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L’Università di Trieste inaugura la sua Galleria d’Arte

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Costituiscono il patrimonio della nuova Galleria un centinaio di opere tra dipinti, sculture, disegni, stampe e fotografie di artisti come Tullio Vietri, Giovanni Pulze, Arturo Rietti, Marcello Mascherini, Cy Twombly, Serse Roma e Giacinto Cerone, donate all’ateneo grazie all’iniziativa A Trieste mi piaceva tornare: doni d’arte per il Centenario dell'Università. 
A queste, vanno aggiunte anche le dieci opere d’arte contemporanea, tecniche miste e installazioni, realizzate in occasione del progetto #SBLAD – Shine Bright Like A Diamond, Residenze d’artista

Il nuovo spazio espositivo, che sarà in futuro aperto anche alla città e non solo agli studenti e alla comunità universitaria, è frutto dei progetti artistici organizzati in occasione del Centenario UniTS.

Il Sistema Museale dell’Università di Trieste (smaTs), infatti, per connettersi idealmente alla celebre Mostra d’Arte del 1953-1954 allestita nell’ateneo, ha voluto realizzare una nuova Collezione del Centenario attraverso il progetto Donors ’24. 
Numerosi artisti e collezionisti hanno manifestato la loro disponibilità a donare una o più opere per celebrare il secolo dell’Ateneo: una loro selezione è già stata esposta nell’estate 2024 alla Mostra del Centenario, allestita al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto. 

In continuità con quell’iniziativa, e quasi a sigillo di tutto il Centenario, l’Università di Trieste si è ora impegnata a valorizzare il significativo patrimonio d’arte donato all’ateneo. 
Affinché la generosità degli artisti e dei donatori continuasse a essere viva e condivisa, si è trovato uno spazio idoneo a conservare ed esporre le opere donate, così da unire conservazione, fruizione e trasmissione del patrimonio culturale dell’Università alle future generazioni: per questo nasce la Galleria d’Arte dell’Università di Trieste nella sede della Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici. 
La Galleria d’Arte sarà un luogo stabile di riflessione sul rapporto e la contaminazione reciproca tra Università, Arte, Cultura e Società, un luogo che consentirà al visitatore di apprezzare la complessità dell’arte contemporanea, di individuare le opere che più emozionano e quelle che meglio sanno raccontare il travaglio, ma anche le opportunità derivanti dalle rapide e profonde modifiche culturali dei nostri giorni.
Affianca e illustra l’inaugurazione della Galleria d’Arte dell’Università di Trieste la pubblicazione del Catalogo Donors ’24. 

Sono intervenuti all’inaugurazione il Rettore, Roberto Di Lenarda, il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici Massimo Degrassi, Francesca Fiorentini (Coordinatrice) e Bruno Callegher dello smaTs, Ilaria Garofolo, già Collaboratrice del Rettore per l’area Edilizia ed Energia, Anna del Bianco, Direttore centrale cultura e sport Regione FVG e Lorenzo Michelli, curatore dell’allestimento della Galleria d’Arte. 
 

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Oltre 100 opere di artisti locali e internazionali nella Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici in Via del Lazzaretto Vecchio 8
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Muon g-2: misurazione record di una particolare proprietà del muone, l’anomalia magnetica

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Gli scienziati dell'esperimento Muon g-2, ospitato dal Fermi National Accelerator Laboratory del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti e condotto da una vasta collaborazione internazionale cui contribuiscono numerosi ricercatori e ricercatrici dell’INFN, hanno annunciato la terza e ultima misura dell'anomalia magnetica del muone. Questo risultato concorda con quelli pubblicati nel 2021 e nel 2023, ma è ottenuto con una precisione molto maggiore: 127 parti per miliardo, un valore che addirittura supera l'obiettivo del progetto sperimentale originale, pari a 140 parti per miliardo.

I muoni, protagonisti dell’esperimento Muon g-2, sono particelle fondamentali simili agli elettroni, ma circa 200 volte più massicce. Come gli elettroni, essi possiedono la proprietà quantistica chiamata “spin”, che li rende simili a piccoli magneti: in presenza di un campo magnetico esterno, eseguono un moto rotatorio detto di precessione, assimilabile a quello di una trottola inclinata rispetto a un asse verticale. La velocità di precessione in un campo magnetico dipende dalle proprietà del muone, descritte da un numero chiamato “fattore g”, a cui quasi 100 anni fa i fisici teorici attribuirono un valore pari a 2 sulla base di quanto descritto dal Modello Standard delle particelle elementari. Ben presto, però, le misurazioni sperimentali dimostrarono che g si discostava leggermente da 2 (era appena più grande), a causa di una quantità nota come anomalia magnetica del muone (aµ), calcolata con (g-2)/2.
Misurare questa anomalia con altissima precisione è l'obiettivo dell'esperimento Muon g-2, che proprio alla formula (g-2)/2 deve il suo nome. 

La collaborazione Muon g-2 è composta da 176 scienziati provenienti da 34 istituzioni di 7 Paesi. Il gruppo italiano dell’INFN ha partecipato attivamente all’esperimento sin dai suoi albori, rivestendo anche ruoli apicali, e ha contribuito su vari fronti al suo successo. Ha progettato e realizzato due sistemi che hanno abbattuto in maniera significativa l’incertezza globale sulla misura dell’anomalia magnetica del muone – un sistema laser di calibrazione assoluta dei calorimetri per le misure di energia e un magnetometro ottico ad alta sensibilità per la misura dei transienti magnetici – e ha preso parte in modo significativo al notevole sforzo di analisi dati che ha condotto al risultato finale.

“Grazie alla messa in campo e alla sinergia di competenze diverse, dagli esperti di ottica e laser a quelli di calcolo e analisi, il gruppo italiano dell’INFN è stato di importanza critica per il successo della misura”, conclude Giovanni Cantatore, fisico UniTS e della Sezione di Trieste dell’INFN e responsabile del gruppo italiano di Muon g-2.

Dall'anomalia magnetica del muone dipendono gli effetti di tutte le particelle del Modello Standard, e una discrepanza dell'esperimento dalla teoria – come quella emersa in passato – potrebbe indicare la presenza di processi fisici non previsti da tale quadro teorico, segnalando la necessità di emendarlo o addirittura superarlo. Naturalmente, la collaborazione internazionale di fisiche e fisici teorici Muon g-2 Theory Initiative ha lavorato in parallelo al gruppo sperimentale per migliorare il calcolo teorico. Alla tecnica fondata sui dati di diversi esperimenti (che ha prodotto valori in contrasto con quelli presentati dal Fermilab), ha da poco affiancato un approccio basato sulla potenza di calcolo. Questa tecnica ha condotto a una previsione teorica che si avvicina alla misura sperimentale, senza però ancora sovrapporsi a essa.

Oggi l'analisi principale dell'esperimento Muon g-2 è giunta al termine, ma l’ampia collezione di dati raccolta negli ultimi sei anni si presta a ulteriori esplorazioni. 

 

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Il fisico UniTS Giovanni Cantatore è responsabile del gruppo italiano dell’esperimento internazionale
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Studio UniTS su Nature: creato un nuovo catalizzatore per la produzione più efficiente e sostenibile del propilene

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Un gruppo di ricerca internazionale ha progettato un nuovo catalizzatore per la produzione di propilene a basso costo, più efficiente e sostenibile, senza necessità di ricorrere alla lavorazione del petrolio grezzo e utilizzando minori quantità di platino, metallo prezioso, molto raro e costoso. Il propilene, essenziale nella produzione di vari prodotti come materie plastiche, fibre, componenti automobilistici e dispositivi elettronici, è considerato una materia prima fondamentale nell’industria. La sua produzione annua ha superato i 160 milioni di tonnellate nel 2023 con una previsione di oltre 200 milioni di tonnellate nel 2030.

Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e avrà importanti effetti sul settore industriale. Tra i ricercatori anche Paolo Fornasiero, professore presso il Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste, associato all’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM-CNR) di Firenze e membro del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).

La ricerca condotta dal professor Fornasiero e colleghi propone una soluzione concreta per efficientare e migliorare quella che oggi viene considerata una valida alternativa alla produzione di propilene da petrolio grezzo: il processo di “deidrogenazione” (PDH) del propano (componente del gas naturale) che, scindendo i legami tra carbonio e idrogeno, forma propilene liberando idrogeno. Innescata a temperature molto elevate, la deidrogenazione utilizza catalizzatori al platino, metallo facilmente suscettibile ad aggregazione e deterioramento se usato ripetutamente (fenomeno della “sinterizzazione”). Non solo, le alte temperature utilizzate per innescare la reazione comportano – insieme alla produzione di propilene – anche la formazione di depositi di carbonio solido e altri prodotti indesiderati che compromettono il catalizzatore.
Il processo risulta, dunque, ancora poco efficiente per colmare il divario tra domanda e offerta di propilene.

Paolo Fornasiero, professore dell’Università degli Studi di Trieste, associato all’istituto ICCOM-CNR di Firenze e membro del consorzio INSTM, commenta: “Nella prospettiva di un’economia sempre più sostenibile, meno inquinante ed energivora, il nostro studio suggerisce la possibilità di ridurre notevolmente l’utilizzo del platino, mantenendo o addirittura migliorando le prestazioni, evitando al contempo i processi di disattivazione e rigenerazione del catalizzatore attualmente necessari negli impianti industriali a causa della rapida degradazione degli stessi.”

I catalizzatori ottenuti dai ricercatori, incapsulando cluster di platino in opportune zeoliti (minerali dotati di struttura cristallina e microporosa), possono, infatti, mantenere un’elevata attività e selettività per oltre sei mesi nelle condizioni industriali, laddove attualmente i tempi di attività si arrestano a poche settimane.
Insieme a un generale efficientamento dei processi, i ricercatori si aspettano vantaggi economici e ambientali importanti, come la riduzione dei costi di gestione e manutenzione dei catalizzatori industriali, la drastica riduzione dei cicli di riattivazione/sostituzione dei catalizzatori, la diminuzione degli scarti e dell’utilizzo di platino.

Il gruppo di ricerca internazionale coinvolge, insieme al professor Paolo Fornasiero, i professori Haibo Zhu e Xiaojun Bao e loro collaboratori della Università di Fuzhou (Cina), il professor Jean-Marie Basset presso la King Abdullah University of Science and Technology (Arabia Saudita), con contributi dal Qingyuan Innovation Laboratory (Cina) e dal Dalian Institute of Chemical Physics (Cina).

La pubblicazione segue di pochi giorni una pubblicazione, sulla stessa tematica, dello stesso gruppo di ricerca apparsa sulla prestigiosa rivista Science il 01 maggio 2025. 
 

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Lo studio di un gruppo di ricerca internazionale, di cui fa parte Paolo Fornasiero del Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche UniTS, avrà importanti effetti sul settore industriale
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Gaza: il messaggio di solidarietà UniTS alle vittime del conflitto

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Il sanguinoso e brutale attacco terroristico del 7 ottobre 2023 ha messo in moto una spirale di tragici eventi di cui ancora non si scorge l’epilogo; l’enorme crisi umanitaria che affligge Gaza si manifesta con inesorabile crudezza segnando in modo indelebile la popolazione civile. Un peso particolarmente intollerabile grava sulle giovani generazioni, vera e propria speranza del nostro futuro comune, esposte a traumi e privazioni senza pari.

Radicata nei suoi principi fondanti – quali la libertà di pensiero intesa come faro della conoscenza, l'interazione tra culture quale antidoto all'intolleranza, e il ruolo della ricerca quale strumento di progresso e collegamento tra i popoli – l’Università degli Studi di Trieste vuole esprimere profonda solidarietà a tutte le vittime innocenti di questo prolungato conflitto.

Con convinzione, lUniversità di Trieste conferma, inoltre, l'impegno costante a promuovere attivamente ogni via di pacifica risoluzione delle ostilità, nel segno del reciproco rispetto e della dignità umana, nonché a offrire sostegno alle vittime attraverso le competenze e la rete della comunità accademica.

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“Occhio al Sole!”: 7.000 studenti coinvolti nel progetto di prevenzione delle malattie della pelle sostenuto da UniTS

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Oltre 7.000 ragazze e ragazzi del Friuli Venezia Giulia affronteranno l’estate con una maggiore consapevolezza sull’importanza della protezione solare: è questo il risultato del progetto Occhio al Sole, che si è svolto durante l’anno scolastico 2024-2025 coinvolgendo 138 scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio regionale.

Il progetto, intitolato “Occhio al Sole! Buone pratiche per stare bene all’aria aperta”, è stato ideato da FondoSviluppo FVG (Fondo mutualistico di Confcooperative FVG) e promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il patrocinio dell’Università di Trieste e dell’Università di Udine. Le attività sono state realizzate nelle scuole grazie al contributo dell’Immaginario Scientifico, con l’obiettivo di promuovere fin dalla giovane età comportamenti consapevoli per la tutela della salute della pelle.
Attraverso laboratori interattivi della durata di due ore, studentesse e studenti hanno approfondito il tema dei raggi ultravioletti, analizzandone gli effetti sull’organismo e i rischi legati a un’esposizione solare non protetta. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo dei cambiamenti climatici, che aumentano l’intensità e la pericolosità dei raggi UV. Il percorso ha previsto attività sperimentali e momenti di confronto, con un focus sull’apparato cutaneo e sull’uso corretto della protezione solare.
L’iniziativa ha registrato un’adesione altissima: circa l’80% delle scuole secondarie di primo grado del Friuli Venezia Giulia – distribuite nelle quattro province – ha scelto di partecipare. Un risultato che testimonia l’interesse e il valore dell’iniziativa, e che ha portato alla conferma del progetto anche per l’anno scolastico 2025-2026.

La prof.ssa Iris Zalaudek, Direttrice della Clinica Dermatologica dell’Università di Trieste e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliana Isontina, ha sottolineato: “Le campagne educative come il progetto ‘Occhio al Sole’ sono fondamentali per promuovere comportamenti sani fin dall’infanzia, riducendo il rischio di danni cutanei come l’invecchiamento della pelle o l’aumento di tumori cutanei a lungo termine. Diversi studi dimostrano che interventi scolastici mirati aumentano significativamente l’uso della protezione solare e la permanenza all’ombra nei bambini. In Australia, il melanoma è una delle forme di cancro più comuni, specialmente tra i giovani adulti tra i 15 e i 25 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, si è osservato per la prima volta un calo dell'incidenza del melanoma tra questa fascia di età, grazie a diverse iniziative di salute pubblica, tra cui l’educazione precoce dei giovani alla fotoprotezione.”
Alla luce dell’ampia adesione e del successo dell’iniziativa, è stata confermata una seconda edizione del progetto per l’anno scolastico 2025-2026.

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Grande adesione per il progetto promosso nelle scuole del FVG: confermata la seconda edizione per il 2025-2026
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L’impresa come attrice globale: laurea honoris causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad

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L’Università di Trieste ha conferito oggi la Laurea Magistrale ad honorem in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Simone Bemporad, direttore delle relazioni esterne e comunicazione del Gruppo Generali.

Il riconoscimento, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Ateneo triestino, è stato attribuito «per il significativo e innovativo contributo dato allo sviluppo della diplomazia culturale e alla diffusione di modelli imprenditoriali orientati alla trasparenza, alla sostenibilità e allo sviluppo sociale».

Dopo i saluti introduttivi del Rettore Roberto Di Lenarda e la lettura della motivazione da parte del Direttore di Dipartimento Georg Meyr, il professor Diego Abenante, coordinatore del Corso di laurea in Diplomazia e Cooperazione Internazionale, ha esposto la laudatio academica.

Nel suo intervento, Abenante ha evidenziato come Bemporad rappresenti una «figura di rilievo nel panorama nazionale e internazionale della comunicazione strategica, delle relazioni istituzionali e della diplomazia d’impresa», capace di «connettere interessi privati e responsabilità pubblica» lungo una traiettoria che ha accompagnato la trasformazione delle imprese in soggetti attivi dello scenario politico globale.

Dopo una prima esperienza come giornalista, Bemporad ha operato nei Ministeri del Tesoro e dell’Industria prima di assumere ruoli di responsabilità nelle relazioni esterne di importanti realtà pubbliche e private italiane, tra cui IRI, Enel, Leonardo e, attualmente, Generali. Accanto all’attività manageriale, ha sviluppato, inoltre, una rilevante produzione editoriale e una collaborazione costante con enti e organizzazioni internazionali.

Il percorso professionale di Simone Bemporad è stato contraddistinto da progetti di grande impatto sociale, come la nascita della fondazione “The Human Safety Net”, ora attiva in 26 Paesi per sostenere famiglie vulnerabili e rifugiati, o la collaborazione con lo United Nations Development Programme per proteggere comunità fragili dagli effetti della crisi climatica. Progetti che dimostrano come Bemporad abbia saputo coniugare obiettivi aziendali e responsabilità sociale, delineando un nuovo paradigma di impact diplomacy, che pone al centro la persona, la comunità e l’ambiente.

Dopo il conferimento ufficiale della Laurea ad honorem e la tradizionale vestizione con toga e tocco, Bemporad ha pronunciato una lectio magistralis intitolata Corporate Diplomacy: l’impatto delle aziende sulle relazioni politiche e sul bene comune, proponendo una riflessione articolata sul ruolo crescente dell’impresa nelle dinamiche internazionali.

«Considerare separate le traiettorie dell’interesse dell’impresa privata da quelle dell’interesse pubblico è una visione già superata dalla realtà», ha affermato. Le imprese, ha spiegato, «possono diventare protagoniste della diplomazia internazionale, agendo come ponti tra culture, economie e istituzioni». In questo quadro, la diplomazia aziendale si caratterizza anche per una forte dimensione valoriale, traducendosi nella promozione di modelli di sviluppo sostenibile e inclusivo, anche attraverso il coinvolgimento diretto di dipendenti e partner.

Particolarmente intensa la parte conclusiva dell’intervento, rivolta alle nuove generazioni e quindi agli studenti. Citando l’economista Arthur Brooks, Bemporad ha ricordato che il senso del proprio lavoro si trova nell’equilibrio tra “guadagnarsi il proprio successo” ed “essere utili agli altri”. Ai giovani ha suggerito di costruire una rete di relazioni solida e autentica, e di coltivare fiducia, competenza e dialogo come fondamenti per affrontare il mondo del lavoro.

«In un contesto segnato da sfide globali sempre più complesse - ha commentato il rettore Roberto Di Lenarda - il ruolo della diplomazia – scientifica, culturale, economica – si rivela essenziale per promuovere sviluppo, pace e coesione sociale. Il conferimento della laurea honoris causa a Simone Bemporad riconosce l’impegno di un professionista che ha saputo interpretare la comunicazione e le relazioni internazionali d’impresa come strumenti di responsabilità e dialogo tra istituzioni, territori e persone. Un segnale importante anche per le nostre studentesse e i nostri studenti, chiamati a diventare protagonisti consapevoli di una società aperta e interconnessa».

 

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Conferito il riconoscimento al direttore comunicazione e relazioni esterne del Gruppo Generali per il contributo alla diplomazia culturale e allo sviluppo di modelli imprenditoriali responsabili
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Assistenza domiciliare: studio UniTS stima i benefici del Long Term Care pubblico

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Garantire le risorse pubbliche per fornire assistenza domiciliare agli anziani con autosufficienza limitata potrebbe rivelarsi non solo una misura di welfare, ma una strategia efficace per migliorare la salute mentale dell’anziano, contenere i costi per le cure psichiatriche e alleggerire il carico sulle famiglie.

È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista Health Economics, condotto da Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università di Trieste, in collaborazione con Erica Reinhard del King’s College di Londra e di Mauricio Avendano dell’Università di Losanna.

Lo studio, uno dei primi della comunità scientifica a indagare con metodo empirico l’impatto socio-economico dell’assistenza pubblica domiciliare sugli anziani, ha analizzato dati provenienti da quattro paesi europei (Belgio, Francia, Germania e Spagna), evidenziando come il Long Term Care (LTC) supportato dai programmi di sanità pubblica possa avere molteplici effetti positivi. I risultati dimostrano, infatti, che l’accesso a servizi di cura a domicilio riduce il rischio di depressione clinica di 13 punti percentuali – rispetto a una media del 28% nella popolazione osservata – e abbassa il rischio di solitudine del 6,7%, aumentando allo stesso tempo la percezione di una qualità di vita superiore alla media (+14%).

Ludovico Carrino, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Trieste, commenta: “Oltre ai benefici per la salute degli individui, lo studio evidenzia il potenziale impatto economico di queste misure. La depressione in età avanzata ha, infatti, un costo sanitario elevato: studi condotti negli ultimi decenni rivelano che nel Regno Unito si verifica un costo extra annuo di 3.225 dollari per ogni persona tra i 65 e i 74 anni, mentre in Germania la spesa per gli over 75 è pari a 2.840 dollari annui. Ridurre l’incidenza di disturbi mentali attraverso un sistema di assistenza domiciliare efficiente significa, quindi, non solo migliorare la qualità della vita degli anziani, ma anche diminuire il ricorso a farmaci, cure psichiatriche e ricoveri, con effetti positivi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali”.

Un altro aspetto emerso dalla ricerca riguarda il ruolo dei caregiver familiari. L’assistenza informale, fornita da figli o parenti, rappresenta spesso la risorsa prevalente, con un forte impatto sulla vita lavorativa e personale di chi presta aiuto. Garantire un accesso più ampio ai servizi domiciliari potrebbe liberare i caregiver da un ruolo assistenziale spesso totalizzante, rimettendo risorse umane a disposizione del mercato del lavoro con potenziali ricadute positive per il sistema produttivo e per il reddito disponibile delle famiglie.

In Italia, dove lo sviluppo del Long Term Care pubblico sconta un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei, i risultati dello studio pubblicato su Health Economics possono offrire spunti concreti per orientare le politiche pubbliche e aggiornare le strategie di welfare.

“Gli interventi legislativi degli ultimi anni hanno aperto una riflessione sulla necessità di rafforzare i finanziamenti e ampliare l’accesso ai servizi domiciliari, sollevando l’attenzione su un tema di grande interesse in un Paese in cui l’invecchiamento della popolazione inevitabilmente determinerà l’aumento degli individui bisognosi di cure” conclude Ludovico Carrino.

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Studio completo pubblicato su Health Economics
There Is No Place Like Home: The Impact of Public Home‐Based Care on the Mental Health and Well‐Being of Older People

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La ricerca di Ludovico Carrino (DEAMS), pubblicata su Health Economics, individua effetti positivi per la salute mentale degli anziani e una riduzione dei costi per la sanità pubblica
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Inaugurato il rinnovato Orto Botanico di UniTS

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L’Orto Botanico dell’Università di Trieste, in Via Licio Giorgieri, con una superficie di 2.400 m2 custodisce circa 400 specie provenienti da Europa, Americhe, Africa, Asia e Australia, tra cui endemismi del Carso, del Friuli Venezia Giulia e dell’area mediterranea, con una piccola sezione dedicata alle pteridofite. 

L'Orto vanta un bisecolare esemplare monumentale di Roverella (Quercus pubescens), unico albero rispettato durante i disboscamenti del periodo bellico. Parte integrante dell'Orto Botanico, ma al di fuori del suo recinto e senza limiti d'orario, è il Sentiero Naturalistico del Monte Valerio, con diversi punti d'interesse valorizzati da cartelli esplicativi su flora e fauna.

Un Orto Botanico, l’Hortus vivus degli antichi, è un’istituzione che mantiene piante vive, documentate ed etichettate, disposte e ordinate secondo criteri scientifici, aperta al pubblico con scopi di ricerca, educazione, esposizione, ricreazione e conservazione. 

Al momento della sua creazione nel 1963, a cura del Prof. Sandro Pignatti, l’Orto dell’Istituto di Botanica dell’Università di Trieste fu concepito come una collezione dedicata in prevalenza alla flora Carsica e regionale con diversi esemplari a distribuzione illirica. Tagli di bilancio, mancanza di personale e differenti orientamenti dell’attività di ricerca hanno comportato un grave declino riducendo l’Orto a spazio verdeggiante tra gli edifici del Campus UniTS. Nonostante lo stato di abbandono, l’Orto rimase lo spazio privilegiato della ricerca e della didattica con la costruzione di una nuova serra e dotandosi, primo in Europa, di chiavi interattive per l’identificazione delle piante, strumenti impiegati dagli studenti del corso di Botanica Sistematica. A partire dal 2022, grazie all’impulso del prof. Andrea Nardini, Ordinario di Fisiologia vegetale, e del prof. Mauro Tretiach, allora Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita, l’Orto riprese forma con l’acquisizione di numerose essenze esotiche e la definizione di ampi spazi dedicati all’attività di ricerca.

La presenza sul territorio di altre due istituzioni come il Giardino Botanico Carsiana, dedicato alla flora del Carso, e il Civico Orto Botanico di Trieste, con cultivar e piante esotiche, ha imposto una ridefinizione della missione del piccolo Orto universitario che non poteva essere solo uno spazio di esposizione ma doveva rafforzare la sua funzione di spazio della Didattica. Un Orto inteso come estensione dell’aula o del laboratorio, spazio di osservazione delle forme e dei tratti funzionali delle piante quindi luogo di conoscenza diretta e di approfondimento di nozioni e informazioni assunte durante i corsi.

L’Orto Botanico Universitario continua ad essere uno spazio ricreativo per gli studenti ma anche luogo di incontri e riunioni compatibilmente con le esigenze di conservazione delle piante.

Sono intervenuti all’inaugurazione Andrea Moro, curatore delle Collezioni Botaniche, e Marinella Perosa, autrice del volume "Botanica&Erbario" (Quaderni Visionari, edizioni Effigi).

 

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Con una superficie di 2.400 m2, custodisce 400 specie provenienti da Europa, Americhe, Africa, Asia e Australia
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Il Premio per la ricerca su identità di genere e orientamento sessuale va alla ricercatrice UniTS Giovanna Gilleri

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Il Comitato unico di Garanzia dell'Università di Padova ha assegnato alla ricercatrice UniTS Giovanna Gilleri il Premio per la ricerca su identità di genere e orientamento sessuale per il suo lavoro intitolato "Women, and All of Us: Article 5(a) CEDAW as a Protection for All Gendered Individuals".

CEDAW è l’acronimo della Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979.

La commissione ha assegnato il riconoscimento a Giovanna Gilleri per la sua innovativa interpretazione dell'articolo 5(a) della Convenzione CEDAWche estendendo la tutela a tutte le identità di genere dimostra, attraverso un'analisi giuridica dettagliata e dialogo con il pensiero femminista e queer, come la lotta agli stereotipi di genere possa promuovere una visione inclusiva del diritto antidiscriminatorio.

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Il riconoscimento viene conferito dal CUG dell’Università di Padova
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Visita di Accreditamento Periodico UNITS: chiusura della fase “Visita Istituzionale"

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Venerdì 23 maggio 2025 si è conclusa la fase della Visita Istituzionale in Sede per l’Accreditamento Periodico del nostro Ateneo da parte della Commissione di Esperti Valutatori (CEV) dell’ANVUR.

L’incontro conclusivo si è svolto nell’Aula Magna dell’Edificio A ed ha visto un’ampia partecipazione di tutta la Comunità Accademica.

Durante la presentazione sono stati comunicati i principali elementi qualificanti e le aree di potenziamento rilevati dall’analisi documentale ed emersi durante le audizioni.

La Relazione preliminare, come previsto dalle procedure di accreditamento ANVUR, verrà inviata all’Ateneo entro novanta giorni.

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La Commissione di Esperti Valutatori (CEV) dell’ANVUR invierà la Relazione preliminare entro 90 giorni
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