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Sindrome di Rett: l’Università di Trieste coordinerà la prima sperimentazione al mondo della Mirtazapina

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L’Agenzia italiana del farmaco - AIFA, ricevuto il parere positivo del comitato etico nazionale per gli studi pediatrici, ha dato il disco verde alla prima sperimentazione clinica a livello mondiale del farmaco Mirtazapina nella Sindrome di Rett, denominata MirtaRett.

La sperimentazione, coordinata dall’Università degli Studi di Trieste, si svolgerà nei principali ospedali italiani di riferimento per le pazienti affette dalla Sindrome di Rett ed è interamente sostenuta da sovvenzioni senza scopo di lucro, in particolare dal progetto no profit “Angelini for future” di Angelini Pharma SpA, assieme alle Fondazione Canali Onlus, Ico Falck Onlus e Amadei e Setti Onlus. Il management della sperimentazione è gestito dal Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche (CVBF), un’organizzazione non profit che fornisce servizi per la ricerca clinica in Italia. 

Per l’inizio effettivo della sperimentazione ci vorranno circa 2 mesi duranti i quali UniTS, centro coordinatore, assieme ai 4 centri clinici di Milano, Genova, Siena e Messina, metteranno a punto la macchina organizzativa per il reclutamento e poi il trattamento delle pazienti.

Si tratta esclusivamente di pazienti donne, in quanto la sindrome di Rett è una malattia genetica che colpisce 1:10.000 bambine e costituisce la seconda causa al mondo di disabilità intellettiva negli individui di sesso femminile (Petriti et al. Systematic Reviews, 2023)

La sperimentazione coinvolgerà in totale 54 pazienti di età compresa tra 5 e 40 anni, suddivisi in tre gruppi di 18 di diverse fasce d’età (5-10, 11-17 e 18-40 anni).

La sindrome di Rett è una malattia di origine genetica subdola che prende origine da mutazioni causali e non prevedibili del gene MECP2 nelle cellule riproduttive (spermatozoi o ovociti) di genitori del tutto sani. Si manifesta nel secondo anno di vita quando le bambine iniziano a parlare e a camminare, portando a una rapida regressione della parola e all’incapacità di compiere movimenti volontari con le mani. Negli anni successivi, le bambine sviluppano crisi epilettiche e difficoltà respiratorie che rappresentano la principale causa di decesso anche se molte pazienti possono raggiungere l’età adulta, seppur con gravi debilitazioni fisiche e mentali. 

Esperimenti di ripristino del gene mutato condotti in modelli animali hanno dimostrato che la malattia può essere completamente reversibile ma ad oggi non esiste ancora una cura definitiva. 

Il progetto è iniziato nel 2009, grazie a finanziamenti di Telethon, Fondazione San Paolo, Fondazione Casali, Beneficentia Stiftung e delle associazioni dei genitori AIRETT Onlus e ProRett Ricerca Onlus. In 15 anni di studi svolti nel laboratorio diretto dal prof. Enrico Tongiorgi al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste sono state raccolte numerose evidenze sperimentali dell’efficacia di Mirtazapina nel recupero di alcuni sintomi. Ulteriori prove in favore del farmaco sono state poi raccolte grazie a un’indagine retrospettiva in collaborazione con il Centro di riferimento Rett dell’Ospedale Le Scotte di Siena dove il farmaco era stato somministrato come cura standard per ansia, comportamenti ripetitivi e disturbi del sonno per un periodo da 1 a 5 anni in 40 pazienti Rett adulte. Oltre agli effetti benefici su ansia e sonno, propri del farmaco, lo studio ha riscontrato anche un effetto protettivo sulla progressione della sindrome di Rett con miglioramenti in alcuni sintomi tipici tra cui autolesionismo, irritabilità, difficoltà motorie e perdita di capacità di comunicazione. 

Al momento ancora nessuno ha potuto sperimentare gli effetti di questo farmaco nelle bambine affette da sindrome di Rett - ha dichiarato il prof. Tongiorgi - Riteniamo dunque necessario procedere con una sperimentazione clinica rigorosa come quella proposta nel progetto MirtaRett. Ci siamo prefissi di mantenere questo progetto interamente in Italia, coinvolgendo i principali centri clinici di riferimento. La sperimentazione verificherà l’efficacia del farmaco sui sintomi generali e in particolare sulle abilità motorie, come l’uso della mano, sulle capacità di comunicare e sui disturbi psichici. Monitoreremo inoltre la qualità del sonno e i parametri vitali della respirazione e del cuore, grazie ad una nuova T-shirt intelligente di fabbricazione italiana che è stata da noi testata permettendoci di fare delle scoperte importanti sui difetti di respirazione in queste bambine.” 

Lo studio prevede anche il monitoraggio del grado di stress dei caregivers e la rilevazione di biomarcatori presenti nel sangue, come i fattori neurotrofici, utili per valutare gli effetti del farmaco sulla ripresa dello sviluppo e la plasticità del sistema nervoso.

Ogni sperimentazione clinica ha dei costi elevati, ma grazie alla natura no profit del progetto, è stato possibile ridurli notevolmente e, grazie alla generosità dei donatori, si potrà anche dotare gli ospedali di Messina, Milano e Siena della strumentazione per condurre l’actigrafia e si potranno acquistare 54 smart T-shirt.

Centri e ricercatori coinvolti nella sperimentazione

Coordinatore- Prof. Enrico TONGIORGI, Dipartimento Scienze della Vita, Università di Trieste.

Partner 1 – Prof.ssa Maria Paola CANEVINI, dott.ssa Ilaria VIGANÓ, ASST Ospedale Santi Paolo Carlo - Via di Rudinì 8; Milano; e Prof.ssa Aglaia VIGNOLI (MD) Università Statale di Milano, Milano.

Partner 2 – Prof. Lino NOBILI, dott.ssa Giulia PRATO – Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e scienze materno-infantili (DINOGMI), Università di Genova, Genova.  - Unità di Neuropsichiatria Infantile, IRCCS, Istituto Giannina Gaslini, Genova.

Partner 3 – Dott. Salvatore GROSSO, Dott. Claudio DE FELICE – Centro di Ricerca e Sperimentazione Sindrome di Rett – Unità Pediatrica/Neuropediatrica, DAI Materno Infantile – Policlinico “S. M. alle Scotte”, Siena.

Partner 4 – Prof.ssa Gabriella DI ROSA, dott. Antonio NICOTERA - Dipartimento di Patologia Umana dell'Adulto e dell'Età Evolutiva "Gaetano Barresi", Policlinico Universitario "G. Martino, Università di Messina, Messina.

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Il 28 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle Malattie Rare
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“Premio Fermeglia”: la prima edizione va a due studentesse di Architettura

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Sono Giulia Piacente e Giulia Toscano, laureate in Architettura a UniTS, le vincitrici della prima edizione del “Premio Fermeglia” per la migliore tesi di Laurea Magistrale sui temi di energia, trasporti e ambiente.

Il premio di 1000 euro è stato consegnato dalla prof.ssa Sabrina Pricl in rappresentanza della famiglia di Maurizio Fermeglia, già Rettore dell’Università degli Studi di Trieste, prematuramente scomparso nel 2024. 

La tesi “Da Waterscape e Nautopia: scenari di riscaldamento globale e storie di architettura, spazi e habitat radicali”, relatore il prof. Thomas Bisiani, offre uno scenario immaginifico e futuribile di città sull’acqua.

Partendo da una riflessione sul riscaldamento globale e sul conseguente innalzamento delle acque, le due studentesse hanno concepito Nautopia, un villaggio galleggiante per 2000 persone, semisommerso, capace di immergersi in caso di maltempo e circondato da un atollo artificiale per attenuare l'impatto delle onde. 

Nel piano subacqueo, un’apposita griglia di distribuzione permette gli spostamenti orizzontali, è modulabile per limitare o ampliare gli spazi ed è dotata di un sistema di collegamento tra mercato, edificio del commercio e centro culturale. Il piano in superficie è lasciato libero per consentire la navigazione.

Il passaggio tra un piano e l’altro è possibile grazie a pedane elevatrici che consentono gli spostamenti verticali e la fornitura di energia, acqua e il funzionamento dei sistemi di scarico.

Nautopia è autosufficiente dal punto di vista alimentare, idrico, energetico e di smaltimento dei rifiuti in ottica “zero waste” per rispondere ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030.

Hanno partecipato alla cerimonia il Rettore Roberto Di Lenarda e Alessandro Massi Pavan, Coordinatore del Centro Interdipartimentale “Giacomo Ciamician”, Centro che è stato impegnato nella selezione del progetto di tesi vincitore.

 

Nella Foto il momento del conferimento del premio

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A un anno dalla scomparsa del prof. Maurizio Fermeglia conferito il premio in sua memoria
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“La vita dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”. Annunciato il titolo di Trieste Next 2025

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Sono già iniziati i preparativi per Trieste Next - Festival della Ricerca Scientifica, la cui quattordicesima edizione si svolgerà da venerdì 26 a domenica 28 settembre 2025. 

L’edizione 2025 del Festival – promossa anche quest’anno da Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Gruppo NEM Nord Est Multimedia, ilNordest, Il Piccolo – sarà intitolata “La Vita Dentro. Dialoghi tra scienze e tecnologie”.

“Sin dalla prima edizione, Trieste Next ha scelto di affrontare temi chiave del dibattito scientifico e culturale, dall'alimentazione all'acqua, dall'energia al rapporto tra uomo e tecnologia fino al tema della sostenibilità – affermano i promotori - La quattordicesima edizione sarà un momento per esplorare l’agenda scientifica dei prossimi anni e per proporre riflessioni di ampio respiro sulle nuove frontiere della ricerca e dell’innovazione, nonché sui limiti etici – ma non solo – che guidano il dibattito nella comunità scientifica. Come sempre, è atteso a Trieste un parterre di grandi ospiti ed esponenti delle discipline STEM, ma anche di scienze umane e sociali”. 

Dopo il grandissimo successo dell’edizione 2024, i promotori confermano l’obiettivo di tornare a parlare di scienza e innovazione a Trieste e di crescere ulteriormente con incontri, talk e dibattiti che animeranno la città durante la tre giorni e che si potranno seguire, come sempre, anche in live streaming.

E come nelle ultime due edizioni, anche quest’anno Trieste Next manterrà la sua veste internazionale affiancando al ricco programma in lingua italiana un palinsesto di incontri in lingua inglese e con partner scientifici di rilievo internazionale. “Anche quest’anno siamo pronti ad accogliere in città i ricercatori provenienti da tutta Europa, che si uniranno alle centinaia di dottorandi e studenti che puntualmente arrivano, da tutta Italia, a Trieste per partecipare al Festival”, concludono i promotori. 

Verrà assegnato, inoltre, per il terzo anno, il premio letterario “Premio Trieste Next. Science Book of the Year” dedicato ai maestri della divulgazione scientifica e vinto l’anno scorso da Piero Martin con “Storie di errori memorabili” (Laterza).

In programma a Trieste Next, quindi, tre giorni di conferenze, seminari e laboratori, con oltre 100 eventi in cartellone e 300 relatori. Dal 26 al 28 settembre, non mancheranno anche gli spazi espositivi in piazza Unità d’Italia e le attività dedicate alle scuole. 

Per aggiornamenti e dettagli, il punto di riferimento è il sito https://www.triestenext.it/ 

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La XIV edizione del Festival della ricerca scientifica si svolgerà dal 26 al 28 settembre. In definizione oltre 100 eventi e 300 relatori
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Dichiarazione di Transform4Europe per il terzo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina

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Tre anni fa, la Russia ha iniziato la sua guerra su larga scala contro l'Ucraina, in palese violazione del diritto internazionale. 

Tra gli innumerevoli atti di aggressione e le loro conseguenze c'è lo spostamento dell'Università Statale di Mariupol (MSU), una delle università che formano l'alleanza Transform4Europe. 

I nostri amici e partner della MSU dimostrano, a costi e rischi personali, un'eccezionale resilienza, forza e coraggio nel sostenere e difendere i valori europei e il nostro comune spirito di trasformazione europea.

 Transform4Europe è al fianco dei nostri amici e colleghi dell'Università Statale di Mariupol.

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Gli atenei dell'alleanza si stringono al fianco dell'Università di Mariupol, in difesa dei valori e del comune spirito di trasformazione europea
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Gli specializzandi UniTS di Medicina Legale tra i protagonisti dell'American Academy of Forensic Sciences

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La Scuola di Specializzazione in Medicina Legale dell’Università di Trieste ha partecipato per il quarto anno consecutivo al più importante evento di patologia forense del mondo, il congresso internazionale dell’American Academy of Forensic Sciences, che si è svolto a Baltimora (Maryland) dal 17 al 22 febbraio 2025

Questa edizione, dedicata all’innovazione tecnologica in medicina legale, intitolata “Technology: a tool for transformation or tirrany?” ha visto la partecipazione di un team di giovani medici formati da UniTS, costituito da Davide Radaelli, Monica Concato, Stefano Di Maria e Filippo Bolzan, che sono stati impegnati in quattro presentazioni orali e due poster. 

I nostri neospecialisti e specializzandi - spiega il prof. Stefano D’Errico, docente di Medicina Legale al Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute di UniTS e direttore della struttura complessa di Medicina Legale dell’ASUGI - hanno presentato i traguardi raggiunti in un anno di lavoro molto impegnativo sul campo e i frutti di consolidate collaborazioni scientifiche con altre realtà universitarie italiane e straniere” . 

Gli interventi degli specializzandi hanno fatto riferimento alla casistica forense collezionata dalla Medicina Legale triestina e declinano una metodologia rigorosa che va dalla scena del crimine al laboratorio di ricerca, passando per il tavolo autoptico. I lavori presentati dal team triestino sono stati selezionati tra migliaia di proposte provenienti da tutto il mondo. 

La grande novità proposta quest’anno è la prestigiosa collaborazione con il gabinetto interregionale della Polizia Scientifica di Padova, che ha messo a disposizione la propria competenza e le proprie risorse nella ricostruzione e nell’interpretazione di uno scenario suicidiario complesso, attraverso tecniche di animazione virtuale tridimensionale. Particolare interesse hanno sollevato gli studi che la Scuola di medicina legale di UniTS sta portando avanti nello studio di marcatori di autofagia nelle lesioni traumatiche cranio-encefaliche e di profili di lipidomica nelle morti cardiache improvvise coronariche.

“Come recita il titolo del congresso internazionale, anche la medicina legale è una disciplina che guarda al futuro e all’innovazione tecnologica – precisa il prof. Stefano D’Errico - e il coinvolgimento di professionalità mediche e non mediche testimonia il valore della multidisciplinarietà nella ricerca di evidenze di qualità da mettere a servizio dell’amministrazione della giustizia”. 

Tra i lavori dell’istituto di Medicina Legale di Trieste selezionati dal board scientifico dell’American Academy of Forensic Sciences figura anche il progetto di un registro balcanico per le morti cardiache improvvise in età giovanile che prende spunto dall’iniziativa, unica in Italia, del registro regionale del Friuli Venezia Giulia e che vede coinvolti oltre a UniTS anche le Università di Belgrado, Skopije, Atene, Ankara e Lubiana. 

Il progetto, coordinato dalle strutture di medicina legale e di cardiologia dell’ASUGI, è stato infatti avviato a partire dal recente congresso internazionale sul tema, svoltosi proprio a Trieste nell’ottobre 2024. “In questo modo - prosegue il prof. D’Errico - intendiamo dare continuità all’attività svolta su tutto il territorio regionale, ma anche esplorare il ruolo dell’etnia nella patogenesi della morte cardiaca improvvisa”. Trieste è capofila di questo progetto alla luce dell’esperienza acquisita, grazie all’impegno di tutti i colleghi che in tutte le province contribuiscono ad alimentare il registro e, naturalmente della Regione FVG che, a partire dal 2021, ha promosso e continua a sostenere il registro regionale delle morti cardiache improvvise in età giovanile. 

“Una spinta decisiva, in questo senso, - conclude D’Errico - sarà rappresentata dall’allestimento in seno alla SC di medicina legale di un laboratorio di tossicologia forense che, auspico, potrà al più presto rispondere alle crescenti richieste dei cittadini e delle autorità locali impegnate nella tutela della salute e dei diritti della collettività”.

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Al principale evento mondiale di patologia forense, i giovani medici sono stati relatori di quattro presentazioni e due poster. Tra i lavori selezionati anche un progetto internazionale che vede coinvolta la Cardiologia
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Antropologia, storia, architettura: una settimana dedicata al patrimonio culturale comune europeo

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L’Università di Trieste ha ospitato, nell’ambito delle attività dell’alleanza internazionale Transform4Europe, una settimana di formazione dedicata al patrimonio culturale comune europeo, che ha visto la partecipazione di una quarantina di studenti in rappresentanza di nove università aderenti al progetto.

La T4EU Common European Heritage Week, svoltasi da lunedì 24 a venerdì 28 febbraio, ha voluto celebrare il patrimonio culturale delle aree di frontiera e la sua capacità di ispirare un dialogo rinnovato e multiculturale attraverso le nuove generazioni. 

Il programma della settimana ha incluso workshop e visite sul campo riservate ai partecipanti, ma anche tre giornate (martedì 25, mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio) dedicate alla conferenza internazionale "Transborder Heritage: A Multidisciplinary Approach", in cui si sono svolti seminari rivolti a tutta la comunità universitaria e tre talk pomeridiani - in lingua inglese con traduzione in italiano - aperti anche alla cittadinanza. 

L’antropologia, la storia e l’architettura sono i tre campi del sapere da cui sono partiti gli approfondimenti delle complesse relazioni tra confini e patrimonio culturale per affrontare temi come identità, memorie, eredità culturale nelle regioni di frontiera con gli interventi di tre esperti internazionali: Alessandro Monsutti (antropologo, Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra), Borut Klabjan (storico, Science and Research Centre di Koper/Capodistria) e Neža Čebron Lipovec (studiosa di conservazione del patrimonio architettonico, Università Primorska di Koper/Capodistria).

I talk, concepiti per stimolare il pensiero critico e la creatività, hanno trattato temi come la mobilità culturale, le sfide della memoria collettiva e le opportunità di integrazione offerta da un patrimonio che va ben oltre la semplice eredità storica.

Gli studenti partecipanti all’iniziativa, che provengono dalle università di nove diversi paesi europei - Saarland University (Germania), Estonian Academy of Arts (Estonia), Universidade Católica Portuguesa (Portogallo), University of Primorska (Slovenia), Jean Monnet University (Francia), University of Silesia in Katowice (Polonia), Sofia University St. Kliment Ohridski (Bulgaria), Vytautas Magnus University in Kaunas (Lituania) e Università di Trieste – hanno concluso l’esperienza formativa venerdì 28 febbraio con un’iniziativa che rende omaggio allo spirito di GO2025, in cui il capoluogo isontino e Nova Gorica sono nuovamente unite nel ruolo di Capitale Europea della Cultura. 

Gli studenti hanno percorso la storia del confine italo-sloveno tra Gorizia e Nova Gorica e visitato tre esposizioni altamente significative, come il Museo del Confine, che contestualizza la divisione storica tra Est e Ovest nell’Europa post-bellica, il Museo del Contrabbando, in cui sono evidenti gli scambi informali transfrontalieri che hanno caratterizzato la vita locale e il Museo del Permesso Speciale (“Lasciapassare/Propustnica”), che testimonia il rigore della burocrazia e l’impatto delle restrizioni di movimento.
 

PROGRAMMA APERTO ALLA CITTADINANZA

25 Febbraio ore 17 - Sala Tessitori, Regione FVG, pz. Oberdan 5
Homo Sapiens, Homo Itinerans - Prof. Alessandro Monsutti
La migrazione è divenuta oggi un tema caldo sia nel dibattito mediatico che politico, suscitando opinioni pubbliche fortemente polarizzate. Verranno analizzate diverse dimensioni per sfatare alcune narrazioni dominanti: la lunga storia della mobilità umana; la transizione dagli imperi coloniali agli Stati nazionali; le crescenti disuguaglianze economiche e le disparità demografiche; la persistenza e frammentazione dei conflitti. Il migrante, e in particolare il rifugiato, potrebbe essere la figura politica del nostro tempo, un simbolo delle relazioni internazionali e intra-nazionali che caratterizzano il mondo odierno.

Alessandro Monsutti insegna al Dipartimento di Antropologia e Sociologia del Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra. È stato Research Fellow presso l’Università di Yale (2008-2010), beneficiario della MacArthur Foundation (2004-2006), Visiting Professor presso l’Università di Vienna (2012, 2021) e Arizona State University (2014), e Scholar-in-Residence presso l’Institut für die Wissenschaften vom Menschen di Vienna (2020). Ha collaborato come consulente per diverse organizzazioni internazionali e non governative, come l’UNHCR, e ha condotto ampie ricerche sul campo in Afghanistan, Pakistan, Iran e, più recentemente, nei paesi occidentali tra rifugiati e migranti afghani. È autore e curatore di numerosi libri, tra cui "War and Migration: Social Networks and Economic Strategies of the Hazaras of Afghanistan" (2005) e "Homo Itinerans: Towards a Global Ethnography of Afghanistan" (2020).
 

26 febbraio ore 17 - Aula Magna, IUSLIT, Via Filzi 14
Cuius Regio Eius Natio. Building Memories, Shaping Histories, Negotiating Identifications - Prof. Borut Klabjan
L’area dell’attuale confine italo-sloveno ha subito numerosi cambiamenti di regime durante il XX secolo. Questo non è qualcosa di particolarmente nuovo o peculiare di quest’area; tuttavia, il flusso continuo di Stati, popolazioni e amministrazioni ha plasmato non solo le linee di confine, ma anche i cuori e le menti delle persone comuni. L’impatto su queste popolazioni locali non è solo una questione di storia regionale, ma rappresenta un laboratorio per il passato, il presente e il futuro dell’Europa.

Borut Klabjan è docente di Storia, specializzato in storia politica e sociale dell’Europa Centrale e Sudorientale nel XIX e XX secolo. Attualmente è Principal Investigator dell’ERC Advanced Grant "Cold War Europe beyond Borders", che propone una storia transnazionale delle pratiche transfrontaliere nell’area Alpi-Adriatica dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi, con sede presso il Science and Research Centre di Koper, Slovenia. È stato Fellow presso l’Università Humboldt di Berlino, l’Institute for Southeast European Studies di Regensburg, l’EUI a Firenze e la LMU di Monaco. Il suo ultimo volume curato, "Borderlands of Memory. Adriatic and Central European Perspectives", è stato pubblicato da Peter Lang Oxford, mentre il suo ultimo libro "The fire that embraced Europe. The story of the Narodni dom in Trieste 1920-2020" è stato pubblicato in sloveno (2021) e in italiano (2023).
 

27 febbraio ore 17 - Aula Magna, IUSLIT, Via Filzi 14
Mirrorings and entanglements in the urban spaces along contested borders - Prof.ssa Neža Čebron Lipovec
I confini possono essere muri e recinzioni di filo spinato, ma possono anche rappresentare ponti. In entrambi i casi sono elementi progettati e costruiti. I confini possono apparire come “linee fantasma” sulla mappa, spazi fluidi, eppure possono fungere da punto di riscontro, stabilendo dialoghi visivi anche tra elementi dell’ambiente costruito. Nella regione dell’Alto Adriatico molti edifici "parlano", raccontando turbolenze storiche, aspirazioni e appropriazioni. A volte dialogano tra loro, altre volte si urlano oltre il confine, ignorandosi reciprocamente. In altre situazioni, questi dialoghi si fondono negli strati di un unico edificio, diventando palinsesti in attesa di essere svelati, scoperti e nuovamente ascoltati. L’intervento analizzerà alcuni di questi siti, cercando di “ascoltarli” per capire l’interazione tra architettura e memoria, e come l’uomo interagisce con essi nel tentativo di conservarli.

Neža Čebron Lipovec è esperta in studi sul patrimonio architettonico e la sua conservazione, operante presso il Dipartimento e l’Istituto di Archeologia e Patrimonio della Facoltà di Lettere dell’Università di Primorska (Slovenia). I suoi ambiti di ricerca includono la storia e la conservazione architettonica del secondo dopoguerra e gli studi critici sul patrimonio edilizio. Collabora in numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali ed è membro della cattedra UNESCO sull’interpretazione e l’educazione per il patrimonio integrato presso l’Università di Primorska, oltre ad essere membro del Management Board del New European Bauhaus Academy Pioneer Hub for Sustainable Built Environments with Renewable Materials (NEBAP Hub).


PROGRAMMA RIVOLTO ALLA COMUNITA' UNITS

25 febbraio: Anthropology and Identities between Borders

26 febbraio: History and Memories in Border Areas

27 febbraio: Architecture and Transborder Spaces


PROGRAMMA COMPLETO

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All'iniziativa di T4EU, dal 24 al 28 febbraio, hanno partecipato studenti provenienti da università di nove diversi paesi europei. Il programma ha incluso panel aperti alla comunità universitaria e tre talk rivolti alla cittadinanza
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Fibre che mimano i tessuti del corpo per ripararlo: pubblicato studio UniTS su Andvanced Science

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Creare materiali che si comportano come tessuti viventi è un obiettivo più vicino grazie ad uno studio Università di TriesteKeio University (Giappone) appena pubblicato su Advanced Science.

Il team di ricerca internazionale che ha concepito il paper è composto da Pierangelo Gobbo, docente di Chimica Organica al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di UniTS, dal prof. Taisuke Banno e dal dottorando Tomoya Kojima della Keio University.  

Gli scienziati hanno sviluppato un metodo innovativo per assemblare fibre di “prototessuto” a partire da vescicole microscopiche, dimostrando come sia possibile sintetizzare, partendo da zero, materiali che mimano il comportamento dei tessuti del corpo umano. Il processo sfrutta l’adesione tra due tipi di vescicole caricate elettricamente in modo opposto, che vengono unite grazie a “ponti salini”, una sorta di colla naturale. 

Le applicazioni possibili sono molteplici e promettono di rivoluzionare diversi ambiti: dalla biostampa 3D alla progettazione di tessuti ingegnerizzati, fino allo sviluppo della soft robotics per la realizzazione di dispositivi flessibili e adattabili ispirati a organismi viventi. 

In ambito clinico, ad esempio, sarà possibile innestare in vivo questo tipo di tessuti sintetici per supportare quelli viventi malati. In particolare, alcuni dei prototipi sviluppati sono in grado di rilevare la presenza di glucosio e produrre una molecola fluorescente di “segnalazione”. 

In futuro, queste fibre potrebbero essere progettate per produrre insulina in risposta all’aumento del glucosio, con interessanti applicazioni nella cura del diabete. Le fibre, inoltre, potrebbero essere ingegnerizzate per rispondere non solo a stimoli chimici ma anche fisici, come temperatura o luce e, combinandole in fasci, ottenere nuovi materiali biomimetici “smart” per la riparazione dei tessuti muscolari.

Lo studio è stato finanziato dalla Japan Society for the Promotion of Science, dal Consiglio Europeo della Ricerca (Starting Grant PROTOMAT) e dal programma Next Generation EU (progetto PRIN PNRR 3D-L-INKED)

 

Nella foto: prof. Pierangelo Gobbo, UniTS

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La ricerca è stata concepita e realizzata da Pierangelo Gobbo nei laboratori dell’Università di Trieste e finalizzata alla Keio University
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Inaugurato il collegamento quantistico su fibra ottica tra UniTS e UniUD

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Le Università di Trieste e quella di Udine sono da oggi unite da un collegamento quantistico che corre su fibra ottica.

Embrione di un’infrastruttura che crescerà rapidamente e che ambisce a diventare un modello per l’Italia e l’Europa, il collegamento è frutto di uno studio durato cinque anni ed è uno degli obiettivi del progetto Quantum FVG finanziato da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e di cui UniTS è coordinatrice.

Il primo obiettivo è stato l’inaugurazione nel 2024 del Laboratorio QCI, finalizzato allo studio di soluzioni quantistiche per lo scambio di informazioni in massima sicurezza, ospitato dal CNR del Campus Basovizza di Area Science Park

“Chi guida lo sviluppo tecnologico, di cui l’ambito quantistico rappresenta una componente essenziale, ha il potere di influenzare profondamente i processi economici e di favorire la costruzione di una società più sicura ed equa – ha affermato il Rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda – il nostro ateneo, attraverso il progetto Quantum FVG e le sue evoluzioni future, ambisce a essere protagonista di questa trasformazione eccellendo nella didattica, ricerca e sviluppo tecnologico in questo filone strategico”. 

«La fisica quantistica – ha detto il Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton – rappresenta oggi un’importante frontiera della conoscenza e le università della regione, con l’attivazione del collegamento quantistico tra Udine e Trieste, contribuiscono significativamente al progresso della ricerca in questo settore. L'esperienza sul campo maturata dai nostri tecnici e ricercatori fin dagli albori della rete Internet ha consentito di realizzare oggi un sistema basato su sofisticate tecnologie innovative che ci pone all’avanguardia a livello nazionale».

“La Regione, con la legge di stabilità 2025, ha finanziato un progetto denominato EQUIP-FVG (Extended Quantum Infrastructure Project per il Friuli Venezia Giulia) per la realizzazione di una infrastruttura permanente in fibra ottica per la comunicazione sicura tramite tecnologia quantistica con utilizzi nell’ambito della logistica marittima, portuale e retroportuale. Questa sperimentazione, che rappresenta uno dei tasselli di una strategia più ampia in termini di cybersicurezza e competitività tecnologica, verrà estesa in futuro anche ad altre infrastrutture critiche e a livello transfrontaliero, portando importanti vantaggi in termini di sicurezza dell’intera piattaforma logistica regionale e confermando il Friuli Venezia Giulia all’avanguardia rispetto a temi che oggi assumono rilevanza strategica per il sistema Paese” – ha aggiunto Alessia Rosolen, Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia.

“Questo importante risultato è stato possibile soprattutto grazie agli investimenti della Regione che ha realizzato sul proprio territorio la Rete pubblica regionale (Rpr) – ha sottolineato l’Assessore regionale ai Sistemi informativi Sebastiano Callari - si tratta di una rete in fibra ottica che, con 1.600 km di dorsale e oltre 500 km di rete di accesso nelle città e nelle zone industriali, connette più di 1.300 sedi pubbliche. La nostra Amministrazione da anni sta lavorando al miglioramento e al potenziamento delle autostrade digitali che grazie alla comunicazione quantistica saranno in grado di supportare applicazioni critiche e intrinsecamente sicure tra i diversi nodi della rete regionale, a cominciare proprio dalle università”.

Il collegamento quantistico tra i due atenei assicura sicurezza (consente di generare chiavi crittografiche in maniera ultra sicura per lo scambio criptato di documenti) e stabilità (il collegamento non è una semplice dimostrazione della tecnologia, ma una connessione stabile e persistente nel tempo orientata alla futura implementazione di un servizio operativo).

UniTS e UniUD lavoreranno insieme per migliorarne le prestazioni e integrarlo nel contesto di un’infrastruttura classica come Internet. 

Per realizzare il collegamento è stato necessario sia acquisire gli apparati di comunicazione quantistica, sia ottenere la fibra ottica che collega i due atenei. L'acquisto degli apparati è stato reso possibile grazie al progetto Quantum FVG, sostenuto dall’Assessorato al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia di Regione FVG, mentre la fibra ottica è stata fornita grazie al supporto dell’Assessorato al Patrimonio, Demanio, Servizi Generali e Sistemi Informativi.

Un ruolo fondamentale è stato svolto da LightNet, che si occuperà anche della gestione tecnica dell’infrastruttura. 

La realizzazione del collegamento quantistico si inserisce in un contesto più ampio.

Regione FVG, tramite il progetto QuFree, ha stanziato ulteriori fondi per studiare la comunicazione quantistica in aria (l’equivalente dei ponti radio) anziché tramite fibra ottica, con l’obiettivo di mettere in sicurezza le comunicazioni tra destinatari non collegabili via fibra, come ad esempio le navi.

E’ in fase di preparazione, infine, un progetto europeo per estendere il collegamento verso est, includendo la Slovenia.

Nella foto: Un momento della presentazione del collegamento a UniTS

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Realizzato nell’ambito del progetto “Quantum FVG” finanziato dalla Regione, è il primo step di un’infrastruttura che vuole diventare modello per l’Italia e l’Europa
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UniTS aderisce a “M'illumino di Meno 2025”

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L'Università di Trieste partecipa anche quest'anno a M'illumino di Meno, la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, che si celebra il 16 febbraio. Per ribadire il proprio impegno, l’illuminazione della facciata esterna dell’Edificio A (Piazzale Europa 1) sarà ridotta di intensità a partire dal tramonto di venerdì 14 fino all’alba di lunedì 17.

L'iniziativa, promossa da Caterpillar e Rai Radio2 dal 2005, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte del Parlamento italiano nel 2022 ed è diventata un'occasione per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e dell'uso responsabile delle risorse su tutto il territorio nazionale.

La XXI edizione pone l’attenzione sull'impatto ambientale del fast fashion, un settore che negli ultimi anni è stato al centro di un crescente dibattito per il suo elevato consumo di risorse e per la produzione massiccia di rifiuti tessili. In risposta a queste problematiche, stanno emergendo numerose alternative sostenibili, come lo scambio di abiti (swap parties), l’upcycling e il mercato dell'usato.

“Il ruolo del consumatore è cruciale in questo cambiamento – commenta Chiara Marinelli, dottoranda di ricerca in Economia Circolare al DEAMS – Giornate come 'M'illumino di Meno' sono fondamentali per sensibilizzare il pubblico riguardo l'impatto del fast fashion e le alternative sostenibili. Non basta solo parlarne, bisogna agire. Il consumatore deve essere consapevole che le sue scelte quotidiane hanno un impatto diretto sul nostro ambiente e che, per cambiare le cose, occorre un impegno da parte di tutti”

Importanti passi in avanti si stanno registrando nell’affrontare le problematiche legate a sostenibilità, impatto ambientale e trasparenza delle informazioni. Da un lato, le istituzioni stanno promuovendo iniziative legislative per regolare e incentivare pratiche più sostenibili. Dall'altro, il panorama tecnologico continua a sviluppare nuove soluzioni che potrebbero rivoluzionare il modo in cui produciamo, consumiamo e ricicliamo i prodotti tessili.

A livello normativo, l'Unione Europea sta portando avanti la sua strategia sul tessile, introducendo un ‘passaporto europeo’ per ogni articolo di abbigliamento, con l’obiettivo di garantire maggior trasparenza riguardo alla provenienza e alla sostenibilità dei capi e favorendo scelte di consumo più consapevoli. Nel contesto delle innovazioni tecnologiche, sempre più aziende stanno sviluppando soluzioni molto promettenti. Un esempio è Bio Fashion Tech, una startup con cui ho avuto il piacere di collaborare, che ha creato una tecnologia biomeccanica in grado di dissolvere i polimeri degli indumenti, trasformandoli in zuccheri utilizzabili in altri settori industriali, come quello farmaceutico”, conclude Marinelli. 

Nell’ambito di questa giornata, UniTS ricorda l’importanza di progetti locali come Sartoria Lister, cooperativa sociale che, dal 2009, si dedica al recupero e alla trasformazione di capi di abbigliamento e materiali dismessi, trasformandoli in accessori unici, come borse e zaini. Sartoria Lister ha collaborato con UniTS partendo da un’idea semplice: cosa fare degli striscioni in pvc che l’ateneo ha stampato in occasione delle varie edizioni della  Notte dei Ricercatori e Trieste Next, depositati nei magazzini in attesa di smaltimento? Nasce così la linea di borse Mis-Mas, tutti pezzi unici e sostenibili. Le borse si possono acquistare nel Museo Nazionale dell’Antartide, nel Parco di San Giovanni, al n. 21 di via Weiss, vicino alla chiesa.

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L’edizione di quest’anno pone l’attenzione sull’impatto ambientale del fast fashion
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Rischio mercurio nella Laguna di Marano e Grado: studio UniTS – ASUGI

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È stato appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Science of the Total Environment uno studio per rilevare i livelli di mercurio nei capelli di pescatori e lavoratori dell’indotto della pesca della laguna di Marano e Grado, una delle più grandi d’Europa.

L’indagine è stata condotta da Luca Cegolon, della Struttura Complessa di Igiene e Medicina Preventiva - UniTS, in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo, Università di Padova, dal gruppo di ricerca MercuRILab di UniTS, diretto da Stefano Covelli, e dall'Unità Clinica Operativa di Medicina del Lavoro - UniTS, diretta da Francesca Larese Filon.

La laguna di Marano e Grado era stata individuata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) a causa di una contaminazione plurisecolare da mercurio sotto forma di cinabro riversato dal fiume Isonzo, drenante il distretto minerario di Idria in Slovenia (secondo deposito naturale più grande al mondo dopo Almaden in Spagna), e in forma inorganica da scarichi industriali incontrollati.

Nel settore orientale della laguna, in corrispondenza della foce dell’Isonzo, studi precedenti avevano rilevato concentrazioni di mercurio nei sedimenti fino a 11 mg/kg, che si riducevano progressivamente a 5 mg/kg nel settore centrale e 0.7 mg/kg nel settore occidentale.

Mentre la contaminazione del settore orientale della laguna era prevalentemente attribuibile a mercurio di origine minerale proveniente dall’Isonzo, nei pressi della foce del fiume Aussa-Corno il mercurio rilevato presentava una componente significativa in forma inorganica, di origine industriale.

L’indagine dell’Università di Trieste, condotta nei primi mesi del 2024 a Marano Lagunare, ha confrontato la concentrazione di mercurio nei capelli di 73 pescatori (32 di mare aperto, 30 di laguna e 11 misti) e 83 residenti locali lavoratori dell’indotto della pesca, con 93 residenti nel Bellunese (prevalentemente agricoltori o malgari). L’indagine si è concentrata su pescatori e lavoratori della pesca perché hanno inevitabilmente maggiore accesso e disponibilità al consumo di pesce rispetto alla popolazione generale. Residenti di un’area montuosa sono stati scelti come categoria di confronto per il motivo opposto.

Il livello mediano di mercurio rilevato nei pescatori (2.56 mg/kg) e nei lavoratori dell’indotto della pesca (2.31 mg/kg) era significativamente superiore a quello degli agricoltori delle Dolomiti (0.58 mg/kg) e aumentava con il consumo di pesce locale, in particolare quello fresco, e in categorie come pescatori, venditori ittici o ristoratori.

Sebbene questi valori siano leggermente superiori al limite (2 mg/kg) raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tali concentrazioni sono ancora ben inferiori a 11.5 mg/kg, il limite sotto cui non sono stati osservati finora effetti avversi sulla salute umana. La situazione attuale, quindi, si può considerare di relativo equilibrio e non pone controindicazioni al consumo di pesce della laguna che, comunque, veicola anche il selenio, elemento chimico con azione antagonista al mercurio.

È raccomandabile tuttavia che donne in gravidanza e bambini in fase di crescita limitino il consumo di pesce fresco a non più di un pasto a settimana.

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L’indagine ha coinvolto pescatori e lavoratori del settore
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