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Giulianini e Pallavicini in Antartide
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Due docenti del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, il genetista Alberto Pallavicini e lo zoologo marino Piero Giulio Giulianini, hanno trascorso un Natale e un Capodanno decisamente alternativi alla Stazione antartica Mario Zucchelli.

Ovviamente non si tratta di un’originale vacanza sulla neve, ma di una missione che i due docenti UniTS stanno conducendo nell’ambito del progetto DIMANT, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), con l’obiettivo di studiare i meccanismi immunitari delle specie marine del Mare di Ross.

Pallavicini e Giulianini hanno raggiunto la base scientifica italiana lo scorso 20 dicembre, dopo una sosta prolungata in Nuova Zelanda dovuta alle avverse condizioni meteorologiche che non consentivano un approdo sicuro sul continente antartico. Le attività programmate della missione seguono un ritmo abbastanza serrato e anche il primo giorno dell’anno nuovo i due ricercatori hanno svolto un’uscita in mare per la raccolta di campioni da analizzare.

Il progetto DIMANT, infatti, mira a comprendere come spugne, anemoni, molluschi bivalvi e pesci, organismi che svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema antartico, rispondano alle crescenti minacce ambientali. 

Il gruppo di ricerca sta isolando e analizzando gli immunociti – cellule responsabili delle risposte immunitarie – per comprenderne la reattività a temperature sottozero e a patogeni emergenti. Infatti, la crescente presenza umana in Antartide, dovuta a molteplici attività come turismo, ricerca scientifica e pesca, sta intensificando il rischio di introduzione di nuovi patogeni, oltre ad amplificare gli effetti dell’aumento delle temperature globali. Questo scenario rappresenta una sfida completamente nuova per la fauna marina locale, che deve adattarsi rapidamente a un ambiente sempre più mutevole.

campioni biologici raccolti saranno successivamente sottoposti a indagini citologiche e genetiche avanzate per identificare le molecole e i recettori coinvolti nelle difese immunitarie. I risultati potranno offrire strumenti preziosi per monitorare e prevedere l’impatto dei cambiamenti climatici e delle nuove patologie sull’ecosistema marino antartico.

Alberto Pallavicini e Piero Giulianini hanno davanti ancora quattro settimane di lavoro tra ghiacci, pinguini e uccelli polari prima di concludere la missione.

Le missioni italiane in Antartide sono condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per la parte scientifica, dall’ENEA per la logistica e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione della nave rompighiaccio Laura Bassi.

La missione legata al progetto DIMANT fa parte della 40ª spedizione italiana in Antartide, che in questi mesi sta coinvolgendo complessivamente circa 240 tra ricercatori e tecnici, impegnati in diversi progetti interdisciplinari. Gli studi spaziano dalla biologia marina alla climatologia, fino alla ricerca sui sistemi glaciali e sui cambiamenti climatici globali. Le attività si svolgono, oltre che alla Stazione Mario Zucchelli che attualmente ospita i due docenti dell’Università di Trieste, alla stazione Concordia e a bordo della Laura Bassi.

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