Inaugurato il collegamento quantistico su fibra ottica tra UniTS e UniUD Read more about Inaugurato il collegamento quantistico su fibra ottica tra UniTS e UniUD Immagine Progetto senza titolo (29).png Data notizia Fri, 14/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Le Università di Trieste e quella di Udine sono da oggi unite da un collegamento quantistico che corre su fibra ottica.Embrione di un’infrastruttura che crescerà rapidamente e che ambisce a diventare un modello per l’Italia e l’Europa, il collegamento è frutto di uno studio durato cinque anni ed è uno degli obiettivi del progetto Quantum FVG finanziato da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e di cui UniTS è coordinatrice.Il primo obiettivo è stato l’inaugurazione nel 2024 del Laboratorio QCI, finalizzato allo studio di soluzioni quantistiche per lo scambio di informazioni in massima sicurezza, ospitato dal CNR del Campus Basovizza di Area Science Park. “Chi guida lo sviluppo tecnologico, di cui l’ambito quantistico rappresenta una componente essenziale, ha il potere di influenzare profondamente i processi economici e di favorire la costruzione di una società più sicura ed equa – ha affermato il Rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda – il nostro ateneo, attraverso il progetto Quantum FVG e le sue evoluzioni future, ambisce a essere protagonista di questa trasformazione eccellendo nella didattica, ricerca e sviluppo tecnologico in questo filone strategico”. «La fisica quantistica – ha detto il Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton – rappresenta oggi un’importante frontiera della conoscenza e le università della regione, con l’attivazione del collegamento quantistico tra Udine e Trieste, contribuiscono significativamente al progresso della ricerca in questo settore. L'esperienza sul campo maturata dai nostri tecnici e ricercatori fin dagli albori della rete Internet ha consentito di realizzare oggi un sistema basato su sofisticate tecnologie innovative che ci pone all’avanguardia a livello nazionale».“La Regione, con la legge di stabilità 2025, ha finanziato un progetto denominato EQUIP-FVG (Extended Quantum Infrastructure Project per il Friuli Venezia Giulia) per la realizzazione di una infrastruttura permanente in fibra ottica per la comunicazione sicura tramite tecnologia quantistica con utilizzi nell’ambito della logistica marittima, portuale e retroportuale. Questa sperimentazione, che rappresenta uno dei tasselli di una strategia più ampia in termini di cybersicurezza e competitività tecnologica, verrà estesa in futuro anche ad altre infrastrutture critiche e a livello transfrontaliero, portando importanti vantaggi in termini di sicurezza dell’intera piattaforma logistica regionale e confermando il Friuli Venezia Giulia all’avanguardia rispetto a temi che oggi assumono rilevanza strategica per il sistema Paese” – ha aggiunto Alessia Rosolen, Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia.“Questo importante risultato è stato possibile soprattutto grazie agli investimenti della Regione che ha realizzato sul proprio territorio la Rete pubblica regionale (Rpr) – ha sottolineato l’Assessore regionale ai Sistemi informativi Sebastiano Callari - si tratta di una rete in fibra ottica che, con 1.600 km di dorsale e oltre 500 km di rete di accesso nelle città e nelle zone industriali, connette più di 1.300 sedi pubbliche. La nostra Amministrazione da anni sta lavorando al miglioramento e al potenziamento delle autostrade digitali che grazie alla comunicazione quantistica saranno in grado di supportare applicazioni critiche e intrinsecamente sicure tra i diversi nodi della rete regionale, a cominciare proprio dalle università”.Il collegamento quantistico tra i due atenei assicura sicurezza (consente di generare chiavi crittografiche in maniera ultra sicura per lo scambio criptato di documenti) e stabilità (il collegamento non è una semplice dimostrazione della tecnologia, ma una connessione stabile e persistente nel tempo orientata alla futura implementazione di un servizio operativo).UniTS e UniUD lavoreranno insieme per migliorarne le prestazioni e integrarlo nel contesto di un’infrastruttura classica come Internet. Per realizzare il collegamento è stato necessario sia acquisire gli apparati di comunicazione quantistica, sia ottenere la fibra ottica che collega i due atenei. L'acquisto degli apparati è stato reso possibile grazie al progetto Quantum FVG, sostenuto dall’Assessorato al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia di Regione FVG, mentre la fibra ottica è stata fornita grazie al supporto dell’Assessorato al Patrimonio, Demanio, Servizi Generali e Sistemi Informativi.Un ruolo fondamentale è stato svolto da LightNet, che si occuperà anche della gestione tecnica dell’infrastruttura. La realizzazione del collegamento quantistico si inserisce in un contesto più ampio.Regione FVG, tramite il progetto QuFree, ha stanziato ulteriori fondi per studiare la comunicazione quantistica in aria (l’equivalente dei ponti radio) anziché tramite fibra ottica, con l’obiettivo di mettere in sicurezza le comunicazioni tra destinatari non collegabili via fibra, come ad esempio le navi.E’ in fase di preparazione, infine, un progetto europeo per estendere il collegamento verso est, includendo la Slovenia.Nella foto: Un momento della presentazione del collegamento a UniTS Abstract Realizzato nell’ambito del progetto “Quantum FVG” finanziato dalla Regione, è il primo step di un’infrastruttura che vuole diventare modello per l’Italia e l’Europa Mostra nel diario Off Periodo di permanenza in Magazine Fri, 28/02/2025 - 12:00 - Mon, 24/03/2025 - 12:00
Rischio mercurio nella Laguna di Marano e Grado: studio UniTS – ASUGI Read more about Rischio mercurio nella Laguna di Marano e Grado: studio UniTS – ASUGI Immagine WhatsApp Image 2025-02-13 at 09.08.21.jpeg Data notizia Thu, 13/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia È stato appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Science of the Total Environment uno studio per rilevare i livelli di mercurio nei capelli di pescatori e lavoratori dell’indotto della pesca della laguna di Marano e Grado, una delle più grandi d’Europa. L’indagine è stata condotta da Luca Cegolon, della Struttura Complessa di Igiene e Medicina Preventiva - UniTS, in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo, Università di Padova, dal gruppo di ricerca MercuRILab di UniTS, diretto da Stefano Covelli, e dall'Unità Clinica Operativa di Medicina del Lavoro - UniTS, diretta da Francesca Larese Filon.La laguna di Marano e Grado era stata individuata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) a causa di una contaminazione plurisecolare da mercurio sotto forma di cinabro riversato dal fiume Isonzo, drenante il distretto minerario di Idria in Slovenia (secondo deposito naturale più grande al mondo dopo Almaden in Spagna), e in forma inorganica da scarichi industriali incontrollati. Nel settore orientale della laguna, in corrispondenza della foce dell’Isonzo, studi precedenti avevano rilevato concentrazioni di mercurio nei sedimenti fino a 11 mg/kg, che si riducevano progressivamente a 5 mg/kg nel settore centrale e 0.7 mg/kg nel settore occidentale. Mentre la contaminazione del settore orientale della laguna era prevalentemente attribuibile a mercurio di origine minerale proveniente dall’Isonzo, nei pressi della foce del fiume Aussa-Corno il mercurio rilevato presentava una componente significativa in forma inorganica, di origine industriale. L’indagine dell’Università di Trieste, condotta nei primi mesi del 2024 a Marano Lagunare, ha confrontato la concentrazione di mercurio nei capelli di 73 pescatori (32 di mare aperto, 30 di laguna e 11 misti) e 83 residenti locali lavoratori dell’indotto della pesca, con 93 residenti nel Bellunese (prevalentemente agricoltori o malgari). L’indagine si è concentrata su pescatori e lavoratori della pesca perché hanno inevitabilmente maggiore accesso e disponibilità al consumo di pesce rispetto alla popolazione generale. Residenti di un’area montuosa sono stati scelti come categoria di confronto per il motivo opposto. Il livello mediano di mercurio rilevato nei pescatori (2.56 mg/kg) e nei lavoratori dell’indotto della pesca (2.31 mg/kg) era significativamente superiore a quello degli agricoltori delle Dolomiti (0.58 mg/kg) e aumentava con il consumo di pesce locale, in particolare quello fresco, e in categorie come pescatori, venditori ittici o ristoratori.Sebbene questi valori siano leggermente superiori al limite (2 mg/kg) raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tali concentrazioni sono ancora ben inferiori a 11.5 mg/kg, il limite sotto cui non sono stati osservati finora effetti avversi sulla salute umana. La situazione attuale, quindi, si può considerare di relativo equilibrio e non pone controindicazioni al consumo di pesce della laguna che, comunque, veicola anche il selenio, elemento chimico con azione antagonista al mercurio.È raccomandabile tuttavia che donne in gravidanza e bambini in fase di crescita limitino il consumo di pesce fresco a non più di un pasto a settimana. Abstract L’indagine ha coinvolto pescatori e lavoratori del settore Mostra nel diario Off
Torna a Trieste FameLab 2025 Read more about Torna a Trieste FameLab 2025 Immagine FameLab2025.png Data notizia Wed, 12/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Studiare Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Trieste torna ad essere il palcoscenico della comunicazione scientifica con le selezioni locali di FameLab 2025. La competizione, che sfida studenti, ricercatori e assegnisti a illustrare in soli tre minuti un argomento scientifico nel proprio ambito di studio, si svolgerà venerdì 4 aprile 2025, dalle 9 alle 13, nella Sala Luttazzi del Magazzino 26, Porto Vecchio.I partecipanti dovranno catturare l’attenzione di un pubblico non esperto senza l’ausilio di proiezioni o video, facendo affidamento solo sul proprio talento e, eventualmente, su oggetti di supporto che non richiedano allestimenti complessi. Ogni concorrente presenterà due interventi di tre minuti: uno in fase di preselezione e, in caso di passaggio, uno durante la selezione finale. Al termine della giornata, la giuria eleggerà i due vincitori che accederanno alle fasi successive del concorso.L’iniziativa prevede anche un incontro formativo gratuito, che si terrà il 24 marzo nel Polo Giovani Toti (Via del Castello 1, Trieste), dove il comunicatore scientifico Donato Ramani e l’attrice Daniela Gattorno offriranno consigli su struttura narrativa e performance scenica. Fasi successiveI vincitori della selezione locale saranno invitati a Perugia dal 13 al 15 giugno 2025 per partecipare alla FameLab Masterclass, un workshop intensivo in cui esperti internazionali li guideranno nell'affinamento delle loro abilità comunicative. Successivamente, i due concorrenti prenderanno parte alla finale nazionale, in programma il 27 settembre 2025, sempre a Perugia. Infine, il vincitore di FameLab Italia 2025 rappresenterà il Paese nella finalissima internazionale di fine novembre, dove si confronterà con talenti da tutto il mondo.RequisitiAlla competizione possono partecipare ricercatori o assegnisti di ricerca, professionisti nel settore ricerca e sviluppo (in possesso di laurea magistrale o a ciclo unico) e studenti di dottorato, specializzazione o master post-laurea, purché nati dopo il 1° gennaio 1990. I candidati possono provenire da ambiti STEM, medicina o materie umanistiche (ad es. antropologia, archeologia, economia, filosofia, geografia, giurisprudenza, linguistica, letteratura, psicologia, scienze politiche, sociologia, storia e storia dell’arte). Inoltre, è necessario non aver mai partecipato alla finale nazionale o alla masterclass in precedenti edizioni e non svolgere attività professionale nell’ambito della comunicazione scientifica, se non marginalmente.PremiIl primo classificato alla selezione locale si aggiudicherà un premio in denaro di 400 euro e avrà l’opportunità di partecipare alla finale nazionale e alla masterclass. In più, potrà assistere a un corso del Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” alla SISSA di Trieste. Anche il secondo classificato verrà premiato: riceverà 200 euro e accederà sia alla finale nazionale sia alla masterclass.IscrizioniLe iscrizioni, attraverso form online, sono aperte fino a giovedì 27 marzo 2025. Info su www.immaginarioscientifico.it; info@immaginarioscientifico.it. La selezione locale è organizzata da Immaginario Scientifico, Università di Trieste, Università di Udine, SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati e Comune di Trieste, nell’ambito del Protocollo d’intesa Trieste Città della Conoscenza. Abstract Le selezioni locali del talent show della comunicazione scientifica si svolgeranno venerdì 4 aprile 2025 Documenti allegati Document Regolamento Mostra nel diario Off
L’11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza Read more about L’11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza Immagine WhatsApp Image 2025-02-11 at 09.31.32.jpeg Data notizia Tue, 11/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia La Giornata Mondiale delle Donne e Ragazze nella Scienza, proclamata dalle Nazioni Unite nel 2015 per l’11 febbraio, riconosce il loro ruolo cruciale nella comunità scientifica globale. La giornata mira a promuovere la piena ed equa partecipazione femminile nella scienza, superando barriere storiche e culturali che hanno spesso ostacolato l’accesso delle donne alle carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Secondo recenti dati UNESCO, solo il 33% di chi svolge ricerca a livello mondiale è costituito da donne, con percentuali ancora più basse in settori chiave come l’intelligenza artificiale e la robotica. Inoltre, le donne hanno meno probabilità di ricevere finanziamenti per la ricerca o di occupare ruoli di leadership nelle istituzioni scientifiche. Secondo il report “SHE Figures” della Commissione Europea, le donne rappresentano solo il 24% delle posizioni apicali nelle università e nei centri di ricerca in Europa. Questo divario è ancora più marcato nel settore privato e nell’industria, dove le donne nei ruoli dirigenziali legati alla scienza e all’innovazione sono una minoranza. Promuovere la gender equality nella scienza non è solo una questione di giustizia sociale: significa valorizzare talenti e prospettive diverse, creando una scienza più inclusiva, innovativa e in grado di rispondere alle sfide globali in modo più efficace.Qualche dato UniTS (Fonte MUR)Gli iscritti al nostro ateneo sono in maggioranza donne, il 60%.Nell’area Engineering, manufacturing and constructions sono il 28%, nel settore Natural Sciences, mathematics and statistics raggiungono quasi il 50%.In entrambe le aree si registra una sensibile crescita della presenza femminile rispetto a dieci anni fa. Nella foto: Erica Salvato, ricercatrice in Automatica Abstract UniTS è rosa: il 60% degli iscritti è donna Mostra nel diario Off
Perdita di diversità genetica: su Nature uno studio internazionale con la partecipazione di UniTS Read more about Perdita di diversità genetica: su Nature uno studio internazionale con la partecipazione di UniTS Immagine Sampling_29052024 (3).jpg Data notizia Wed, 05/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia La perdita di diversità genetica espone molte specie ad un maggior rischio di estinzione, rendendole più vulnerabili di fronte ai cambiamenti in atto, ma la buona notizia è che possono essere realizzate efficaci strategie di contrasto del fenomeno e che tutti, nel nostro piccolo, possiamo contribuire a sostenerle.È quanto emerge da uno studio condotto da un team di 57 scienziati provenienti da 20 Paesi che ha analizzato oltre 80.000 articoli scientifici pubblicati negli ultimi trent’anni, sintetizzando le prove della perdita di diversità genetica in 628 specie (animali, piante, funghi e cromisti) presenti in ambienti terrestri e acquatici. I risultati dello studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature (leggi l’articolo), evidenziano come molte specie stiano subendo un preoccupante declino della loro variabilità genetica, un fattore cruciale per la loro resilienza e capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali.Tra gli autori della ricerca figura anche Chiara Manfrin, zoologa e ricercatrice dell’Università di Trieste (Dipartimento di Scienze della Vita), che ha contribuito all'analisi della perdita di variabilità genetica nelle specie acquatiche. "Si è trattato di un lavoro meticoloso di raccolta dati e selezione degli studi che non soddisfacevano i requisiti minimi per il tipo di informazioni genetiche fornite, rendendoli inadatti all'inclusione nel dataset analizzato. Il mio contributo è stato quello di analizzare gli articoli selezionati attraverso una ricerca per parole chiave", spiega Manfrin. "Ogni autore - prosegue la ricercatrice del DSV - ha condiviso il proprio dataset, contribuendo alla raccolta globale dei dati genetici rilevanti per valutare la perdita di variabilità genetica. In particolare, mi sono occupata degli studi riguardanti la fauna acquatica".Lo studio ha rivelato che la riduzione della diversità genetica è più marcata nei contesti in cui le specie sono sottoposte a pressioni ambientali significative. La perdita di habitat, l’espansione delle aree urbane e dell’agricoltura intensiva, l’introduzione di nuove malattie, gli effetti di disastri naturali come incendi e inondazioni e le attività umane dirette, tra cui caccia e deforestazione, sono tra i principali fattori responsabili. Le popolazioni con una variabilità genetica ridotta risultano più vulnerabili e meno capaci di adattarsi alle nuove condizioni ambientali, aumentando così il rischio di estinzione a lungo termine.Tuttavia, la ricerca evidenzia anche come le strategie di conservazione possano non solo mitigare il fenomeno, ma persino contribuire a un recupero della diversità genetica. La protezione degli habitat naturali e la conservazione delle connessioni tra popolazioni permettono di mantenere scambi genetici tra gruppi diversi, rafforzandone la resilienza. Un ruolo importante è svolto anche dal ripopolamento mirato con individui provenienti da popolazioni geneticamente diverse, una strategia che ha già dato risultati positivi in numerosi progetti di conservazione. Il monitoraggio genetico attraverso l’uso di nuove tecnologie, come il sequenziamento del DNA e l’analisi avanzata dei dati, sta inoltre fornendo strumenti sempre più precisi per comprendere l’evoluzione della biodiversità e intervenire in modo mirato.Il lavoro sottolinea anche l’importanza di azioni quotidiane che possano contribuire alla tutela della diversità genetica. Proteggere la biodiversità significa anche intervenire a livello locale, ad esempio piantando specie autoctone nei giardini per favorire la connettività degli habitat e fornire risorse agli impollinatori, scegliendo varietà agricole tradizionali per mantenere una maggiore ricchezza genetica nel sistema alimentare o collaborando con gruppi di conservazione per proteggere le specie minacciate. Anche gesti apparentemente minimi, come evitare di trasportare accidentalmente piante, semi o terreno in nuove aree per ridurre la diffusione di parassiti e malattie, possono fare la differenza in un’ottica di tutela della biodiversità.Per una panoramica divulgativa dello studio, The Conversation ha pubblicato un approfondimento (leggi l’articolo) che spiega in modo chiaro i risultati della ricerca e le implicazioni per la conservazione della biodiversità. Abstract La zoologa Chiara Manfrin (DSV) nel team di scienziati di oltre 20 Paesi. La ricerca evidenzia cause e rischi, ma anche possibili soluzioni Mostra nel diario Off
Giornata mondiale contro il cancro: l'impegno dei ricercatori UniTS Read more about Giornata mondiale contro il cancro: l'impegno dei ricercatori UniTS Immagine Logo GMCC.jpg Data notizia Tue, 04/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Il 4 febbraio si celebra il World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro, promossa da UICC - Union for International Cancer Control, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e della ricerca scientifica nella lotta ai tumori. Un’occasione per ribadire l’impegno della comunità scientifica nel contrastare una patologia che, ancora oggi, rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali.Quest’anno vogliamo sottolineare come la ricerca oncologica non sia limitata all’ambito medico-clinico, ma coinvolga una vasta rete di competenze multidisciplinari. Anche i biologi, i chimici, gli ingegneri e gli informatici, ad esempio, mettono a disposizione le proprie competenze per sviluppare nuove strategie di prevenzione, diagnosi e cura. Lo studio dei meccanismi biologici alla base della trasformazione tumorale, lo sviluppo di nuovi farmaci e biomarcatori, l’applicazione di modelli computazionali per analizzare dati genetici e identificare nuove terapie mirate sono solo alcune delle strade percorse dalla scienza per curare il cancro.In questa giornata, vogliamo raccontare come la ricerca oncologica si sviluppi attraverso approcci differenti e complementari, attraverso la testimonianza di alcuni ricercatori UniTS. Giannino DEL SAL, biologia applicata – Dipartimento di Scienze della Vita«Studiamo come le cellule malate comunicano con il tessuto in cui si sviluppa il tumore, sia nelle fasi iniziali della malattia che nelle metastasi. Analizziamo come i segnali che vengono scambiati in questa comunicazione favoriscano la malattia e la capacità delle cellule malate di resistere alle terapie per trovare punti deboli da colpire. In questo progetto vogliamo capire meglio cosa succede nelle fasi iniziali, quando in un tessuto ancora sano si instaura una competizione tra le cellule che si stanno trasformando e quelle sane. La comprensione di ciò che accade in queste fasi contribuirà a sviluppare strategie per intervenire prima e meglio contro i tumori.Il nostro lavoro punta a fornire strumenti per bloccare il cancro fin dalle sue prime fasi, o addirittura prevenirlo, e per affrontare meglio le fasi avanzate della malattia ed eventuali resistenze ai trattamenti». Sabrina PRICL, ingegneria chimica – Dipartimento di Ingegneria e Architettura«Dalla progettazione basata sul calcolo ad alte prestazioni fino alla sperimentazione in vivo: assieme a diversi team di ricerca internazionali sviluppiamo nanomedicine e nanovettori per la diagnosi, terapia e imaging dei tumori. Grazie e finanziamenti che provengono da AIRC, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Commissione Europea e PNRR, inoltre, integriamo tecniche in silicio e validazioni sperimentali per studiare oncogeni - ovvero geni alterati che possono favorire la crescita incontrollata delle cellule e contribuire allo sviluppo del cancro - che svolgono un ruolo chiave in diversi tumori. In questo modo pensiamo di poter aprire nuove strade per ottenere cure più efficaci e mirate.Le nostre prossime sfide? Migliorare la selettività dei trattamenti, la riduzione degli effetti collaterali e la traduzione delle nostre scoperte in soluzioni cliniche accessibili su larga scala». Giulio CARAVAGNA, informatica, e Alice ANTONELLO, PhD in Applied Data Science and Artificial Intelligence – Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze«In collaborazione con il CRO di Aviano ed il San Raffaele di Milano abbiamo costruito dei modelli computazionali per studiare il comportamento di alcune leucemie. I risultati che stiamo completando sono molto promettenti e ci permetteranno di chiarire alcuni meccanismi molecolari che descrivono l’evoluzione della malattia nel tempo. Questo progetto, finanziato attraverso un grant della Fondazione AIRC dedicato ai ricercatori under 40, ci lascia anche con tante domande interessanti che vorremo ampliare nel prossimo futuro: possiamo per esempio applicare questi strumenti verso altri tumori? possiamo usare un approccio sistematico per caratterizzare l’evoluzione della malattia nel tempo, e scoprirne i punti deboli?» (G. Caravagna).«A novembre 2024 ho vinto una borsa di studio triennale di Fondazione AIRC riservata ai dottori di ricerca, AIRC Italy post-doc. Il progetto prevede l’applicazione di metodi di intelligenza artificiale a dati genomici derivati da DNA, per comprendere la relazione tra l’insorgere di determinate mutazioni e l’esposizione ad agenti mutageni, ovvero sostanze o fattori che possono causare cambiamenti nel DNA.Questo è il primo passo per individuare fattori di rischio che possono portare a determinate patologie e trovare delle strategie per contrastare i loro effetti» (A. Antonello). Abstract Il contrasto della patologia vede l'impegno di una comunità scientifica ampia, espressione non solo dell'ambito medico. Dalla biologia all'ingegneria chimica, dall'informatica alla scienza dei dati, quattro ricercatori UniTS raccontano i loro progetti Mostra nel diario Off
La forza del vento al servizio del trasporto marittimo: parte il progetto WINDS Read more about La forza del vento al servizio del trasporto marittimo: parte il progetto WINDS Immagine Progetto senza titolo (1).png Data notizia Wed, 05/02/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Forte di un contributo PR FESR FVG per la ricerca e sviluppo di quasi un milione di euro, ha preso il via il progetto WINDS, Wing-Implemented Navigation for Decarbonized Shipping che vede coinvolta anche l’Università di Trieste. Di che cosa tratta il progetto? WINDS ha l’obiettivo di progettare e realizzare un innovativo sistema per integrare la propulsione navale con la forza del vento, consentendo di ridurre il consumo di carburante e di contenere le emissioni inquinanti nel trasporto marittimo. Il cluster mareFVG sarà capo del project management e della diffusione dei risultati del progetto.Il ruolo di UniTSL’ateneo effettuerà un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) condotta secondo lo standard ISO 14040 dell’imbarcazione oggetto del progetto. LCA è una metodologia utilizzata per valutare l'impatto ambientale di un prodotto, processo o servizio lungo il suo intero ciclo di vita. Grazie all’apporto UniTS sarà possibile:Ottimizzare, dove possibile, la scelta dei materiali e le fasi produttive nell’ottica di ridurre l'impatto complessivo del sistema in un’ottica di ecodesign circolare.Dimostrare che il sistema sviluppato sia in conformità con le normative e gli obiettivi internazionali per quanto riguarda gli aspetti di sostenibilità e di decarbonizzazione del settore navale.Identificare inefficienze all'interno del ciclo di vita per ridurre i costi operativi e gli impatti ambientali e quindi, potenzialmente, rendere il sistema sviluppato ancor più appetibile per gli operatori del settore.Creare le basi di conoscenza sul sistema per sviluppare, in una fase post-progettuale, la Product Environmental Footprint (PEF) europea, certificazioni specifiche di settore e la certificazione ambientale di terza parte conosciuta come Environmental Product Declaration (EPD) che consente di confrontare gli impatti ambientali di prodotti comparabili, in questo caso il Wing Sail Module, rispetto ai sistemi della concorrenza.Infine, essendo uno dei primi studi di LCA in ambito navale e certamente il primo per quanto riguarda le tecnologie per la decarbonizzazione e i sistemi a propulsione eolica, lo studio UniTS avrebbe ricadute positive sull’intera filiera. Abstract UniTS condurrà le analisi di impatto ambientale Mostra nel diario Off
Blue economy: UniTS partner di un progetto transnazionale nell'area Adriatico-Ionica Read more about Blue economy: UniTS partner di un progetto transnazionale nell'area Adriatico-Ionica Immagine Progetto senza titolo.png Data notizia Thu, 30/01/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Post lauream Enti e aziende Testo notizia Un gruppo di ricerca dell'Università di Trieste è stato impegnato in questi giorni, nella vicina Portorose (Slovenia), nelle attività dello Steering Committee Meeting del progetto di ricerca Innovablue, di cui il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche (DEAMS) è partner.Il progetto Innovablue, finanziato dal programma Interreg VI-B IPA Adriatic Ionian (ADRION), mira a sostenere lo sviluppo della blue economy nell'area adriatico-ionica, promuovendo tecnologie marine innovative e creando una rete transnazionale di collaborazione. Con una durata prevista da luglio 2024 a dicembre 2026 e un budget totale di oltre 1,7 milioni di euro, il progetto si concentra sul rafforzamento delle capacità di innovazione attraverso la cooperazione tra i principali attori del settore.Il DEAMS, coinvolto nelle attività del Work Package 1 - Innovazione nella blue economy - e nel Work Package 2 - Quadri normativi per l’innovazione -, è attualmente focalizzato sull'aggiornamento della Map of Excellence del progetto Innovamare e sull'ampliamento agli enti d'eccellenza nell'area ADRION, includendo nuovi attori dell'economia blu e siti di sperimentazione per tecnologie marine come robotica subacquea e sensori.Il team di ricercatori, composto da Guido Bortoluzzi (DEAMS), Alberto Dreassi (DEAMS), Rubina Romanello (DEAMS), Chiara Marinelli (DEAMS), Alberto Marinò (DIA), Vittorio Bucci (DIA) e Serena Bertagna (DIA), offre inoltre supporto all'analisi comparativa delle norme in vigore a livello regionale e nazionale sulle tecnologie blu, con l’obiettivo di identificare ostacoli normativi e proporre soluzioni per accelerare lo sviluppo e la sperimentazione."Dopo progetti d'eccellenza come Innovamare e Blueair - commenta Guido Bortoluzzi, docente di Economia e gestione delle imprese e coordinatore del gruppo di lavoro triestino - UniTS si trova nuovamente coinvolta in un progetto di rilevanza internazionale sull'economia blu. Questo evidenzia il ruolo della nostra ricerca nel contribuire allo sviluppo sostenibile regionale e permette di coltivare i rapporti con partner importanti dell'area balcanica".La rete di partner vede coinvolte importanti istituzioni della regione Adriatico-Ionica, che comprende 10 Paesi (di cui solo quattro dell'Unione Europea), tra cui Croatian Chamber of Economy, Innovation Fund of Montenegro, Unioncamere Veneto, Technology Park Ljubljana Ltd., Ss. Cyril and Methodius University di Skopje (Faculty of Electrical Engineering and Information Technologies), Region of Crete, Innovation Center of the Faculty of Mechanical Engineering Belgrade.Nel corso dell'incontro svoltosi a Portorose i partner hanno incontrato la Faculty of Maritime and Transport dell'Università di Lubiana e la Marine Biology Station di Pirano per esplorare nuove sinergie di ricerca. Inoltre è avvenuto un confronto con gli stakeholder del progetto per individuare priorità e iniziative comuni. Abstract A Innovablue partecipano ricercatori del DEAMS e del DIA. Coinvolti partner da Veneto, Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Macedonia del Sud, Grecia Mostra nel diario Off
Online l’indagine “Mobilità della Conoscenza 2024” Read more about Online l’indagine “Mobilità della Conoscenza 2024” Immagine Screenshot 2025-01-29 112759.png Data notizia Wed, 29/01/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Internazionale Destinatari target Studenti iscritti Studenti Internazionali - Degree Seeker Territorio e società Testo notizia Il Friuli Venezia Giulia conferma il trend positivo di ripresa post-pandemia per quanto riguarda il flusso di ricercatori e docenti stranieri degli enti e gli incoming: è quanto emerge dall’indagine annuale “Mobilità della Conoscenza” realizzata da Area Science Park, che dal 2005 raccoglie i principali dati su studenti, ricercatori e docenti delle istituzioni di ricerca partner del SiS FVG.L’indagine rivela che gli studenti iscritti all’anno accademico 2022/2023 sono stati 36.925 in totale, il 7% dei quali di nazionalità straniera (nell’anno accademico 2021/2022, gli studenti iscritti erano 36.459, dei quali il 6% di stranieri). Le studentesse rappresentano il 56% degli iscritti (con un aumento dell’1% rispetto alla scorsa indagine) e frequentano soprattutto i corsi di laurea in ambito Umanistico o inerenti alle Scienze Sociali.Il numero degli studenti incoming, 707 in totale, si sta finalmente avvicinando ai dati pre-pandemia. Il 75% di questo target ha una cittadinanza europea, il 53% è donna mentre il 47%, appartiene all’area della Matematica, Fisica, Informatica, Ingegneria, Scienze della Terra e dell’Universo. Gli studenti iscritti in mobilità outgoing sono invece 1.104: i Paesi dell’Europa UE sono la destinazione del 93% di questo target, che per il 53% è composto da studenti iscritti ai corsi in Scienze Umane e Sociali.Per quanto riguarda i ricercatori e docenti che lavorano negli enti scientifici che fanno parte del Sistema Scientifico e dell’innovazione – SiS FVG, nel 2023 la loro presenza ha raggiunto le 3.641 unità. Sebbene in aumento di circa 280 rispetto al 2022, il numero complessivo rimane tuttavia lontano dalle presenze registrate prima della pandemia (erano 6.960 nel 2019). Per quanto riguarda la componente straniera in forza presso gli enti del SiS FVG, il 2023 ha visto il maggior aumento degli ultimi 4 anni, passando da 636 a 804 unità, sebbene i numeri rimangano ancora lontani da quelli pre-pandemia.Al contrario la mobilità incoming di ricercatori e docenti è aumentata di quasi 4.000 unità, raggiungendo le 7.854 presenze. Anche la mobilità outgoing vede un aumento nel 2023, con 75 viaggi all’estero, principalmente verso i Paesi dell’Europa UE (43%) ma anche verso i Paesi Asiatici (20%, India e Cina escluse).Sommando tutti gli stranieri presenti negli enti del Sistema Scientifico e dell’Innovazione del FVG, si nota un ulteriore forte incremento rispetto all’anno precedente, da 7.597 a 11.934 presenze, dato che si avvicina a quello rilevato prima della pandemia (circa 14.000).Consulta l’indagine completa, disponibile in italiano e inglese: https://www.areasciencepark.it/pubblicato-il-report-mobilita-della-conoscenza-2024/ Abstract Realizzata da Area Science Park, il report include dati UniTS Mostra nel diario Off
Studio UniTS nella top ten 2024 di Nature Digital Medicine Read more about Studio UniTS nella top ten 2024 di Nature Digital Medicine Immagine Kresevic_Ajcevic_Croce.png Data notizia Tue, 28/01/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ricerca Testo notizia Uno studio realizzato dall’Università di Trieste in collaborazione con Yale University, pubblicato da Nature Npj Digital Medicine, è entrato nella top ten degli articoli più citati nel corso del 2024 sulla prestigiosa rivista scientifica, classificandosi all’ottavo posto della classifica stilata dall’editore.L’articolo intitolato "Optimization of hepatological clinical guidelines interpretation by large language models: a retrieval augmented generation-based framework” ha visto il contributo di un gruppo di ricerca interdisciplinare UniTS, composto da Simone Kresevic, dottorando in Ingegneria biomedica e clinica, Miloš Ajčević e Agostino Accardo del Dipartimento di Ingegneria e Architettura e Lory Saveria Crocè, gastroenterologa del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute.Lo studio ha fruito della collaborazione tra il gruppo di ricercatori dell’Ateneo giuliano e la Yale School of Medicine, in particolare del centro Human+Artificial Intelligence in Medicine di New Heaven (Connecticut, USA), con i contributi di Dennis L. Shung, direttore del laboratorio di ricerca, e di Mauro Giuffrè, co-autori dell'articolo.I ricercatori hanno esplorato l’utilizzo di sistemi di AI generativa in grado di comprendere e generare linguaggio umano mediante l'elaborazione di grandi quantità di dati, i Large Language Models – LLM, cioè i modelli linguistici di grandi dimensioni, per ottimizzare il supporto alle decisioni cliniche nel campo della medicina.In questo studio è stata pertanto sviluppata un'infrastruttura digitale (framework) basata su LLM che, attraverso una corretta formattazione delle linee guida cliniche, potrebbe migliorare la consultazione e l'applicazione delle stesse nella pratica clinica.La ricerca si concentra, in particolare, sull’integrazione di questi modelli di Intelligenza Artificiale per migliorare l’interpretazione delle linee guida mediche relative alla gestione delle infezioni croniche causate dal virus dell’epatite C (HCV).Questo sistema, utilizzando tecniche di Retrieval Augmented Generation (RAG), un metodo che consente di estrarre le informazioni rilevanti contenute nelle linee guida cliniche, rielaborarle mediante LLM e, attraverso il processo generativo, fornire risposte a domande relative alle linee guida in modo chiaro e accuratamente strutturato. L'attività di ricerca ora prosegue per espandere il funzionamento del framework su diverse patologie del fegato. Questo filone di ricerca potrebbe offrire un sistema in grado di supportare i medici con decisioni basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili."Con questo approccio - spiega il dott. Simone Kresevic, prima firma dell’articolo assieme a Mauro Giuffrè - stiamo ponendo le basi per utilizzare l'intelligenza artificiale nella pratica clinica quotidiana. La medicina basata sull'evidenza, che rappresenta un pilastro fondamentale della medicina moderna, punta a integrare le migliori evidenze scientifiche disponibili con l'esperienza clinica e le necessità dei pazienti. Tuttavia, la complessità e il volume delle linee guida cliniche rappresentano spesso una barriera significativa nella loro applicazione.Attraverso questo framework - conclude Kresevic - possiamo offrire uno strumento a supporto del clinico e dunque supportare una medicina basata sull'evidenza e personalizzata, colmando il divario tra la ricerca di alta qualità e l'assistenza sanitaria concreta, soprattutto in ambiti complessi come l'epatologia”. Abstract L'articolo di Kresevic, Ajčević, Accardo e Crocè, in collaborazione con l’Università di Yale, sull’utilizzo dell’AI nella pratica clinica è l'ottavo più citato tra le pubblicazioni della prestigiosa rivista Mostra nel diario On Periodo di permanenza in Magazine Fri, 31/01/2025 - 12:00 - Thu, 27/02/2025 - 12:00