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Convertire i gas serra in combustili green: la "dream reaction" da sogno a prospettiva scientifica

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Raggiungere la “dream reaction”, la reazione - a lungo cercata - che permette di convertire i gas serra in combustili green, non è più solo un sogno, ma una prospettiva scientifica incoraggiata dai risultati di uno studio che ha riunito i principali enti di ricerca e gli Atenei del Friuli Venezia Giulia.

Il Consiglio nazionale delle ricerche con l’Istituto Officina dei materiali di Trieste (Cnr-IOM), l’Università di Udine, l’Università di Trieste, Elettra Sincrotrone e Area Science Park hanno messo in atto una sinergia che ha costituito un gruppo di ricerca ampio e interdisciplinare: la collaborazione al progetto ha consentito la messa a punto di una tecnologia per la preparazione di catalizzatori innovativi in grado di promuovere la trasformazione del metano, un potente gas serra che incide negativamente sul bilancio energetico del pianeta favorendo il riscaldamento globale.  

La metodologia individuata ha riguardato, in particolare, la possibilità di convertire direttamente il metano in metanolo, un prezioso alleato nel processo di transizione energetica, attraverso un nuovo materiale a basso costo a base di Cerio e Rame, le cui proprietà catalitiche sono state esplorate grazie alle tecniche all’avanguardia disponibili presso i poli universitari e centri di ricerca della regione. 

“È stata investigata la possibilità di sintetizzare dei materiali innovativi a basso costo, evitando l’utilizzo di solventi aggiuntivi e passaggi dispendiosi in fase di preparazione: questa tecnologia sfrutta semplicemente la forza meccanica che va a modificare la struttura del materiale di partenza e lo rende più efficiente nel trasformare il metano in altre molecole”, spiegano Silvia Mauri, ricercatrice di Cnr-Istituto Officina dei Materiali e Rudy Calligaro, ricercatore dell’Università di Udine, entrambi autori del lavoro. 

“Il risultato è stato duplice: da un lato aver identificato un materiale promettente per il processo di catalisi, dall’altro aver implementato le nostre conoscenze sui meccanismi che stanno alla base dell’efficacia di questi materiali. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo di tecniche avanzate che utilizzano la luce di sincrotrone, unitamente alla potenza di calcolo oggi disponibile. In questo modo, sarà da ora in poi più semplice e veloce migliorare ulteriormente il design e l’utilizzo di questi catalizzatori”. 

Lo studio ha, quindi, implicazioni importanti nel supportare il processo della transizione energetica imposta dalle conseguenze del riscaldamento globale: “Il metano è una risorsa preziosa e la sua valorizzazione rappresenta una sfida importante nella catalisi eterogenea: per questo la comunità scientifica di tutto il mondo sta concentrando i suoi sforzi nella ricerca di nuovi materiali che ne facilitino i processi di trasformazione in prodotti che possano essere utilizzati in modo più sostenibile”, aggiunge Luca Braglia di Area Science Park. “Questo studio fondamentale, identifica una nuova classe di catalizzatori preparati in modo economicamente e ambientalmente più sostenibile. Conferma, inoltre, come l’utilizzo simultaneo di più tecniche avanzate e competenze interdisciplinari sia necessario per identificare e sviluppare di nuovi materiali e tecnologie a supporto della transizione ecologica”. 

Del gruppo di lavoro ha fatto parte anche Carlo Federico Pauletti, dottorando di ricerca in Fisica dell’Università di Trieste: “Ho contribuito al progetto realizzando al computer un modello che rappresentasse il catalizzatore sintetizzato e caratterizzato dai gruppi di ricerca del prof. Alessandro Trovarelli (UniUD) e del dott. Piero Torelli (Cnr-IOM), per poi studiarne il comportamento tramite delle simulazioni numeriche. Quanto è emerso dal nostro studio è, in accordo con i risultati sperimentali, una promettente attività per quanto riguarda la conversione diretta di metano in metanolo, dovuta alle particolari caratteristiche nano-strutturali del materiale, osservate anche negli esperimenti. 

L'ampia varietà di tecniche, sia sperimentali che teoriche, utilizzate nello studio di questo sistema costituisce, secondo il dottorando UniTS, un notevole valore aggiunto: "Ha migliorato notevolmente la nostra comprensione di questa reazione e del materiale utilizzato e la grande molteplicità di approcci ha reso molto stimolante il lavoro, grazie al confronto continuo con i ricercatori di tutti gli enti coinvolti", commenta Pauletti.

La ricerca, che conferma il ruolo di primo piano assunto dall’Italia nell’affrontare la sfida cruciale della transizione verde e dei nuovi materiali, dimostra come la cooperazione tra le eccellenze scientifiche regionali porti risultati di grande impatto. I risultati di questa collaborazione sono stati descritti sulla rivista scientifica statunitense “Small”, edita da Wiley, che le ha dedicato anche la copertina.

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Importanti risultati pubblicati in uno studio in collaborazione tra enti di ricerca del FVG. Nel team anche un dottorando in Fisica di UniTS
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Ricercatori UniTS scoprono in Antartide un nuovo crostaceo

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Un gruppo internazionale di ricercatori coordinato dall’Università degli Studi di Trieste ha scoperto una nuova specie di gamberetto antartico – la Orchomenella rinamontiae –, un crostaceo appartenente all’ordine degli anfipodi, individuato in prossimità della Stazione Antartica Italiana Mario Zucchelli da Piero Giulianini, zoologo e professore presso il dipartimento di scienze della vita dell’Università degli studi di Trieste, durante la XXXIII spedizione antartica italiana nella Baia di Terra Nova.

L’evento apre nuove strade per la ricerca e rappresenta un significativo passo avanti per una comprensione più approfondita della vita e della biodiversità marina nelle regioni più remote e inospitali del pianeta: la conoscenza delle comunità marine antartiche e delle specie che le compongono, infatti, è di fondamentale importanza per monitorare, attraverso i mutamenti che le vedono coinvolte, i cambiamenti globali dovuti alle attività umane.

“Lo scopo iniziale della ricerca era quello di verificare le risposte di una specie di gamberetto antartico al riscaldamento dei mari. Tuttavia, dalle analisi morfologiche e genetiche è emerso che alcuni dei campioni appartenevano a una specie mai descritta prima” spiega Piero Giulianini, zoologo e docente presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste. “La nuova specie appartiene ad un gruppo dominante ed endemico nelle acque antartiche, gamberetti spazzini che svolgono un ruolo chiave nelle comunità marine, consumando e disperdendo cibo di tutte le dimensioni. Come fosse una cartina al tornasole, il monitoraggio dell'abbondanza e della diversità di questi gamberetti permetterà di capire gli impatti antropici in atto su questi delicati ecosistemi: l’impatto causato dall’uomo sull’ambiente, infatti, influisce negativamente sulle comunità marine, ostacolandone diversità e complessità. Non solo, nei nostri laboratori condurremo analisi per studiare come la nuova specie individuata risponda al riscaldamento degli oceani” conclude il professore.

Per l’analisi morfologica i ricercatori si sono avvalsi di una tecnica innovativa e avanzata di imaging, la microtomografia a raggi X, che ha permesso di ottenere immagini tridimensionali ad alta risoluzione della nuova specie, offrendo il vantaggio di esaminare digitalmente il campione senza introdurre artefatti e distorsioni dovuti alla manipolazione.

La scoperta non solo arricchisce il catalogo delle specie marine antartiche, ma sottolinea anche l’importanza di combinare analisi fisiche e genetiche per la classificazione delle specie, attraverso strumenti tecnologicamente avanzati come la microtomografia, che potrebbe rivoluzionare il modo in cui si studiano e classificano i campioni biologici. Con il continuo miglioramento della risoluzione delle immagini e la riduzione dei costi delle attrezzature, la microtomografia potrebbe presto diventare una tecnica standard nelle ricerche sulla biodiversità, accelerando notevolmente il processo di scoperta, descrizione e classificazione delle specie.

Il nome scelto per descrivere il nuovo gamberetto, Orchomenella rinamontiae, è un omaggio del gruppo di ricerca alla zoologa Rina Monti, che nel 1907 divenne la prima donna italiana a ottenere una cattedra all’Università di Sassari, e celebra il suo contributo pionieristico alla zoologia in ambito accademico.

Lo studio ha visto la partecipazione dei gruppi di ricerca di zoologia applicata e di genomica applicata dell’Università degli Studi di Trieste (Piero Giulianini, Samuele Greco, Elisa D'Agostino, Marco Gerdol, Alberto Pallavicini, Chiara Manfrin) con il contributo di due esperti nel campo della classificazione dei gamberetti antartici: Claude de Broyer del Royal Belgian Institute of Natural Sciences e Ed Hendrycks del Canadian Museum of Nature. Un fisico e una zoologa dell’Università della Calabria (Sandro Donato e Anita Giglio) hanno partecipato all’analisi dei dati della microtomografia a raggi X eseguita al Sincrotrone Elettra di Trieste.

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Studio completo pubblicato su Zoological Journal of the Linnean Society  
‘A new Antarctic species of Orchomenella G.O. Sars, 1890 (Amphipoda: Lysianassoidea: Tryphosidae): is phase-contrast micro-tomography a mature technique for digital holotypes?’

Piero G. Giulianini1, Claude De Broyer2, Ed A. Hendrycks3, Samuele Greco1, Elisa D’Agostino1, Sandro Donato4,5,6, Anita Giglio7, Marco Gerdol1, Alberto Pallavicini1, Chiara Manfrin1

1Department of Life Sciences, University of Trieste, Trieste, Italy
2Royal Belgian Institute of Natural Sciences, Bruxelles, Belgium
3Canadian Museum of Nature, Research and Collections, Ottawa, Canada
4Department of Physics, University of Calabria, Cosenza, Italy
5Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Division of Frascati, Frascati, Rome, Italy
6Elettra-Sincrotrone Trieste SCpA, in AREA Science Park, Basovizza, Trieste, Italy
7Department of Biology, Ecology and Earth Science, University of Calabria, Cosenza, Italy

Abstract
Lo studio internazionale ha utilizzato una tecnica di imaging innovativa. IL monitoraggio della nuova specie rivelerà l'impatto antropico sulla biodiversità e sugli ecosistemi marini
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Una serata in musica per raccontare i cento anni di UniTS

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Le celebrazioni del Centenario dell’Università di Trieste - che il prossimo 8 agosto compirà il suo primo secolo di vita - si arricchiscono con uno straordinario evento culturale: un concerto di musica classica organizzato dall’Ateneo giuliano in collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.

L’appuntamento si svolgerà martedì 23 luglio 2024, alle ore 21, in Piazza Verdi, nell’ambito della rassegna Trieste Estate 2024.

Il concerto sarà un viaggio musicale attraverso alcune delle tappe più significative del ‘900 italiano, con brani che riflettono momenti cruciali nella storia dell’Università e della città di Trieste.

Il programma musicale inizierà con "Tramonto" per mezzosoprano, solista e archi di Ottorino Respighi, una composizione giovanile che trasporta il pubblico nell’atmosfera malinconica e ricca di suggestioni poetiche ispirata a una poesia di Percy Bysshe Shelley. Il brano, che risale al periodo antecedente la Prima guerra mondiale, delinea il tramonto di un’epoca di benessere e di vivacità culturale favorevoli all’insediamento di un’istituzione universitaria.

Si proseguirà con il "Concerto per archi op. 40b" di Alfredo Casella, un’opera coeva alla fondazione dell’Università nel 1924, che ripropone il tema nazionale nella forma contestualmente problematica della musica strumentale.

La serata continuerà con "Festlicher Morgen", tratto dalla Suite veneziana di Ermanno Wolf-Ferrari, un brano del 1936 che ci riporta al tempo, turbato da densissime ombre, in cui fu posata la prima pietra di quello che oggi è l’edificio centrale dell’Università di Trieste.

Luciano Berio, con le sue "Folk Songs", ci condurrà poi negli anni Sessanta attraverso una reinterpretazione colta e innovativa delle canzoni popolari con l’intento di raccontare il periodo di espansione dell’Ateneo, a cui non accedono più soltanto i figli delle élite, ma che diventa luogo in cui si creano le condizioni per la mobilità sociale dei giovani della classe media e anche di quelli con più umili origini.

A chiudere il programma saranno i "3 unvollendete Portraits" di Fabio Nieder, compositore triestino di fama internazionale, che con quest’opera del 2014 riflette sull’incompiutezza come tratto caratteristico della cultura e scienza aperte all’innovazione. Una riflessione che vuole essere l’eredità del Centenario per il futuro dell’Università di Trieste, che si pone l’obiettivo di continuare a “realizzare il futuro della conoscenza”.

La presentazione dei brani sarà a cura di Riccardo Martinelli, docente di Filosofie della musica di UniTS, che offrirà al pubblico una chiave di lettura per comprendere meglio le opere eseguite. L'orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi sarà diretta dal maestro Giulio Prandi. La serata vedrà inoltre la partecipazione straordinaria del mezzosoprano Manuela Custer.

“Questo evento – spiega il Rettore Roberto Di Lenarda - fa parte delle numerose iniziative che abbiamo organizzato per celebrare il Centenario dell’Università di Trieste con l’obiettivo di creare nuove occasioni di incontro tra l’Ateneo e la città, anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle istituzioni culturali. L’arte, la musica e la cultura in generale ci consentono di raccontare a un pubblico più ampio e in modo originale e creativo la nostra storia e la nostra missione, permettendoci di connettere il passato con le prospettive future. Il concerto, inoltre, ci proietta verso l’appuntamento dell’8 agosto 2024 quando celebreremo in modo simbolico la data di fondazione di UniTS nel campus di Piazzale Europa”.

“Siamo molto felici – afferma Giuliano Polo, Sovrintendente del Teatro Verdi - di proseguire ed intensificare il nostro rapporto a più livelli con l'Università di Trieste e siamo onorati di contribuire in maniera significativa a celebrare il Centenario dell’Università di Trieste con un concerto eseguito dalla nostra Orchestra e un programma musicale studiato nello specifico per emozionare con la storia e cultura”.

Il concerto del Centenario è realizzato grazie al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e di Promoturismo Io Sono FVG, con il sostegno, nel contesto più ampio della manifestazione “Trieste Estate 2024”, del Comune di Trieste e di Discover Trieste Convention and Visitors Bureau.

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Questa sera il concerto del Centenario con un programma di musica classica a cura del Teatro Lirico Giuseppe Verdi
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Rigenerare e rivascolarizzare il cuore dopo un infarto: parte progetto internazionale guidato da UniTS

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Sviluppare una nuova terapia capace di rigenerare completamente il cuore dopo un infarto del miocardio, formando nuovo tessuto e nuovi vasi sanguigni per riportare il muscolo cardiaco alla sua piena funzionalità: è questo l’obiettivo del progetto di ricerca internazionale RESCUE  Bridging the gap between cardiac regeneration and revascularization coordinato dall’Università degli Studi di Trieste, che coinvolge esperti di rigenerazione cardiaca e angiogenesi provenienti da Italia, Spagna, Olanda, Slovacchia e Turchia.

“Per molti anni i progressi nei campi della rigenerazione cardiaca e dell’angiogenesi hanno proceduto parallelamente, senza parlarsi. Tuttavia, per riparare un cuore danneggiato da un infarto è necessaria la formazione sia di nuovo muscolo cardiaco sia di nuovi vasi sanguigni. Con il progetto RESCUE puntiamo a colmare questa lacuna tra rigenerazione cardiaca e rivascolarizzazione: vogliamo, infatti, sviluppare un nuovo farmaco biologico, che contenga due principi attivi – e in particolare due molecole di RNA – in grado di rigenerare il cuore e simultaneamente promuovere la vascolarizzazione del tessuto rigenerato” spiega la coordinatrice del progetto Serena Zacchigna, professoressa di biologia molecolare presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute (DSM) dell’Università degli Studi di Trieste e direttrice del laboratorio di biologia cardiovascolare dell’ICGEB. 

I ricercatori hanno già identificato alcune molecole candidate, che si sono rivelate in grado di promuovere da un lato la proliferazione delle cellule del muscolo cardiaco e dall’altro la formazione di nuovi vasi sanguigni, sia piccoli capillari che arterie più grosse. Nei prossimi tre anni i ricercatori sperimenteranno diverse combinazioni fino a identificare quella più efficace. Sarà la prima volta che due molecole biologiche, capaci di stimolare questi due processi fondamentali per la riparazione di un cuore infartuato, vengono unite in un unico farmaco, per dimostrare la sinergia d’azione.

L’Università di Trieste – l’unico ateneo italiano alla guida di uno dei diciassette progetti selezionati dal bando CARDINNOV – coordinerà lo studio in collaborazione con il Centro Cardiologico Monzino IRCCS, in particolare con il gruppo di ricerca del prof. Giulio Pompilio, direttore scientifico e delegato italiano alternate presso il Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). 

“L’infarto del miocardio continua ad essere una delle principali cause di morte” spiega il Prof. Giulio Pompilio, direttore scientifico del Centro Cardiologico Monzino IRCCS. “La ricerca ha recentemente prodotto nuovi farmaci a RNA che agiscono sui fattori di rischio dell’infarto, ma non si hanno ancora terapie che stimolano la riparazione del cuore. Nei prossimi anni ci aspettiamo che un numero sempre maggiore di farmaci a RNA arrivi alla clinica per il trattamento delle malattie cardiache” conclude il professore.

Al progetto collaborano il Centro Nazionale per la Ricerca Cardiovascolare (CNIC) di Madrid, l’Università di Utrecht, l’Università Lokman Hekim di Ankara, l’Accademia Slovacca delle Scienze e l’associazione di pazienti PLN Foundation, quest’ultima incaricata di educare e sensibilizzare pazienti e caregiver sulle nuove terapie a RNA.

Con un finanziamento di 1,5 milioni di euro – dei quali oltre 600 mila sono destinati all’Italia, attraverso il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministero della Salute – il progetto è promosso dalla partnership Ue ERA4Health, che sostiene la collaborazione tra diversi enti di ricerca europei e internazionali in aree prioritarie nel settore della salute, favorendo lo sviluppo di innovazioni terapeutiche.

 

 

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La Prof.ssa Zacchigna coordina RESCUE, studio finanziato UE per sviluppare un nuovo farmaco a RNA
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Medicina del lavoro: due nuovi strumenti al TREELAB

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Grazie alla collaborazione con ASUGI e ai finanziamenti PNRR-PNC destinati ad analisi di inquinanti ambientali e professionali in tracce, il laboratorio TREELAB di UniTS si arricchisce di due nuovi strumenti: un laser ablation (366.000 Euro) e un analizzatore di metilmercurio (72.000 Euro).

In dettaglio, Il laser ablation permette l'analisi dei metalli sulle superfici e altri substrati, mentre l’analizzatore di metilmercurio permette di verificare la presenza di mercurio in acqua, aria e nei capelli.        

I nuovi strumenti vanno ad arricchire la dotazione del laboratorio consentendo indagini approfondite sui metalli pesanti in Regione: la collaborazione tra medici, chimici e geologi permette infatti di unire le diverse competenze per potenziare e approfondire le indagini ambientali e nei luoghi di lavoro.

Sempre nell'ambito dei fondi PNC-PRR è in fase di acquisizione un ulteriore macchinario che permetterà la determinazione di molecole organiche in traccia e che andrà a completare i laboratori ASUGI-UniTS.

TREELAB nasce dalla collaborazione fra il Dipartimento Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, quello di Scienze Chimiche e Farmaceutiche e il Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze. L'attività all’interno dei laboratori è svolta e coordinata dai proff. Francesca Larese Filon, già direttrice del Dipartimento a Attività Integrata di Servizi per la Sicurezza, Prevenzione e Sorveglianza Sanitaria, da Gianpiero Adami, Matteo Crosera e da Stefano Covelli, insieme ai loro collaboratori e tecnici.        

 

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Grazie alla collaborazione con ASUGI, il Lab di UniTS si arricchisce di un Laser ablation e di un analizzatore di metilmercurio
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Settimana sociale dei Cattolici: la presenza UniTS

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Il prossimo 7 luglio il Santo Padre Francesco visiterà Trieste, a conclusione della 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che la città ospita dal 3 luglio. Dopo aver incontrato i Delegati, e prima di raggiungere piazza Unità per la celebrazione della S. Messa, il Papa riceverà anche alcuni studenti e giovani ricercatori e ricercatrici dei dieci Dipartimenti dell’Università di Trieste, accompagnati dai Direttori, dal Magnifico Rettore, dal Direttore generale e da una rappresentanza della governance. L’incontro vuole sottolineare, nello spirito del tema della Settimana Sociale, “Al cuore della Democrazia”, la fiducia di tutti nella capacità dei giovani – impegnati a formarsi nelle diverse discipline che creano l’universitas – di costruire una società più giusta e solidale anche attraverso lo sviluppo dei saperi. L’Ateneo vivrà questo incontro nell’anno del Centenario della sua fondazione, che sarà ricordato anche dalla firma del Santo Padre sul Libro d’Onore dell’Università.

UniTS è presente anche nel ricco programma della Settima Sociale  :

 

5 luglio, 17:30 – PIAZZE DELLA DEMOCRAZIA

PERIFERIE: le città viste dai margini (in Piazza Ponterosso)

Intervengono: Eugenia Carfora, Giovanni Carrosio (UniTS), Mario Vatta

ISTITUZIONI LOCALI: la democrazia alla prova delle comunità (in Piazza Hortis)

Intervengono: Gregorio Arena, Federica Fanesi, Roberto Louvin (UniTS)

FAMIGLIE: legami, relazioni e comunità (in Piazza della Borsa)

Intervengono: Mariolina Ceriotti Migliarese, Adriano Bordignon, Renata Longo (UniTS) e Francesco Pavanello

 

5 luglio, 15:00 – 17:00 DIALOGHI DELLE BUONE PRATICHE

Pensare bene per agire meglio: università, ricerca e terza missione (Camera di Commercio, Piazza della Borsa 14)

Interviene: Caterina Falbo (UniTS), rappresentanti da Uni Cattolica Milano, LUMSA Roma e Europea Roma)

 

6 luglio, 17:30 - 5 luglio, 17:30 – PIAZZE DELLA DEMOCRAZIA

CITTADINANZA: migrazioni e diritti nell’Italia di oggi (in Piazza Ponterosso)

Intervengono: Giovanni La Manna, Abdoulaye Mbodj, Roberta Altin (UniTS)

PREPARARSI ALLA POLITICA: partecipare, discutere, decidere (in Piazza della Borsa)

Intervengono: Giovanni Diamanti, Rosangela Maino, Mattia Zulianello (UniTS)

 

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Una delegazione dell'ateneo sarà ricevuta dal Papa domenica 7 luglio
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Governare la transizione digitale, ecologica ed energetica: due nuove lauree magistrali UniTS

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Si arricchisce l’offerta formativa dell’Università degli Studi di Trieste. Dall’anno accademico 2024/2025 saranno attivate due nuove lauree magistrali caratterizzate da una prospettiva marcatamente internazionale e professionalizzante, interamente in lingua inglese: Engineering for the energy transition e European Policies for digital, ecological and social transitions, entrambe volte a formare i professionisti di domani in materia di transizione digitale, ecologica, sociale ed energetica.

Entrambe le lauree magistrali si occupano di processi di transizione per i quali è necessario sviluppare nuovi modelli e professioni – spiega il Rettore Roberto Di Lenardasono inoltre multidisciplinari, perché la transizione ecologica, energetica e digitale richiede anche un tipo di preparazione giuridica e politica. Formano figure professionali con specializzazioni innovative e richiestissime dal mondo del lavoro e sono complementari, focalizzandosi rispettivamente sulla transizione energetica e sulla sua governance integrata a livello di Unione Europea”.

Engineering for the energy

Novità assoluta a livello internazionale nella forma di percorso interclasse con i due curriculaSustainable building design and technology e Sustainable industrial systems, intende offrire una preparazione avanzata in materia di transizione energetica sia nel campo edilizio che in quello industriale.

Gli studenti acquisiranno capacità di progettazione, sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale e sapranno scegliere le tecnologie, i materiali, le fonti e i vettori energetici più adatti. Saranno in grado di integrare i sistemi edilizi ed energetici con le reti elettriche, i sistemi di accumulo e la mobilità sostenibile.

I campi nei quali la nuova figura si potrà muovere sono diversi: libera professione e studi di progettazione operanti nei settori dell’edilizia, termotecnico, dell’efficienza energetica, dei sistemi di produzione e utilizzo dei vettori energetici e delle fonti rinnovabili di energia; aziende ed Enti pubblici privati in fase di adeguamento di sistemi edilizi e impianti; industrie per la produzione e la gestione di componenti, impianti e sistemi energetici; industrie operanti nel settore della produzione di involucri edilizi; aziende che progettano, installano e gestiscono impianti utilizzanti vettori energetici in ambito industriale, commerciale e residenziale; aziende che forniscono servizi in campo energetico; aziende ed Enti pubblici o privati che hanno l’obbligo di nominare un energy manager; enti di ricerca che sviluppano progetti relativi alla transizione energetica.

I dispositivi di stoccaggio dell’energia rappresentano una delle tecnologie abilitanti la transizione verso le fonti di energia rinnovabile: ad arricchire l’offerta del corso di laurea Engineering for the energy transition anche ELISA, un laboratorio ad hoc, al servizio di un gruppo multidisciplinare di ingegneri, chimici, informatici, economisti e scienziati sociali. ELISA completa due laboratori già esistenti all’Università di Trieste, dedicati al “Fotovoltaico” e a “Smart Grid e Mobilità elettrica”, aumentando strategicamente la capacità dell’ateneo di posizionarsi tra i più attivi enti di ricerca nel campo delle fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile. ELISA dispone di una strumentazione innovativa e offre piattaforme per la prototipazione rapida e simulazioni hardware-in-the-loop (HIL). 

Per accedere al corso di studi in Engineering for the energy transition al Dipartimento di Ingegneria e Architettura lo studente deve essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio: laurea triennale nelle classi di Ingegneria industriale o civile e ambientale; in alternativa, deve aver maturato almeno 18 cfu in area matematica, 9 cfu in area fisica, 6 cfu in quella chimica, 6 cfu in area elettrica, 6 cfu in area energetica, 6 cfu in area civile o in architettura – 15 laddove lo studente intenda iscriversi al curriculum in Sustainable building design and technology. Lo studente deve, inoltre, esibire una votazione di laurea maggiore o uguale a 95/110, diversamente dovrà affrontare un colloquio conoscitivo. Il corso prevede, inoltre, la conoscenza della lingua inglese ad un livello almeno pari al B2 nel Quadro Comune Europeo di Riferimento.

European Policies for digital, ecological and social transitions

Attivo dal prossimo settembre, il corso intende fornire alle future generazioni una preparazione multidisciplinare in materia di governance delle transizioni digitale, ecologica e sociale

Gli studenti, futuri funzionari nelle amministrazioni pubbliche, project manager e consulenti, acquisiranno conoscenze e competenze avanzate di analisi, gestione e valutazione di politiche, programmi e progetti europei, insieme a conoscenze tematiche approfondite sugli strumenti e i meccanismi politici, sociali e giuridici per governare, in modo integrato, aspetti legati alla sostenibilità ambientale, agli impatti del digitale, alla coesione sociale (es. diritto comparato dell’ambiente e delle tecnologie digitali, analisi di open data e big data, tecniche di progettazione partecipata per l’innovazione sostenibile ed inclusiva). Questa combinazione di competenze renderà i laureati del Corso capaci di utilizzare nel modo più efficace gli strumenti e le risorse dell’Unione Europea per governare le transizioni digitali, ecologia e sociale.

Specifici anche i requisiti di accesso al corso di studi in European Policies for digital, ecological and social transitions presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, lo studente deve essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio: laurea triennale nelle classi di Scienze politiche e delle relazioni internazionali, Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione, Scienze economiche, Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace; in alternativa, deve aver maturato 24 crediti formativi complessivi in diritto, economia e statistica (almeno 6 cfu dei 24 totali), scienze politiche e sociologia. Il corso prevede, inoltre, la conoscenza della lingua inglese ad un livello almeno pari al B2 nel Quadro Comune Europeo di Riferimento.

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Inaugurato anche il laboratorio Engineering for the energy transition (ELISA)
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700 studenti delle superiori ai Moduli formativi estivi di UniTS

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È partita questa mattina la prima sessione dei Moduli Formativi estivi 2024, l'iniziativa di orientamento rivolta agli studenti che hanno concluso il terzo e il quarto anno delle "superiori".

Un'edizione che si apre con numeri record, a partire dall'offerta formativa ancora più ampia (18 moduli rispetto ai 12 dello scorso luglio) e multidisciplinare, ma soprattutto per il numero di ragazzi delle scuole coinvolti: 702 gli iscritti, quasi 200 in più della prima sessione 2023, con una crescita del 40%.

L'iniziativa si conferma attrattiva per gli studenti delle superiori non solo del nostro territorio: quasi il 40% degli iscritti provengono da fuori Trieste e il 10% da fuori regione.  A conoscere UniTS saranno ragazzi e ragazze provenienti anche da Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, oltre che dall'estero (Argentina, Etiopia, India e Venezuela).

La cerimonia di apertura si è svolta nell'Aula Magna dell'edificio H3 con la partecipazione di Giulio Xhaet, partner e digital strategist in Newton S.p.A, protagonista di uno speech interattivo dal titolo "Da grande. Alla ricerca del proprio scopo nella vita". 

Nel corso del suo intervento Xhaet ha toccato diversi temi, tra i quali ha suggerito quali siano le domande da porsi per trovare la propria strada lavorativa e come aumentare le proprie skill attraverso le passioni personali. 

La seconda sessione dei Moduli Formativi Estivi si svolgerà dal 2 al 6 settembre prossimi.


 

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Al via la prima sessione dell'iniziativa di orientamento con un'offerta di 18 corsi: +40% di iscritti
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Nuovo sistema di diagnostica per immagini con agenti di contrasto fluorurati: studio su PNAS

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Pubblicato sulla rivista scientifica PNAS lo studio Self-assembling dendrimer nanosystems for specific fluorine MRI and effective theranostic treatment of tumors: tra i ricercatori anche Sabrina Pricl, professore associato di Ingegneria chimica, direttrice scientifica del laboratorio di biologia molecolare e nanotecnologie dell’Università degli Studi di Trieste e responsabile, per l’ateneo, della collaborazione internazionale COST Cancer Nanomedicine – from the bench to the bedside. Coautore dello studio Erik Laurini, professore associato UniTS.

Per la prima volta, il gruppo di ricerca ha analizzato e sviluppato un nuovo sistema di diagnostica per immagini basato sull’utilizzo di agenti di contrasto fluorurati. Il sistema, volto a identificare sin dalle fasi iniziali, e così trattare abbattendo i tempi, le malattie oncologiche anche nelle forme più invasive e aggressive, supera la tradizionale risonanza magnetica nucleare basata sull’uso di idrogeno. Dal momento che l’acqua, e quindi l’idrogeno, costituisce oltre il 70% del peso corporeo, spesso la risonanza magnetica classica presenta limiti nell’identificazione delle differenze tra i tessuti malati e quelli circostanti, specialmente per tumori molto piccoli. L’uso di agenti di contrasto a base di fluoro, non presente naturalmente nei tessuti del corpo umano, appare molto promettente: proprio per l’assenza di fluoro nella maggior parte dei sistemi biologici, ha infatti il potenziale per fornire immagini più chiare, specifiche e risolute se comparate con quelle delle tecniche tradizionali.

L’utilizzo della risonanza magnetica al fluoro è stato sinora limitato dalla mancanza di agenti di imaging sicuri, spesso contraddistinti da limitazioni come il basso rapporto segnale/rumore, il basso contenuto di fluoro, l’instabilità o l’insolubilità in acqua: i ricercatori, per la prima volta, sono stati in grado di creare agenti di contrasto a base di fluoro efficaci, efficienti e non tossici.

Tra i tratti distintivi delle molecole disegnate dai ricercatori (nanosistemi di dendrimeri autoassemblati) vi è la capacità di svolgere molteplici funzioni. In dettaglio, appartengono alla categoria della teragnostica, poiché in grado di svolgere contestualmente funzione di diagnosi e terapia: una volta individuato il tumore, le molecole possono essere utilizzate per monitorarne l’andamento e rilasciare in situ il farmaco di opportuna terapia.

“L’interesse per l’uso della risonanza magnetica al fluoro con agenti di imaging fluorurati è in aumento. Simili nanosistemi di dendrimeri teragnostici rappresentano il futuro nel campo della medicina personalizzata: riuscire a registrare e monitorare il progresso o la regressione di un tumore e contestualmente continuare a trattare la malattia è un traguardo in termini di outcome terapeutico e di sopportazione delle terapie, che risultano così meno invasive, tossiche o dannose, nel pieno rispetto dei pazienti” spiega la prof.ssa Pricl.

L’Università di Trieste ha preso parte alle fasi di design e progettazione molecolare, performance computing, analisi e sperimentazione.

Tra i finanziatori anche AIRC, Cinema e ICSC – Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data and Quantum Computing.

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Tra gli autori dello studio Sabrina Pricl ed Erik Laurini del Dipartimento di Ingegneria e Architettura UniTS
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Inaugurate le mostre inedite dei due grandi artisti

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Con il progetto Relazioni d’arte, organizzato dall’Università degli Studi di Trieste in collaborazione con SmaTS (Sistema museale di Ateneo) e ERPAC (Ente Regionale Patrimonio Culturale Regione Friuli Venezia Giulia), prosegue l’impegno di valorizzazione del patrimonio artistico universitario e della creazione di un più stretto legame con il territorio in occasione del Centenario UniTS.

Dopo le Residenze d’Artista Shine Bright Like a Diamond realizzate nel 2023, che hanno coinvolto i Dipartimenti dell’ateneo giuliano in un’inedita collaborazione tra docente, artista e studente, le Relazioni d’arte si concentrano sul rapporto di importanti artisti legati all’Università e alla città di Trieste.

Il progetto prende il via il 18 giugno con le mostre delle opere degli artisti di fama internazionale Serse Roma e Manuela Sedmach e proseguirà nei prossimi mesi con Antonio Sofianopulo ed Elisa Vladilo.

I sei disegni in grafite che compongono “Serse. Le ambiguità della rappresentazione” saranno esposte nelle ali destra e sinistra dell’edificio centrale dell’Università di Trieste, in Piazzale Europa 1.

“La forma è quella della natura morta, dell’oggetto arrestato nel suo processo naturale; la figura, invece, è legata alla continuità dinamica dell’essere vivente. Nel lavoro di Serse tutte le cose, anche la più stabile configurazione di un oggetto isolato, vivono di questa continuità dinamica. Ed è merito della tecnica da lui adottata e difesa in tutti questi anni: il disegno”, ha affermato il critico d’arte Alessandro Del Puppo.

La mostra “Manuela Sedmach. Al di sotto della sostanza cromatica, nell’intercapedine della pittura” sarà invece visitabile al Dipartimento di Studi Umanistici di UniTS in via del Lazzaretto Vecchio ed esporrà una ventina di opere della pittrice.

“Le ragioni, non casuali ma mirate, che hanno condotto Sedmach a distribuire le sue opere nella Biblioteca dell'Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale dell'Università di Trieste, sono di porle in relazione con un patrimonio culturale intimamente percepito e vissuto negli anni. Accanto e lungo lo sviluppo di scaffalature che preservano e proteggono i 'ricordi-scritti', rendendoli disponibili al 'gesto' della consultazione, la 'narrazione-pittorica' si offrirà ad una lettura visiva caratterizzata da uno sviluppo tutto interno alla medesima pagina, sostenuta da un 'vento stabilizzato' che interseca l'alto e il basso, dal centro ai confini della tela, rafforzandosi ora sulla sinistra con una massa che muove verso destra, ora che si stabilizza in una depressione, per poi andare ad estendersi sull'orizzontalità rivelando se stessa solo ad uno sguardo attento”, sottolinea il critico d’arte Andrea Del Guercio.

Serse Roma

Nato a San Polo di Piave il 14 novembre del 1952, vive e lavora dal 1980 a Trieste.

Serse Roma è concentrato esclusivamente sul disegno a grafite su carta. L’artista, triestino di adozione, ha prodotto negli anni una serie considerevole di immagini che gli hanno valso l’inserimento nel volume Vitamin D, New Perspectives in Drawing, edito dalla Phaidon Press, Londra (2006), e un capitolo nel nuovo saggio di Lorand Hegyi Drawing in the Age of uncertainty, edizioni Silvana (2021), nonché la partecipazione a rassegne internazionali di grande rilievo “Pastels du 16°au 21°siecle”alla Fondation de L'Hermitage  di Losanna. Il suo lavoro è contraddistinto da una coerenza e riconoscibilità che ne fanno un unicum nell’odierno panorama nazionale. Non si tratta, nel suo caso, del disegno quale strumento classico per l’elaborazione dell’impalcatura invisibile di un dipinto, e non si tratta nemmeno dell’utilizzo che ne fanno molti artisti contemporanei come appunto visivo precario e fragile. In Serse Roma è l’opera nella sua assoluta compiutezza ad essere dovuta al solo disegno, al ‘non più di questo’ che il disegno rappresenta: strumento sottoposto ad una analisi vertiginosa che ne sonda tutte le potenzialità. Dalla grafite di Serse Roma è scaturita una delle più intense riletture del tema del paesaggio nell’arte contemporanea: Mari, Cieli di nubi, Montagne altissime, Boschi innevati, Canneti, Riflessi d'acqua. Cioè la dimensione non umana, sublime, della terra nella sua condizione elementare delle cose prime e ultime. Quasi fosse possibile sondare, attraverso la concreta materialità della grafite, l’anima minerale della terra, le cui trasformazioni avvengono su una scala temporale che non è quella antropologica. Negli ultimi anni Serse Roma ha approfondito ulteriormente quanto poteva essere incluso, o comunque riportato, a quella grafite che ne ha segnato la carriera. Il richiamo alla condizione minerale della grafite si traduce nella stupefacente serie dei Diamanti, la cui forma perfetta e inalterabile rimanda all’origine cristallografica delle forme primarie della geometria e del costruire. Ritorniamo così alla riflessione di Serse sul suo strumento, il disegno a grafite: materiale che per propria natura richiama quella dimensione minerale (grafite e diamante sono forme allotropiche del carbonio) di una non solo umana geometria del costruito.

Manuela Sedmach

Nata a Trieste nel 1953, inizia ad esporre negli anni 70 dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’arte di Trieste “E. Nordio” con insegnanti quali Ladislao de Gauss, Maria Campitelli, Enzo Cogno… Ma l’attività più sentita parte dagli anni 80 con l’Officina di Trieste, Avida Dollars di Milano, Rasponi di Ravenna, Fuxia Art di Verona, Emporium di Ivrea, Arte3 di Trieste. Nel ’91, artefiera di Chicago in una mostra di 5 artisti italiani al Navy Pier. Importante il Pollok – Krasner Foundation Grant, New York. Si arriva negli anni 90, precisamente nel 92 l’incontro con Galleria Continua allora in un piccolo ma prezioso spazio vicino al Duomo di San Gimignano.

Il rapporto con Galleria Continua è stato e continua tutt'ora con mostre, fiere internazionali e rapporti espositivi con altre Gallerie come Van Laere ad Anversa, Schroeder a Colonia, Dina Carola a Napoli, G7 a Bologna, Jaqueline Arets a Knokke in Belgio. Nel 2003 una bella installazione subacquea “Occhi bianchi” nel canale di Ponterosso al seguito di una mostra personale al Museo Revoltella di Trieste nel Palazzo Gopcevich e poi un importante rapporto con la Galleria Torbandena di Trieste.

Nel 2009 Le Moulin-Boissy le Chatel (Parigi) e 2005/2010 Beijing 798 Art Zone estensioni della galleria Continua, ancora studio G7 di Bologna, 3G Artecontemporanea di Udine, Plurima e GAMUD sempre di Udine, e poi ancora la serie “Passare al Bosco” da un concetto tratto da “Il trattato del Ribelle” di Ernst Junger , negli anni 2015/2017 a Tellaro (SP), nell’oratorio Santa Maria Telaà, in Galleria Continua, in ARCA-ITIS a Trieste e Colonos di Villacaccia di Lestizza, per arrivare al titolo attuale “Dubito ergo Cogito” ispirato da un docufilm di Werner Herzog nel quale trova i caratteri che l’accompagnano nel suo lavoro: la lentezza, la fatica, il dubbio…e tanto altro. Nel 2020 si trasferisce in Portogallo a Braga dove continua la sua attività con una importante collaborazione con la galleria Nuno Centeno a Porto. Importante l’incontro con due artisti in particolare Pedro Vaz e Filipe Cortez. Nel 2023 realizza con Galleria Continua l’esposizione Nunca pare de ver- N'arrete jamais de voir. Negli ultimi tempi Manuela Sedmach ha fatto entrare nei suoi lavori l’atmosfera portoghese.

Abstract
Fino al 15 settembre, dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 19.00, ingresso libero
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