Contenuto Intervista a Ismet Balihodzic, Alumnus DEAMS e founder e CPO di Talentware Image Raccontaci la tua esperienza all’Università di Trieste: dal percorso al DEAMS alla tesi di laurea sull’internazionalizzazione del Made in ItalyLa mia esperienza in UniTS è stata decisiva per il mio percorso personale e professionale. Ho studiato al DEAMS, dove ho avuto modo di approfondire le dinamiche economiche internazionali e i modelli di business, con un focus particolare sull’innovazione e sulla competitività delle imprese.Il mio percorso è culminato con una tesi di laurea dal titolo “Strategie di internazionalizzazione del Made in Italy: tra tradizione e innovazione”. Un lavoro a cui ho dedicato moltissimo tempo e passione, perché sentivo fortemente il legame tra l’identità culturale del nostro Paese e la sua proiezione nei mercati globali. Ho analizzato casi reali di aziende italiane come Snaidero e Calligaris che sono riuscite a portare il loro valore oltre confine, mantenendo intatta la propria autenticità, ma sapendosi adattare a contesti molto diversi.Questo lavoro mi ha permesso di vincere il premio di laurea Cavaliere Filippo Marazzi, assegnato ai migliori elaborati sul tema dell’internazionalizzazione delle imprese italiane. È stato un riconoscimento importante che mi ha confermato che la mia curiosità e il mio impegno potevano generare qualcosa di valore.È stata un’esperienza che ha acceso in me la voglia di contribuire in modo concreto al futuro del lavoro e della gestione del talento — tema che oggi porto avanti con grande entusiasmo in Talentware.Come si sono evolute le tue esperienze professionali nel periodo successivo alla laurea? Dal percorso universitario fino all’avvio di un progetto imprenditoriale: cosa ti ha fatto capire che volevi metterti in gioco in prima persona?Dopo la laurea, ho avuto la fortuna di intraprendere un percorso professionale che mi ha permesso di esplorare diverse realtà, sia aziendali come Ferrero e Microsoft, che di consulenza come Bain & Company. Ho lavorato a stretto contatto con manager, HR e team di sviluppo, toccando con mano le sfide legate alla gestione delle persone, alla crescita interna e al mismatch tra competenze e opportunità.Questa fase è stata fondamentale perché mi ha dato due cose: consapevolezza e visione. A un certo punto ho sentito che non mi bastava più osservare i problemi dall’esterno. Volevo provare a risolverli. E da lì è nata l’idea di Talentware: un progetto imprenditoriale che unisce la mia passione per la tecnologia con il desiderio di migliorare il modo in cui le aziende riconoscono e sviluppano il potenziale dei propri collaboratori.Dall’idea iniziale alla fondazione della startup: quali sono stati i primi passi concreti? Hai trovato spunti, connessioni o supporto nel contesto dell’Università di Trieste?Assolutamente sì, l’Università ha avuto un ruolo importante anche nelle fasi iniziali del mio percorso imprenditoriale. L’idea di Talentware è nata proprio dall’osservazione di un bisogno concreto: quello di aiutare le aziende a valorizzare le competenze interne in modo più dinamico, trasparente e orientato alla crescita. Uno dei primissimi momenti chiave è stato partecipare ad alcuni eventi di networking promossi dall’ateneo, dove ho avuto la possibilità di confrontarmi con altri giovani imprenditori, ricercatori e professionisti. Oggi Talentware è una realtà in crescita: di cosa si occupa esattamente e in cosa si distingue? Ci dai una fotografia dell’azienda oggi? Quali sono i progetti più significativi a cui avete lavorato? E quanti siete a bordo in questo momento?Fondata nel 2023 a Milano da tre ex consulenti di Bain & Company, tra cui il sottoscritto, l'azienda è nata con l'obiettivo di rivoluzionare la gestione dei talenti nelle organizzazioni. Talentware è una piattaforma SaaS modulare che aiuta le aziende a identificare, sviluppare e valorizzare le competenze dei propri dipendenti. Utilizzando l'intelligenza artificiale, la piattaforma mappa le skill presenti in azienda, identifica i gap di competenze e suggerisce percorsi di crescita personalizzati per ciascun individuo.A differenza dei tradizionali sistemi HR, Talentware adotta un approccio "skill-based", focalizzandosi sulle competenze effettive delle persone piuttosto che sui ruoli formali. Questo consente una gestione più dinamica e meritocratica del talento, favorendo l'engagement e la retention dei dipendenti. Ad oggi, l’azienda può contare su un team di oltre 15 professionisti, con più di 10.000 dipendenti in tutto il mondo che utilizzano quotidianamente la piattaforma.L’applicazione dell’AI ha un ruolo molto importante nello sviluppo del vostro progetto aziendale: nei confronti di questa tecnologia hai completa fiducia o rilevi della criticità? Quali valori devono guidarne l’impiego?L’intelligenza artificiale è al cuore del progetto Talentware. La utilizziamo per analizzare dati sulle competenze, suggerire percorsi di crescita personalizzati e supportare le aziende nelle decisioni legate al talento. Ma, proprio perché potente, l’AI va usata con responsabilità.Non ho una fiducia cieca nella tecnologia: credo molto nel suo potenziale, ma sono consapevole che da sola non basta. Serve una supervisione umana, serve trasparenza negli algoritmi, e soprattutto servono valori chiari alla base del suo utilizzo. Per me, i principi fondamentali che devono guidare l’uso dell’AI — soprattutto nel mondo HR — sono:• Equità, per evitare bias e discriminazioni;• Chiarezza, perché le persone devono capire come vengono prese le decisioni;• Empowerment, non controllo: l’AI deve aiutare le persone a crescere, non limitarle o incasellarle.In Talentware, lavoriamo proprio in questa direzione: un’AI che non sostituisce l’essere umano, ma lo amplifica, lo supporta e lo valorizza.Se potessi scrivere una “regola d’oro” per chi vuole fare impresa partendo dall’università, quale sarebbe? E cosa avresti voluto sapere tu, all’inizio del percorso?Se dovessi scrivere una “regola d’oro”, direi: “Non aspettare di sentirti pronto: inizia, ascolta e migliora lungo la strada.”Spesso si pensa che per fare impresa servano tutte le risposte fin da subito. In realtà, serve curiosità, la voglia di mettersi in gioco e la capacità di ascoltare i bisogni reali delle persone. Le competenze si costruiscono, i team si formano, i prodotti si evolvono… ma se non fai il primo passo, tutto resta solo un’idea.Cosa avrei voluto sapere all’inizio? Che i dubbi e gli errori fanno parte del gioco, e che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di intelligenza. Oggi so che costruire qualcosa di valore non significa avere tutto sotto controllo, ma saper imparare ogni giorno, insieme agli altri. LinkedIn Ultimo aggiornamento Ultimo aggiornamento: 30-04-2025