Mattia Zulianello premiato al convegno nazionale SISP per il miglior articolo inedito Read more about Mattia Zulianello premiato al convegno nazionale SISP per il miglior articolo inedito Immagine Titolo (46).jpg Data notizia Fri, 12/09/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ricerca Testo notizia Mattia Zulianello, docente del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste, ha vinto il Premio Santoro 2025, conferito durante il convegno della Società Italiana di Scienza Politica (SISP) che si è svolto nei giorni scorsi all’Università Federico II di Napoli.Il premio individua il paper inedito di maggior interesse tra quelli presentati nell’edizione precedente del convegno, al quale hanno partecipato più di 700 studiosi italiani e internazionali. Il riconoscimento, che Zulianello condivide con il coautore Mirko Crulli (LUISS Guido Carli di Roma), riguarda l’articolo The populist radical right and climate change: a demand-side perspective, pubblicato sulla rivista Environmental Politics.Il paper analizza la relazione tra i partiti della destra radicale populista e il cambiamento climatico da una prospettiva ancora poco esplorata: quella della domanda degli elettori. L’indagine si basa sui dati più recenti della European Social Survey (2020–2022) relativi a 22 Paesi membri dell’UE e dell’OCSE.I risultati mostrano che gli elettori della destra radicale populista sono mediamente meno preoccupati per il cambiamento climatico rispetto agli altri elettori, anche tenendo conto di variabili socio-demografiche. Inoltre, emerge come fattore chiave il contesto politico: lo scetticismo climatico è più marcato nei Paesi dove i partiti verdi sono più forti, dove il tema ambientale è maggiormente rilevante nel sistema politico e dove i partiti oggetto di studio esprimono posizioni più apertamente anti-ecologiste. Al contrario, in assenza di queste condizioni, l’ostilità verso le politiche ambientali tende ad attenuarsi.La ricerca si distingue anche per l’attenzione a possibili direzioni alternative di influenza tra voto e atteggiamenti climatici, e per l’adozione di strategie metodologiche innovative già sperimentate in studi comparati internazionali. La giuria del premio ha sottolineato la solidità scientifica e l’originalità del lavoro, che apre nuove prospettive nello studio del rapporto tra destra radicale populista e cambiamento climatico. Abstract Il docente del DiSPeS ha ottenuto assieme al coautore Mirko Crulli (LUISS) il riconoscimento conferito dalla Società Italiana di Scienza Politica Mostra nel diario Off
Conversione della CO₂: più efficienza, meno impatto ambientale con un nuovo materiale composito ideato da UniTS Read more about Conversione della CO₂: più efficienza, meno impatto ambientale con un nuovo materiale composito ideato da UniTS Immagine NEWS Melchionna.png Data notizia Wed, 03/09/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Futuri studenti Studenti iscritti Post lauream Studenti Internazionali - Degree Seeker Testo notizia Un nuovo materiale composito, basato sull’interazione tra ossido di cerio e nanostrutture di carbonio, è stato sviluppato in uno studio coordinato da Università di Trieste e Università di Bologna e pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials. Il materiale si è dimostrato in grado di convertire elettrochimicamente la CO₂ con alta efficienza energetica, utilizzando una quantità significativamente ridotta di componenti cataliticamente attivi.Il biossido di carbonio, principale gas serra e causa diretta del riscaldamento globale, è al centro dell’attenzione della ricerca internazionale per la transizione verso un’economia a impatto zero. L’elettrocatalisi rappresenta una delle strategie più promettenti per trasformare la CO₂ in prodotti utili per l’industria, contribuendo al tempo stesso alla decarbonizzazione dei processi produttivi.Come sottolinea Michele Melchionna, professore di Chimica Generale e Inorganica all’Università di Trieste, che ha firmato lo studio insieme a Giovanni Valenti dell’Università di Bologna, “la conversione catalitica di CO2 è una delle sfide più interessanti e rilevanti nel panorama moderno, e va necessariamente integrata nell’ambito di processi sostenibili come la fotocatalisi o l’elettrocatalisi. Questo richiede lo sviluppo di materiali catalitici piuttosto complessi perché l’efficienza della conversione chimica di CO2 dipende in maniera critica da un preciso bilancio delle proprietà del catalizzatore. Per questo motivo una strategia molto utile è quella di ricorrere all’opportuno interfacciamento di più fasi, come nel caso del nostro progetto.”Anche Paolo Fornasiero,ordinario di Chimica Generale e Inorganica a UniTS e co-autore dello studio insieme alla ricercatrice UniTS Miriam Marchi, evidenzia un aspetto cruciale del lavoro: “in un panorama politicamente molto instabile, in cui l’estrazione e la distribuzione dei elementi chimici strategici ha forti dipendenze geopolitiche, diventa sempre più importante massimizzare l’efficienza catalitica e la stabilità dei materiali riducendone così le quantità necessarie a ottenere prestazioni industrialmente accettabili.” Lo studio ha visto la partecipazione di altri gruppi di ricerca dell’Università di Padova e del centro di ricerca CIC biomaGUNE di San Sebastián ed è stato condotto grazie al finanziamento di diversi progetti di ricerca, tra cui il progetto europeo H2020 Decade e i progetti nazionali PRIN-PNRR ECHO-EF e PRIDE.Link all’articolo Abstract Pubblicato su “Advanced Functional Materials” uno studio coordinato da UniTS e UniBo Mostra nel diario Off
Missione oceanografica INSIDE: anche UniTS a bordo della Gaia blu Read more about Missione oceanografica INSIDE: anche UniTS a bordo della Gaia blu Immagine IMG-20250818-WA0010.jpg Data notizia Mon, 25/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Post lauream Studenti Internazionali - Degree Seeker Testo notizia C’è anche l’Università di Trieste nella missione oceanografica INSIDE (Unravelling the lithosphere-asthenosphere System of the Tyrrhenian back arc basin through geological, petrological and geophysical data, integration and geodynamic modelling), la campagna coordinata dal CNR che riunisce un’équipe internazionale a bordo della nave da ricerca Gaia Blu con l’obiettivo di migliorare le conoscenze dei fondali marini del Tirreno e delle strutture geologiche sottostanti. Tra le attività più rilevanti figurano la misurazione del flusso di calore terrestre e l’applicazione di tecniche avanzate di imaging sismico. Queste ultime consentono di ottenere immagini ad alta risoluzione della batimetria e del sottosuolo marino, grazie alle quali è possibile individuare faglie attive, depositi sedimentari recenti e deformazioni ancora in corso. Le misure di flusso di calore, invece, permettono di quantificare il calore che dal mantello terrestre risale verso il fondale marino: un parametro decisivo per valutare lo stato termico e l’attività tettonica del bacino.I nuovi dati acquisiti, inediti nella loro precisione, potranno offrire nuove chiavi di lettura sulla termodinamica della regione tirrenica e le sue correlazioni con i fenomeni sismici e vulcanici.A bordo della Gaia Blu ci sono la prof.ssa Magdala Tesauro, docente di Geofisica della Terra solida, e l’assegnista di ricerca dott.ssa Racine Abigail Basant, entrambe del Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze. Il gruppo triestino contribuisce alla scelta dei punti di acquisizione dei dati, alla loro raccolta ed analisi di laboratorio. «L’interpretazione di questi risultati – sottolinea la prof.ssa Tesauro – permetterà di stimare le proprietà fisiche della crosta e del mantello superiore del bacino tirrenico, centrando uno degli obiettivi principali del progetto».La missione INSIDE è coordinata dalla dott.ssa Maria Filomena Loreto dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAR) e vede la partecipazione, oltre a UniTS, del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova (DISTAV), della sezione Roma2 “Geomagnetismo, Aeronomia e Geofisica Ambientale” dell’INGV e dell’Université de la Sorbonne (UPMC, Parigi). Abstract Nel progetto del CNR per migliorare le conoscenze dei fondali marini del Tirreno, il gruppo di Magdala Tesauro (MIGe) contribuisce alla definizione dei punti di acquisizione dei dati, alla loro raccolta ed analisi Mostra nel diario Off
Dalla realtà virtuale all’active room: nuovi protocolli transfrontalieri per la riabilitazione post-ictus Read more about Dalla realtà virtuale all’active room: nuovi protocolli transfrontalieri per la riabilitazione post-ictus Immagine Titolo (41).jpg Data notizia Wed, 20/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ricerca Destinatari target Territorio e società Testo notizia Sono stati presentati a Trieste i risultati del progetto di ricerca clinica transfrontaliero X-BRAIN.net – Network per la cooperazione transfrontaliera finalizzata alla riabilitazione del paziente post-ictus con tecnologie innovative, finanziato dal Programma Interreg Italia–Slovenija con un budget complessivo di 750 mila euro.Coordinato dal Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università di Trieste, il progetto ha visto la partecipazione del Centro di Ricerche Scientifiche di Capodistria, della Clinica Neurologica dell’Ospedale di Cattinara dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina e dell’Unità di Neurologia dell’Ospedale Generale di Isola.Obiettivo del progetto è rendere più efficace la riabilitazione post-ictus, una sfida cruciale per la sanità di oggi, attivando fin dai primi giorni un protocollo mirato e potenziato dall’impiego di tecnologie innovative. «L’approccio multimodale – spiega il professor Gianni Biolo dell’Università di Trieste, coordinatore del progetto – ha combinato integrazione nutrizionale, allenamento cognitivo tramite realtà virtuale e attività pre-abilitative per garantire il mantenimento della massa muscolare, della forza e di modulare i processi di riorganizzazione del sistema nervoso centrale tipici dell’immobilità, favorendo un recupero più rapido al termine del periodo di inattività».La fase sperimentale è stata condotta su volontari sani, con età media di 68 anni, sottoposti a dieci giorni di allettamento. «Dal punto di vista nutrizionale – prosegue Biolo - siamo intervenuti con un potenziamento dell’apporto proteico, passando da 0,8 a 1,4 grammi per chilogrammo di peso al giorno, e introducendo l’assunzione quotidiana di 3,5 grammi dell’aminoacido leucina che sono in grado di garantire il mantenimento della massa muscolare».«Attraverso ambienti immersivi e multisensoriali – illustra il dottor Luka Šlosar del Centro di Ricerche Scientifiche di Capodistria – i volontari hanno svolto un allenamento mentale che ha preservato il flusso di informazioni neuromuscolari e modulato i processi di riorganizzazione del sistema nervoso centrale. In questo modo è stato possibile favorire il mantenimento della forza muscolare e accelerare i tempi di recupero».«L’ictus rappresenta una delle principali cause di disabilità a livello mondiale – sottolinea il professor Paolo Manganotti, direttore della Clinica Neurologica dell’Ospedale di Cattinara – con conseguenze che incidono profondamente sulla vita quotidiana. Intervenire fin dai primi giorni con programmi riabilitativi mirati è fondamentale per recuperare funzioni compromesse e migliorare la qualità della vita. Grazie al progetto abbiamo potuto allestire un’active room interamente dedicata alla fase acuta, dotata di dispositivi di realtà virtuale che consentono esercizi sicuri, stimolanti e personalizzati. L’aspetto immersivo e interattivo aumenta la motivazione del paziente e la costanza, elementi decisivi per il successo del recupero». Abstract Presentati i risultati di X-BRAIN.net, progetto transfrontaliero Interreg Italia-Slovenija guidato da UniTS. Tra i partner ASUGI, Centro di Ricerche di Capodistria e Ospedale Generale di Isola Mostra nel diario Off Fotogallery
Un sensore portatile per scovare inquinanti chimici nell’acqua: nel team anche UniTS Read more about Un sensore portatile per scovare inquinanti chimici nell’acqua: nel team anche UniTS Immagine NEWS_Pasquato_Lucia.png Data notizia Thu, 21/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo Comunicati stampa Ricerca Destinatari canale Ateneo Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Un sensore portatile, economico e capace di rilevare in pochi minuti la presenza di sostanze chimiche inquinanti (PFAS) nelle acque. È il risultato di uno studio coordinato da Marcello Berto dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con Pierangelo Metrangolo del Politecnico di Milano e Lucia Pasquato dell’Università di Trieste. La ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista Advanced Functional Materials e si inserisce nel progetto PRIN-Nifty finanziato dal MUR.I PFAS, sostanze alchiliche poli e perfluorurate, sono composti chimici usati in numerosi prodotti di consumo, dalle padelle antiaderenti ai tessuti impermeabili. Resistenti alla degradazione, si accumulano nei tessuti viventi e si diffondono nell’ambiente – acqua, suolo e aria – anche per grandi distanze, tanto da essere oggi tra gli inquinanti più insidiosi per la salute.Il sensore sviluppato dai tre atenei risponde a questa esigenza: si basa su un transistor organico a modulazione di elettrolita, in grado di distinguere diversi tipi di PFAS grazie a uno speciale rivestimento molecolare progettato dal gruppo di ricercatori UniTS.«Il cuore del sensore – spiega Lucia Pasquato, docente di Chimica organica al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche – è un elettrodo d’oro rivestito da un monostrato auto-assemblato misto (SAM), formato da due tipi di molecole. Il nostro gruppo lavora da oltre 15 anni su questi rivestimenti, in particolare su quelli che contengono molecole fluorurate, e abbiamo sviluppato le competenze per progettarli in modo da renderli stabili, riproducibili ed efficaci. In questo caso si trattava di creare un SAM che portasse l’acqua da analizzare a contatto con l’elettrodo e che allo stesso tempo fosse in grado di interagire con i PFAS. Per farlo abbiamo combinato due componenti: tioli fluorurati, che grazie alle interazioni fluoro-fluoro favoriscono il riconoscimento dei contaminanti, e tioli idrofilici, che migliorano la bagnabilità della superficie. Questa combinazione, insieme alle competenze dei gruppi di UniMoRe e PoliMi, ha permesso di arrivare a un sensore portatile, economico e molto performante». L’articolo completo su Advanced Functional Materials Abstract Il gruppo di ricerca di Lucia Pasquato (DSCF) ha progettato il rivestimento molecolare che rende selettivo il nuovo dispositivo Mostra nel diario Off
A Silvia Palmisano l’EAES Research Grant 2025 Read more about A Silvia Palmisano l’EAES Research Grant 2025 Immagine Titolo (38).jpg Data notizia Wed, 13/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia È stato assegnato alla prof.ssa Silvia Palmisano, docente di Chirurgia generale all’Università di Trieste, e al suo team l’EAES Research Grant, riconoscimento internazionale conferito dall’Associazione Europea di Chirurgia Endoscopica (EAES) per il progetto Teaching Rectal Surgery through Artificial Intelligence Navigation – TRAIN Study.Lo studio, che coinvolge un network internazionale di esperti, punta a migliorare la formazione in chirurgia del retto attraverso l’integrazione di sistemi di navigazione basati su intelligenza artificiale.Fondata nel 1990, l’EAES è una delle principali organizzazioni internazionali nel campo della chirurgia endoscopica e delle tecniche interventistiche correlate, attiva nella promozione di attività di formazione, ricerca e sviluppo, oltre che nell’organizzazione di congressi scientifici di alto livello. Il grant, del valore complessivo di 30.000 euro assegnato annualmente a due o tre progetti accuratamente selezionati, sostiene attività di ricerca clinica e traslazionale per promuovere una chirurgia mininvasiva sicura e di alta qualità.Per la prof.ssa Palmisano, che è anche dirigente medico della struttura complessa di Clinica Chirurgica dell'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, il conferimento del grant "valorizza il lavoro di squadra e la collaborazione internazionale". Abstract Finanziato dall’Associazione Europea di Chirurgia Endoscopica un progetto di formazione chirurgica che applica l’AI Mostra nel diario Off
Collezioni storiche e cambiamenti climatici: UniTS coinvolta in una ricerca innovativa nella laguna di Venezia Read more about Collezioni storiche e cambiamenti climatici: UniTS coinvolta in una ricerca innovativa nella laguna di Venezia Immagine Titolo (36).jpg Data notizia Mon, 11/08/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Testo notizia Il Dipartimento di Scienze della Vita (DSV) dell’Università di Trieste è partner di un progetto che utilizza tecnologie all’avanguardia per ricostruire l’evoluzione ambientale della laguna di Venezia attraverso l’analisi di macroalghe storiche e contemporanee. Coordinata dal professor Stefano Loppi dell’Università di Siena, l’iniziativa applica per la prima volta in Italia una nuova strumentazione a raggi X ad alta precisione, recentemente acquisita con fondi PNRR dall’Ateneo senese, che consente di rilevare il contenuto di metalli nei campioni senza danneggiarli.Il gruppo di lavoro dell’Università di Trieste è formato dai professori Annalisa Falace (Botanica ambientale e applicata) e Stefano Martellos (Botanica sistematica), con la collaborazione delle dottorande Alessandra Metalli e Linda Seggi (corso di dottorato in Ambiente e Vita). L’attività del team UniTS si concentra su tre fronti: la raccolta in campo delle macroalghe attualmente presenti nella laguna, svolta nel mese di giugno, la messa a disposizione di competenze specialistiche nella tassonomia e biologia delle alghe e la valorizzazione scientifica delle collezioni museali, in particolare quelle storiche.Oggetto di studio saranno infatti oltre 200 campioni d’alga risalenti agli anni ’30, custoditi nell’algario Vatova-Schiffner del Museo di Storia Naturale di Venezia sotto la cura della dottoressa Raffaella Trabucco, che verranno confrontati con esemplari attuali raccolti dal gruppo di ricerca triestino.“È la prima volta in Italia che questa tecnologia viene applicata a campioni d’erbario di macroalghe”, sottolinea il professor Stefano Martellos. “Le analisi sono completamente non invasive e consentono di preservare collezioni museali uniche e irripetibili, ampliandone le potenzialità di ricerca”.“Le macroalghe sono ottimi bioindicatori – aggiunge Martellos – e analizzarne la composizione chimica su un arco temporale di quasi un secolo ci permette di ricostruire con precisione l’impatto dell’attività umana sull’ecosistema lagunare, fornendo dati preziosi per una gestione ambientale più consapevole”.“Le potenzialità sono enormi – commenta il professor Loppi, coordinatore del progetto –. Possiamo riscrivere la storia ambientale dei nostri territori, rendendo accessibile un patrimonio scientifico finora poco esplorato”.Il progetto si concluderà entro l’anno e i risultati saranno presentati in due importanti appuntamenti scientifici internazionali: la XI International Plant Science Conference e la 3rd Conference of the International Association for Biomonitoring of Environmental Pollution. Abstract Falace e Martellos (DSV) partecipano a uno studio interdisciplinare che, grazie a una tecnologia innovativa, analizza le macroalghe per ricostruire un secolo di cambiamenti ambientali Mostra nel diario Off
Benessere lavorativo nelle aziende sanitarie: UniTS partecipa al progetto CompAct Read more about Benessere lavorativo nelle aziende sanitarie: UniTS partecipa al progetto CompAct Immagine Titolo (31).jpg Data notizia Fri, 25/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Società e territorio Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Territorio e società Testo notizia È stato ufficialmente avviato Compassionate Leadership – CompAct, il progetto promosso e finanziato dalla Regione Veneto come strategia di intervento nei confronti del sempre più allarmante aumento delle dimissioni non programmate. Il progetto mira ad adattare il modello della compassionate leadership al contesto sanitario italiano, proponendo una leadership capace di riconoscere il disagio delle persone nei luoghi di lavoro, comprenderne le cause e intervenire per promuovere un’organizzazione del lavoro più sostenibile, basata sul “prendersi cura di chi cura”.L’Università di Trieste è partner scientifico di riferimento per la fase di adattamento e validazione del modello internazionale al contesto italiano, insieme alle Università di Milano, Padova e Verona. Per UniTS partecipano la prof.ssa Sara Cervai (Psicologia del lavoro e delle organizzazioni) e il prof. Gabriele Blasutig (Sociologia dell’organizzazione), entrambi afferenti al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.Il progetto risponde alle sfide poste dal fenomeno delle grandi dimissioni (great resignation) e dal crescente disagio che interessa il personale sanitario, proponendo un approccio fondato sulla cura reciproca, sulla responsabilità relazionale e sul benessere organizzativo.Elaborata attraverso i contributi scientifici di Michael West (King Fund UK), la compassionate leadership è un modello già sperimentato con successo in altri Paesi Europei e, in particolare, nel Regno Unito, in grado di migliorare il clima interno, ridurre il burnout e accrescere la soddisfazione di operatori e pazienti, specialmente nei contesti ad alta esposizione emotiva come la sanità. «A livello internazionale i risultati sono promettenti, - sostiene la prof.ssa Sara Cervai - dobbiamo comprendere come questo modello possa funzionare nella realtà italiana, in un sistema sanitario pubblico in cui le persone esprimono allarmanti livelli di sofferenza. Siamo consapevoli di quanto i ruoli dirigenziali possano incidere sul benessere dei collaboratori, e intendiamo supportare leader e collaboratori a ritrovare motivazione e benessere nell’esercizio della loro professione, con un approccio scientifico». CompAct si sviluppa come progetto di ricerca-azione della durata di due anni, con sperimentazione sul campo in due ULSS venete (ULSS 3 Serenissima e ULSS 4 Veneto Orientale), e il coinvolgimento diretto del top e middle management in tre unità operative (area medica, emergenza-urgenza, cure primarie).In questo quadro, l’Università di Trieste è responsabile dell’adattamento culturale del modello, attraverso la traduzione, la rielaborazione e il confronto con buone pratiche già esistenti, in dialogo con i professionisti coinvolti. Le successive fasi prevedono l’implementazione nelle aziende, la validazione scientifica e la disseminazione dei risultati. «Ci attendono molte sfide, linguistiche e culturali - spiega Cervai - già a partire dal diverso significato che il termine compassionate ha rispetto all’italiano; compassione va inteso come comprensione e sostengo, non come pietà e buonismo».Gli altri partner accademici cureranno la validazione quantitativa (prof. Paolo Gubitta, Università di Padova) e qualitativa (prof.ssa Elisa Ambrosi, Università di Verona) e la disseminazione (prof. Federico Lega, Università di Milano). Alla Regione Veneto spetterà, oltre al coordinamento del progetto, anche l’implementazione nelle aziende sanitarie coinvolte.L’incontro di avvio si è svolto a Venezia, nella Scuola Grande di San Marco Evangelista, alla presenza dell’Assessore alla Sanità e del Direttore generale della Sanità della Regione Veneto, dei Direttori generali delle due ULSS aderenti e dei rappresentanti delle università coinvolte.Il progetto rientra tra le azioni strategiche definite dalla DGR n. 960/2024 della Regione Veneto per contrastare la crisi di retention del personale sanitario pubblico e rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, mondo accademico e sistema sanitario. Abstract Iniziativa della Regione Veneto per "prendersi cura di chi cura". Cervai e Blasutig (DiSPeS) cureranno l'adattamento del modello di "compassionate leadership" al contesto italiano Mostra nel diario Off
Economia blu e innovazione: UniTS nel progetto Interreg Leap to Blue Read more about Economia blu e innovazione: UniTS nel progetto Interreg Leap to Blue Immagine Titolo (34).jpg Data notizia Tue, 29/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Enti e aziende Testo notizia Favorire l’innovazione, la transizione digitale e green e la cooperazione tra piccole e medie imprese italiane e croate attive nei settori dell’economia blu: è questo l’obiettivo del progetto LEAP TO BLUE – Unleash the potential for joint transition in the blue economy, finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia 2021–2027 e avviato ufficialmente con il kick-off meeting che si è svolto presso l’Università di Zara.L’Università di Trieste è partner scientifico del progetto attraverso il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche (DEAMS), con un team coordinato dalla prof.ssa Rubina Romanello e composto da docenti, assegnisti di ricerca e personale tecnico-amministrativo: Guido Bortoluzzi, Alberto Dreassi, Chiara Marinelli, Antonio Eusebio Fiori e Piero Gabrielli. Il progetto, che ha come capofila l’Università di Zara e una durata prevista di tre anni, dispone di un budget complessivo di oltre sei milioni di euro e prevede per UniTS un finanziamento di quasi un milione.LEAP TO BLUE affronta sfide condivise dalle regioni costiere di Italia e Croazia, connesse all’adozione di tecnologie avanzate, allo sviluppo di competenze digitali e ambientali, all’accesso ai mercati internazionali e alla riduzione dei divari territoriali. Le difficoltà che molte PMI incontrano nel percorso verso la transizione verde e digitale, insieme agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, impongono risposte integrate e una visione transfrontaliera.Il progetto intende coinvolgere oltre 150 piccole e medie imprese, sostenendole nell’adozione di pratiche sostenibili e innovative, nella creazione di nuova occupazione e nell’espansione verso nuovi mercati. Per raggiungere questi obiettivi, LEAP TO BLUE promuoverà attività di formazione e accompagnamento, faciliterà la nascita di collaborazioni tra imprese attraverso eventi di networking e attiverà uno schema di voucher articolato in due bandi, per consentire alle PMI di accedere a servizi specialistici dedicati all’innovazione, alla crescita e all’internazionalizzazione.L’Università di Trieste partecipa attivamente a tutte le fasi del progetto e avrà un ruolo specifico in due Work Package chiave. Nell’ambito del WP2 – Cross-Border Partnerships and Service Launch for Blue Economy Transformation, UniTS prenderà parte ai workshop destinati a promuovere le opportunità offerte dal progetto a fornitori di servizi e PMI italiane e croate, ospitando uno degli incontri previsti direttamente a Trieste. Nel WP3 – Sustainability model for upskilling and reskilling to enable competitive and sustainable cross-border blue economy, contribuirà invece alla definizione del sistema di monitoraggio sullo sviluppo delle competenze e del capitale umano, elemento strategico per garantire una crescita sostenibile e durevole dell’economia blu nel contesto adriatico.Durante la conferenza stampa inaugurale a Zara, la prof.ssa Romanello ha dichiarato che l’Università di Trieste è particolarmente soddisfatta di essere parte attiva di un’iniziativa che punta a rafforzare l’ecosistema dell’economia blu nel bacino adriatico, attraverso la collaborazione tra realtà accademiche, imprese e istituzioni. Il progetto – ha sottolineato – rappresenta un’occasione concreta per accompagnare le PMI verso modelli più sostenibili e digitali, creando nuove sinergie su entrambe le sponde dell’Adriatico.LEAP TO BLUE coinvolge sei partner principali: oltre all’Università di Trieste e all’Università di Zara, partecipano la Croatian Chamber of Economy, la Faculty of Electrical Engineering and Computing dell’Università di Zagabria, ARTI Puglia e Unioncamere Veneto. L’iniziativa è sostenuta anche da numerose istituzioni italiane e croate, tra cui HAMAG-BICRO, il Ministero croato della Scienza, Educazione e Gioventù, Unioncamere Italia e ART-ER Emilia-Romagna. Abstract Un team di ricerca del DEAMS coordinato da Rubina Romanello nella cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia. 150 PMI sostenute nei percorsi di transizione digitale, green e sostenibile Mostra nel diario Off
Sarà azzurro UniTS ai World University Games Read more about Sarà azzurro UniTS ai World University Games Immagine Titolo (20).jpg Data notizia Mon, 14/07/2025 - 12:00 Categoria notizia Ateneo ateneo Ricerca Destinatari canale Ateneo Ricerca Destinatari target Studenti iscritti Testo notizia Piazzale Europa si tinge di azzurro: saranno sette gli studenti-atleti dell'Università di Trieste che rappresenteranno l’Italia ai prossimi FISU World University Games, in programma dal 16 al 27 luglio nella regione tedesca del Reno-Ruhr. La massima competizione internazionale dedicata allo sport universitario, erede delle storiche Universiadi, vedrà una delle delegazioni azzurre più numerose di sempre con 219 atleti in arrivo da 57 università, per competere in 15 discipline.UniTS contribuirà con Ilaria Corazza (Scienze politiche e dell’Amministrazione), già vincitrice di un oro e un argento a Chengdu nel 2023, che sarà in gara nel canottaggio singolo, mentre Tommaso Vianello (Strategia, consulenza e logistica aziendale) scenderà in acqua nel 4 di coppia misto. Il Setterosa punterà sulle reti delle orchette della Pallanuoto Trieste Giorgia Klatowski (Giurisprudenza), Emma De March (Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura) e Guya Zizza (Scienze e Tecniche Psicologiche). Nel tiro con l’arco specialità compound, saliranno in pedana Elisa Bazzichetto (Scienze e Tecniche Biologiche) ed Antonio Brunello (Ingegneria Navale).Le gare si svolgeranno in sei città, tra cui Bochum, Duisburg ed Essen, con l’Italia decisa a confermare il proprio ruolo da protagonista nello sport universitario mondiale, dopo il quarto posto nel medagliere della precedente edizione.La partecipazione ai World University Games rappresenta per tanti studenti un'esperienza il coronamento di un percorso che unisce impegno accademico e ambizione sportiva, sullo sfondo di una vera e propria Olimpiade universitaria. L'Università di Trieste, che sostiene con grande convinzione la dual career dei suoi studenti-atleti, mettendo in campo forme di supporto che permettano la conciliazione tra le esigenze dell’agonismo con quelle della formazione universitaria, si prepara a vivere con grande partecipazione l'avventura dei "magnifici 7" agli imminenti World University Games. Abstract Sette studenti-atleti saranno in gara alle Universiadi in programma in Germania dal 16 al 27 luglio Mostra nel diario Off