Salta al contenuto principale

Intrappolare singoli atomi metallici nella rete del grafene: studio UniTS su Science Advance

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, presenta un metodo semplice e innovativo per realizzare nuovi materiali che associano le straordinarie proprietà manifestate da singoli atomi metallici con la robustezza, flessibilità e versatilità del grafene.

Il grafene è un materiale costituito da una rete bidimensionale di carbonio scoperto nel 2004 che ha avuto un enorme impatto sulla comunità scientifica, portando già nel 2010 all’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica ai suoi scopritori.

Il metodo proposto consiste nel depositare in modo controllato atomi metallici, come il cobalto, durante la formazione dello strato di grafene su una superficie di nichel. Alcuni di questi atomi vengono incorporati nella rete di carbonio del grafene, creando un materiale con proprietà eccezionali di robustezza, reattività e stabilità anche in condizioni critiche.

Il nuovo materiale può essere staccato dal substrato mantenendo la sua struttura originale ed è quindi potenzialmente utilizzabile in applicazioni nell’ambito della catalisi, della spintronica e dei dispositivi elettronici.

Il lavoro presentato è frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori del CNR - Istituto Officina dei Materiali, dell’Università di Trieste, dell’Università Milano Bicocca e dell’Università di Vienna.

Afferma Giovanni Comelli, UniTS: “L’apporto di competenze diverse e complementari è stato decisivo per dimostrare l’efficacia di questo approccio, semplice e potente al tempo stesso.”

Cristina Africh (CNR-IOM): “È un risultato ancora preliminare, ma già molto promettente, frutto di un’idea originale nata nel nostro laboratorio che all’inizio sembrava irrealizzabile.”

Cristiana Di Valentin (Università Di Milano Bicocca): “Abbiamo applicato questo metodo per intrappolare atomi di nichel e cobalto, ma i nostri calcoli dicono che l’uso si potrà estendere ad altri metalli per applicazioni diverse.”

Conclude Jani Kotakoski (Università di Vienna): “Abbiamo dimostrato che questo materiale sopravvive anche a condizioni critiche, inclusi gli ambienti elettrochimici utilizzati per le applicazioni in celle a combustibile e batterie.”

Articolo pubblicato articolo

V. Chesnyak, D. Perilli, M. Panighel, A. Namar, A. Markevich, T. An Bui, A. Ugolotti, A. Farooq, M. Stredansky, C. Kofler, C. Cepek, G. Comelli, J. Kotakoski, C. Di Valentin, C. Africh. Scalable bottom-up synthesis of Co-Ni–doped graphene. Science Advances vol, issue (2024). DOI: https://doi.org/10.1126/sciadv.ado8956

Abstract
Frutto della collaborazione con CNR-IOM, Università di Milano – Bicocca e Università di Vienna
Mostra nel diario
Off

Premi Lincei: Stefano Borgani riceve il riconoscimento per i suoi studi di Cosmologia

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Il prof. Stefano Borgani, docente di Cosmologia a UniTS e associato all'INAF con incarico di ricerca, ha ricevuto il prestigioso Premio Internazionale “Prof. Luigi Tartufari” dell’Accademia dei Lincei.

Il riconoscimento è conferito a studiosi di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali che si sono distinti con ricerche innovative e attività rilevanti. 

Questa la motivazione: “La sua ricerca in ambito cosmologico spazia dallo studio della struttura su grande scala dell'Universo per vincolare modelli di Materia Oscura ed Energia Oscura, alla descrizione della formazione ed evoluzione di strutture cosmiche tramite l'utilizzo di simulazioni numeriche basate su metodologie di High Performance Computing. I suoi studi sull'applicazione cosmologica degli ammassi di galassie sono stati tra i primi in assoluto ad evidenziare il ruolo di tali oggetti per la cosmologia di precisione e, allo stesso tempo, hanno evidenziato per la prima volta la necessità di comprendere a fondo le proprietà fisiche degli ammassi di galassie al fine di poter sfruttare appieno le loro potenzialità per le applicazioni cosmologiche”.

«Stiamo vivendo l’età dell’oro della cosmologia. La quantità e la qualità dei dati che stiamo avendo, in primis dal telescopio spaziale Euclid di ESA, promettono di rivoluzionare la nostra comprensione dell’Universo. Domande sulla natura dell'energia e della materia oscura, e sulle leggi fisiche che descrivono la nascita e l’evoluzione dell’universo, potrebbero finalmente trovare una risposta. La comunità italiana, grazie alla partecipazione di INAF e di vari Istituti ed Università, sta svolgendo un ruolo di primo piano all’interno del Consorzio Euclid. A Trieste in particolare si è creata una stretta collaborazione tra ricercatori del nostro Ateneo, di INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste e SISSA, proprio sull’analisi dei dati Euclid e loro interpretazione attraverso simulazioni basate su calcolo ad alte prestazioni – ha affermato Borgani - sono molto onorato di ricevere questo premio da un’istituzione così prestigiosa come l’Accademia dei Lincei. Mi piace pensare che questo sia un riconoscimento non solo per il sottoscritto, ma anche per i miei stretti collaboratori, coi quali ho condiviso tante avventure di ricerca, nonché per i giovani ricercatori che ho seguito nel corso degli anni e che hanno arricchito la mia vita scientifica.»

Abstract
Il premio è conferito a studiosi di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali che si sono distinti con ricerche innovative e attività rilevanti
Mostra nel diario
Off

Microsatelliti assemblabili: l’idea dell’Università degli Studi di Trieste e PICOSATS in orbita sulla ISS

Immagine
Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Trieste, 6 novembre 2024 – Una nuova generazione di microsatelliti in plastica, modulabili come mattoncini LEGO, che integrano i collegamenti elettrici tra le diverse schede operative al loro interno e quindi più leggeri, spaziosi ed efficienti: è questo l’obiettivo del progetto RISE (Resilient Integrated Structural Elements) dell’Università degli Studi di Trieste e dell’azienda PICOSATS.

La stazione spaziale internazionale, dal 6 novembre ne ospita un prototipo molto speciale ideato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Trieste e dall’azienda spin off dell’ateneo PICOSATS.

Si tratta di un cubo in materiale plastico percorso da piste conduttrici (circuiti) che servono a collegare le schede operative montate all’interno dell’oggetto. La parte elettrica, fondamentale per il funzionamento del satellite, è quindi integrata nella struttura e la rende molto più robusta, economica e facile da produrre rispetto a quella di vecchia generazione.

La struttura del microsatellite, in plastica stampata in 3D e vuota all’interno, consente infine di gestirne la geometria in maniera modulare, come si trattasse di assemblare mattoncini da gioco…estremamente tecnologici.

“Nei quattro mesi in cui testeremo la nostra idea, capiremo se il dispositivo è capace di funzionare in microgravità e di reggere le sollecitazioni impresse dal lancio della missione CRS-31 di SpaceX a bordo del razzo Falcon 9 spiega Stefano Seriani, docente di Robotica all’Università degli Studi di Trieste e responsabile scientifico di RISE – se così fosse, avremmo posto le basi per una vera e propria rivoluzione nel mercato dei microsatelliti”.

Questi oggetti spaziali si prestano ad applicazioni estremamente versatili che vanno dall’osservazione della Terra alle telecomunicazioni, fino all’astrofisica e all’esplorazione planetaria. 

Il progetto RISE ha mosso i primi passi nel 2018 quando il gruppo di ricerca ideatore vinse la sfida sponsorizzata da ICE-Cubes nel contesto del concorso “Space Exploration Masters” organizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), classificandosi al secondo posto nella sfida ESA & Commercial Partners. Il progetto ha ottenuto così un “biglietto” per la Stazione Spaziale Internazionale messo a disposizione da Space Applications Services, ditta belga che opera nel settore aerospazio.

Ora, nell’anno del Centenario dell’Università degli Studi di Trieste, diventa realtà, grazie anche al contributo di ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, che ne ha finanziato lo sviluppo.

“Abbiamo voluto portare nello spazio questa importante ricorrenza – conclude Seriani – all’interno del cubo abbiamo inserito il logo del Centenario UniTS che, insieme a quello di PICOSATS, fluttuando in microgravità, invierà alla nostra sala di comando a Terra degli auguri molto originali”.

Abstract
In plastica e con circuiti elettrici integrati rivoluzioneranno il mercato di questi dispositivi spaziali
Mostra nel diario
Off

UniTS sul podio di FameLab: vince il dottorando Francesco Dattilo

Data notizia
Categoria notizia
Testo notizia

Francesco Dattilo, dottorando in Ambiente e Vita all’Università di Trieste e all'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), ha conquistato il titolo di campione italiano a FameLab Italia 2024, svoltosi a Genova il 27 ottobre nell’ambito del Festival della Scienza.

Dattilo è stato premiato per “aver presentato con chiarezza e con carisma un risultato scientifico recentissimo, evidenziando, nel contempo, il percorso della scoperta facendo vedere come procede la scienza e come si può arrivare a una scoperta anche attraverso un fallimento e un'ipotesi sbagliata”. Durante la sua presentazione, il giovane fisico ha illustrato in tre minuti la ricerca che ha portato recentemente a spiegare il flusso e l’abbondanza di ossigeno nei fondali oceanici. Una sfida durata tredici anni, un percorso costellato di tentativi ed errori e concluso con l’annuncio della scoperta di come alcune rocce dei fondali oceanici provochino processi di elettrolisi e la conseguente presenza abbondante di ossigeno.

«Sono davvero felice che il messaggio che volevo trasmettere sia stato apprezzato. Al di là del risultato, è stata un’esperienza magnifica, ho incontrato moltissime scienziate e scienziati ricchi di storie da raccontare. Aver condiviso il palco con loro è stato il miglior premio che potessi ricevere», ha dichiarato Dattilo, che il prossimo 29 novembre rappresenterà l’Italia nella finale internazionale online di FameLab. Insieme a lui, è salita sul podio nazionale anche Federica Moretti, dottoranda in nanotecnologie all’Università di Trieste, dimostrando ancora una volta il valore della ricerca cittadina. 

Nel 2024 FameLab Italia, coordinato da Cheltenham Festivals e Psiquadro Perugia, ha raggiunto il traguardo della tredicesima edizione, dopo aver toccato negli anni 25 città in tutta Italia e coinvolto oltre 1000 giovani tra ricercatori e ricercatrici. Un percorso realizzato grazie a una collaborazione con più di 100 partner culturali fra cui, per la selezione di Trieste, l'Immaginario Scientifico, Università di Trieste, Università di Udine, SISSA e Comune di Trieste, nell’ambito del Protocollo Trieste Città della Conoscenza.

Abstract
Anche la dottoranda Federica Moretti sul podio nazionale
Mostra nel diario
Off

Energia verde: sintetizzato potenziale catalizzatore ispirato alla vitamina B12

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste ha sintetizzato, mimando le funzionalità della vitamina B12, un potenziale catalizzatore bifunzionale, dunque capace di favorire due reazioni chimiche distinte, ciascuna sostenuta da un diverso stato di ossidazione del metallo. Anche nota come cobalamina, molecola al cui centro è legato un solo atomo di cobalto, la vitamina B12 è infatti in grado di catalizzare reazioni diverse a seconda del contesto. I risultati dello studio, con risvolti applicativi importanti nel campo dell’accumulo e trasporto di energia, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Advanced Functional Materials

Lo studio ha visto la collaborazione dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IOM), di Elettra Sincrotrone Trieste e del Laboratorio di Nanostrutture di Superficie dell’EPFL in Svizzera. Le attività sono state finanziate nel contesto dei progetti PRIN 2022 e PRIN PNRR. 

“L’accumulo e il trasporto d’energia sono oggi applicazioni quanto più strategiche; tuttavia, dal punto di vista delle tecnologie disponibili si è ancora lontani dell’essere ottimali. Si pensi, ad esempio, alle batterie ricaricabili e alla necessità di utilizzare due agenti catalitici distinti per sostenere le reazioni opposte di ossidazione e riduzione nei processi reversibili di carica e scarica.” spiega Erik Vesselli, professore di fisica sperimentale della materia presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste. “Il risultato che abbiamo ottenuto mostra, invece, come ci si possa ispirare alla natura per creare dei nuovi materiali di estremo interesse applicativo nel campo dell’energia verde, ovvero dei catalizzatori bifunzionali, in grado da soli di favorire reazioni chimiche diverse”.

Il cobalto è uno dei metalli strategici all’interno della tavola periodica, già particolarmente usato in catalisi. La sua funzionalità può essere controllata definendo il modo in cui si coordina e calibrando il suo stato di ossidazione. In natura la vitamina B12 – anche nota come cobalamina, poiché caratterizzata da un singolo atomo di cobalto – nelle sue diverse forme e attraverso complessi meccanismi, è a sua volta in grado di regolare lo stato di ossidazione di questo singolo atomo di cobalto, cambiando quindi la propria reattività e stabilità.

Altrettanto abbiamo fatto noi”, prosegue Vesselli: “Abbiamo cioè sintetizzato una matrice di molecole bidimensionali e singoli atomi di cobalto, utilizzando come tavolo da lavoro un singolo foglio di grafene. Controllando la coordinazione, siamo stati in grado di modulare gli stati di ossidazione del cobalto proprio come avviene nella vitamina B12, riuscendo ad ottenere anche fasi in cui più stati di ossidazione sono co-presenti nel materiale.”

In conclusione, i ricercatori sono riusciti a sintetizzare e caratterizzare un nuovo materiale, le cui proprietà sono determinate da interazioni elettroniche e magnetiche a lungo raggio tra i diversi centri di reazione, ovvero i singoli atomi di cobalto. Ciò è stato possibile sfruttando in combinazione le tecniche sperimentali più all’avanguardia, utilizzando sorgenti laser, luce di sincrotrone e tecniche di microscopia, abbinate a simulazioni numeriche.

 

Studio completo pubblicato su Advanced Functional Materials

Co(III), Co(II), Co(I): Tuning Single Cobalt Metal Atom Oxidation States in a 2D Coordination Network

Abstract
Un gruppo di ricerca internazionale coordinato da UniTS ha assemblato su un foglio di grafene un nuovo materiale biomimetico spesso un solo atomo
Mostra nel diario
Off
Periodo di permanenza in Magazine
-

Lancio del tocco per 133 dottori di ricerca!

Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

L’Università di Trieste ha proclamato oggi 133 nuovi dottori di ricerca, il numero più alto di sempre, nel corso della cerimonia del Graduation Day che si è svolta nell’Aula Magna dell’edificio A di Piazzale Europa.

dottori di ricerca del 36° ciclo, che hanno festeggiato la proclamazione con il tradizionale “lancio del tocco”, hanno fatto registrare un ulteriore incremento della presenza internazionale  uno su cinque proviene infatti dall’estero – e hanno confermato il perfetto equilibrio di genere raggiunto tra i dottorandi. 

“Il Graduation Day – sostiene il prof. Alessandro Baraldi, collaboratore del rettore per la ricerca scientifica e dottorati di ricerca dell’Università di Trieste – non celebra solo la conquista di uno straordinario traguardo per i nostri giovani ricercatori, ma è anche il momento in cui l’Ateneo vuole esprime la propria gratitudine nei confronti dei dottorandi che rappresentano un tassello fondamentale della nostra attività di ricerca. 

È un riconoscimento – conclude Baraldi - che culminerà il prossimo 2 dicembre, con l’assegnazione dei PhD Innovation Awards proprio nell’anno del Centenario”.

L’iniziativa dell’Università di Trieste - una novità assoluta - celebrerà attraverso il conferimento di cinque premi a giovani studiosi un secolo di ricerca, eccellenza, creatività ed ingegno, premiando l’innovazione del pensiero, del sapere, delle metodologie di ricerca e delle tecnologie.

Il Graduation Day ha visto come ospite d’onore Marco Gori, professore ordinario di Informatica dell’Università di Siena, che ha pronunciato una lectio magistralis dal titolo “Macchine intelligenti che non accumulano dati”, in cui ha proposto un nuovo approccio all'intelligenza artificiale e all'apprendimento automatico che non si basa sull'accumulo massivo di dati. 

Gori ha suggerito che, come avviene in natura, le macchine possano sviluppare abilità cognitive attraverso interazioni con l'ambiente, evitando così la centralizzazione di grandi raccolte di dati. Questo approccio ridurrebbe i rischi legati alla privacy e alla concentrazione del potere.

 

Abstract
Graduation Day di Ateneo con un numero record di PhD. Cresce anche la presenza internazionale, salita al 20%
Mostra nel diario
Off
Video notizia
Fotogallery

Immagini del Graduation Day

Stelutis Alpinis: in Friuli-Venezia Giulia l'astrofisica rilancia il territorio

Data notizia
Testo notizia

Si avvicina alla conclusione il progetto “Stelutis Alpinis. Il Cosmo dalle montagne della Carnia”, un’iniziativa promossa dall’Università di Trieste per unire la divulgazione scientifica alla valorizzazione del territorio montano. Fino al 19 ottobre, l’iniziativa proporrà attività per le scuole e una conferenza pubblica presso l’osservatorio di Zuglio (Udine), chiudendo una fase ricca di eventi e successi.

Il progetto ha coinvolto attivamente la comunità locale e ha ottenuto un’ampia partecipazione, dimostrando come la scienza possa contribuire a rilanciare il territorio, sia a livello culturale che turistico. Affiancato al festival “Luci Celesti/Radici Terrestri”, ha offerto un programma variegato, con installazioni artistiche, spettacoli e percorsi di orienteering stellare che hanno arricchito l’esperienza dei visitatori.

Nella settimana dal 14 al 18 ottobre, le scuole del territorio saranno al centro delle attività. Le classi IV e V dell'Istituto comprensivo “Linussio – Matiz” di Arta Terme e Paluzza parteciperanno alla creazione di un “Almanacco della Nuova Scuola Astrofisica Poetica”, sotto la guida degli artisti del Collettivo L'Amalgama, con un contributo speciale del poeta Bruno Tognolini.

Il progetto culminerà sabato 19 ottobre con una conferenza dal professore di astrofisica all’Università di Trieste e responsabile scientifico del progetto, prof. Alexandro Saro, seguita da un'osservazione astronomica aperta al pubblico.

"Stelutis Alpinis" è stato realizzato grazie al supporto dell'Università di Trieste, con il Dipartimento di Fisica come capofila, nell'ambito del bando per l'Impegno Pubblico e Sociale – Terza Missione.

Abstract
UniTS, con il Dipartimento di Fisica, è capofila del progetto
Mostra nel diario
Off

Eleonora Masiero vince il Best 2023 International Scientific Paper di SIDREA

Data notizia
Destinatari canale
Testo notizia

L'articolo “The potential of histories as a form of counter-accounting”, pubblicato nel 2023 da Eleonora Masiero, Docente e Ricercatore di Economia Aziendale a UniTS, e da Riccardo Stacchezzini e Alessandro Lai, Professori Ordinari all’Università di Verona, ha vinto il prestigioso premio “Best 2023 International Scientific Paper” conferito dalla Società Italiana dei Docenti di Ragioneria e di Economia Aziendale, SIDREA.

Questo studio esplora l'attività di rendicontazione alternativa, prodotta dal direttore e contabile di un brefotrofio, nel tardo 19° secolo, al fine di sfidare e minare i discorsi dominanti ed evidenziarne le fragilità. Lo studio contribuisce, quindi, alla ricerca critica sulla contabilità rivelando il potenziale dell'indagine genealogica come strumento alternativo e significativo per analizzare e mettere in discussione le assunzioni prevalenti, facendo luce sulle fondamenta storiche e discorsive delle questioni controverse.

Leggi il paper 

 

Abstract
Il premio è conferito della Società Italiana dei Docenti di Ragioneria e di Economia Aziendale
Mostra nel diario
Off

Glioblastoma: Scoperto il Meccanismo che Favorisce la Moltiplicazione delle Cellule Tumorali

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Testo notizia

Un team di ricerca internazionale, a cui ha preso parte anche l’Università di Trieste, ha scoperto un meccanismo che potrebbe aprire nuove strade per il trattamento del glioblastoma, un tumore cerebrale particolarmente aggressivo. Lo studio, condotto in collaborazione tra SISSAIOM-CNRUniversità di TriesteOspedale Universitario di UdineUniversità di Udine e GlioGuard S.r.l. e recentemente pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Research, ha messo in luce l’importanza dei flussi di ioni cloruro nella proliferazione delle cellule tumorali.

Nello specifico, la ricerca ha individuato che i cosiddetti “canali del cloro dipendenti dal calcio” sono coinvolti nella regolazione dei flussi di ioni cloruro dentro e fuori la cellula tumorale. Questi canali, agendo come “cancelli”, influenzano direttamente la divisione delle cellule tumorali, favorendo la loro proliferazione. Utilizzando sostanze specifiche per bloccare questi flussi, i ricercatori sono riusciti a fermare la replicazione delle cellule tumorali coltivate in laboratorio, identificando così un potenziale bersaglio per future terapie.

All'interno di questo progetto, il gruppo guidato dalla Prof.ssa Fabrizia Cesca del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste ha studiato l'effetto di inibitori specifici dei canali del cloro, come l’acido niflumico e il carbenossolone, sulla replicazione delle cellule tumorali. Grazie agli esperimenti condotti, è stato dimostrato che queste sostanze sono in grado di rallentare significativamente la divisione cellulare, un risultato che apre la strada a nuove possibilità terapeutiche per il trattamento del glioblastoma.

L’esito della ricerca suggerisce quindi che le correnti ioniche potrebbero essere un bersaglio efficace per lo sviluppo di farmaci innovativi contro il glioblastoma. Tuttavia, data la complessità e l'eterogeneità di questo tipo di tumore, saranno necessari ulteriori studi per verificare l’efficacia di tali terapie nei pazienti.

L'articolo completo è disponibile sul sito AACR Journals al seguente link.

Abstract
Studio pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Research
Mostra nel diario
Off

Le capacità musicali hanno radice biologica: studio su Biology Letters

Data notizia
Categoria notizia
Destinatari canale
Destinatari target
Testo notizia

I ricercatori del Dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli Studi di Trieste, in collaborazione con la Sapienza Università di Roma, hanno scoperto che la preferenza delle specie animali, umane e non umane, per i suoni consonanti sarebbe in parte determinata fisiologicamente. L’ipotesi all’origine dello studio, condotto su centotrenta pulcini implumi, è che gli elementi costitutivi delle capacità musicali – di umani e animali – abbiano una radice biologica, condivisa tra specie anche filogeneticamente distanti, e non dipendano già solo dalla cultura e dall’esperienza musicale.

“Ricerche precedenti dell’Università degli Studi di Trieste già avevano condotto alla scoperta della preferenza dei pulcini, come di altre specie, per i cosiddetti intervalli musicali consonanti. Questi ultimi, infatti, sono quelli che più assomigliano al suono prodotto dagli esseri viventi, mentre quelli dissonanti richiamano la minor armonia dei suoni ambientali” spiega Andrea Ravignani, professore ordinario di psicologia generale al Dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza Università di Roma. “Allora non se ne conoscevano le ragioni; oggi, invece, sappiamo – grazie a studi condotti insieme, Università degli Studi di Trieste e Sapienza Università di Roma – che gli intervalli consonanti vengono prodotti in segnali sociali di tipo acustico”.

La ricerca è stata condotta su centotrenta pulcini implumi; una volta schiusi, i pulcini – che non necessitano di alcuna cura parentale, né per sviluppare il repertorio vocale né per deambulare – sono stati allevati per quattro giorni, a coppie, in gabbie rettangolari a temperatura ambiente controllata. 

Per ogni pulcino sono stati registrati in arene insonorizzate i seguenti richiami: di contatto emesso dal pulcino quando prova disagio perché, ad esempio, separato dalla chioccia, di covata emesso in situazioni piacevoli e di cibo emesso quando il pulcino identifica una fonte di cibo redditizia. Questi richiami fanno parte di un complesso codice vocale che i pulcini sviluppano dalla schiusa all’età adulta per comunicare i loro bisogni agli altri conspecifici e per esprimere la natura positiva o negativa di una situazione che stanno vivendo. 

I ricercatori hanno stimolato la produzione di ciascun tipo di richiamo da parte dei pulcini ricreando gradualmente la situazione naturale associata a ciascuno di essi. In particolare, hanno registrato: i richiami di contatto, lasciando soli i pulcini nell’arena vuota dopo averli separati dal compagno di allevamento e dall’oggetto per l’imprinting; i richiami di covata, inserendo un oggetto per l’imprinting al centro dell’arena dopo l’isolamento iniziale; i richiami di cibo, posizionando un piatto di cibo al centro dell’arena dopo aver rimosso l’oggetto per l’imprinting.

Analizzati i picchi minimi e massimi delle frequenze fondamentali e calcolatone il rapporto, lo studio ha rivelato una prevalenza di consonanza perfetta in tutti i tipi di richiamo, a conferma dell’idea che i suoni consonanti siano intrinsecamente presenti nella comunicazione animale. Le sole dissonanze registrate sono state rinvenute in situazioni di particolare distress, quali ad esempio contesti d’isolamento.

“Questa ricerca potrebbe aprire ad applicazioni promettenti: un pulcino che emette un suono con una certa frequenza verosimilmente sta indicando un certo tipo di situazione e oggi sappiamo che i richiami più armonici sono quelli emessi nelle situazioni più piacevoli” spiega Cinzia Chiandetti, professore associato di psicobiologia al Dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli Studi di Trieste. “A seconda della dominanza di consonanze o dissonanze, potremo arrivare a comprendere lo status emotivo dell’animale associato al contesto in cui si trova: non siamo poi così lontani dal poter immaginare dispositivi in grado di registrare i richiami e restituire il livello di comfort o stress dell’animale che ci troviamo di fronte, anche dei polli che, come direbbe lo scrittore Andrew Lawler, sono gli uccelli che hanno alimentato la civiltà” conclude l’esperta.

***************************

Studio completo pubblicato su Biology Letters

Chicks produce consonant, sometimes jazzy, sounds

Gianmarco Maldarelli1,2, Andrea Dissegna1, Andrea Ravignani3,4,5 and Cinzia Chiandetti1

1Department of Life Sciences, University of Trieste, Trieste, Italy

2Department of Biopsychology, Institute of Cognitive Neuroscience, Faculty of Psychology, Ruhr-Universitat

Bochum, Bochum, Germany

3Comparative Bioacoustics Group, Max Planck Institute for Psycholinguistics, Nijmegen, The Netherlands

4Center for Music in the Brain, Aarhus University, Aarhus, Denmark

5Department of Human Neurosciences, Sapienza University of Rome, Rome, Italy

Abstract
Coordinato da UniTS, coinvolge anche La Sapienza di Roma
Mostra nel diario
On
Periodo di permanenza in Magazine
-