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Conferito il Premio Wolfgang Metzger a Tiziano Agostini

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Tiziano Agostini, docente di Psicologia generale al Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, ha ricevuto il prestigioso Premio Wolfgang Metzger nel corso della cerimonia d’inaugurazione della 23rd Scientific Conference of the Society for Gestalt Theory and its Applications (GTA), tenutasi all’Università di Milano Bicocca. Il riconoscimento gli è stato conferito per il libro “Showing Time: Continuous Pictorial Narrative and the Adam and Eve Story - In Memory of Alberto Argenton”, di cui è coautore.

Il premio, intitolato allo psicologo tedesco Wolfgang Metzger, viene assegnato a coloro che hanno contribuito in maniera significativa alla ricerca e all’applicazione della Teoria della Gestalt. La Gestalt è un approccio interdisciplinare che vede l'essere umano come un sistema aperto, in costante interazione con il suo ambiente. Si focalizza su come percepiamo l'insieme di un'esperienza o fenomeno, piuttosto che sulle sue singole parti, evidenziando l'importanza delle strutture percettive globali. In poche parole, ciò che percepiamo non è una somma di elementi, ma semplicemente una sintesi della realtà

Per il professor Agostini questo premio rappresenta non solo un riconoscimento personale, ma anche un importante risultato per il dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste. È la seconda volta che il Premio Metzger viene assegnato a un docente dell’ateneo triestino: il primo a riceverlo fu Gaetano Kanizsa, fondatore del Laboratorio di Psicologia Sperimentale di Trieste, insieme a Riccardo Luccio nel 1987.

Con la premiazione di Tiziano Agostini l’Università di Trieste conferma il suo ruolo di spicco nel panorama accademico internazionale, proseguendo la tradizione di eccellenza nella ricerca sulla psicologia della percezione e dell’esperienza.

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Il predecessore fu Gaetano Kanizsa nel 1987
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Antibiotico resistenza: sviluppata molecola promettente

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Uno studio internazionale coordinato dal Centro Interdisciplinare di Nanoscienze di Marsiglia, con la collaborazione di enti e centri di ricerca d’eccellenza, tra cui il Laboratorio di biologia e nanotecnologia del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Trieste, ha sintetizzato un nuovo composto antibatterico, che promette di essere un ottimo candidato per la lotta all’antibiotico resistenza, un problema crescente di salute pubblica globale, che ancora oggi causa milioni di morti in tutto il mondo.

“La principale minaccia è rappresentata dal gruppo dei batteri eskape – comprensivo dei generi Enterococcus faecium, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e Enterobacter species – perché particolarmente virulenti e resistenti agli antibiotici introdotti con le terapie” spiega Sabrina Pricl, tra i ricercatori dello studio e professore associato di ingegneria chimica presso il dipartimento di Ingegneria e Architettura all’Università degli Studi di Trieste. “Di qui, dunque, l’esigenza di sviluppare nuovi agenti antibatterici che, da un lato, siano in grado di uccidere i batteri, dall’altro non siano tossici per gli organismi che li assumono e, soprattutto, non inducano la comparsa di ulteriori resistenze farmacologiche”.

La molecola sintetizzata dai ricercatori – un dendrimero anfifilico, chiamato AD1b – si è dimostrata altamente efficiente contro tutti i batteri Gram-negativi, inclusi ceppi resistenti ai farmaci come Escherichia coli e Acinetobacter baumannii.

Il composto interagisce con il batterio con un innovativo meccanismo d’azione: si lega, infatti, ai fosfolipidi della membrana batterica, come il fosfatidilglicerolo e la cardiolipina, causando la distruzione della membrana stessa e il conseguente collasso del metabolismo cellulare, portando alla morte del batterio, senza danneggiare le cellule sane – anche in vivo – e minimizzando il rischio di sviluppare nuove resistenze, un problema che diversamente affligge gli antibiotici tradizionali. 

Nei test preclinici, la molecola ha dimostrato una forte attività antibatterica oltre che una grande sicurezza, con una bassissima tossicità e nessun effetto emolitico – risultati poi confermati nei test condotti in vivo. Dopo trenta giorni di esposizione al composto, inoltre, non si è riscontrato alcun tipo di resistenza; al contrario, si è osservato un drastico abbattimento della carica batterica negli animali infetti.

“Questa molecola potrebbe aprire la strada a terapie più sicure e mirate e dare così un impulso al trattamento delle infezioni resistenti: insieme alla sua efficacia, infatti, la capacità di non indurre resistenza la pone in pole position per essere sviluppata ulteriormente a livello clinico traslazionale” spiega la professoressa Sabrina Pricl.

I ricercatori dell'Università degli Studi di Trieste hanno lavorato alla progettazione della molecola AD1 e preso parte allo studio computazionale, impiegando simulazioni di dinamica molecolare per studiare l’interazione tra AD1b e la membrana batterica, applicando metodologie avanzate supportate dalle risorse di supercalcolo del CINECA. 

Il progetto di ricerca è stato finanziato con fondi PNRR e ha potuto vantare il supporto di ICSC, il Centro Nazionale di Ricerca in High-Performance Computing, Big Data e Quantum Computing.

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UniTS coinvolta con il DIA nello studio pubblicato su Science Advances
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Proprietà intellettuale e valorizzazione dei risultati della ricerca

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Nell’ambito delle attività del SiS FVG, il Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia che coordina 17 enti di ricerca e innovazione regionali, Area Science Park in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste promuove per il secondo anno un ciclo di seminari sui temi della proprietà intellettuale e della valorizzazione dei risultati della ricerca, avvalendosi dell’esperienza di relatori esperti in aspetti tecnici e legali del gruppo GLP.

L’iniziativa, nata per diffondere la conoscenza della proprietà intellettuale a studenti, docenti e ricercatori dell’Ateneo, è aperta a tutti gli interessati

I seminari si svolgeranno presso il CLab UniTS, in via F. Severo 40 (Ex Ospedale Militare), a Trieste.

La partecipazione ai seminari è gratuita, previa iscrizione al seguente link   

PROGRAMMA:

  • Modulo 1 – Panoramica sui diritti di Proprietà Intellettuale - Focus brevetti

26 settembre 2024 dalle ore 15:00 alle ore 18:00

Relatore: Stefano Ligi

  • Modulo 2 – Nuova disciplina invenzioni in ambito accademico (art.65 C.P.I.)

09 ottobre 2024 dalle ore 16:00 alle ore 18:00

Relatore: Lorenzo Fabro

  • Modulo 3 – NDA e Licensing

14 ottobre 2024 dalle ore 16:00 alle ore 18:00

Relatore: Avv. Erika Poletti

  • Modulo 4 - Copyright e Creative Commons

13 novembre 2024 dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Relatore: Avv. Carmela Barilà

Per informazioni:  clab@units.it 

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Ciclo di seminari al CLab
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Cairo Vecchia: al via CoREng per monitorare il rischio sismico

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Avviato il nuovo progetto di Grande Rilevanza Maeci “CoReng - Conservation of the Religions Complex in Old Cairo through the integration of geosciences and earthquake engineering”.

Il progetto bilaterale di collaborazione scientifica e tecnologica Italia-Egitto, coordinato da Chiara Bedon, coinvolge Units con ricercatori e docenti del Dipartimento di Ingegneria e Architettura (Dia) e quello di Matematica, Informatica e Geoscienze (MIGe).

Il tema di CoReng rientra nelle "New Technologies applied to Cultural and Natural Heritage".

L’obiettivo è sviluppare nuove metodologie per il monitoraggio, la valutazione della vulnerabilità, pericolosità e rischio sismico degli edifici monumentali del Complesso delle Religioni a Cairo Vecchia. Si tratta di attività altamente specialistiche e multidisciplinari, che dimostrano la forte sinergia tra i vari ambiti dell'Ingegneria civile e le geoscienze. 

Per il Dia, oltre a Chiara Bedon, sono coinvolti Marco Fasan, Raul Berto, Alessio Bortot, Stefano Bozza, Alessandro Mazelli (dottorando) e Franco Vaccari (con borsa di ricerca CoReng). Per il MIGe collabora al progetto Fabio Romanelli.

Le attività congiunte saranno svolte in cooperazione con i colleghi del National Research Institute of Astronomy and Geophysics (NRIAG) del Cairo, coordinati da Hesham Mossa.

CoReng è uno dei 4 progetti (su oltre 100 candidature) selezionati per il nuovo Programma Esecutivo 2024-2026, e prevede un finanziamento di 200 mila euro.

 

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Coordina il progetto Maeci la prof.ssa Chiara Bedon (Dia)
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Il dottorando Davide Basso vince un importante premio sull'automazione di circuiti e sistemi integrati

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Il dottorando in Applied Data Science and Artificial Intelligence dell’Università di Trieste Davide Basso ha vinto la prestigiosa EDA (Electronic Design Automation) Competition durante la conferenza SMACD 2024 (International Conference on Synthesis, Modeling, Analysis and Simulation Methods, and Applications to Circuit Design). Questo importante evento internazionale si è tenuto a Volos, in Grecia. 

L’ EDA Competition mira a promuovere l'avanzamento dell'automazione nel design di circuiti e sistemi integrati. Il successo di Davide è frutto di una stretta collaborazione tra l’ateneo, in particolare del dottorando stesso sotto la supervisione del prof. Luca Bortolussi, con Infineon Technologies, multinazionale leader nel settore dei semiconduttori. Insieme, hanno sviluppato soluzioni basate su Machine Learning per l'automazione completa del layout dei circuiti analogici, un'area di crescente interesse nell'ambito dell'ingegneria elettronica.

La giuria, composta da rappresentanti accademici di università come quelle di Siviglia, Salonicco, Parma e Salerno, oltre a esponenti dell'industria come Ansys, ha valutato i progetti presentati in base a criteri di complessità, livello di automazione e integrazione con sistemi commerciali. Al termine delle valutazioni, Davide Basso e Jiaxiang Pan, dell'Università di Ningbo - Cina, sono stati proclamati vincitori grazie all’alto valore innovativo dei loro lavori.

Il riconoscimento conferma l'importanza del lavoro di ricerca svolto nel campo dell'intelligenza artificiale applicata all'automazione dei circuiti, sottolineando il ruolo del nostro ateneo nel contribuire a rivoluzionare il settore tecnologico.

Nella foto, Davide Basso e  Jiaxiang Pan, Studente magistrale in Electrical Engineering and Computer Science all'Università di Ningbo, Cina

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Si tratta dell’EDA Competition a SMACD 2024
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Uno spazio di decompressione sensoriale UniTS all'Immaginario scientifico

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Uno spazio silenzioso, tranquillo, protetto: all'Immaginario Scientifico di Trieste è disponibile una nuova zona museale dedicata alla decompressione sensoriale all'interno del percorso espositivo.

Questo innovativo spazio è frutto della collaborazione fra Immaginario Scientifico e Università di Trieste, con il contributo di Fondosviluppo FVG. È una zona di rifugio per chi, durante la visita in un ambiente così dinamico e socializzante come il museo della scienza, possa necessitare di una pausa per riequilibrare i propri sensi.

L’iniziativa nasce dall'esigenza di rendere il museo sempre più inclusivo per tutti i visitatori, in particolare per le persone con atipicità sensoriali, come coloro nello spettro autistico, anziani, o persone con disturbi neurodegenerativi

Lo spazio di decompressione comprende una particolare seduta, rivestita in materiale fonoassorbente, conosciuta come "Alone-Together Seat". Questo innovativo elemento d'arredo, progettato nell'ambito del progetto di ricerca europeo La casa sensibile Senshome, guidato dalla prof.ssa Giuseppina Scavuzzo del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell'Università di Trieste, è pensato per favorire il benessere sensoriale di persone con autismo o altre disabilità sensoriali e cognitive. Originariamente progettata per ambienti residenziali, la seduta è stata adattata per il contesto museale e può ospitare fino a due persone, offrendo così uno spazio tranquillo anche per altre esigenze, come per esempio l'allattamento o per situazioni in cui si prova un sovraccarico sensoriale.

“Abbiamo discusso a lungo sul nome del nostro progetto. Abbiamo provato con “rifugio sensoriale” o “sensory shelter” - spiega Giuseppina Scavuzzo - la verità è che non esisteva ancora niente di simile. Si è ragionato su delle stanze per la decompressione sensoriale che non sono la stessa cosa. Per questo l’iniziativa può essere considerata, nel suo genere, una novità”.

A completare l'area rifugio vi è un elemento di separazione dal resto del museo, rivestito di materiale fonoassorbente, e due pannelli informativi, anch'essi in materiale fonoassorbente, forniti gratuitamente da Eternoivica s.r.l. di Padova. I pannelli informativi offrono spiegazioni su temi come la percezione del suono, il sovraccarico sensoriale e le atipicità sensoriali, il funzionamento dei materiali fonoassorbenti e fonoisolanti.

Il nuovo spazio non è dunque solo un luogo di pausa e rifugio, ma anche uno strumento di divulgazione scientifica. Racconta al pubblico le ricerche multidisciplinari condotte dall'Università di Trieste, con particolare attenzione all'importanza delle neurodiversità e delle atipicità sensoriali. Consolidando la presenza dell'Università già presente all'Immaginario Scientifico, Unidiversitas, lo spazio appena inaugurato testimonia l'impegno anche dell'Ateneo di promuovere accessibilità e inclusione

“Questo progetto dimostra sensibilità non solo verso la ricerca ma anche verso i bisogni della comunità - aggiunge Caterina Falbo, collaboratrice del Rettore per la Terza missione e divulgazione scientifica UniTS  - un posto che può essere utile a tutti noi, dato che chiunque può vivere un momento di fragilità”.

Hanno partecipato all'inaugurazione dello spazio Serena Mizzan, presidente e direttrice dell’Immaginario Scientifico, Caterina Falbo, collaboratrice del Rettore per la Terza missione e divulgazione scientifica dell’Università di Trieste, Giuseppina Scavuzzo, professoressa associata in Composizione architettonica e urbana nello stesso Ateneo ed Elena Bulfone, presidente della Fondazione ProgettoAutismo FVG Onlus. A portare un saluto per il Comune di Trieste la vice sindaca Serena Tonel e l’assessore alle Politiche sociali Massimo Toniolli, oltre a Giuseppe Graffi Brunoro, presidente di FondoSviluppo FVG che sostiene l’iniziativa.

 

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E' il risultato del progetto di ricerca "La casa sensibile Senshome"
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Scavi archeologici UniTS ad Aquileia: rinvenuta statua di Dioniso

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La campagna di scavi condotta dall’équipe del Dipartimento di Studi Umanistici UniTS nell’area della “Casa dei putti danzanti” (presso l’odierna via Gemina), affidata in concessione di scavo dal Ministero della Cultura - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, ha portato ad alcune importanti scoperte tra cui il rinvenimento di una statua di marmo raffigurante Dioniso.

Il “quartiere” oggetto di indagine, a nord ovest del foro, si connotava per la centralità rispetto al cuore politico e commerciale di Aquileia e alla rete di comunicazioni d’acqua e di terra interne ed esterne all’abitato. All’interno si estendeva una vasta e lussuosa residenza tardo antica, nota come Casa dei putti danzanti, che fin dal primo impianto (metà del IV secolo d.C.) aveva occupato l’intero quartiere.

Grazie alle indagini dell’Università di Trieste è stato possibile riscoprire una serie di ambienti, un tempo decorati da mosaici, che per caratteristiche e dimensioni sono identificabili con alcuni di quelli individuati negli anni Trenta del secolo scorso dall’archeologo Giovanni Brusin e in seguito reinterrati. Ne derivano importanti dati per la ricerca scientifica.

La prima novità è di carattere topografico: l’équipe ha georeferenziato tali resti e ha verificato l’effettiva corrispondenza tra questi e dati d’archivio (piante, foto, disegni…).

La seconda riguarda la cronologia proposta per alcuni pavimenti a mosaico datati fino ad oggi, in assenza di dati di contesto, sull’analisi stilistico tipologica. Nuove proposte di datazione possono essere ora avanzate su basi stratigrafiche e sull’associazione con i materiali rinvenuti.

Un ulteriore fondamentale risultato è stato quello di poter “collegare” i resti individuati negli anni Trenta con quelli della Casa dei putti danzanti, della quale, con molta probabilità, costituivano un settore di rappresentanza.

Di grande importanza anche l’intervento effettuato all’interno di un ambiente scoperto, forse destinato a giardino, dove, grazie all’assenza di pavimenti musivi, è stato possibile scendere in profondità e intercettare, a più di un metro dal piano di calpestio e sotto un riporto in argilla, un piano in cocciopesto la cui cronologia è ancora in fase di definizione, ma verosimilmente anteriore alla metà del I secolo d.C. Proprio dallo scavo in questa zona, è stato possibile recuperare una pregevole statuetta in marmo raffigurante Dioniso, rara testimonianza dell’arredo scultoreo di questa Casa tardo antica.

La diffusione dei significativi dati scoperti negli anni in questo sito è possibile anche grazie alle aperture straordinarie dei cantieri di scavo, organizzate dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia, svoltesi quest’anno il 13, 14 e 15 giugno, e delle prossime Giornate Europee del Patrimonio (28 e 29 settembre). Questi appuntamenti, come tutte le altre iniziative di archeologia pubblica sostenute dall’Università di Trieste nel cantiere di scavo di Aquileia, costituiscono un’opportunità di condivisione del patrimonio archeologico e contribuiscono al rafforzamento del valore lasciato dalle tracce del passato come bene comune.

 

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La campagna di scavi è condotta dall’équipe del Dipartimento di Studi Umanistici
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Federico Rosei vince il Nanotechnology Recognition Award 2024 di AVS

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Il prof. Federico Rosei, del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di UniTS, è il vincitore dell’edizione 2024 del Nanotechnology Recognition Award di AVS (American Vacuum Society), la comunità internazionale di scienziati e ingegneri attivi nella promozione della ricerca nel campo della tecnologia dei materiali.

Il riconoscimento, assegnato dalla divisione NSTD (Nanoscience and Technology Division) di AVS, premia ogni anno scienziati che si sono distinti per i loro eccezionali contributi scientifici e tecnici nel campo della della ricerca su materiali in scala nanometrica.

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Il premio assegnato dalla divisione Nanoscience and Technology della comunità internazionale di scienziati e ingegneri attivi nel campo della tecnologia dei materiali
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UniTS e Genomics England sviluppano TINC, un algoritmo per migliorare diagnosi e trattamenti dei tumori del sangue

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I ricercatori di Genomics England, dell'Università di Trieste e del Great Ormond Street Hospital for Children dell’NHS Foundation Trust hanno sviluppato un nuovo algoritmo per rendere più accurata l'analisi del sequenziamento completo del genoma, effettuato con tecniche di Whole Genome Sequencing (WGS) in pazienti con tumori del sangue.

L’algoritmo sviluppato ha l’obiettivo di interpretare più precisamente i dati del sequenziamento nei casi in cui i campioni di cellule idealmente sane, prelevati dai pazienti, risultino invece contaminati da cellule malate.

Nei pazienti malati di cancro, il sequenziamento completo del genoma può essere utilizzato per identificare mutazioni che possono influenzare il successivo sviluppo del tumore e quindi la prognosi della malattia. Per identificarle tali mutazioni è necessario confrontare il DNA delle cellule tumorali con quello di un tessuto sano dello stesso paziente. A questo scopo vengono prelevati almeno due campioni diversi, uno direttamente dal tumore e uno attraverso un prelievo di sangue che in principio dovrebbe contenere solo cellule sane.

Una volta effettuato il sequenziamento del DNA contenuto nei due campioni, le sequenze ottenute sono analizzate tramite procedure bioinformatiche. Si tratta di processi automatizzati che tuttavia, in caso di pazienti malati di cancro, possono incontrare problemi se il campione di cellule sane è contaminato da cellule tumorali. La contaminazione può infatti influenzare negativamente l’accuratezza dei risultati generati da questa procedura. Il rischio è particolarmente rilevante nel caso di tumori del sangue, dato che le cellule tumorali si trovano proprio nel flusso sanguigno ed è dunque pressoché impossibile separarle da quelle sane in un prelievo.

Per risolvere questo problema, il gruppo di ricercatori ha sviluppato un nuovo strumento informatico, un algoritmo chiamato TINC Tumour In Normal Contamination assessment, con cui stimare il livello di contaminazione tumorale nei campioni normali. Lo strumento si basa su algoritmi utilizzati per comprendere l'evoluzione del tumore ed i risultati ottenuti sono stati pubblicati oggi su Nature Communications.

L‘algoritmo TINC aiuta a stabilire la percentuale di cellule tumorali presenti nel campione normale, in modo che, in presenza di un elevato livello di contaminazione, si possa attivare un flusso di analisi alternativo a quello standard, in grado di fornire a scienziati e medici dati più precisi sul genoma tumorale. Il fine è arrivare a una diagnosi più accurata che permetta di scegliere le terapie più adatte da somministrare a ciascun paziente.

Il nuovo algoritmo è immediatamente entrato a far parte degli strumenti di lavoro con cui Genomics England, società britannica di proprietà del Ministero della Salute e dell'Assistenza Sociale del Regno Unito, quotidianamente fornisce le analisi di Whole Genome Sequencing agli ospedali e ai centri clinici de Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito.

I ricercatori hanno testato TINC utilizzando i dati di sequenziamento raccolti nell’ambito del progetto su larga scala “100.000 genomi”, che nel 2013 ha portato alla fondazione di Genomics England. Hanno quindi confrontato i dati elaborati dall’algoritmo con quelli ottenuti attraverso le tecnologie standard utilizzate per il test di malattia residua nei tumori del sangue. Si tratta di test in cui si verifica il numero di cellule tumorali rimaste nel sangue di un paziente dopo il trattamento.

“I Progetti che su larga scala utilizzano le tecnologie di sequenziamento per studiare le malattie oncologiche hanno un potenziale rivoluzionario”, sostiene Giulio Caravagna (nella foto), professore di Informatica dell’Università di Trieste e responsabile del Laboratorio Cancer Data Science, sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. “Tuttavia – prosegue Caravagna l‘uso di tecnologie innovative come Whole Genome Sequencing richiede strumenti di analisi altrettanto innovativi. Il nostro laboratorio è fortemente specializzato nella costruzione di tali strumenti. Lo sviluppo di TINC nasce nell’ambito di una prestigiosa collaborazione internazionale tra l'Università degli Studi di Trieste e Genomics England e la sua implementazione in un contesto clinico su tutto il territorio inglese rappresenta un traguardo eccezionale che conferma il valore della ricerca in scienza dei dati del nostro ateneo”.

“L'implementazione dell'algoritmo TINC nella pipeline di Genomics England – spiega Alona Sosinsky, direttore scientifico del settore oncologico dell’azienda pubblica britannica – ci ha permesso di migliorare l'accuratezza dei test genomici per i pazienti con tumori del sangue. Questo progetto è un esempio di successo in cui dati generati da un progetto di sequenziamento su larga scala vengono interpretati usando tecniche di analisi avanzate, al fine di ottenere strumenti maggiormente precisi da cui prendere decisioni cliniche per la cura dei pazienti”.

"Grazie al Servizio di Medicina Genomica, ora utilizziamo il sequenziamento dell'intero genoma di routine per la diagnostica in ambito clinico - afferma Jack Bartram, specialista in ematologia pediatrica del Great Ormond Street Hospital for Children, struttura gestita dal NHS Foundation Trust -. L'implementazione dell'algoritmo TINC ci consente, come clinici, una maggiore fiducia nell'analisi dei dati genomici, che in ultima analisi vengono utilizzati ogni giorno per migliorare le terapie rivolte ai nostri pazienti".

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Studio pubblicato su Nature Communications, 18 gennaio 2024       
‘Clinical application of tumour in normal contamination assessment from whole genome sequencing’

Jonathan Mitchell1,8, Salvatore Milite2,3,8, Jack Bartram4, Susan Walker1, Nadezda Volkova1, Olena Yavorska1, Magdalena Zarowiecki1, Jane Chalker5, Rebecca Thomas4, Luca Vago6, Alona Sosinsky1,9 & Giulio Caravagna3,7,9

1Genomics England, London, UK.
2Computational Biology Research Centre, Human Technopole, Milan, Italy.
3Cancer Data Science Laboratory, Department of Mathematics, Informatics and Geosciences, University of Trieste, Trieste, Italy.
4Department of Haematology, Great Ormond Street Hospital for Children, London, UK.
5Specialist Integrated Haematological Malignancy Diagnostic Service - Acquired Genomics, Great Ormond Street Hospital for Children, London, UK.
6Research Unit of Immunogenetics, Leukemia Genomics and Immunobiology, IRCCS Hospital San Raffaele, Milan, Italy.
7Centre for Evolution and Cancer, The Institute of Cancer Research, London, UK.
8These authors contributed equally: Jonathan Mitchell, Salvatore Milite.
9These authors jointly supervised this work: Alona Sosinsky, Giulio Caravagna.

 

 

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Pubblicato su Nature Communications uno studio con il rilevante contributo di Giulio Caravagna (MIGe) e del Laboratorio Cancer Data Science, che è supportato da Fondazione AIRC
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Ritrovate 5.000 monete medievali che raccontano la storia giuliana

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“Dobrila Tat. Il tesoro di Erpelle 1921” è il libro dell’assegnista di ricerca in Numismatica e Storia monetaria al Dipartimento di Studi Umanistici UniTS, Giulio Carraro, sullo straordinario ritrovamento di 5000 monete che raccontano la storia dell’area giuliana.

Nel 1921 fu rinvenuto a Erpelle, paesino sloveno abitato da agricoltori, un “tesoro” composto da oltre cinquemila monete d’oro e d’argento, tutte del tardo medioevo ma di diversa provenienza. Una scoperta straordinaria che diede testimonianza della vitalità economica di quel periodo storico, caratterizzato da un’intensa produzione monetaria come naturale reazione alle complesse circostanze sociali, politiche ed economiche. Il tesoro di Erpelle scomparve misteriosamente subito dopo la sua scoperta: Giulio Carraro l’ha riportato alla luce dopo oltre un secolo di oblio. 

L’insieme delle monete ritrovate non è frutto di un singolo furto ma di una serie di rapine messe in atto da una banda nell’arco di qualche anno” – spiega Giulio Carraro – “si tratta verosimilmente di una “cassa di raccolta” delle refurtive che offre oggi uno spaccato straordinario della vita nelle nostre zone nel 1300. La grande eterogeneità delle valute ritrovate racconta in modo inedito le relazioni mercantili e gli scambi commerciali nell’Europa centrale e orientale del XIV secolo.” 

Le caratteristiche del tesoro di Erpelle permettono anche un approfondimento degli studi sul fenomeno del banditismo medievale, spesso stimolato non solo dalla cupidigia ma anche dall’istinto di sopravvivenza.

Il volume è edito da EUT ed è dedicato al Civico Museo d’Antichità “J. J. Winckelmann”.

Abstract
La scoperta del ricercatore UniTS Giulio Carraro nel libro EUT “Dobrila Tat. Il tesoro di Erpelle 1921”
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