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La missione spaziale Euclid di ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha rivelato le sue prime immagini a colori del cosmo. Mai prima d'ora un telescopio è stato in grado di creare immagini astronomiche così nitide su una porzione di cielo così ampia e di guardare così lontano nell'Universo. Le cinque immagini illustrano il pieno potenziale di Euclid e dimostrano che il telescopio è pronto a creare la più estesa mappa 3D dell'Universo mai realizzata.

Ciò che rende speciale la visione di Euclid del cosmo è la sua capacità di creare immagini visibili e a infrarossi straordinariamente nitide su un'enorme porzione di cielo in un solo “scatto”.

L’Università degli Studi di Trieste ha la responsabilità delle operazioni che coinvolgono i due strumenti scientifici che sono il cuore della missione Euclid: il VISible Instrument (VIS) e il Near Infrared Spectrometer Photometer (NISP).

“Le spettacolari immagini inviate dimostrano le altissime prestazioni degli strumenti di Euclid", commenta Anna Gregorio di UniTS, coordinatore degli strumenti. "Euclid è attualmente in fase di calibrazione, necessaria per ottimizzare tutti i parametri della missione e renderla pronta ai sei anni di osservazioni previsti”. 

Euclid ha un compito difficile: indagare su come la materia e l'energia oscura abbiano reso il nostro Universo come appare oggi. Il 95% del nostro cosmo sembra essere costituito da queste misteriose entità "oscure": non sappiamo ancora cosa siano di preciso perché la loro presenza causa solo cambiamenti molto sottili nell'aspetto e nei movimenti delle cose visibili.

Per rivelare la loro influenza sull'Universo visibile, nei prossimi sei anni Euclid osserverà le forme, le distanze e i moti di miliardi di galassie fino a 10 miliardi di anni luce. In questo modo creerà la più grande mappa cosmica in 3D mai realizzata.

Euclid è una delle missioni più ambiziose mai realizzate da ESA e vede coinvolte numerose realtà scientifiche locali, italiane e internazionali. L’Istituto Nazionale di Astrofisica - Osservatorio Astronomico di Trieste (INAF-OATs), la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) e l’Università degli Studi di Trieste sono fortemente coinvolti nella missione: sono infatti protagonisti sia per lo sviluppo degli algoritmi di analisi, sia nell’interpretazione dei dati, oltre ad avere la responsabilità delle operazioni degli strumenti a bordo del satellite.

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