nel progetto Interreg Leap to Blue Immagine Titolo (34).jpg Data notizia Tue, 29/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Testo notizia Favorire l’innovazione, la transizione digitale e green e la cooperazione tra piccole e medie imprese italiane e croate attive nei settori dell’economia blu: è questo l’obiettivo del progetto LEAP TO BLUE – Unleash the potential for joint transition in the blue economy, finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia 2021–2027 e avviato ufficialmente con il kick-off meeting che si è svolto presso l’Università di Zara.L’Università di Trieste è partner scientifico del progetto attraverso il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche (DEAMS), con un team coordinato dalla prof.ssa Rubina Romanello e composto da docenti, assegnisti di ricerca e personale tecnico-amministrativo: Guido Bortoluzzi, Alberto Dreassi, Chiara Marinelli, Antonio Eusebio Fiori e Piero Gabrielli. Il progetto, che ha come capofila l’Università di Zara e una durata prevista di tre anni, dispone di un budget complessivo di oltre sei milioni di euro e prevede per UniTS un finanziamento di quasi un milione.LEAP TO BLUE affronta sfide condivise dalle regioni costiere di Italia e Croazia, connesse all’adozione di tecnologie avanzate, allo sviluppo di competenze digitali e ambientali, all’accesso ai mercati internazionali e alla riduzione dei divari territoriali. Le difficoltà che molte PMI incontrano nel percorso verso la transizione verde e digitale, insieme agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, impongono risposte integrate e una visione transfrontaliera.Il progetto intende coinvolgere oltre 150 piccole e medie imprese, sostenendole nell’adozione di pratiche sostenibili e innovative, nella creazione di nuova occupazione e nell’espansione verso nuovi mercati. Per raggiungere questi obiettivi, LEAP TO BLUE promuoverà attività di formazione e accompagnamento, faciliterà la nascita di collaborazioni tra imprese attraverso eventi di networking e attiverà uno schema di voucher articolato in due bandi, per consentire alle PMI di accedere a servizi specialistici dedicati all’innovazione, alla crescita e all’internazionalizzazione.L’Università di Trieste partecipa attivamente a tutte le fasi del progetto e avrà un ruolo specifico in due Work Package chiave. Nell’ambito del WP2 – Cross-Border Partnerships and Service Launch for Blue Economy Transformation, UniTS prenderà parte ai workshop destinati a promuovere le opportunità offerte dal progetto a fornitori di servizi e PMI italiane e croate, ospitando uno degli incontri previsti direttamente a Trieste. Nel WP3 – Sustainability model for upskilling and reskilling to enable competitive and sustainable cross-border blue economy, contribuirà invece alla definizione del sistema di monitoraggio sullo sviluppo delle competenze e del capitale umano, elemento strategico per garantire una crescita sostenibile e durevole dell’economia blu nel contesto adriatico.Durante la conferenza stampa inaugurale a Zara, la prof.ssa Romanello ha dichiarato che l’Università di Trieste è particolarmente soddisfatta di essere parte attiva di un’iniziativa che punta a rafforzare l’ecosistema dell’economia blu nel bacino adriatico, attraverso la collaborazione tra realtà accademiche, imprese e istituzioni. Il progetto – ha sottolineato – rappresenta un’occasione concreta per accompagnare le PMI verso modelli più sostenibili e digitali, creando nuove sinergie su entrambe le sponde dell’Adriatico.LEAP TO BLUE coinvolge sei partner principali: oltre all’Università di Trieste e all’Università di Zara, partecipano la Croatian Chamber of Economy, la Faculty of Electrical Engineering and Computing dell’Università di Zagabria, ARTI Puglia e Unioncamere Veneto. L’iniziativa è sostenuta anche da numerose istituzioni italiane e croate, tra cui HAMAG-BICRO, il Ministero croato della Scienza, Educazione e Gioventù, Unioncamere Italia e ART-ER Emilia-Romagna. Abstract Un team di ricerca del DEAMS coordinato da Rubina Romanello nella cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia. 150 PMI sostenute nei percorsi di transizione digitale, green e sostenibile Mostra nel diario Off
Sarà azzurro UniTS ai World University Games Read more about Sarà azzurro UniTS ai World University Games Immagine Titolo (20).jpg Data notizia Mon, 14/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Piazzale Europa si tinge di azzurro: saranno sette gli studenti-atleti dell'Università di Trieste che rappresenteranno l’Italia ai prossimi FISU World University Games, in programma dal 16 al 27 luglio nella regione tedesca del Reno-Ruhr. La massima competizione internazionale dedicata allo sport universitario, erede delle storiche Universiadi, vedrà una delle delegazioni azzurre più numerose di sempre con 219 atleti in arrivo da 57 università, per competere in 15 discipline.UniTS contribuirà con Ilaria Corazza (Scienze politiche e dell’Amministrazione), già vincitrice di un oro e un argento a Chengdu nel 2023, che sarà in gara nel canottaggio singolo, mentre Tommaso Vianello (Strategia, consulenza e logistica aziendale) scenderà in acqua nel 4 di coppia misto. Il Setterosa punterà sulle reti delle orchette della Pallanuoto Trieste Giorgia Klatowski (Giurisprudenza), Emma De March (Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura) e Guya Zizza (Scienze e Tecniche Psicologiche). Nel tiro con l’arco specialità compound, saliranno in pedana Elisa Bazzichetto (Scienze e Tecniche Biologiche) ed Antonio Brunello (Ingegneria Navale).Le gare si svolgeranno in sei città, tra cui Bochum, Duisburg ed Essen, con l’Italia decisa a confermare il proprio ruolo da protagonista nello sport universitario mondiale, dopo il quarto posto nel medagliere della precedente edizione.La partecipazione ai World University Games rappresenta per tanti studenti un'esperienza il coronamento di un percorso che unisce impegno accademico e ambizione sportiva, sullo sfondo di una vera e propria Olimpiade universitaria. L'Università di Trieste, che sostiene con grande convinzione la dual career dei suoi studenti-atleti, mettendo in campo forme di supporto che permettano la conciliazione tra le esigenze dell’agonismo con quelle della formazione universitaria, si prepara a vivere con grande partecipazione l'avventura dei "magnifici 7" agli imminenti World University Games. Abstract Sette studenti-atleti saranno in gara alle Universiadi in programma in Germania dal 16 al 27 luglio Mostra nel diario Off
Il carbonio nero e il microbioma marino: uno studio UniTS su Environmental Science and Pollution Research Read more about Il carbonio nero e il microbioma marino: uno studio UniTS su Environmental Science and Pollution Research Immagine Titolo (19).jpg Data notizia Wed, 16/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Un nuovo studio internazionale, coordinato da Francesca Malfatti, professoressa di Microbiologia al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, rivela come il black carbon – noto anche come “carbonio nero” – possa influenzare in modo significativo le comunità microbiche dell’ambiente marino, con implicazioni importanti per il ciclo globale del carbonio e per il funzionamento degli ecosistemi oceanici. La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science and Pollution Research, si è avvalsa della collaborazione di un team che ha compreso ricercatori della Sezione di Oceanografia dell’OGS, di Elettra e di diversi enti di ricerca francesi e austriaci.Il black carbon, al centro dello studio, è un residuo derivante dalla combustione incompleta di combustibili fossili, legna, biomasse o biocarburanti. Rappresenta una frazione importante del particolato atmosferico e può raggiungere l’oceano tramite pioggia, vento o deflusso dei fiumi. Per la sua capacità di assorbire calore, contribuisce anche al riscaldamento globale.Attraverso esperimenti svolti nel Mar Ligure e nel Mare Adriatico, i ricercatori hanno simulato concentrazioni elevate di carbonio nero (24 mg per litro) per osservare come le comunità microbiche marine reagissero alla sua presenza. I risultati mostrano che il black carbon può stimolare la crescita di microrganismi procarioti eterotrofi, che si nutrono della materia organica presente in acqua, e aumentare la produzione di carbonio organico, rendendolo disponibile per altri organismi marini.Tuttavia, gli stessi esperimenti hanno evidenziato una diminuzione dell’attività enzimatica, quella che normalmente favorisce la degradazione della materia organica, e una ridotta presenza di virus. Questo lascia pensare che il carbonio nero modifichi l’equilibrio microbico, creando micro-nicchie ambientali in cui proliferano microrganismi con funzioni metaboliche specifiche.Questi risultati aiutano a comprendere meglio il funzionamento della cosiddetta “pompa microbica del carbonio” (Microbial Carbon Pump, MCP), un meccanismo che trasforma la materia organica in forme più stabili, capaci di restare negli oceani per lunghi periodi e contribuire così all’immagazzinamento del carbonio. Studiare il ruolo del black carbon, specie quello di origine antropica, è dunque essenziale per migliorare i modelli sul cambiamento climatico e sviluppare strategie efficaci di mitigazione. Abstract Francesca Malfatti (DSV) ha coordinato un team internazionale di cui fanno parte anche OGS ed Elettra Mostra nel diario Off
Il futuro della scienza in piazza: il Graduation Day UniTS conquista Trieste Read more about Il futuro della scienza in piazza: il Graduation Day UniTS conquista Trieste Immagine Titolo (21).jpg Data notizia Tue, 15/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Studiare Ricerca Destinatari target Post lauream Testo notizia Una gremita piazza Verdi ha ospitato ieri sera il Graduation Day dell’Università di Trieste, svoltosi per la prima volta nel cuore della città. La cerimonia accademica che ha celebrato i nuovi 170 dottori di ricerca di UniTS si è trasformata in un evento pubblico, aperto alla cittadinanza, tra divulgazione scientifica, musica e momenti istituzionali. Inserita nel calendario ufficiale di Triestestate, la serata ha segnato anche l’ultimo evento pubblico del rettore Roberto Di Lenarda, che ha scelto di concludere il proprio mandato accanto ai giovani ricercatori e ai concittadini.«Abbiamo voluto portare il Graduation Day nel centro città – ha dichiarato Di Lenarda – per sottolineare ancora una volta il forte legame tra l'Università e Trieste che abbiamo consolidato anche grazie alle celebrazioni del Centenario. Sono felice e onorato di concludere il servizio che ho reso alla comunità accademica insieme ai giovani che rappresentano l'eccellenza del nostro sistema di formazione e assieme ai concittadini che sono i fruitori ultimi del nostro lavoro di ricerca. Termino il mio rettorato con il messaggio che la conoscenza va implementata, condivisa, raccontata e soprattutto sostenuta, perché solo investendo nella formazione dei giovani e nella ricerca assicureremo al nostro Paese un futuro di prosperità».Protagonista della lectio magistralis è stato Rosario Rizzuto, già rettore dell’Università di Padova e oggi presidente del Centro Nazionale per la Terapia Genica e i Farmaci con Tecnologia a RNA, una delle infrastrutture strategiche del PNRR promossa dal MUR. Il suo intervento, dal titolo “RNA e terapia genica: nuove tecnologie per la medicina personalizzata”, ha offerto uno sguardo sulle sfide e le potenzialità della rivoluzione biotecnologica che sta trasformando la medicina contemporanea. Al centro della sua riflessione, la necessità di accelerare il trasferimento dei risultati della ricerca scientifica verso l’applicazione clinica, attraverso lo sviluppo di nuove piattaforme capaci di generare farmaci innovativi basati su RNA e trattamenti di terapia genica. Una prospettiva che richiederà forti investimenti nella ricerca, nella collaborazione interdisciplinare e nell’innovazione industriale, per rendere la medicina personalizzata sempre più avanzata, sostenibile e accessibile.La cerimonia ha valorizzato la dimensione internazionale e la vitalità dei corsi di dottorato dell’Ateneo. I 170 nuovi dottori di ricerca proclamati rappresentano il numero più alto nella storia dell’Università di Trieste, con un incremento del +28% rispetto all’anno precedente. Le loro provenienze, che abbracciano Europa, Asia, Africa e America, includono anche ricercatori originari di Paesi segnati da gravi crisi internazionali: un segnale che testimonia il ruolo della scienza come risorsa per la costruzione di spazi di dialogo e di pace.Nel corso del mandato rettorale di Roberto Di Lenarda, i dottorati di ricerca dell’Ateneo hanno registrato una crescita sensibile che ha riguardato il numero delle borse, il totale degli iscritti e l’attrattività dell’offerta: «Tra il 2019 e il 2024 – comunica il prof. Alessandro Baraldi, collaboratore per l’Area Ricerca Scientifica e Dottorati di Ricerca - i posti a bando sono passati da 138 a 185 (+34%), il totale degli iscritti ai corsi di dottorato è cresciuto da 348 a 549 unità, segnando un incremento del +57,8%, mentre i candidati alle prove di ammissione, da 667 a 1.268, sono aumentati del +90,5%».Una crescita che è stata accompagnata dall’efficacia delle prospettive occupazionali: a un anno dal titolo, l’85% dei dottori di ricerca UniTS risulta occupato, con il 26% inserito nel settore privato e il 15% impegnato nell’innovazione industriale. E se il 17% ha avviato la propria carriera all’estero, il 68,2% costituisce capitale umano che lavora e contribuisce alla crescita economica e sociale del Nord-est.Condotta dalla giornalista Marinella Chirico, la serata ha alternato interventi istituzionali – con i saluti della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Trieste e della Fondazione CRTrieste – momenti divulgativi e intermezzi musicali con la band Ben & the Soul Sisters, composta da Joy Jenkins, Michela Grilli e Sara Roversi, accompagnate al piano da Marco Ballaben. A concludere, il tradizionale lancio del tocco, simbolo della fine del percorso accademico e del conseguimento del titolo di dottore di ricerca.Il Graduation Day è stato organizzato con il contributo della Fondazione CRTrieste e ha fatto parte della rassegna estiva Triestestate, promossa dal Comune di Trieste – Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo, con la collaborazione dell’Assessorato alle Politiche dell’Educazione e della Famiglia, dell’Assessorato alle Politiche del Territorio, di PromoTurismoFVG e del Trieste Convention & Visitors Bureau. Abstract Celebrati ieri sera i 170 nuovi dottori di ricerca, numero più alto di sempre, per la prima volta in un evento pubblico aperto ai cittadini. Ultimo evento pubblico del rettore Di Lenarda, lectio magistralis di Rosario Rizzuto Mostra nel diario On Periodo di permanenza in Magazine Fri, 01/08/2025 - 12:00 - Sun, 31/08/2025 - 12:00 Video notizia Fotogallery Immagini del Graduation Day 2025
A Sabrina Pricl il Premio franco-italiano 2025 della Société Chimique de France Read more about A Sabrina Pricl il Premio franco-italiano 2025 della Société Chimique de France Immagine Titolo (17).jpg Data notizia Thu, 03/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia La Société Chimique de France ha annunciato l’assegnazione a Sabrina Pricl, docente di Ingegneria chimica dell’Università degli Studi di Trieste, del Premio franco-italiano 2025 “Stanislao Cannizzaro – Jacques Arnaudon Chemistry Lectureship Award”, riconoscendone i meriti scientifici nel campo della biochimica molecolare, all’interfaccia tra chimica sperimentale e computazionale, e sottolineandone i forti legami stabiliti con la comunità chimica francese.Il premio è assegnato congiuntamente dalla Société Chimique de France, prestigiosa istituzione scientifica fondata nel 1857, e dalla Società Chimica Italiana, nell’ambito di un accordo bilaterale rinnovato lo scorso maggio a Parigi. L’obiettivo è quello di valorizzare ogni anno uno scienziato di spicco, italiano o francese, distintosi nella ricerca in ambito chimico. Al riconoscimento fa tradizionalmente seguito un ciclo di conferenze in Francia e in Italia, con il premiato in veste di relatore principale.Sabrina Pricl è responsabile scientifica del Laboratorio di Biologia Molecolare e Nanotecnologie (MolBNL@UniTS) dell’Università di Trieste, dove coordina progetti di ricerca interdisciplinari in nanomedicina, finanziati da enti pubblici e privati a livello nazionale e internazionale. Le sue attività si concentrano sull’integrazione di tecniche sperimentali e di supercalcolo per lo studio delle interazioni proteina/proteina nelle terapie oncologiche, e sullo sviluppo di nanosistemi avanzati per il rilascio mirato di farmaci, proteine e acidi nucleici.Autrice di oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste peer-reviewed e promotrice di numerose attività di trasferimento tecnologico e divulgazione, la prof.ssa Pricl ha ricevuto nel 2020 il titolo di Eminente Scienziato dall’Università di Łódź (Polonia).La cerimonia ufficiale di consegna del premio è prevista nel giugno 2026, durante il Congresso nazionale della Société Chimique de France a Bordeaux. Abstract La docente UniTS premiata per i suoi contributi nella biochimica molecolare e per la cooperazione scientifica con la comunità chimica francese Mostra nel diario Off