Contenuto Intervista ai vincitori della Finale CLab 2024 Image Leonardo Zamparini, studente di Fisica, e Valentina Coggiola, studentessa magistrale di Marketing & Management, con il progetto BrusaDoor. Ivan Buttignon, Tommaso Moro ed Enrico Savorgnan, studenti della laurea in Intelligenza Artificiale e Data Analytics, con il progetto LiteAI. BRUSADOORBrusaDoor combina funzionalità e design: come è nata l’idea di integrare il riscaldamento domestico con un elemento d’arredo?La nostra idea nasce dall’esigenza di ottimizzare gli spazi abitativi e superare le limitazioni dei sistemi di riscaldamento tradizionali. L’obiettivo è creare un sistema che non solo sia efficiente dal punto di vista energetico, ma che si integri armoniosamente con l’arredamento, diventando parte dell’ambiente e non un semplice elemento aggiuntivo. L’ispirazione, infine, è arrivata anche dalle recenti evoluzioni dell’architettura domestica, sempre più orientate verso la multifunzionalità e la sostenibilità. In che modo la porta radiante a infrarossi garantisce un comfort termico superiore rispetto ai metodi tradizionali?Uno dei principali vantaggi è l’assenza di movimenti convettivi dell’aria. Nei sistemi tradizionali, l’aria calda tende a salire verso l’alto, creando sbalzi di temperatura tra il soffitto e il pavimento e una distribuzione poco omogenea del calore. Con la tecnologia a infrarossi, invece, le superfici e gli oggetti assorbono il calore e lo rilasciano gradualmente, mantenendo una temperatura costante e piacevole in tutto l’ambiente. Questo sistema risulta particolarmente vantaggioso per il sonno, in quanto mantenere una temperatura stabile durante la notte contribuisce a un riposo più profondo e confortevole. Inoltre, il riscaldamento a infrarossi non secca l’aria e non genera movimenti che sollevano polvere o allergeni, rendendo l’ambiente più salubre per chi soffre di allergie e aiutando a prevenire la formazione di muffa e umidità. Infine, il calore viene erogato in tempi rapidi, migliorando l'efficienza complessiva del sistema. Il progetto prevede l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale?Sì, BrusaDoor utilizza algoritmi progettati per analizzare i dati storici d’uso del riscaldamento e adattare automaticamente il funzionamento del sistema alle abitudini e alle preferenze degli utenti. Queste analisi si combinano inoltre con dati esterni, come le condizioni atmosferiche, per ottimizzare ulteriormente le prestazioni del sistema. Tutto questo avviene automaticamente, in modo invisibile e senza complicazioni per l’utente, non solo garantendo efficienza e risparmio economico, ma contribuendo anche alla sostenibilità ambientale con la riduzione di consumi ed emissioni. Quali sono i vostri principali obiettivi di mercato? Attualmente la priorità è completare lo sviluppo di BrusaDoor nel modo più efficiente possibile dal punto di vista energetico. Una volta conclusa questa fase ci concentreremo sul mercato italiano, con particolare attenzione al Nord Italia, dove abbiamo riscontrato un forte interesse per soluzioni innovative che uniscono efficienza energetica e design. Che consiglio dareste agli studenti che sognano di trasformare un’idea in un’impresa? Trasformare un’idea in un’impresa è un viaggio entusiasmante e per quanto ci riguarda siamo solo all’inizio. Se c’è una cosa che abbiamo imparato finora, è che tutto parte dall’ascolto: ascoltare le esigenze delle persone, capire i problemi da risolvere e provare a trovare una soluzione che abbia un valore concreto. Un altro aspetto fondamentale è il lavoro di squadra. Mettere insieme le nostre competenze e prospettive diverse ci ha permesso di guardare al progetto da angolazioni che da soli non avremmo considerato. Poi c’è la parte pratica: pianificare, fare ricerche e provare a capire se la propria idea ha davvero senso nel mondo reale. Noi abbiamo imparato tanto partecipando al Contamination Lab, che ci ha permesso di ricevere feedback e confrontarci con esperti. Siamo consapevoli di avere ancora moltissimo da imparare e forse è proprio questo il bello del percorso: ogni passo ti insegna qualcosa di nuovo e ti avvicina al tuo obiettivo. LITEAILiteAI si focalizza sul miglioramento dell’esperienza educativa dei bambini. Da dove nasce l’interesse per questo ambito?Studiando AI, nell’ultimo periodo abbiamo compreso a pieno l’impatto benefico di queste tecnologie su vari ambiti della società: nello specifico, riflettendo sulla nostra infanzia e indagando sulle necessità attuali del mondo educativo, abbiamo fatto nascere LiteAI. Come integrate le soft skill nei percorsi ludico-pedagogici e che risultati vi aspettate di ottenere a lungo termine?Le soft skills sono il centro e il focus di tutte le nostre attività educative e quindi saranno ideate ad-hoc dal nostro team di pedagogisti. Sarà poi compito del modello di AI proporre ai bambini le attività giuste al momento giusto e tarare correttamente il grado di difficoltà. Le attività saranno digitali ma prevediamo di adottare anche un approccio di mixed-reality, con dei giochi da svolgere sia in app che nella realtà. In base ai vari studi scientifici che abbiamo consultato, siamo convinti che l’impatto di tali strumenti educativi sarà sicuramente positivo ed evidente: in ogni caso, appena avremo pronto un primo MVP procederemo a una fase di user-testing anche per raccogliere dati sul miglioramento nelle soft skills dei bambini. Ci sono ambiti educativi specifici o fasce d’età che ritenete particolarmente adatti all’utilizzo di LiteAI?La nostra app è rivolta ai bambini tra i 7 e gli 11 anni. Trattando di competenze trasversali, ci inseriamo perfettamente in ogni segmento educativo e avremo un occhio di riguardo nel proporre attività inclusive anche per bambini con DSA. Per il momento, le macroaree educative su cui vogliamo soffermarci sono intelligenza emotiva e comunicazione. State già collaborando con scuole o istituti per testare il vostro prodotto? Quali sono i primi feedback? Non abbiamo ancora realizzato un MVP ma siamo in fase di lead generation: il prossimo step è appunto creare un minimo prodotto da testare. Per ora, stiamo collaborando con lo startup studio 12Venture, specializzato nel mercato dell’Educational Technology, e siamo anche in contatto con l’Associazione ANPE. Stiamo però già attualmente lavorando per espandere ancora il nostro network. Che consiglio dareste agli studenti che sognano di trasformare un’idea in un’impresa? La strada è molto difficile e complessa, anche noi stiamo affrontando quasi quotidianamente mille difficoltà e rallentamenti, ma sappiamo che è parte del percorso. Quello che possiamo consigliare è di circondarvi di persone che condividono i vostri stessi valori, che come voi devono essere resilienti, ambiziosi e predisposti al cambiamento continuo. Innovators Community Lab - ICL Ultimo aggiornamento Ultimo aggiornamento: 23-12-2024