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Salvaguardia fauna forestale: firmato progetto UNITS con il Parco naturale delle Prealpi Giulie

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Arriva dal Maine (USA) il sistema di monitoraggio che, sperimentato per la prima volta in Italia e in Europa, permette di identificare la cosiddetta “specie ombrello per il monitoraggio”, ovvero quella specie la cui individuazione permette di monitorare simultaneamente altre specie, rendendo particolarmente agevole ed efficace l’attività di osservazione e controllo. Il concetto di specie ombrello è noto da tempo nella biologia della conservazione, ma viene qui riadattato per le finalità del monitoraggio. Ideatore del protocollo è Alessio Mortelliti, professore associato di Ecologia presso il dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli studi di Trieste, prima professore associato in Wildlife Habitat Conservation alla University of Maine.

Sotto il suo coordinamento, l’Università di Trieste e il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie – già impegnate in uno studio sul comportamento dei micromammiferi – collaboreranno in qualità di partner nel progetto Monitoraggio Ottimale dei Mammiferi, vinto sul bando del National Biodiversity Future Center – uno dei cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera, finanziato da NextGenerationEU, Ministero dell’Università e della Ricerca e PNRR.

Al via ad aprile 2024 con conclusione prevista a dicembre 2025, il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare un sistema di monitoraggio dei mammiferi all’interno del parco e zone limitrofe – un’area di 100km2 situata nel Friuli-Venezia Giulia al confine con la Slovenia, dalla straordinaria biodiversità e riconosciuta nel 2009 come area protetta transfrontaliera dalla Federazione europea Europarc. 

Nello specifico, sono due gli obiettivi altamente innovativi nel panorama nazionale e internazionale. Il primo è quello di individuare il protocollo con il miglior rapporto costi-benefici per un determinato scopo gestionale e dato un certo budget, un protocollo che sia adattabile a seconda della disponibilità economica, spesso mutevole nel tempo, e al variare delle finalità dell’ente. Il secondo obiettivo è quello di identificare le cosiddette specie ombrello. 

Spiega Alessio Mortelliti, professore associato di Ecologia presso il dipartimento di Scienze della vita all’Università di Trieste: “Individuare delle specie ombrello significa identificare delle specie su cui concentrare gli sforzi, ma al contempo avere la garanzia che altre specie verranno coperte dal monitoraggio. Questo approccio rappresenta pertanto un ottimo strumento per minimizzare il costo del monitoraggio e al contempo massimizzare il numero di specie coperte dal monitoraggio stesso. Per fare un esempio, il monitoraggio del gatto selvatico mediante fototrappole permette di monitorare simultaneamente altre specie, quali ad esempio martora, capriolo e volpe.”

I dati, raccolti in due campagne sul campo mediante trappolamenti, utilizzo di tubi nido e fototrappole (la prima durante la primavera-estate 2024, la seconda nella primavera-estate 2025), saranno utilizzati per lo sviluppo di protocolli e analisi statistiche in grado di rilevare trend significativi di declino delle specie ombrello. Alle attività di campionamento – altro tratto distintivo del progetto – parteciperanno alcuni citizen scientists, ossia alunni delle scuole primarie e secondarie locali, nell’ambito delle attività di educazione ambientale promosse annualmente dal Parco, accompagnati e supportati dagli studenti del corso in Ecologia dei cambiamenti globali dell’Università di Trieste.

Non solo, affinché sia sostenibile nel medio-lungo termine e perseguibile in relativa autonomia, il progetto prevede diverse attività di formazione del personale del Parco sulle tecniche di campo, l’acquisizione e la gestione dei dati, l’identificazione delle specie. Il protocollo è, inoltre, strutturato per garantire ripetibilità in altre aree protette caratterizzate da tipologie forestali simili, e per esportare i risultati relativi alle specie ombrello in contesti diversi.

“Quello tra l’Università di Trieste e il Parco naturale della Prealpi Giulie è un passaggio di testimone, un trasferimento di know-how: il protocollo è da intendersi come un vero e proprio investimento per l’ente. È una ricerca applicata, un modello che diventa pratica professionale sul campo. – continua Alessio Mortelliti – Fondamentale anche il coinvolgimento delle scuole e della comunità locale, affinché si sentano parte di questo grande ecosistema e siano sempre più informate, sensibilizzate e responsabilizzate.”

Soddisfazione per il finanziamento ottenuto è stata espressa dalla Presidente del Parco Annalisa Di Lenardo che sottolinea come “il progetto è qualificante per l’area per il suo livello di innovatività e per la capacità di mettere in rete un istituto di ricerca, un ente gestore di un’area protetta e la comunità locale. I dati raccolti andranno ad incrementare le conoscenze a disposizione di amministrazioni e cittadini al fine di accrescere la consapevolezza sull’importanza della tutela della biodiversità e della sua corretta gestione”.

Alessio Mortelliti vanta un’esperienza ventennale nello sviluppo di protocolli di monitoraggio, è co-autore di alcuni dei protocolli di monitoraggio Ispra, ha sviluppato protocolli di monitoraggio per lo stato del Maine (USA), per l’Agenzia Regionale dei Parchi del Lazio (ex ARP), per la Riserva Naturale Selva del Lamone e per il monitoraggio del Babirusa (Sus celebensis) in Indonesia. In passato, ha effettuato numerosi corsi specificamente focalizzati sulle tecniche di campo ed analisi dei dati di monitoraggio in numerosi paesi, inclusi Italia, Austria, Stati Uniti, Indonesia, Tunisia e Mauritania.

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Sviluppato un innovativo sistema di monitoraggio dei mammiferi
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Secondo premio di ricerca per Aleksova al Congresso della Società Europea di Cardiologia

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Aneta Aleksova, professoressa associata di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare di UniTS, ha ricevuto il secondo premio di ricerca al Congresso “Acute Cardiovascular Care 2024” della Società Europea di Cardiologia (ACVC-ESC), che ha riunito ad Atene i professionisti delle terapie intensive cardiologiche.

Il lavoro inedito, dal titolo “Incremented Amyloid-beta values predict mortality during long-termfollow-up in patients with acute myocardial infarction, both STEMI and NSTEMI”, è stato scelto tra i migliori quattro in assoluto e presentato all’interno dell’Award session del Congresso, collocandosi al secondo posto e meritando la menzione di lavoro di maggior originalità scientifica.

Lo studio sul valore predittivo del peptide beta amiloide circa la mortalità dei pazienti con infarto miocardico acuto è stato nella maggior parte svolto dal gruppo del Laboratorio di Cardiologia Molecolare (dott.ssa Alessandra Lucia Fluca e dott.ssa Milijana Janjusevic), coordinato dalla stessa Aneta Aleksova, all’interno della Struttura Complessa di Cardiologia dell’ASUGI, diretta dal Prof. Gianfranco Sinagra. 

Il prestigioso premio rappresenta un riconoscimento dell’attività di ricerca frutto di una collaborazione nazionale ed internazionale: in particolare, va sottolineato il significativo contributo dei docenti del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute (DSM) dell’Università di Trieste – tra cui il Prof. Gianfranco Sinagra (Malattie dell’Apparato Cardiovascolare), il Prof. Stefano D’Errico (Medicina Legale) e la Prof.ssa Giulia Barbati (Statistica Medica) – e del Prof. Antonio Paolo Beltrami dell’Università di Udine. 

Nello studio, inoltre, sono stati coinvolti esperti internazionali in campo cardiovascolare, quali la Prof.ssa Maria Marketou dell’Università di Creta, Heraklion (Grecia) e la dott.ssa Donna Zwas dell’Hadassah University Medical Center di Gerusalemme (Israele).

Aleksova ha ricevuto, inoltre, un ulteriore riconoscimento collocando altri tre lavori di ricerca, presentati come poster moderati, tra i migliori 14 del Congresso, che è stato aperto ai contributi scientifici provenienti da tutto il mondo.

L’Università di Trieste, grazie ai riconoscimenti ottenuti dalla cardiologa e docente del DSM, è stata l’unico Ateneo italiano a essere rappresentato tra i vincitori dei premi di ricerca e dei migliori poster moderati.

 

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La docente del DSM ha consentito a UniTS di essere l’unico Ateneo italiano premiato al Congresso internazionale “Acute Cardiovascular Care”
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Parte SITE, INTERREG Italia Croazia, per il turismo sostenibile

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All'Urban Center di Trieste si è svolto il kick-off meeting del progetto SITE (acronimo di SHAPING INCLUSIVE TOURIST EXPERIENCE), finanziato nell’ambito del programma Interreg Italia Croazia 2021-2027. L'evento segna l'avvio ufficiale di un ambizioso progetto che mira a rendere il turismo sostenibile attraverso i principi dell’Universal Design, affrontando la sfida di diversificare i flussi attraverso un turismo più inclusivo.

Il progetto SITE, coordinato da Lorenzo Castelli del Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA) dell’Università di Trieste in collaborazione con il gruppo di ricerca Trieste Inclusion and Accessibility Lab (TrIAL), la cui referente è Ilaria Garofolo, è stato realizzato in sinergia con un consorzio di altri sette partner. L'obiettivo principale di SITE è promuovere destinazioni turistiche che siano accessibili a tutti i viaggiatori garantendo un'esperienza senza barriere di alcun tipo.

I partner italiani e croati coinvolti in questo innovativo progetto includono la Città di Sebenico, DURA Dubrovnik Development Agency, Aeroporto di Dubrovnik, Comune di Fano, Central Marketing Intelligence (CMI) – Trieste, VEASYT – Venezia e la Facoltà di Management in Turismo e Ospitalità dell’ Università di Rijeka.

Con una durata di due anni e mezzo, il progetto SITE prevede lo sviluppo di iniziative pilota in luoghi chiave come Dubrovnik, Sebenico e Fano, per testare e implementare soluzioni che rendano il turismo un'esperienza accessibile e piacevole per tutti.

Nell'Europa di oggi, dove un quarto della popolazione adulta vive con qualche forma di disabilità e l'indice di vecchiaia continua a crescere, il progetto SITE mira a trasformare le sfide demografiche in opportunità. Creando destinazioni turistiche più inclusive, non solo è possibile migliorare l'esperienza dei viaggiatori ma è anche possibile stimolare una crescita economica sostenibile e diversificata.

Il kick-off meeting ha avuto luogo negli spazi dell’Urban Center messi a disposizione dal Comune di Trieste e ha visto la presenza del Prorettore Valter Sergo che nel portare i saluti ha ricordato che SITE è l’unico progetto Interreg 21-27 il cui il Lead Partner è un dipartimento dell’Università di Trieste, il DIA

Grazie al sostegno dell'Unione Europea e all'impegno congiunto dei partner, il progetto SITE si pone come un faro di innovazione e inclusività nel settore turistico. È una dimostrazione pratica di come, lavorando insieme, si possano superare le barriere e rendere il turismo un'esperienza universale, aperta a tutti. 

 

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UniTS è Lead Partner
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Al via il progetto INTERREG Italia-Croazia “TransH2”

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Ha preso il via il progetto INTERREG Italia-Croazia “TransH2”, di cui il Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA) dell’Università di Trieste è partner: si occuperà dell’impiego dell’idrogeno come vettore energetico per la propulsione di navi nel traffico marittimo dell’Adriatico settentrionale.

Nell'ambito di TransH2, l’unità operativa del DIA svilupperà l'analisi dei collegamenti marittimi per viaggiatori a corto raggio sotto il profilo della mobilità e della possibile riduzione degli impatti ambientali grazie all’utilizzo dell'idrogeno. Saranno poi selezionati alcuni collegamenti pilota, interregionali e transfrontalieri, rispetto cui studiare e valutare diverse soluzioni operative che implementino questa tecnologia.

Guidato dall’Università di Fiume, Facoltà di Studi Marittimi, il progetto coinvolge oltre a UniTS anche Croatian Chamber of Economy, Zadar County Development Agency ZADRA NOVA, Urbanex Ltd., Maritime Technology Cluster FVG S.c.ar.l., Navalprogetti Srl e Start Romagna S.p.A.

In generale, TransH2 è incentrato sullo sviluppo di soluzioni innovative per il trasporto marittimo, comprese le navi alimentate a idrogeno e le relative infrastrutture di rifornimento nei porti, per raggiungere l'obiettivo di rendere pronte per il mercato navi a emissioni zero entro il 2030 (previsto dalla Strategia Europea per la Mobilità Sostenibile).

Le principali attività del progetto comprendono la ricerca e l'analisi delle opzioni per rendere più ecologici i collegamenti di trasporto marittimo attraverso l'introduzione di soluzioni di trasporto a idrogeno in aree pilota, lo sviluppo di progetti innovativi di navi - passeggeri a idrogeno per il traffico locale e transfrontaliero (proof-of-concept) e la preparazione di casi di studio con una fattibilità completa.

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Studierà soluzioni innovative per il trasporto marittimo con l'utilizzo dell'idrogeno
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UniTS in Groenlandia con il progetto LOGS del CNR

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Anche UniTS partecipa al progetto LOGS dell’Istituto di Scienze Polari del CNR. L’obiettivo è raccogliere dati sui ghiacciai dell’area montuosa di Aqqutikitsoq in Groenlandia

Coinvolti nella campagna di misurazioni sul campo appena avviata Renato R. Colucci, docente di Glaciologia a UniTS e Ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, ed Emanuele Forte, docente di geofisica del Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze di UniTS.

I due ricercatori, utilizzando il Ground Penetrating Radar, valuteranno spessore e volume di alcuni dei circa 100 ghiacciai quasi sconosciuti nella zona montuosa di Aqqutikitsoq, vicino alla cittadina di Sisimiut (costa occidentale della Groenlandia). Quest'area è importante per la comunità locale per diversi motivi. In primo luogo, i ghiacciai forniscono il deflusso estivo per la centrale idroelettrica di Sisimiut. La loro evoluzione avrà un impatto diretto sull'efficienza della produzione energetica della città. In secondo luogo, le montagne di Aqqutikitsoq sono un'area ricreativa popolare e il comune ha dato in concessione lo sviluppo di attività turistiche. In questo contesto, la comunità ha bisogno di una valutazione dei rischi legati a crepacci e insorgenza di valanghe nell'area e dei loro eventuali cambiamenti futuri. Il progetto ha anche l'ambizione di creare le basi per un nuovo sito di monitoraggio a lungo termine su un ghiacciaio sulla costa occidentale della Groenlandia.

Nel corso della missione, il prof. Colucci presiederà anche un workshop organizzato nella Stazione Artica della DTU (Università Tecnica di Copenaghen) a Sisimiut assieme alla Greenland Winter Warning Association. Il tema sarà la sicurezza delle rotte con le motoslitte in aree altamente crepacciate. Sarà organizzata inoltre una serata divulgativa per la popolazione locale per illustrare le attività scientifiche in corso.

Nella foto: Emanuele Forte e Renato R. Colucci

 

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L'obiettivo è raccogliere dati sui ghiacciai dell’area montuosa di Aqqutikitsoq
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Aperte le iscrizioni per FameLab Trieste 2024

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Torna a Trieste FameLab, il talent show della comunicazione scientifica. La selezione locale del contest internazionale si svolgerà il prossimo venerdì 5 aprile dalle 9 alle 13 in Sala Luttazzi (Magazzino 26, Porto vecchio). Come sempre la sfida sarà raccontare in soli 3 minuti un argomento scientifico in modo chiaro e coinvolgente anche a un pubblico di non esperti, senza l’ausilio di proiezioni, grafici o video. Le iscrizioni andranno effettuate entro giovedì 28 marzo 2024, tramite form online


Sono ammessi concorrenti provenienti sia da ambiti STEM o medicina, sia da ambiti umanistici (Antropologia, Archeologia, Economia, Filosofia, Geografia, Giurisprudenza, Linguistica, Letteratura, Psicologia, Scienze Politiche, Sociologia, Storia e Storia dell’Arte).

La selezione locale è organizzata da Immaginario Scientifico, Università di Trieste, Università di Udine, SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati e Comune di Trieste, nell’ambito del Protocollo d’intesa Trieste Città della Conoscenza. 

I primi due classificati della selezione locale riceveranno un premio in denaro, accederanno a una masterclass internazionale che si svolgerà a Perugia in giugno, e poi alla finale nazionale in programma tra settembre e ottobre. Il vincitore di FameLab Italia 2024 avrà accesso alla finalissima di FameLab International, in programma a novembre, dove affronterà gli altri concorrenti provenienti da tutto il mondo.

Per tutti i concorrenti della selezione di Trieste è previsto un incontro formativo gratuito, per prepararsi meglio alla sfida. L’incontro, organizzato da FameLab Italia, si svolgerà a distanza su piattaforma Zoom il 21 marzo 2024, (ore 16-20). Possono partecipare tutte le ricercatrici e i ricercatori interessati e in possesso dei requisiti per iscriversi a FameLab, anche se non ancora iscritti. 

Iscrizioni: info@immaginarioscientifico.it

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Il termine per l'invio delle candidature è giovedì 28 marzo!
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Avviato lo studio di fattibilità 5G-SITACOR tra Italia e Slovenia

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È stato ufficialmente avviato lo studio di fattibilità 5G-SITACOR, il corridoio 5G basato su CAM tra Italia e Slovenia.

Il progetto rientra nel programma comunitario CEF (Connecting Europe Facility) e, nello specifico, nel programma CEF-DIG-2022-5GCORRIDORS, che finanzia la crescita, l'occupazione e la competitività attraverso investimenti in infrastrutture situate in aree chiave tra i Paesi dell'UE. Il CEF è coordinato da HADEA, l'Agenzia esecutiva europea per la salute e il digitale.

Lo studio durerà 6 mesi (fino a luglio 2024) e comprenderà l'analisi delle arterie stradali, delle infrastrutture di telecomunicazione esistenti e la valutazione degli investimenti necessari per raggiungere la copertura CAM 5G nel corridoio tra Italia e Slovenia. 

L'obiettivo finale dello studio è definire i parametri necessari per la successiva realizzazione di un'infrastruttura dedicata allo sviluppo di servizi digitali intelligenti per i territori e le comunità, da applicare a imprese, scuole, ospedali, città e autostrade.

"L’Università di Trieste si occuperà di studiare il modo di assicurare la comunicazione e il trasferimento sicuri dei dati utilizzando la Quantum Key Distribution su fibre ottichespiega il prof. Angelo Bassi di UniTS un elemento importante quando si considerano connessioni transfrontaliere. Il valore aggiunto di un sistema QKD all'interno di 5GSICATOR è duplice. Da un lato, rende la comunicazione all'interno della rete intrinsecamente sicura. Dall'altro, implementare le fibre per connessioni QKD transfrontaliere è uno degli elementi chiave della realizzazione di EuroQCI, la rete paneuropea di comunicazione quantistica sicura, attualmente in fase di costruzione".

L'area di confine tra Italia e Slovenia è uno dei corridoi 5G individuati dall'Unione Europea per il potenziamento della copertura e della connettività, essendo il crocevia di diverse direttrici (nazionali, regionali e locali), servendo infrastrutture ferroviarie e portuali ed essendo, allo stesso tempo, un'area con molti ostacoli come montagne e gallerie stradali. 

Il progetto 5G-SITACOR è stato affidato dall'UE a un pool di enti diversi e complementari: la Regione Friuli Venezia-Giulia (coordinatore del progetto), il Porto di Capodistria, l'ANAS e il DARS (operatori autostradali italiani e sloveni), Retelit e Telekom Slovenia (operatori di telecomunicazioni), l'Università di Trieste e di Lubiana.

Il costo dello studio è di 600.000 euro, con un finanziamento dell'UE di oltre 300.000 euro tramite sovvenzioni.

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Durerà fino a luglio 2024 e comprenderà l'analisi delle arterie stradali, delle infrastrutture di telecomunicazione e la valutazione degli investimenti per raggiungere la copertura CAM 5G nel corridoio Italia - Slovenia
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Fisica Quantistica: UniTS inaugura due nuovi laboratori

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Inaugurati due nuovi laboratori di fisica quantistica dell’Università degli Studi di Trieste: il laboratorio ArQuS - Artificial Quantum Systems (VIDEO), in cui saranno studiati sistemi quantistici artificiali tramite il controllo di singoli atomi, e il laboratorio di comunicazione quantistica QCI - Quantum Communication and Information (VIDEO), in cui sarà sviluppata la ricerca e lo sviluppo tecnologico di nuove soluzioni per le comunicazioni quantistiche su fibra ottica e in spazio libero.

I laboratori si trovano negli spazi del CNR in Area Science Park, campus di Basovizza, e sono diretti da Francesco Scazza, professore associato di fisica della materia del dipartimento di Fisica di UniTS e da Alessandro Zavatta, senior research scientist dell’Istituto Nazionale di Ottica del CNR (INO-CNR).

Si arricchiscono così di laboratori dedicati alla ricerca di frontiera anche il nuovo curriculum magistrale in Scienze e Tecnologie Quantistiche, il curriculum in Fisica della Materia e il corso di Laurea triennale in Fisica. L’Università di Trieste vanta una riconosciuta tradizione nell’ambito della meccanica quantistica, sostenuta dalla sinergia con importanti enti di ricerca internazionali.

Il Friuli Venezia Giulia, e in particolare Trieste con la sua università, è protagonista nel campo delle comunicazioni quantistiche grazie ai progetti finanziati dalla Regione e coordinati dall’ateneo giuliano “Quantum FVG” e “QuFree”. Il primo mira a sviluppare una rete regionale in fibra ottica per la trasmissione sicura dei dati tramite tecnologia quantistica, con annesso il laboratorio QCI. Il secondo, invece, è un ambizioso programma di ricerca sulla comunicazione quantistica in aria e si propone di aprire la strada a collegamenti sicuri via satellite.

 

Laboratorio ArQuS - Atomi freddi per le scienze e le tecnologie quantistiche

Il laboratorio ArQuS (Artificial Quantum Systems), unico in Italia nel suo genere, nasce per realizzare sistemi quantistici artificiali tramite il preciso controllo di singoli atomi di itterbio. Attraverso fasci laser e campi magnetici gli atomi, per natura identici fra loro e molto delicati (al punto che la loro natura quantistica ondulatoria può venire distrutta da qualsiasi disturbo esterno) possono essere rallentati nel loro movimento e così essere osservati minuziosamente, offrendo una preziosa “lente d’ingrandimento” per lo studio di processi e fenomeni altrimenti inaccessibili. Ciò è reso possibile da un apparato sperimentale all’avanguardia all’interno del quale gli atomi vengono isolati dall’ambiente esterno e raffreddati ad una temperatura di solo un milionesimo di grado sopra lo zero assoluto, catturandoli in vere e proprie trappole basate sulla luce laser. La radiazione laser, anch’essa un’onda, se opportunamente sincronizzata con l’oscillazione interna dell’atomo, può essere infatti utilizzata per controllare le particelle in maniera estremamente precisa senza distruggerne la natura quantistica, ma anzi sfruttandola per nuove applicazioni tecnologiche.

Spiega Francesco Scazza, responsabile del laboratorio: “I sistemi quantistici di atomi freddi realizzati nel laboratorio ArQuS possono essere utilizzati come prototipi per lo studio dell’interazione di un numero elevato di particelle quantistiche, realizzando i cosiddetti simulatori quantistici. Il preciso controllo sui singoli atomi può, inoltre, essere sfruttato per generare stati della materia fortemente correlati, come gli stati entangled a molte particelle, risorsa essenziale per i computer quantistici e gli orologi atomici del futuro”.

 

Laboratorio QCI - Reti quantistiche per la massima sicurezza di sistemi di informazione

Il laboratorio QCI nasce al servizio della ricerca e dello sviluppo tecnologico di nuove soluzioni per le comunicazioni quantistiche su fibra ottica anche con l’obiettivo di formare gli studenti di fisica e di ingegneria dell’Università di Trieste e di collaborare con i principali enti di ricerca e formazione del settore.

Il campo dell’informazione quantistica, una nuova disciplina nata dalla contaminazione tra scienza dell’informazione e meccanica quantistica, è infatti un ambito promettente che negli ultimi anni ha celebrato progressi importanti.

Grazie alle strumentazioni presenti nel laboratorio, che consentono di generare chiavi crittografiche quantistiche e di sperimentare comunicazioni ultrasicure, i ricercatori mirano a gettare le basi per realizzare vere e proprie reti quantistiche per la manipolazione e la trasmissione dei dati capaci di garantire la massima sicurezza.

Angelo Bassi, professore ordinario di fisica teorica, modelli e metodi matematici a UniTS e coordinatore dei progetti che hanno portato alla realizzazione del laboratorio, sottolinea: “Mentre nelle reti informatiche tradizionali i dati possono essere intercettati, in una rete quantistica ciò è impossibile: l’eventuale intrusione sarebbe immediatamente individuata: è una certezza garantita dagli stessi principi della meccanica quantistica. I sistemi di comunicazione quantistica hanno potenzialità immense e scenari di applicazione strategici in contesti politici e commerciali”.

Spiega Alessandro Zavatta, responsabile del laboratorio: “Le comunicazioni quantistiche rappresentano un approccio avanzato e altamente sicuro per la trasmissione di informazioni, sfruttando le peculiari caratteristiche della fisica quantistica. Nel nostro laboratorio, grazie all'utilizzo di strumentazione ottica all'avanguardia, controlliamo e manipoliamo con straordinaria precisione singoli fotoni, gli elementi costitutivi della luce.

Questa abilità nel gestire la luce fino al livello di singolo fotone ci consente di implementare schemi di comunicazione sicuri e inviolabili. Nel laboratorio QCI stiamo attualmente sviluppando sistemi innovativi per la distribuzione quantistica delle chiavi crittografiche e per le comunicazioni quantistiche dirette, sia in fibra ottica che in spazio libero. È incoraggiante notare che il nostro impegno non si limita solo a contrastare le attuali minacce, ma si estende anche alla prevenzione di potenziali rischi derivanti dalle tecnologie future, come il progresso dei computer quantistici. Proseguendo su questa strada contribuiremo in modo significativo a garantire la sicurezza delle comunicazioni anche di fronte a scenari sempre più complessi.”  

 

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Allestiti negli spazi del CNR in Area Science Park, campus di Basovizza (TS), due laboratori di UniTS dedicati all’informazione quantistica e alla creazione di sistemi quantistici artificiali di atomi ultra-freddi
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Presentazione nuovi Laboratori di Fisica Quantistica