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"La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nel dialogo tra le Corti sovranazionali e nazionali" è stato il tema al centro della Conferenza inaugurale del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trieste per l'anno accademico 2025-2026. 

L'evento, che si è svolto nell'Aula Magna dell'Edificio A di Piazzale Europa, è stato organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche, del Linguaggio, dell'Interpretazione e della Traduzione (IUSLIT)  in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura (SSM), ha visto la partecipazione di ospiti di altissimo profilo scientifico e professionale.

Gli indirizzi di saluto sono stati portati dalla Magnifica Rettrice Donata Vianelli e dal Coordinatore del CdLM Nicola Muffato. La rettrice Vianelli ha ricordato gli eccellenti risultati di placement del corso, risultato secondo in Italia per tasso di occupazione dei laureati, secondo i recenti report ripresi dalla stampa nazionale su dati AlmaLaurea.

Il Giudice del Tribunale di Trieste e referente per la formazione della SSM, Gloria Carlesso, ha introdotto i lavori ricordando due importanti anniversari: i 25 anni dalla proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Nizza, 2000) e i 75 anni dalla firma della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) a Roma nel 1950. Carlesso ha sottolineato la necessità di riflettere sul peso di parole come libertà e dignità, piantate come "seme" nel dopoguerra, e ha illustrato la compresenza dei tre sistemi di salvaguardia dei diritti fondamentali: la Costituzione italiana (Corte Costituzionale), la CEDU (Corte di Strasburgo), e la Carta dell'Unione europea (Corte di Giustizia).

A seguire, il Direttore del Dipartimento IUSLIT, Gian Paolo Dolso, ha rimarcato la natura complessa e interdisciplinare dei fenomeni giuridici. Dolso ha evidenziato l'importanza del livello sovranazionale, che si interseca con quello nazionale, citando l'articolo 117, comma 1, della Costituzione (modificato nel 2001) che vincola la potestà legislativa agli obblighi internazionali, inclusa la CEDU.

Il cuore della conferenza si è concentrato poi sugli interventi di tre ospiti illustri.

Raffaele Sabato, Giudice per l’Italia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha svolto la sua relazione su "Origine, interpretazione ed effettività delle norme CEDU". Sabato ha ripercorso la costituzione del Consiglio d’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l'obiettivo di sottoporre il rispetto dei valori fondamentali di umanità a supervisione internazionale. Il Giudice Sabato ha poi analizzato i meccanismi di applicazione della Convenzione, in particolare il principio di sussidiarietà, che impone l'esaurimento dei ricorsi interni prima di rivolgersi a Strasburgo. Ha discusso la dottrina dello "strumento vivente" (che evolve in base al consenso europeo), la dottrina dei "concetti autonomi" (per evitare la "truffa delle etichette" da parte degli Stati) e l'importanza del precedente (tipico del diritto anglosassone) nell'applicazione della CEDU. Ha infine fornito dati sulle pendenze della Corte, notando che l'Italia, pur essendo al settimo posto tra i maggiori "clienti" della Corte al settembre 2025, presenta violazioni ricorrenti in materia di protezione della proprietà (Art. 1, Protocollo 1) e mancata esecuzione delle sentenze definitive, come nei casi di dissesto comunale.

Pietro Franzina, professore ordinario di diritto internazionale all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha trattato "I diritti dell’uomo nel processo di integrazione europea, tra la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea". Franzina ha ricostruito l'evoluzione storica dell'integrazione, partita senza riferimenti espliciti ai diritti fondamentali nei trattati originari. Ha evidenziato come la Corte di Giustizia sia stata la prima a intervenire, sviluppando i diritti fondamentali come principi generali del diritto comunitario basandosi sulle "tradizioni costituzionali comuni". Il professore ha chiarito che la Carta di Nizza (2000), sebbene oggi abbia lo stesso valore giuridico dei Trattati, si applica agli Stati membri solo quando attuano il diritto dell'Unione. Franzina ha toccato il tema del mancato completamento del programma di adesione dell'Unione alla CEDU, ancora in corso, e ha concluso con l'esempio concreto della Direttiva sulle SLAPPs (Strategic Lawsuits Against Public Participation) che mira a contrastare le azioni legali intimidatorie contro giornalisti e attivisti, difendendo la libertà d'espressione.

Infine, Nicola Lupo, professore ordinario di diritto costituzionale all'Università LUISS Guido Carli di Roma, ha analizzato "La Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Costituzione italiana". Lupo ha invitato a non schiacciare il ruolo del legislatore, la cui attività è resa estremamente complessa dal quadro normativo internazionale e sovranazionale. Ha messo in guardia dal vedere il dialogo tra le Corti come una lotta, sostenendo che i rapporti si svolgono prevalentemente in chiave collaborativa, anche nei casi di contrasto noti (come il caso Taricco). Il professore ha lamentato la mancata ratifica da parte dell'Italia del Protocollo numero 16 della CEDU, che permetterebbe alle giurisdizioni superiori nazionali di rivolgere quesiti consultivi alla Corte di Strasburgo, una "opportunità persa". In chiusura, Lupo ha descritto la Costituzione italiana come una "Costituzione triangolare", costantemente evoluta e completata dall'interpretazione conforme al diritto dell'Unione e alla CEDU.