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Medaglia d'argento per il CUS ai Campionati nazionali universitari

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Al termine di un torneo giocato ad altissimi livelli, la squadra di pallacanestro maschile del CUS Trieste ha conquistato una brillante medaglia d’argento ai Campionati Nazionali Universitari (CNU) che si sono svolti ad Ancona.

A oltre vent'anni dall'ultimo podio e a quasi trenta dall'ultimo "scudetto" vinto nel 1996, l'Università di Trieste ritorna tra le grandi del basket universitario, grazie ai ragazzi magistralmente guidati dal coach Dejan Faraglia e dal vice Matteo Filippone.

Nel corso di una settimana ad altissima intensità, i cestisti UniTS hanno prima dominato il girone eliminatorio - imponendosi contro i CUS di Macerata, Pisa e Insubria - e poi superato in semifinale la compagine di Torino. In finale, nonostante una prestazione maiuscola che li ha visti restare in partita fino agli ultimi possessi, la corsa del CUS Trieste è stata interrotta dalla corazzata Bologna.

“I ragazzi sono stati straordinari - racconta coach Faraglia - disputando cinque partite di altissimo livello e giocandosi, quasi, ad armi pari anche la finale. Sono orgoglioso di questo gruppo che ha regalato al CUS Trieste e all’Università di Trieste un risultato di grande rilievo dopo tanti anni”.

Il presidente del CUS Trieste Michele Pipan, oltre a ringraziare lo staff che ha rivestito un ruolo decisivo per il raggiungimento del risultato, ha sottolineato come "il gruppo sia riuscito a fare e ad essere squadra, sia dentro sia fuori dal parquet". I dieci atleti infatti, durante la stagione regolare, tranne rare eccezioni non giocano assieme, ma disputano anche campionati di livello superiore con altre società sportive: nell'occasione dei CNU, invece, si  sono messi a disposizione per rappresentare l’Università di Trieste, dimostrando un grande spirito di appartenenza alla comunità universitaria di UniTS.

La squadra del CUS Trieste vincitrice della medaglia d'argento è stata composta da: Paolo Scoleri (Ingegneria navale), Federico Paganotto (Ingegneria navale), Matteo Baissero (Economia internazionale e mercati finanziari), Luca Pauletto (Medicina e chirurgia), Daniel Riccio (Ingegneria elettronica e informatica), Matteo Varesano (Economia e gestione aziendale), Giacomo Comelli (Assistenza sanitaria), Mattia Gattolini (Medicina e chirurgia), Federico Gallo (Marketing e management) e Giovanni Del Ben (Odontoiatria e protesi dentaria).

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Piazza d'onore per la squadra di basket maschile che riporta sul podio UniTS dopo oltre vent'anni
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GOin4SAFETY a Gorizia e Nova Gorica: un'esercitazione transfrontaliera per la resilienza alle emergenze ambientali

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Dal 5 all’8 giugno 2025 il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste sarà coinvolto, insieme a partner italiani e sloveni, in GOin4SAFETY, una grande esercitazione transfrontaliera per la gestione delle emergenze ambientali e la prevenzione dei disastri, che si terrà tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba.

L’iniziativa rientra nel progetto IN4SAFETY, finanziato dal Programma Interreg Italia-Slovenia, e si propone di rafforzare la capacità di risposta congiunta di territori vicini ma appartenenti a Stati diversi. L’Ateneo triestino, attraverso il proprio Dipartimento, contribuisce con attività di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico, in particolare per la georeferenziazione dei dati ambientali e la definizione dei gruppi target coinvolti.

L’esercitazione GOin4SAFETY vedrà la partecipazione di oltre 500 operatori provenienti da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slovenia, Croazia e Germania: protezione civile, forze di sicurezza, volontariato organizzato ed enti locali, impegnati in scenari complessi come terremoti, frane, incendi, incidenti con materiali pericolosi e impatti legati al cambiamento climatico.

Il programma prevede anche attività formative rivolte a personale comunale, volontari, studenti e cittadini, oltre a un’esercitazione per posti di comando con simulazione di emergenze su larga scala.

GOin4SAFETY rappresenta un esempio concreto di cooperazione europea a livello locale, e promuove una cultura condivisa della prevenzione, della gestione del rischio e della sicurezza del territorio. Il progetto è coordinato dal Comune di Ajdovščina e coinvolge, tra gli altri, il Geodetic Institute of Slovenia, la Città Metropolitana di Venezia, l’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, i Vigili del Fuoco di Nova Gorica e l’Università di Trieste.

Per maggiori informazioni: 
Sito Interreg Italia - Slovenija
Sito dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia

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L'iniziativa è parte del Programma Interreg Italia-Slovenia di cui è partner il Dipartimento di Ingegneria e Architettura
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“Occhio al Sole!”: 7.000 studenti coinvolti nel progetto di prevenzione delle malattie della pelle sostenuto da UniTS

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Oltre 7.000 ragazze e ragazzi del Friuli Venezia Giulia affronteranno l’estate con una maggiore consapevolezza sull’importanza della protezione solare: è questo il risultato del progetto Occhio al Sole, che si è svolto durante l’anno scolastico 2024-2025 coinvolgendo 138 scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio regionale.

Il progetto, intitolato “Occhio al Sole! Buone pratiche per stare bene all’aria aperta”, è stato ideato da FondoSviluppo FVG (Fondo mutualistico di Confcooperative FVG) e promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il patrocinio dell’Università di Trieste e dell’Università di Udine. Le attività sono state realizzate nelle scuole grazie al contributo dell’Immaginario Scientifico, con l’obiettivo di promuovere fin dalla giovane età comportamenti consapevoli per la tutela della salute della pelle.
Attraverso laboratori interattivi della durata di due ore, studentesse e studenti hanno approfondito il tema dei raggi ultravioletti, analizzandone gli effetti sull’organismo e i rischi legati a un’esposizione solare non protetta. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo dei cambiamenti climatici, che aumentano l’intensità e la pericolosità dei raggi UV. Il percorso ha previsto attività sperimentali e momenti di confronto, con un focus sull’apparato cutaneo e sull’uso corretto della protezione solare.
L’iniziativa ha registrato un’adesione altissima: circa l’80% delle scuole secondarie di primo grado del Friuli Venezia Giulia – distribuite nelle quattro province – ha scelto di partecipare. Un risultato che testimonia l’interesse e il valore dell’iniziativa, e che ha portato alla conferma del progetto anche per l’anno scolastico 2025-2026.

La prof.ssa Iris Zalaudek, Direttrice della Clinica Dermatologica dell’Università di Trieste e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliana Isontina, ha sottolineato: “Le campagne educative come il progetto ‘Occhio al Sole’ sono fondamentali per promuovere comportamenti sani fin dall’infanzia, riducendo il rischio di danni cutanei come l’invecchiamento della pelle o l’aumento di tumori cutanei a lungo termine. Diversi studi dimostrano che interventi scolastici mirati aumentano significativamente l’uso della protezione solare e la permanenza all’ombra nei bambini. In Australia, il melanoma è una delle forme di cancro più comuni, specialmente tra i giovani adulti tra i 15 e i 25 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, si è osservato per la prima volta un calo dell'incidenza del melanoma tra questa fascia di età, grazie a diverse iniziative di salute pubblica, tra cui l’educazione precoce dei giovani alla fotoprotezione.”
Alla luce dell’ampia adesione e del successo dell’iniziativa, è stata confermata una seconda edizione del progetto per l’anno scolastico 2025-2026.

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Grande adesione per il progetto promosso nelle scuole del FVG: confermata la seconda edizione per il 2025-2026
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L’impresa come attrice globale: laurea honoris causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad

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L’Università di Trieste ha conferito oggi la Laurea Magistrale ad honorem in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad, direttore delle relazioni esterne e comunicazione del Gruppo Generali.

Il riconoscimento, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Ateneo triestino, è stato attribuito «per il significativo e innovativo contributo dato allo sviluppo della diplomazia culturale e alla diffusione di modelli imprenditoriali orientati alla trasparenza, alla sostenibilità e allo sviluppo sociale».

Dopo i saluti introduttivi del Rettore Roberto Di Lenarda e la lettura della motivazione da parte del Direttore di Dipartimento Georg Meyr, il professor Diego Abenante, coordinatore del Corso di laurea in Diplomazia e Cooperazione Internazionale, ha esposto la laudatio academica.

Nel suo intervento, Abenante ha evidenziato come Bemporad rappresenti una «figura di rilievo nel panorama nazionale e internazionale della comunicazione strategica, delle relazioni istituzionali e della diplomazia d’impresa», capace di «connettere interessi privati e responsabilità pubblica» lungo una traiettoria che ha accompagnato la trasformazione delle imprese in soggetti attivi dello scenario politico globale.

Dopo una prima esperienza come giornalista, Bemporad ha operato nei Ministeri del Tesoro e dell’Industria prima di assumere ruoli di responsabilità nelle relazioni esterne di importanti realtà pubbliche e private italiane, tra cui IRI, Enel, Leonardo e, attualmente, Generali. Accanto all’attività manageriale, ha sviluppato, inoltre, una rilevante produzione editoriale e una collaborazione costante con enti e organizzazioni internazionali.

Il percorso professionale di Simone Bemporad è stato contraddistinto da progetti di grande impatto sociale, come la nascita della fondazione “The Human Safety Net”, ora attiva in 26 Paesi per sostenere famiglie vulnerabili e rifugiati, o la collaborazione con lo United Nations Development Programme per proteggere comunità fragili dagli effetti della crisi climatica. Progetti che dimostrano come Bemporad abbia saputo coniugare obiettivi aziendali e responsabilità sociale, delineando un nuovo paradigma di impact diplomacy, che pone al centro la persona, la comunità e l’ambiente.

Dopo il conferimento ufficiale della Laurea ad honorem e la tradizionale vestizione con toga e tocco, Bemporad ha pronunciato una lectio magistralis intitolata Corporate Diplomacy: l’impatto delle aziende sulle relazioni politiche e sul bene comune, proponendo una riflessione articolata sul ruolo crescente dell’impresa nelle dinamiche internazionali.

«Considerare separate le traiettorie dell’interesse dell’impresa privata da quelle dell’interesse pubblico è una visione già superata dalla realtà», ha affermato. Le imprese, ha spiegato, «possono diventare protagoniste della diplomazia internazionale, agendo come ponti tra culture, economie e istituzioni». In questo quadro, la diplomazia aziendale si caratterizza anche per una forte dimensione valoriale, traducendosi nella promozione di modelli di sviluppo sostenibile e inclusivo, anche attraverso il coinvolgimento diretto di dipendenti e partner.

Particolarmente intensa la parte conclusiva dell’intervento, rivolta alle nuove generazioni e quindi agli studenti. Citando l’economista Arthur Brooks, Bemporad ha ricordato che il senso del proprio lavoro si trova nell’equilibrio tra “guadagnarsi il proprio successo” ed “essere utili agli altri”. Ai giovani ha suggerito di costruire una rete di relazioni solida e autentica, e di coltivare fiducia, competenza e dialogo come fondamenti per affrontare il mondo del lavoro.

«In un contesto segnato da sfide globali sempre più complesse - ha commentato il rettore Roberto Di Lenarda - il ruolo della diplomazia – scientifica, culturale, economica – si rivela essenziale per promuovere sviluppo, pace e coesione sociale. Il conferimento della laurea honoris causa a Simone Bemporad riconosce l’impegno di un professionista che ha saputo interpretare la comunicazione e le relazioni internazionali d’impresa come strumenti di responsabilità e dialogo tra istituzioni, territori e persone. Un segnale importante anche per le nostre studentesse e i nostri studenti, chiamati a diventare protagonisti consapevoli di una società aperta e interconnessa».

Gli atti della cerimonia di conferimento sono stati raccolti nel volume Corporate Diplomacy. L’impatto delle aziende sulle relazioni politiche e sul bene comune, a cura di Andrea Crismani, professore ordinario di Diritto Amministrativo dell'Università di Trieste.

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Conferito il riconoscimento al direttore comunicazione e relazioni esterne del Gruppo Generali per il contributo alla diplomazia culturale e allo sviluppo di modelli imprenditoriali responsabili
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Public Engagement: APEnet presenta il Manifesto del mondo della ricerca

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Anche l’Università di Trieste ha partecipato alla presentazione del nuovo Manifesto per il valore pubblico della conoscenza a cura di APEnet, la Rete Italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement.

Il Manifesto, frutto del lavoro collettivo e aperto dei 57 soci, tra Università, Enti di Ricerca, Politecnici e Scuole Superiori distribuiti su tutto il territorio italiano, traduce in modo aggiornato l’identità dell’Associazione e indica per la prima volta una direzione condivisa: integrare il Public Engagement nei piani strategici degli atenei e delle istituzioni di ricerca, riconoscerne il valore nei percorsi di carriera e nei sistemi di valutazione della ricerca, promuovere la cultura della partecipazione e della collaborazione tra tutti i portatori di interesse, sostenere la formazione continua, l’open science e il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. Il documento traccia la fondamentale azione di rafforzamento delle alleanze tra ricerca e società civile per superare la distanza tra scienza e cittadinanza.

Ispirato alle più recenti raccomandazioni europee sul ruolo sociale della ricerca, il Manifesto conferma l’urgenza di rafforzare il valore pubblico del sapere, promuovendo processi di ascolto, dialogo, collaborazione e co-creazione come elementi chiave per generare impatto culturale, sociale ed economico.

“Il Manifesto di APEnet - spiega Giulia Carluccio, Presidente uscente di APEnet e Prorettrice dell’Università di Torino - è un tassello fondamentale per accelerare un cambio di paradigma all’interno delle istituzioni di ricerca del nostro Paese. Università ed Enti di Ricerca si impegnano a produrre e valorizzare conoscenze in ascolto, dialogo e collaborazione per contribuire alle sfide attuali e future insieme alla società.” 

Contestualmente alla presentazione del Manifesto del Public Engagement, APEnet, ha eletto il nuovo direttivo che guiderà l'associazione per il prossimo triennio.
L'organo sarà composto da Irene Baldriga (Università di Roma La Sapienza), Pier Andrea Serra (Università di Sassari), Giorgio Chiarelli (INFN), Elisa Ascani (Università di Firenze), Elisabetta Bani (Università di Bergamo), Andrea Attanasio (Università della Calabria), Valentina Lomi (Università di Modena e Reggio Emilia), Alessandro Zennaro (Università di Torino) e Monica Guerra (Università di Milano Bicocca). All'interno del direttivo Pier Andrea Serra è stato nominato Presidente e si avvarrà della collaborazione di due vicepresidenti: Irene Baldriga ed Elisabetta Bani.

Che cos'è APEnet

APEnet è La “Rete italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement – APEnet”. Attiva dal 2018 si è costituita in Associazione nel 2022 per consolidare e rendere visibile il ruolo del Public Engagement in Italia.

Il Public Engagement è un insieme di valori e azioni istituzionali di Università ed Enti di Ricerca con l’obiettivo di generare crescita sociale, culturale ed economica, in collaborazione con tutti gli attori sociali. Un processo dinamico di interazione che porta al progressivo superamento della distanza tra ricerca e società per alimentare nuove sfide, che tengano conto delle identità territoriali e sappiano riconoscere l’apporto dei differenti protagonisti che in essi operano amplificandone l’impatto.

APEnet è uno spazio di confronto, studio e progettazione di strumenti e di azioni, di condivisione e potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessarie per promuovere l’importante cambiamento culturale che vede oggi le Università e gli Enti di Ricerca protagonisti per una “crescita inclusiva” del Paese attraverso l’ascolto, il dialogo e la collaborazione con la società.

 

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Anche UniTS tra i 57 Atenei ed enti di ricerca coinvolti. L'obiettivo è rafforzare il valore pubblico del sapere per generare impatto culturale, sociale ed economico
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Assistenza domiciliare: studio UniTS stima i benefici del Long Term Care pubblico

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Garantire le risorse pubbliche per fornire assistenza domiciliare agli anziani con autosufficienza limitata potrebbe rivelarsi non solo una misura di welfare, ma una strategia efficace per migliorare la salute mentale dell’anziano, contenere i costi per le cure psichiatriche e alleggerire il carico sulle famiglie.

È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista Health Economics, condotto da Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università di Trieste, in collaborazione con Erica Reinhard del King’s College di Londra e di Mauricio Avendano dell’Università di Losanna.

Lo studio, uno dei primi della comunità scientifica a indagare con metodo empirico l’impatto socio-economico dell’assistenza pubblica domiciliare sugli anziani, ha analizzato dati provenienti da quattro paesi europei (Belgio, Francia, Germania e Spagna), evidenziando come il Long Term Care (LTC) supportato dai programmi di sanità pubblica possa avere molteplici effetti positivi. I risultati dimostrano, infatti, che l’accesso a servizi di cura a domicilio riduce il rischio di depressione clinica di 13 punti percentuali – rispetto a una media del 28% nella popolazione osservata – e abbassa il rischio di solitudine del 6,7%, aumentando allo stesso tempo la percezione di una qualità di vita superiore alla media (+14%).

Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Trieste, commenta: “Oltre ai benefici per la salute degli individui, lo studio evidenzia il potenziale impatto economico di queste misure. La depressione in età avanzata ha, infatti, un costo sanitario elevato: studi condotti negli ultimi decenni rivelano che nel Regno Unito si verifica un costo extra annuo di 3.225 dollari per ogni persona tra i 65 e i 74 anni, mentre in Germania la spesa per gli over 75 è pari a 2.840 dollari annui. Ridurre l’incidenza di disturbi mentali attraverso un sistema di assistenza domiciliare efficiente significa, quindi, non solo migliorare la qualità della vita degli anziani, ma anche diminuire il ricorso a farmaci, cure psichiatriche e ricoveri, con effetti positivi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali”.

Un altro aspetto emerso dalla ricerca riguarda il ruolo dei caregiver familiari. L’assistenza informale, fornita da figli o parenti, rappresenta spesso la risorsa prevalente, con un forte impatto sulla vita lavorativa e personale di chi presta aiuto. Garantire un accesso più ampio ai servizi domiciliari potrebbe liberare i caregiver da un ruolo assistenziale spesso totalizzante, rimettendo risorse umane a disposizione del mercato del lavoro con potenziali ricadute positive per il sistema produttivo e per il reddito disponibile delle famiglie.

In Italia, dove lo sviluppo del Long Term Care pubblico sconta un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei, i risultati dello studio pubblicato su Health Economics possono offrire spunti concreti per orientare le politiche pubbliche e aggiornare le strategie di welfare.

“Gli interventi legislativi degli ultimi anni hanno aperto una riflessione sulla necessità di rafforzare i finanziamenti e ampliare l’accesso ai servizi domiciliari, sollevando l’attenzione su un tema di grande interesse in un Paese in cui l’invecchiamento della popolazione inevitabilmente determinerà l’aumento degli individui bisognosi di cure” conclude Ludovico Carrino.

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Studio completo pubblicato su Health Economics
There Is No Place Like Home: The Impact of Public Home‐Based Care on the Mental Health and Well‐Being of Older People

Abstract
La ricerca di Ludovico Carrino (DEAMS), pubblicata su Health Economics, individua effetti positivi per la salute mentale degli anziani e una riduzione dei costi per la sanità pubblica
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EUT partecipa a èStoria 2025 con tre appuntamenti tra città, confini e memoria

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Dal 29 maggio al 1° giugno EUT – Edizioni Università di Trieste prenderà parte a èStoria – XXI Festival Internazionale della Storia, che si terrà tra Gorizia e Nova Gorica, Capitali europee della Cultura 2025.

Il tema dell’edizione 2025 sarà “Città”, intese come spazi simbolici, storici e culturali. L’obiettivo è offrire una riflessione sul ruolo delle città nella storia dell’umanità, intrecciando il passato e il presente di Gorizia con quelli di cento altre città, da Uruk a Gaza, da Atene a New York.

 

EUT sarà protagonista di tre appuntamenti pubblici:

Giovedì 29 maggio | ore 11.30 – 12.30
Sala Dora Bassi – Gorizia
Il corpo della città. Telo mesta. Studi e ricerche in forma di sguardi per Gorizia – Nova Gorica Capitale europea della Cultura

Presentazione del volume Il corpo della città / Telo mesta (EUT, 2024), a cura di Thomas Bisiani e Adriano Venudo. Il lavoro, nato all’interno del RRR Lab dell’Università di Trieste in collaborazione con EUT, propone – attraverso lo sguardo fotografico del Collettivo COLGO – una lettura urbana e culturale di Gorizia e Nova Gorica. Un talk sulla città come luogo e come status e sulla condizione dell’essere cittadino.

Intervengono: Thomas Bisiani, Alessio Bortot, Giovanni Fraziano, Sonia Prestamburgo, Adriano Venudo.

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Sabato 31 maggio | ore 15.00 – 16.00
Ridotto F. Macedonio – Teatro Verdi, Gorizia
L’affaire Prezioso. Aprile 1915. La missione segreta del direttore politico de “Il Piccolo”, di Marina Silvestri

La giornalista e autrice Marina Silvestri presenta il volume L’affaire Prezioso. Aprile 1915. La missione segreta del direttore politico de “Il Piccolo” (EUT, 2024). È un mite aprile triestino quello del 1915, quando si svolgono dei delicati colloqui tra Roberto Prezioso, direttore de “Il Piccolo”, e Leopold von Chlumecký, sua controparte asburgica. I due, muovendosi tra ambiguità e complesse dinamiche politiche, cercano di sostenere ciascuno la causa del proprio governo, mentre la neutralità dell’Italia si fa sempre più fragile e si avvicina l’ombra della guerra.

Conversano: Marina Silvestri, Federico Vidic
Coordina: Georg Meyr

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Domenica 1° giugno | ore 18.30 – 19.30
Aula Magna – Polo Universitario Santa Chiara, Gorizia
Il lavoro frontaliero nell’area alto-adriatica

Nel corso del talk si affronteranno i temi dell’integrazione e della mobilità del lavoro in Europa, con uno sguardo particolare alle vicende storiche che hanno coinvolto l’area alto-adriatica. In questo contesto, la professoressa Maria Dolores Ferrara presenterà il suo recente volume Lavorare oltre confine (EUT, 2024).

Intervengono: Maria Dolores Ferrara, Luigi Menghini, Fabio Spitaleri, Davide Rossi

L'ingresso è libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

Per informazioni aggiornate sul programma: www.estoria.it

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Dal 29 maggio al 1° giugno EUT sarà presente al Festival internazionale della storia di Gorizia e Nova Gorica con presentazioni editoriali e talk pubblici
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Su Nature studio coordinato da UniTS che può cambiare l’approccio alle vasculiti

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Un’infiammazione persistente che colpisce i vasi sanguigni e può portare a gravi complicanze trombotiche, anche in persone giovani e senza fattori di rischio noti. Sono le vasculiti sistemiche, un gruppo di malattie autoimmuni rare che, se non riconosciute e trattate tempestivamente, possono compromettere organi vitali come cuore, reni, polmoni e cervello.

A queste patologie è dedicato lo studio pubblicato sulla rivista Nature Reviews Rheumatology, tra le più prestigiose a livello mondiale nell’ambito dell’immunologia e della reumatologia, coordinato dal prof. Giacomo Emmi, immunologo, docente di Medicina interna dell’Università di Trieste e Direttore della Struttura Complessa UCO Medicina Clinica e Coordinatore Scientifico dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. L’articolo, frutto di un lavoro di revisione coordinato tra centri di ricerca di riferimento in Italia, Svezia, Russia, Turchia ed Australia, fa il punto sulle manifestazioni trombotiche e cardiovascolari associate alle vasculiti e propone nuove strategie di trattamento basate sull’approccio antinfiammatorio.

L’argomento dello studio sarà l’oggetto di una relazione che terrà il prof. Emmi all’interno del congresso europeo EUVAS (European Vasculitis Society), in corso per la prima volta a Trieste dal 21 al 24 maggio, dove si riuniscono oltre 400 specialisti da tutta Europa. Il congresso è un appuntamento di riferimento per clinici e ricercatori che si occupano di queste patologie, e si distingue per l’approccio fortemente multidisciplinare. Emmi fa parte del direttivo della società scientifica e del comitato organizzatore dell’evento.

«Il nostro lavoro – spiega Emmi – dimostra che in molte vasculiti la trombosi non è un evento isolato, ma una diretta conseguenza dell’infiammazione vascolare. In questi casi, l’uso di anticoagulanti può non essere sufficiente e deve essere affiancata da una terapia immunologica. Comprendere meglio i meccanismi alla base di queste evidenze cambia l’approccio terapeutico e può aprire nuove strade anche per altre malattie croniche infiammatorie e non».

Tra le vasculiti analizzate nella revisione compaiono, tra le altre, la granulomatosi eosinofila con poliangioite, una patologia che colpisce soprattutto le vie respiratorie, il cuore e il sistema nervoso periferico, e la sindrome di Behçet, che interessa i vasi di calibro variabile, e caratterizzata, tra le altre cose, da eventi trombotici infiammatori. La pubblicazione si concentra sulle differenze tra eventi trombotici arteriosi e venosi, sulla gestione terapeutica nelle diverse fasi della malattia e sui diversi meccanismi patogenetici, che possono orientare le scelte cliniche.

Lo studio, consultabile online sulla piattaforma Nature, rappresenta un contributo importante al dibattito internazionale sulle malattie autoimmuni sistemiche, un’area della medicina in costante evoluzione.

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Studio completo pubblicato su Nature Reviews Rheumatology          

Arterial and venous thrombosis in systemic and monogenic vasculitis
Federica Bello¹˒¹⁵, Filippo Fagni²˒³˒¹⁵, Giacomo Bagni⁴, Catherine L. Hill⁵˒⁶, Aladdin J. Mohammad⁷˒⁸, Sergey Moiseev⁹, Iacopo Olivotto¹˒¹⁰, Emire Seyahi¹¹ & Giacomo Emmi¹²˒¹³˒¹⁴

1. Cardiomyopathy Unit, Careggi University Hospital, Florence, Italy
2. Department of Rheumatology, Skåne University Hospital, Malmö, Sweden
3. Department of Clinical Sciences, Rheumatology, Lund University, Lund, Sweden
4. Department of Rheumatology and Inflammatory Diseases, Sahlgrenska University Hospital, Gothenburg, Sweden
5. Discipline of Medicine, University of Adelaide, Adelaide, South Australia, Australia
6. Queen Elizabeth Hospital, Central Adelaide Local Health Network, Adelaide, South Australia, Australia
7. Department of Rheumatology and Inflammation Research, Sahlgrenska Academy, University of Gothenburg, Gothenburg, Sweden
8. Department of Medicine, Karolinska Institute, Stockholm, Sweden
9. Department of Internal Medicine and Rheumatology, Sechenov First Moscow State Medical University, Moscow, Russia
10. IRCCS Don Carlo Gnocchi Foundation, Florence, Italy
11. Istanbul Faculty of Medicine, Istanbul University, Istanbul, Turkey
12. Department of Medical, Surgical and Health Sciences, University of Trieste, Trieste, Italy
13. Department of Internal Medicine, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), Trieste, Italy
14. European Reference Network ReCONNET, Trieste, Italy
These authors contributed equally: Federica Bello, Filippo Fagni

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Il prof. Giacomo Emmi (DSM) presenterà la revisione durante il congresso della Società Europea delle Vasculiti, in programma a Trieste
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Bollino Rosa per la Clinica Urologica: premiati i percorsi dedicati alla salute della donna

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La Clinica di Urologia dell’Ospedale di Cattinara ha ottenuto anche il Bollino Rosa della Fondazione Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere – che premia le strutture sanitarie impegnate nella promozione della salute femminile e nell'integrazione della medicina di genere.

Attiva dal 2005, la Fondazione Onda assegna i bollini sulla base di requisiti clinici, qualità dell’accoglienza, attenzione alle differenze di genere e attività di formazione e comunicazione.

Si tratta del terzo riconoscimento conseguito dalla struttura dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina e dell’Università di Trieste: dopo il Bollino Arancione, per l’eccellenza nel trattamento delle patologie renali, e il Bollino Azzurro, per i percorsi dedicati alla salute maschile e alla prostata, la Clinica Urologica triestina è la prima in regione a potersi fregiare dell’intero tris di certificazioni Onda.

Il riconoscimento al lavoro svolto si estende anche alla dimensione formativa: i medici in formazione specialistica operano fin da subito in un contesto clinico che adotta un approccio attento alle specificità di genere e orientato alla non discriminazione.

«La medicina di genere non è un ambito a parte – commenta il prof. Giovanni Liguori, Direttore della Clinica Urologica ASUGI e docente di Urologia e Andrologia dell’Università di Trieste – ma parte integrante di un modo di curare che considera ogni persona nella sua complessità.

Riconoscimenti come questo confermano la bontà del percorso che abbiamo intrapreso insieme al prof. Paolo Umari, docente e Responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia Robotica, al dott. Gianluca d’Aloia, responsabile della Prostate Unit, e alla dott.ssa Francesca Vedovo, responsabile dell’Urologia Funzionale».

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La struttura dell'Università di Trieste e di ASUGI è la prima in regione ad ottenere tutti i riconoscimenti della Fondazione Onda per la qualità e l’equità nei percorsi urologici
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Giovani e impresa: l’UniTS inaugura la nuova edizione dell’Innovators Community Lab

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Formare, connettere, ispirare. Con queste parole è stata lanciata la prima edizione dell’Innovators Community Lab (ICLab), il rinnovato programma dell’Università di Trieste che accompagna studentesse e studenti nella scoperta dell’innovazione e della cultura imprenditoriale.

Evoluzione del Contamination Lab, che nel corso di oltre dieci edizioni ha fornito background imprenditoriale a circa 300 studenti UniTS, l’ICLab è pensato per fornire a studenti e studentesse strumenti che consentano lo sviluppo di progetti di business nei settori emergenti.

Il programma si svolgerà ancora negli spazi rinnovati dell’ex Ospedale Militare, oggi trasformato in un ambiente aperto alla formazione, al co-working e alla collaborazione tra università, impresa e territorio. L’edizione 2025 ha preso il via con un evento ufficiale, alla presenza di istituzioni, imprese e dei 29 giovani selezionati, provenienti da corsi di laurea triennale, magistrale e di dottorato.

Durante l’incontro Salvatore Dore, responsabile dell’ICLab e Capo Ufficio Trasferimento Tecnologico e rapporti con le imprese, ha illustrato anche le principali novità dell’edizione 2025: il riconoscimento di crediti universitari curriculari, programmi di mentoring individuali, incontri di formazione e networking con imprenditori e manager e una visita agli stabilimenti del Gruppo Marcegaglia dove gli studenti incontreranno i vertici aziendali. Al termine del percorso, i cinque migliori progetti saranno premiati con borse di studio da 5.000 euro ciascuna, finanziate dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il rinnovato percorso, inoltre, beneficerà di una dimensione internazionale che sarà presentata nelle prossime settimane.

Nel suo intervento introduttivo, il professor Rodolfo Taccani, Delegato del Rettore per il Trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese, ha offerto una riflessione sul valore del lavoro fatto nel corso dei suoi sei anni di mandato prossimi alla conclusione: «Il Contamination Lab è stato per anni un laboratorio vivo di idee, ma anche di persone. Abbiamo visto crescere competenze, relazioni e iniziative capaci di superare i confini dell’università. Questo percorso ha accompagnato sei anni di lavoro in cui abbiamo messo al centro la connessione tra formazione, giovani e impresa. Il futuro passa anche da qui».

Momento centrale dell’evento è stato il keynote speech di Gianluca Bisol, Presidente dell’azienda vitivinicola Bisol 1542: il suo intervento “Innovare nella tradizione” ha raccontato l’esperienza di un’impresa familiare capace di coniugare identità territoriale e trasformazione attraverso le generazioni.

I 29 studenti selezionati per il nuovo percorso formativo ICLab – di cui 18 sono iscritti a lauree triennali, 10 a lauree magistrali e a magistrali a ciclo unico e uno a un dottorato di ricerca – hanno concluso l’incontro con una breve presentazione individuale, raccontando le proprie motivazioni, obiettivi e aspettative per il percorso appena avviato.

Tra i partecipanti la componente femminile rappresenta oltre un terzo del gruppo. A testimonianza di un percorso che intercetta abilità e interessi molto trasversali, non mancano neanche in questa edizione gli studenti provenienti da corsi di laurea umanistici, come Filosofia, Psicologia e Giurisprudenza.

Con l’ICLab, l’Università di Trieste attualizza e rende organico il proprio impegno nella formazione all’innovazione, creando spazi di confronto reale tra accademia e sistema produttivo e promuovendo all’interno del percorso universitario un’idea di impresa come strumento di crescita, relazione e impatto.

Abstract
Formazione, co-progettazione, networking e premi per i 29 studenti selezionati nel programma dell’Ateneo dedicato all’innovazione
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