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AlmaLaurea 2025: UniTS continua a crescere su occupazione, attrattività e mobilità internazionale

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L’Università di Trieste si conferma anche nel 2025 tra le realtà accademiche italiane più solide e dinamiche, capace di coniugare qualità formativa, apertura internazionale e concrete prospettive occupazionali per i propri laureati. 

È quanto emerge dal XXVII Rapporto AlmaLaurea, che ha analizzato le performance degli studenti laureati nel 2024. 

Sul fronte occupazionale, l’Università di Trieste si distingue con risultati superiori rispetto alle medie nazionali e regionali. A un anno dal conseguimento del titolo, l’84,8% dei laureati triennali che non proseguono gli studi risulta occupato, contro il 78,6% della media nazionale e l’84,6% del Friuli Venezia Giulia. La retribuzione netta mensile è di 1.522 euro, superiore sia alla media nazionale (1.492 euro) sia a quella regionale (1.497 euro).

Il quadro è particolarmente positivo per i laureati magistrali, che registrano performance occupazionali e retributive nettamente superiori soprattutto rispetto al panorama nazionale. A un anno dal titolo, il tasso di occupazione è dell’86,9% (78,6% a livello nazionale), con una retribuzione media netta mensile di 1.607 euro (1.488 in Italia). A cinque anni dalla laurea, l’occupazione raggiunge il 93,0%, superando il dato regionale (92,7%) e quello nazionale (89,7%), mentre la retribuzione mensile arriva in media a 1.988 euro (1.923 in FVG, 1.847 in Italia), con punte di 2.014 euro tra i magistrali biennali e 1.949 dei corsi a ciclo unico.

Il profilo dei laureati UniTS restituisce inoltre l’immagine di un ateneo capace di attrarre studenti oltre i confini regionali e nazionali. Il 41,5% dei laureati, infatti, proviene da fuori regione, contro una media regionale del 33,8% e nazionale del 24,5%, mentre il 4,8% è di cittadinanza estera (3,6% la media regionale). L’incidenza è ancora più marcata nei corsi magistrali biennali, dove il 47,9% degli studenti arriva da altre regioni e il 6% da altri Paesi.

La qualità della formazione offerta da UniTS si riflette anche nell’ampia diffusione dei tirocini curricolari, previsti e riconosciuti dai corsi di studio. A beneficiarne è stato il 62,9% dei laureati (a fronte del 61% a livello nazionale), con una partecipazione che raggiunge il 75,8% tra i magistrali biennali e arriva all’87,6% se si includono le esperienze svolte durante il precedente ciclo triennale.

Ottimi anche i dati relativi alla mobilità internazionale: il 13,2% dei laureati ha partecipato a un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal proprio corso di laurea, un dato superiore sia alla media nazionale (10,3%) sia a quella regionale (12,1%). La quota è del 13,2% tra i laureati triennali e del 13% tra i magistrali biennali, che sale al 18,7% se si includono anche le esperienze effettuate durante il percorso triennale.

Infine, a confermare l’elevata qualità dell’esperienza accademica a Trieste sono anche i giudizi degli studenti: l’88,7% si dichiara complessivamente soddisfatto del proprio percorso universitario, con valutazioni molto positive anche sul rapporto con i docenti (87%), sul carico di studio (79,6%) e sulle infrastrutture didattiche (84,7%).

Il XXVII Rapporto AlmaLaurea ha analizzato le performance di oltre 305 mila laureati del 2024 in 80 atenei italiani, tra cui i 3.226 dell’Ateneo triestino: 1.842 di primo livello, 979 magistrali biennali e 405 a ciclo unico.

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Si confermano dati sopra la media nazionale e regionale
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Varata BAI – Flax Bandit, la nuova imbarcazione di Audace Sailing Team

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La nuova imbarcazione di Audace Sailing Team di UniTS è in acqua! 

BAI - Flax Bandit, è stata varata allo Yacht Club Adriaco di Trieste, pronta per debuttare il 16 giugno alla competizione velica studentesca SuMoth Challenge a Malcesine.

Il nome del nuovo foiling moth, piccola barca da regata che “vola” sull’acqua, gioca con il nome di Red Bandit, lo yacht da competizione tedesco protagonista delle più importanti gare internazionali.  "Flax" in inglese significa lino, il principale materiale utilizzato per la realizzazione dello scafo progettato e realizzato dal team velico studentesco di UniTS. BAI, invece, è il main sponsor di Audace.

L’uso della fibra di lino ad alte prestazioni è il marchio di fabbrica della flotta Audace, capace di ottimizzare efficienza ed ecosostenibilità, assieme alle resine, ricavate da una miscela derivata per il 30% da anacardi.

La particolarità di BAI – Flax Bandit è l’introduzione di pelli di fibra di basalto per rinforzare la struttura interna di scafo e coperta e ottimizzarne le prestazioni.

Altra novità è la vela, realizzata con un disegno più moderno e performante delle precedenti versioni dell’imbarcazione, sempre prodotta recuperando materiale di scarto di altre vele.

I foil sono il punto forte della barca: sono le ali immerse nell’acqua che consentono all'imbarcazione di volare. Sono componenti soggetti a sollecitazioni estreme, e per questo sono costituiti necessariamente di fibra di carbonio. Meno ecosostenibile di lino e basalto, il suo utilizzo è limitato ai foil, dove comunque viene stratificata con pelli di lino.

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Il nuovo foiling Moth del team velico studentesco di UniTS debutterà al SuMOth Challenge 2025 il 16 giugno 2025
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L’Università di Trieste inaugura la sua Galleria d’Arte

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Costituiscono il patrimonio della nuova Galleria un centinaio di opere tra dipinti, sculture, disegni, stampe e fotografie di artisti come Tullio Vietri, Giovanni Pulze, Arturo Rietti, Marcello Mascherini, Cy Twombly, Serse Roma e Giacinto Cerone, donate all’ateneo grazie all’iniziativa A Trieste mi piaceva tornare: doni d’arte per il Centenario dell'Università. 
A queste, vanno aggiunte anche le dieci opere d’arte contemporanea, tecniche miste e installazioni, realizzate in occasione del progetto #SBLAD – Shine Bright Like A Diamond, Residenze d’artista

Il nuovo spazio espositivo, che sarà in futuro aperto anche alla città e non solo agli studenti e alla comunità universitaria, è frutto dei progetti artistici organizzati in occasione del Centenario UniTS.

Il Sistema Museale dell’Università di Trieste (smaTs), infatti, per connettersi idealmente alla celebre Mostra d’Arte del 1953-1954 allestita nell’ateneo, ha voluto realizzare una nuova Collezione del Centenario attraverso il progetto Donors ’24. 
Numerosi artisti e collezionisti hanno manifestato la loro disponibilità a donare una o più opere per celebrare il secolo dell’Ateneo: una loro selezione è già stata esposta nell’estate 2024 alla Mostra del Centenario, allestita al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto. 

In continuità con quell’iniziativa, e quasi a sigillo di tutto il Centenario, l’Università di Trieste si è ora impegnata a valorizzare il significativo patrimonio d’arte donato all’ateneo. 
Affinché la generosità degli artisti e dei donatori continuasse a essere viva e condivisa, si è trovato uno spazio idoneo a conservare ed esporre le opere donate, così da unire conservazione, fruizione e trasmissione del patrimonio culturale dell’Università alle future generazioni: per questo nasce la Galleria d’Arte dell’Università di Trieste nella sede della Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici. 
La Galleria d’Arte sarà un luogo stabile di riflessione sul rapporto e la contaminazione reciproca tra Università, Arte, Cultura e Società, un luogo che consentirà al visitatore di apprezzare la complessità dell’arte contemporanea, di individuare le opere che più emozionano e quelle che meglio sanno raccontare il travaglio, ma anche le opportunità derivanti dalle rapide e profonde modifiche culturali dei nostri giorni.
Affianca e illustra l’inaugurazione della Galleria d’Arte dell’Università di Trieste la pubblicazione del Catalogo Donors ’24. 

Sono intervenuti all’inaugurazione il Rettore, Roberto Di Lenarda, il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici Massimo Degrassi, Francesca Fiorentini (Coordinatrice) e Bruno Callegher dello smaTs, Ilaria Garofolo, già Collaboratrice del Rettore per l’area Edilizia ed Energia, Anna del Bianco, Direttore centrale cultura e sport Regione FVG e Lorenzo Michelli, curatore dell’allestimento della Galleria d’Arte. 
 

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Oltre 100 opere di artisti locali e internazionali nella Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici in Via del Lazzaretto Vecchio 8
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Medaglia d'argento per il CUS ai Campionati nazionali universitari

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Al termine di un torneo giocato ad altissimi livelli, la squadra di pallacanestro maschile del CUS Trieste ha conquistato una brillante medaglia d’argento ai Campionati Nazionali Universitari (CNU) che si sono svolti ad Ancona.

A oltre vent'anni dall'ultimo podio e a quasi trenta dall'ultimo "scudetto" vinto nel 1996, l'Università di Trieste ritorna tra le grandi del basket universitario, grazie ai ragazzi magistralmente guidati dal coach Dejan Faraglia e dal vice Matteo Filippone.

Nel corso di una settimana ad altissima intensità, i cestisti UniTS hanno prima dominato il girone eliminatorio - imponendosi contro i CUS di Macerata, Pisa e Insubria - e poi superato in semifinale la compagine di Torino. In finale, nonostante una prestazione maiuscola che li ha visti restare in partita fino agli ultimi possessi, la corsa del CUS Trieste è stata interrotta dalla corazzata Bologna.

“I ragazzi sono stati straordinari - racconta coach Faraglia - disputando cinque partite di altissimo livello e giocandosi, quasi, ad armi pari anche la finale. Sono orgoglioso di questo gruppo che ha regalato al CUS Trieste e all’Università di Trieste un risultato di grande rilievo dopo tanti anni”.

Il presidente del CUS Trieste Michele Pipan, oltre a ringraziare lo staff che ha rivestito un ruolo decisivo per il raggiungimento del risultato, ha sottolineato come "il gruppo sia riuscito a fare e ad essere squadra, sia dentro sia fuori dal parquet". I dieci atleti infatti, durante la stagione regolare, tranne rare eccezioni non giocano assieme, ma disputano anche campionati di livello superiore con altre società sportive: nell'occasione dei CNU, invece, si  sono messi a disposizione per rappresentare l’Università di Trieste, dimostrando un grande spirito di appartenenza alla comunità universitaria di UniTS.

La squadra del CUS Trieste vincitrice della medaglia d'argento è stata composta da: Paolo Scoleri (Ingegneria navale), Federico Paganotto (Ingegneria navale), Matteo Baissero (Economia internazionale e mercati finanziari), Luca Pauletto (Medicina e chirurgia), Daniel Riccio (Ingegneria elettronica e informatica), Matteo Varesano (Economia e gestione aziendale), Giacomo Comelli (Assistenza sanitaria), Mattia Gattolini (Medicina e chirurgia), Federico Gallo (Marketing e management) e Giovanni Del Ben (Odontoiatria e protesi dentaria).

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Piazza d'onore per la squadra di basket maschile che riporta sul podio UniTS dopo oltre vent'anni
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GOin4SAFETY a Gorizia e Nova Gorica: un'esercitazione transfrontaliera per la resilienza alle emergenze ambientali

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Dal 5 all’8 giugno 2025 il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste sarà coinvolto, insieme a partner italiani e sloveni, in GOin4SAFETY, una grande esercitazione transfrontaliera per la gestione delle emergenze ambientali e la prevenzione dei disastri, che si terrà tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba.

L’iniziativa rientra nel progetto IN4SAFETY, finanziato dal Programma Interreg Italia-Slovenia, e si propone di rafforzare la capacità di risposta congiunta di territori vicini ma appartenenti a Stati diversi. L’Ateneo triestino, attraverso il proprio Dipartimento, contribuisce con attività di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico, in particolare per la georeferenziazione dei dati ambientali e la definizione dei gruppi target coinvolti.

L’esercitazione GOin4SAFETY vedrà la partecipazione di oltre 500 operatori provenienti da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slovenia, Croazia e Germania: protezione civile, forze di sicurezza, volontariato organizzato ed enti locali, impegnati in scenari complessi come terremoti, frane, incendi, incidenti con materiali pericolosi e impatti legati al cambiamento climatico.

Il programma prevede anche attività formative rivolte a personale comunale, volontari, studenti e cittadini, oltre a un’esercitazione per posti di comando con simulazione di emergenze su larga scala.

GOin4SAFETY rappresenta un esempio concreto di cooperazione europea a livello locale, e promuove una cultura condivisa della prevenzione, della gestione del rischio e della sicurezza del territorio. Il progetto è coordinato dal Comune di Ajdovščina e coinvolge, tra gli altri, il Geodetic Institute of Slovenia, la Città Metropolitana di Venezia, l’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, i Vigili del Fuoco di Nova Gorica e l’Università di Trieste.

Per maggiori informazioni: 
Sito Interreg Italia - Slovenija
Sito dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia

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L'iniziativa è parte del Programma Interreg Italia-Slovenia di cui è partner il Dipartimento di Ingegneria e Architettura
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Muon g-2: misurazione record di una particolare proprietà del muone, l’anomalia magnetica

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Gli scienziati dell'esperimento Muon g-2, ospitato dal Fermi National Accelerator Laboratory del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti e condotto da una vasta collaborazione internazionale cui contribuiscono numerosi ricercatori e ricercatrici dell’INFN, hanno annunciato la terza e ultima misura dell'anomalia magnetica del muone. Questo risultato concorda con quelli pubblicati nel 2021 e nel 2023, ma è ottenuto con una precisione molto maggiore: 127 parti per miliardo, un valore che addirittura supera l'obiettivo del progetto sperimentale originale, pari a 140 parti per miliardo.

I muoni, protagonisti dell’esperimento Muon g-2, sono particelle fondamentali simili agli elettroni, ma circa 200 volte più massicce. Come gli elettroni, essi possiedono la proprietà quantistica chiamata “spin”, che li rende simili a piccoli magneti: in presenza di un campo magnetico esterno, eseguono un moto rotatorio detto di precessione, assimilabile a quello di una trottola inclinata rispetto a un asse verticale. La velocità di precessione in un campo magnetico dipende dalle proprietà del muone, descritte da un numero chiamato “fattore g”, a cui quasi 100 anni fa i fisici teorici attribuirono un valore pari a 2 sulla base di quanto descritto dal Modello Standard delle particelle elementari. Ben presto, però, le misurazioni sperimentali dimostrarono che g si discostava leggermente da 2 (era appena più grande), a causa di una quantità nota come anomalia magnetica del muone (aµ), calcolata con (g-2)/2.
Misurare questa anomalia con altissima precisione è l'obiettivo dell'esperimento Muon g-2, che proprio alla formula (g-2)/2 deve il suo nome. 

La collaborazione Muon g-2 è composta da 176 scienziati provenienti da 34 istituzioni di 7 Paesi. Il gruppo italiano dell’INFN ha partecipato attivamente all’esperimento sin dai suoi albori, rivestendo anche ruoli apicali, e ha contribuito su vari fronti al suo successo. Ha progettato e realizzato due sistemi che hanno abbattuto in maniera significativa l’incertezza globale sulla misura dell’anomalia magnetica del muone – un sistema laser di calibrazione assoluta dei calorimetri per le misure di energia e un magnetometro ottico ad alta sensibilità per la misura dei transienti magnetici – e ha preso parte in modo significativo al notevole sforzo di analisi dati che ha condotto al risultato finale.

“Grazie alla messa in campo e alla sinergia di competenze diverse, dagli esperti di ottica e laser a quelli di calcolo e analisi, il gruppo italiano dell’INFN è stato di importanza critica per il successo della misura”, conclude Giovanni Cantatore, fisico UniTS e della Sezione di Trieste dell’INFN e responsabile del gruppo italiano di Muon g-2.

Dall'anomalia magnetica del muone dipendono gli effetti di tutte le particelle del Modello Standard, e una discrepanza dell'esperimento dalla teoria – come quella emersa in passato – potrebbe indicare la presenza di processi fisici non previsti da tale quadro teorico, segnalando la necessità di emendarlo o addirittura superarlo. Naturalmente, la collaborazione internazionale di fisiche e fisici teorici Muon g-2 Theory Initiative ha lavorato in parallelo al gruppo sperimentale per migliorare il calcolo teorico. Alla tecnica fondata sui dati di diversi esperimenti (che ha prodotto valori in contrasto con quelli presentati dal Fermilab), ha da poco affiancato un approccio basato sulla potenza di calcolo. Questa tecnica ha condotto a una previsione teorica che si avvicina alla misura sperimentale, senza però ancora sovrapporsi a essa.

Oggi l'analisi principale dell'esperimento Muon g-2 è giunta al termine, ma l’ampia collezione di dati raccolta negli ultimi sei anni si presta a ulteriori esplorazioni. 

 

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Il fisico UniTS Giovanni Cantatore è responsabile del gruppo italiano dell’esperimento internazionale
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Studio UniTS su Nature: creato un nuovo catalizzatore per la produzione più efficiente e sostenibile del propilene

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Un gruppo di ricerca internazionale ha progettato un nuovo catalizzatore per la produzione di propilene a basso costo, più efficiente e sostenibile, senza necessità di ricorrere alla lavorazione del petrolio grezzo e utilizzando minori quantità di platino, metallo prezioso, molto raro e costoso. Il propilene, essenziale nella produzione di vari prodotti come materie plastiche, fibre, componenti automobilistici e dispositivi elettronici, è considerato una materia prima fondamentale nell’industria. La sua produzione annua ha superato i 160 milioni di tonnellate nel 2023 con una previsione di oltre 200 milioni di tonnellate nel 2030.

Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e avrà importanti effetti sul settore industriale. Tra i ricercatori anche Paolo Fornasiero, professore presso il Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste, associato all’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM-CNR) di Firenze e membro del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).

La ricerca condotta dal professor Fornasiero e colleghi propone una soluzione concreta per efficientare e migliorare quella che oggi viene considerata una valida alternativa alla produzione di propilene da petrolio grezzo: il processo di “deidrogenazione” (PDH) del propano (componente del gas naturale) che, scindendo i legami tra carbonio e idrogeno, forma propilene liberando idrogeno. Innescata a temperature molto elevate, la deidrogenazione utilizza catalizzatori al platino, metallo facilmente suscettibile ad aggregazione e deterioramento se usato ripetutamente (fenomeno della “sinterizzazione”). Non solo, le alte temperature utilizzate per innescare la reazione comportano – insieme alla produzione di propilene – anche la formazione di depositi di carbonio solido e altri prodotti indesiderati che compromettono il catalizzatore.
Il processo risulta, dunque, ancora poco efficiente per colmare il divario tra domanda e offerta di propilene.

Paolo Fornasiero, professore dell’Università degli Studi di Trieste, associato all’istituto ICCOM-CNR di Firenze e membro del consorzio INSTM, commenta: “Nella prospettiva di un’economia sempre più sostenibile, meno inquinante ed energivora, il nostro studio suggerisce la possibilità di ridurre notevolmente l’utilizzo del platino, mantenendo o addirittura migliorando le prestazioni, evitando al contempo i processi di disattivazione e rigenerazione del catalizzatore attualmente necessari negli impianti industriali a causa della rapida degradazione degli stessi.”

I catalizzatori ottenuti dai ricercatori, incapsulando cluster di platino in opportune zeoliti (minerali dotati di struttura cristallina e microporosa), possono, infatti, mantenere un’elevata attività e selettività per oltre sei mesi nelle condizioni industriali, laddove attualmente i tempi di attività si arrestano a poche settimane.
Insieme a un generale efficientamento dei processi, i ricercatori si aspettano vantaggi economici e ambientali importanti, come la riduzione dei costi di gestione e manutenzione dei catalizzatori industriali, la drastica riduzione dei cicli di riattivazione/sostituzione dei catalizzatori, la diminuzione degli scarti e dell’utilizzo di platino.

Il gruppo di ricerca internazionale coinvolge, insieme al professor Paolo Fornasiero, i professori Haibo Zhu e Xiaojun Bao e loro collaboratori della Università di Fuzhou (Cina), il professor Jean-Marie Basset presso la King Abdullah University of Science and Technology (Arabia Saudita), con contributi dal Qingyuan Innovation Laboratory (Cina) e dal Dalian Institute of Chemical Physics (Cina).

La pubblicazione segue di pochi giorni una pubblicazione, sulla stessa tematica, dello stesso gruppo di ricerca apparsa sulla prestigiosa rivista Science il 01 maggio 2025. 
 

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Lo studio di un gruppo di ricerca internazionale, di cui fa parte Paolo Fornasiero del Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche UniTS, avrà importanti effetti sul settore industriale
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Gaza: il messaggio di solidarietà UniTS alle vittime del conflitto

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Il sanguinoso e brutale attacco terroristico del 7 ottobre 2023 ha messo in moto una spirale di tragici eventi di cui ancora non si scorge l’epilogo; l’enorme crisi umanitaria che affligge Gaza si manifesta con inesorabile crudezza segnando in modo indelebile la popolazione civile. Un peso particolarmente intollerabile grava sulle giovani generazioni, vera e propria speranza del nostro futuro comune, esposte a traumi e privazioni senza pari.

Radicata nei suoi principi fondanti – quali la libertà di pensiero intesa come faro della conoscenza, l'interazione tra culture quale antidoto all'intolleranza, e il ruolo della ricerca quale strumento di progresso e collegamento tra i popoli – l’Università degli Studi di Trieste vuole esprimere profonda solidarietà a tutte le vittime innocenti di questo prolungato conflitto.

Con convinzione, lUniversità di Trieste conferma, inoltre, l'impegno costante a promuovere attivamente ogni via di pacifica risoluzione delle ostilità, nel segno del reciproco rispetto e della dignità umana, nonché a offrire sostegno alle vittime attraverso le competenze e la rete della comunità accademica.

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“Occhio al Sole!”: 7.000 studenti coinvolti nel progetto di prevenzione delle malattie della pelle sostenuto da UniTS

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Oltre 7.000 ragazze e ragazzi del Friuli Venezia Giulia affronteranno l’estate con una maggiore consapevolezza sull’importanza della protezione solare: è questo il risultato del progetto Occhio al Sole, che si è svolto durante l’anno scolastico 2024-2025 coinvolgendo 138 scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio regionale.

Il progetto, intitolato “Occhio al Sole! Buone pratiche per stare bene all’aria aperta”, è stato ideato da FondoSviluppo FVG (Fondo mutualistico di Confcooperative FVG) e promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il patrocinio dell’Università di Trieste e dell’Università di Udine. Le attività sono state realizzate nelle scuole grazie al contributo dell’Immaginario Scientifico, con l’obiettivo di promuovere fin dalla giovane età comportamenti consapevoli per la tutela della salute della pelle.
Attraverso laboratori interattivi della durata di due ore, studentesse e studenti hanno approfondito il tema dei raggi ultravioletti, analizzandone gli effetti sull’organismo e i rischi legati a un’esposizione solare non protetta. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo dei cambiamenti climatici, che aumentano l’intensità e la pericolosità dei raggi UV. Il percorso ha previsto attività sperimentali e momenti di confronto, con un focus sull’apparato cutaneo e sull’uso corretto della protezione solare.
L’iniziativa ha registrato un’adesione altissima: circa l’80% delle scuole secondarie di primo grado del Friuli Venezia Giulia – distribuite nelle quattro province – ha scelto di partecipare. Un risultato che testimonia l’interesse e il valore dell’iniziativa, e che ha portato alla conferma del progetto anche per l’anno scolastico 2025-2026.

La prof.ssa Iris Zalaudek, Direttrice della Clinica Dermatologica dell’Università di Trieste e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliana Isontina, ha sottolineato: “Le campagne educative come il progetto ‘Occhio al Sole’ sono fondamentali per promuovere comportamenti sani fin dall’infanzia, riducendo il rischio di danni cutanei come l’invecchiamento della pelle o l’aumento di tumori cutanei a lungo termine. Diversi studi dimostrano che interventi scolastici mirati aumentano significativamente l’uso della protezione solare e la permanenza all’ombra nei bambini. In Australia, il melanoma è una delle forme di cancro più comuni, specialmente tra i giovani adulti tra i 15 e i 25 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, si è osservato per la prima volta un calo dell'incidenza del melanoma tra questa fascia di età, grazie a diverse iniziative di salute pubblica, tra cui l’educazione precoce dei giovani alla fotoprotezione.”
Alla luce dell’ampia adesione e del successo dell’iniziativa, è stata confermata una seconda edizione del progetto per l’anno scolastico 2025-2026.

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Grande adesione per il progetto promosso nelle scuole del FVG: confermata la seconda edizione per il 2025-2026
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L’impresa come attrice globale: laurea honoris causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad

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L’Università di Trieste ha conferito oggi la Laurea Magistrale ad honorem in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad, direttore delle relazioni esterne e comunicazione del Gruppo Generali.

Il riconoscimento, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Ateneo triestino, è stato attribuito «per il significativo e innovativo contributo dato allo sviluppo della diplomazia culturale e alla diffusione di modelli imprenditoriali orientati alla trasparenza, alla sostenibilità e allo sviluppo sociale».

Dopo i saluti introduttivi del Rettore Roberto Di Lenarda e la lettura della motivazione da parte del Direttore di Dipartimento Georg Meyr, il professor Diego Abenante, coordinatore del Corso di laurea in Diplomazia e Cooperazione Internazionale, ha esposto la laudatio academica.

Nel suo intervento, Abenante ha evidenziato come Bemporad rappresenti una «figura di rilievo nel panorama nazionale e internazionale della comunicazione strategica, delle relazioni istituzionali e della diplomazia d’impresa», capace di «connettere interessi privati e responsabilità pubblica» lungo una traiettoria che ha accompagnato la trasformazione delle imprese in soggetti attivi dello scenario politico globale.

Dopo una prima esperienza come giornalista, Bemporad ha operato nei Ministeri del Tesoro e dell’Industria prima di assumere ruoli di responsabilità nelle relazioni esterne di importanti realtà pubbliche e private italiane, tra cui IRI, Enel, Leonardo e, attualmente, Generali. Accanto all’attività manageriale, ha sviluppato, inoltre, una rilevante produzione editoriale e una collaborazione costante con enti e organizzazioni internazionali.

Il percorso professionale di Simone Bemporad è stato contraddistinto da progetti di grande impatto sociale, come la nascita della fondazione “The Human Safety Net”, ora attiva in 26 Paesi per sostenere famiglie vulnerabili e rifugiati, o la collaborazione con lo United Nations Development Programme per proteggere comunità fragili dagli effetti della crisi climatica. Progetti che dimostrano come Bemporad abbia saputo coniugare obiettivi aziendali e responsabilità sociale, delineando un nuovo paradigma di impact diplomacy, che pone al centro la persona, la comunità e l’ambiente.

Dopo il conferimento ufficiale della Laurea ad honorem e la tradizionale vestizione con toga e tocco, Bemporad ha pronunciato una lectio magistralis intitolata Corporate Diplomacy: l’impatto delle aziende sulle relazioni politiche e sul bene comune, proponendo una riflessione articolata sul ruolo crescente dell’impresa nelle dinamiche internazionali.

«Considerare separate le traiettorie dell’interesse dell’impresa privata da quelle dell’interesse pubblico è una visione già superata dalla realtà», ha affermato. Le imprese, ha spiegato, «possono diventare protagoniste della diplomazia internazionale, agendo come ponti tra culture, economie e istituzioni». In questo quadro, la diplomazia aziendale si caratterizza anche per una forte dimensione valoriale, traducendosi nella promozione di modelli di sviluppo sostenibile e inclusivo, anche attraverso il coinvolgimento diretto di dipendenti e partner.

Particolarmente intensa la parte conclusiva dell’intervento, rivolta alle nuove generazioni e quindi agli studenti. Citando l’economista Arthur Brooks, Bemporad ha ricordato che il senso del proprio lavoro si trova nell’equilibrio tra “guadagnarsi il proprio successo” ed “essere utili agli altri”. Ai giovani ha suggerito di costruire una rete di relazioni solida e autentica, e di coltivare fiducia, competenza e dialogo come fondamenti per affrontare il mondo del lavoro.

«In un contesto segnato da sfide globali sempre più complesse - ha commentato il rettore Roberto Di Lenarda - il ruolo della diplomazia – scientifica, culturale, economica – si rivela essenziale per promuovere sviluppo, pace e coesione sociale. Il conferimento della laurea honoris causa a Simone Bemporad riconosce l’impegno di un professionista che ha saputo interpretare la comunicazione e le relazioni internazionali d’impresa come strumenti di responsabilità e dialogo tra istituzioni, territori e persone. Un segnale importante anche per le nostre studentesse e i nostri studenti, chiamati a diventare protagonisti consapevoli di una società aperta e interconnessa».

 

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Conferito il riconoscimento al direttore comunicazione e relazioni esterne del Gruppo Generali per il contributo alla diplomazia culturale e allo sviluppo di modelli imprenditoriali responsabili
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