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Intervista a Samuele Criscuolo, ex rappresentante di UniTS nel Consiglio degli Studenti di Transform4Europe

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Samuele Criscuolo

Samuele Criscuolo, laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche, è il rappresentante uscente di UniTS nel Consiglio degli Studenti di Transform4Europe. 

Ciao Samuele, raccontaci un po’ di te. Qual è il tuo percorso accademico e come hai scelto di iscriverti a Studi Internazionali all’Università di Trieste?

Vengo dalla provincia di Treviso, dove ho frequentato il Liceo di Scienze Umane. Proprio durante il periodo delle superiori ho sviluppato quelli che oggi sono i miei principali interessi: attualità, politica e public speaking. Per quanto riguarda il mio percorso accademico, mi sono recentemente laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia. In questi ultimi anni, sono stato rappresentante di corso e di dipartimento nel Consiglio degli Studenti per Transform4Europe, ho fondato un’associazione studentesca e ho partecipato come membro ad altre associazioni. Questo perché al polo di Gorizia il tessuto associativo è molto forte, lo si percepisce immediatamente.

Hai svolto un ruolo attivo all’interno dell’Alleanza di Transform4Europe. Ci racconti un’attività che ti è rimasta particolarmente a cuore?

Ho partecipato a numerose iniziative di T4EU. In particolare, durante la T4EU Week che si è svolta a maggio 2024 tra Trieste e Capodistria, ho rappresentato UniTS nel Consiglio degli Studenti di T4EU. In sostanza, ogni università dell’Alleanza ha due rappresentanti studenteschi. Nel corso della settimana, questi rappresentanti si incontrano per discutere i vari punti all’ordine del giorno. Per esempio, uno dei temi principali discussi è stato come gestire il passaggio ai nuovi membri, come accoglierli e trasmettere loro il know-how, per evitare di dover ricominciare da capo ogni volta. Il Consiglio degli Studenti, così come tutte le attività della settimana T4EU, si svolgono in inglese. Difficoltà? Dal punto di vista linguistico no, ma penso anche che sia una questione di atteggiamento personale: per esempio, alla prima sessione mi sono messo nei panni dell’avvocato del diavolo, intervenendo più volte per esprimere le mie osservazioni e calandomi nel ruolo in maniera molto naturale. 

T4EU punta molto sulla creazione di una coscienza europea comune. Hai percepito questa connessione durante le iniziative a cui hai partecipato?

Sì, l’ho percepita nella modalità in cui sono stati pensati i programmi e le iniziative: si nota facilmente un forte interesse nel costruire progetti con basi comuni, puntando sul patrimonio europeo e su tutto ciò che condividiamo come comunità europea. L’obiettivo è sempre quello di trovare un punto di partenza comune. Tutte le attività organizzate durante la settimana T4EU si ispirano a questo principio. Una delle missioni di T4EU è proprio quella di sviluppare una sorta di coscienza europea, andando oltre le divisioni che possono nascere dall’essere università di Paesi diversi. E quindi, inevitabilmente, questo processo richiede di individuare dei punti in comune. Per sviluppare una coscienza condivisa, è necessario capire su cosa possiamo trovarci d’accordo e perché dovremmo considerarci allo stesso livello, perché dovremmo sentirci uguali in virtù di ciò che abbiamo in comune.

Se dovessi convincere un amico o qualcun altro a partecipare ai programmi T4EU, cosa gli diresti?

Per prima cosa gli direi che è un arricchimento personale, una diversificazione piuttosto unica dell’offerta formativa di UniTS, che ti permette di acquisire tante nuove competenze ampliando allo stesso tempo la tua formazione all’estero. Poi c’è proprio l’esperienza in sé, perché chiaramente ti dà l’opportunità di viaggiare, scoprire nuovi luoghi, conoscere nuove persone, creare contatti per il futuro e migliorare le competenze linguistiche. 

Guardando al futuro, in che direzione speri si sviluppi l’Alleanza nei prossimi anni?

Per costruire un’Unione Europea più forte e guardare al suo sviluppo futuro, dobbiamo necessariamente passare dal sistema educativo, dalla formazione dei giovani o di chi sta ancora studiando, e cercare di uniformarlo il più possibile tra i Paesi dell’UE. In sostanza, quando un francese, un italiano e un tedesco si incontrano, dovrebbero riuscire a trovare un terreno comune che non li faccia sentire solo francesi, italiani o tedeschi, ma prima di tutto cittadini europei. In questo senso, spero che l’Università continui a evolversi, sia nell’offerta formativa sia nella sua efficacia. Dall’altro lato, spero davvero che l’Alleanza riceva ancora più riconoscimento per il ruolo fondamentale che già svolge, perché, come ho detto, è un motivo d’orgoglio per l’Università e un elemento di attrattività che può influenzare la scelta dei futuri studenti.

Come pensi che questa esperienza abbia influenzato la tua visione del ruolo di cittadino europeo? Ti senti più preparato ad affrontare le sfide sociali, ambientali e digitali che l’Europa dovrà affrontare?

Direi che, riprendendo il discorso sullo sfondo europeo che menzionavo prima, molti degli obiettivi e valori comuni dell’Unione Europea e delle organizzazioni collegate rischiano spesso di passare da principi condivisi a semplice retorica. A volte riempiamo la bocca di grandi dichiarazioni, ma poi concretamente non succede nulla, e questo è un problema. È importante distinguere ciò che ha davvero valore da ciò che è solo una perdita di tempo. Credo che il contributo valido ci sia quando riusciamo a fare questa distinzione, e da questo punto di vista l’esperienza T4EU per me è stata molto formativa. Inoltre, far parte di un’Alleanza che lavora in maniera collegiale, dove non decide mai una sola persona, mi ha fatto capire quanto sia importante, quando parliamo di comunità europea, mettersi in gioco e confrontarsi con le idee altrui, mantenendo sempre una mente aperta.

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