Sede evento Aula 1 A - Sala conferenze, 1° piano, Edificio D, Piazzale Europa Testo evento La seconda giornata della conferenza internazionale "Transborder Heritage: A Multidisciplinary Approach", all'interno della Cultural Heritage Week promossa da Transform4Europe, è dedicata al tema "History and Memories in Border Areas".I panel sono aperti a tutte le componenti della comunità accademica.PROGRAMMAore 10 - Aula 1 A - Sala conferenze, 1° piano, Edificio D, Campus PrincipaleHistory and Memories in Border AreasSessione di panelTransborder memories and shared narratives in contested borderlands of the 20th CenturyLe aree di confine di Trieste e Gorizia-Nova Gorica offrono una prospettiva multifaccettata sulla storia europea, plasmata dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale, dal mutare dei confini, dalla sovranità contestata e dalle identità culturali interconnesse. Queste regioni rappresentano un terreno fertile per analizzare come eventi storici abbiano plasmato narrazioni diverse e memorie collettive differenti, rivelando la complessità delle identità transnazionali delle aree di confine europee. Il panel esplora il ruolo centrale delle metodologie storiche nell’analisi dei molteplici strati ereditati da queste terre di confine, dove questioni di sfollamento, conflitti e tentativi di riconciliazione continuano a modellare le identità contemporanee. Verranno esaminati approcci ed esperienze di Public History – inclusi musei, progetti memoriali e collaborazioni transfrontaliere – come strumenti per affrontare narrazioni contestate, favorire il dialogo e creare una comprensione condivisa del patrimonio culturale. Tra le domande chiave: in che modo la Storia può interrogarsi in modo critico sulle storie multidimensionali delle terre di confine europee, enfatizzandone le eredità transfrontaliere e transnazionali? Come possono tali sforzi colmare le specificità regionali con un quadro più ampio del patrimonio europeo? Attraverso casi studio interdisciplinari, il panel mira a riformulare le terre di confine come spazi di negoziazione e interscambio di memorie, un “Border Lab” multidisciplinare in cui prospettive diverse contribuiscono a una visione pluralistica e integrata del patrimonio europeo.Mapping memory: digital tools for understanding our shared heritageQuesta presentazione esplorerà come le tecnologie digitali stiano rivoluzionando lo studio, la conservazione e la condivisione del patrimonio archeologico e storico, e come possano essere applicate anche in contesti transfrontalieri, rivelando dettagli nascosti, favorendo una collaborazione più efficace tra discipline e oltre i confini nazionali, e ampliando il coinvolgimento del pubblico con i siti culturali. Verranno presentati alcuni esempi chiave di innovazioni digitali che consentono di documentare le risorse culturali, ricostruire paesaggi antichi e arricchire la nostra comprensione collettiva del passato. Si evidenzierà il ruolo essenziale di questi nuovi strumenti nel facilitare la collaborazione transfrontaliera, democratizzare l’accesso alle informazioni sul patrimonio e favorire un legame più profondo con il nostro patrimonio culturale condiviso.Relatore: Prof. Daniel Tejerina Our Hybrid Being”: Conflicting Perspectives on Cultural Diversity and Hybridity in the Upper Adriatic RegionNei settori delle scienze sociali e del discorso pubblico, la regione Alpi-Adriatico viene spesso percepita in maniera ambivalente: da un lato, a priori, come uno spazio di divisione, segnato da frammentazioni geopolitiche, culturali e linguistiche; dall’altro, come uno spazio di convivenza e intersezione tra diverse “culture” e “nazioni”. Entrambe le prospettive oggettivano il “confine”, riducendolo a una “linea rossa sottile” bidimensionale, che attraversa un territorio caratterizzato da diversità interne. Di conseguenza, le popolazioni locali vengono spesso viste come relegate in rigide categorie etnico-nazionali – una conseguenza storica dei ripetuti processi di categorizzazione ed etnicizzazione dal XIX secolo in poi. Da questo punto di vista, la “convivenza” può essere solo immaginata, mentre tra i gruppi nazionali persiste una netta separazione. Al contempo, questi confini si sono dimostrati altamente instabili, mutevoli e contestati nel corso dei secoli XIX e XX. Riconsiderando il concetto di “confine”, questo elaborato offre un contributo sia teorico che empirico su quella che può essere intesa come una delle dinamiche centrali che ha plasmato lo sviluppo storico dell’Adriatico superiore: la dialettica tra purezza e ibridità. Adottando una prospettiva postcoloniale, si concettualizza il confine come uno spazio tridimensionale, intermedio, che rivela forme fluide e non sistematizzate di autoidentificazione culturale, convivenza e interconnessione. Dal periodo asburgico fino ai giorni nostri, questo studio si interroga criticamente sui concetti di “confine”, “diversità” e “ibridità”, spesso mal interpretati o semplificati sia nel discorso accademico che in quello pubblico. In particolare, si esamina l’“ibridità” attraverso lenti storiche, antropologiche e sociali, facendo luce sulla sua multivalenza, complessità e ambiguità interna.Relatore: Prof. Francesco ToncichFrancesco Toncich ha conseguito una laurea in Storia Moderna e Contemporanea presso l’Università di Trieste e un master in Storia dell’Europa Orientale presso l’Università di Vienna, dove ha collaborato al Dizionario Biografico austriaco dell’Accademia delle Scienze. Ha completato un dottorato in Antropologia Storica e Culturale presso l’Università di Tübingen (2015–2019), focalizzandosi sul discorso scientifico relativo alla diversità culturale e all’ibridità nell’Istria asburgica. La sua tesi è stata pubblicata da Mohr Siebeck nel 2021. Successivamente ha ricoperto una posizione post-dottorato presso il Research Centre for Comparative European History (Università di Paris Est-Créteil, 2020–2021). Dal 2022 al 2024 è stato Marie Skłodowska-Curie fellow presso l’Università di Lubiana, studiando la frammentazione della Monarchia Asburgica attraverso la storia della sanità pubblica, della medicina e della psichiatria.Mapping the Invisible: the Legacy of Czech-German Borderland (case study Pressnitz)Nonostante il confine tra Repubblica Ceca e Germania sia uno dei più stabili in Europa, questa regione di confine ha vissuto, tra il 1938 e il 1989, enormi dinamiche culturali e politiche, inclusa la fluttuazione demografica (numerose migrazioni forzate) e una memoria contestata (narrative conflittuali). Mentre la memoria collettiva cecoslovacca, durante il regime comunista, mirava a cancellare ogni traccia tedesca, la memoria collettiva dei tedeschi (sudetti) cecoslovacchi espulsi in Germania nel 1945/46 implicava, tra l'altro, la migrazione della memoria dalla regione di confine. In effetti, le tradizioni, le competenze e il know-how costruiti in quella zona per secoli furono anch’essi espulsi. Tra questi, una tradizione unica delle orchestre itineranti femminili (Damenkapellen aus Pressnitz), fenomeno tipico dei Monti Metalliferi tra gli anni 1830 e 1930, è andata in gran parte perduta o smantellata. Recentemente, questo paesaggio di assenza ha sollevato non solo domande accattivanti (patrimonio intangibile, culturale) ma anche la richiesta di riscoprire il patrimonio locale. Tuttavia, il confine ceco-tedesco ha subito cambiamenti irreversibili dagli anni ’50 in poi (inclusi demolizioni, miniere a cielo aperto o la costruzione di dighe) e, pertanto, la ricerca del “patrimonio” deve avvenire altrove (all’estero, compresa Trieste). Dopo il 1989, o rispettivamente il 2004, la cooperazione transfrontaliera e la memoria dialogica sono divenute possibili, portando a una riconciliazione tra cechi e tedeschi e consentendo di ridefinire l’identità del luogo, nonché di ricostruire l’identità individuale e l’atteggiamento nei confronti del luogo e dei suoi molteplici strati di patrimonio.Relatrice: Veronika KupkováVeronika Kupková è educatrice e coordinatrice di progetti internazionali (con particolare attenzione alla cooperazione Ceca-Tedesca). Attualmente è dottoranda presso il Dipartimento di Geografia della Facoltà di Scienze (Ústí nad Labem, Repubblica Ceca) nel programma "Geographies of Transformations". La sua ricerca si concentra sulla trasformazione del paesaggio (area post-spostamento, paesaggio di confine), sulla storia ceco-tedesca (dal XX secolo in poi), sul patrimonio culturale immateriale, sul patrimonio del luogo, sull’interpretazione del patrimonio e sull’apprendimento basato sul territorio. È coautrice del film documentario "Generation 'N': Deutschböhme" (Premio Giornalistico Ceco-Tedesco, 2017) e di "Pressnitz lebt - Přísečnice žije" (che include un libro bilingue e una mostra). Dal 2020 è attivamente coinvolta nell’iniziativa civica "Pressnitz lebt", finalizzata a interpretare il patrimonio locale di Pressnitz e dei suoi ex abitanti.BORDERS OF IDENTITY. A multidisciplinary and cross-cultural discourseI confini sembrano solo dividere Stati, culture e identità. D’altra parte, possono anche opporsi a questa visione semplicistica di limitazioni, fungendo da zone vitali di collaborazione, comunicazione e convivenza. Possono infatti favorire una fusione unica di culture in cui lingue, tradizioni e buone pratiche si combinano per creare identità articolate e complesse. Promuovendo la diversità linguistica, la comprensione interculturale e il partenariato economico, questo scambio può rafforzare la coesione reciproca. Se consideriamo le aree transfrontaliere come spazi dinamici ed evolutivi, anziché rigidi e statici, possiamo riconoscerne il potenziale nel fungere da ponti anziché barriere. Come individuo bilingue proveniente dalla complessa regione dei Balcani e con un background multidisciplinare, l’intervento fornirà esempi tratti dai campi della linguistica, della tipografia, delle culture, delle arti, della storia, della politica e delle scienze.Relatore: Nikolay PetroussenkoNikolay Petroussenko si occupa di art direction, caratteri tipografici e design grafico, arti visive, ricerca in design e storia dell’arte. È dottorando presso l’Università di Sofia St. Kliment Ohridski e docente presso l’Accademia Nazionale d’Arte di Sofia.