Contenuto Intervista al team UniTS che ha partecipato al Willem C. Vis Moot Court, prestigiosa competizione internazionale di arbitrato Image Avete preso parte al Willem C. Vis Moot Court, una delle competizioni più prestigiose al mondo nel campo dell’arbitrato internazionale. Per chi non la conosce, come si svolge e quali sono stati i principali step del vostro percorso, dalla preparazione alle udienze finali?La Willem C. Vis Moot è una competizione giuridica internazionale basata sulla simulazione di un arbitrato commerciale tra università di tutto il mondo. Vi partecipano circa quattrocento atenei, ciascuno chiamato a risolvere una controversia tra due società di Paesi diversi, soggette a normative differenti. Il conflitto viene risolto attraverso l’arbitrato internazionale, un’alternativa alla giustizia statale, con decisioni affidate a un collegio arbitrale nominato dalle parti e che applica convenzioni internazionali e, se necessario, leggi nazionali. La competizione si articola in due fasi: una scritta, con la redazione di due memorie (per attore e convenuto), e una orale, con simulazioni davanti a tribunali arbitrali composti da professionisti del settore, in diverse città internazionali. Siamo partiti a fine settembre, dopo la selezione interna del Dipartimento di Scienze Giuridiche. Con la pubblicazione del caso da parte dell’ente organizzatore, abbiamo avviato l’analisi giuridica, che ci ha portati a gennaio alla consegna delle due memorie. Parallelamente, ci siamo rivolti a diverse fondazioni, associazioni e studi legali del territorio - tra cui Fondazione CRTrieste, Le Fondazioni Casali, Fondazione Pietro Pittini, Fondazione Ananian, Fondazione Brovedani, Studio Legale FinPro, Studio Legale Zunarelli e Associati, Studio Legale Borgna, il Cenacolo di Studi Giuridici ed Economici Beniamino Antonini e Sirio Real Estate Group - per raccogliere le risorse economiche necessarie a coprire le spese delle trasferte relative alle Pre-Moots, ovvero le competizioni preparatorie alla fase finale. Grazie al loro prezioso contributo, unitamente al supporto dell’Università, abbiamo potuto partecipare a simulazioni a Roma, Londra, Bucarest, Monaco di Baviera e Belgrado, concludendo il nostro percorso a Vienna, sede della fase finale della competizione.Com’erano organizzate le vostre giornate all’estero? Dove si tenevano le simulazioni e cosa vi ha colpito di più di queste esperienze internazionali? C’è un episodio o una città che vi è rimasta particolarmente nel cuore?Le nostre giornate durante le trasferte erano in larga parte occupate dalle udienze, tenute principalmente in studi legali e università. Il ritmo intenso e l’ambiente dinamico hanno fatto sì che il tempo volasse: i pleadings si svolgevano uno dietro l’altro. Approfittiamo delle brevi pause tra un’udienza e l’altra per rivedere le nostre argomentazioni e confrontarci, oltre che a darci supporto reciproco. Al termine della giornata ritagliavamo del tempo per scambiarci feedback e per affinare le nostre strategie, anche alla luce di quanto emerso durante le simulazioni. Ciò che ci ha colpito maggiormente è, senza dubbio, l’enorme valore formativo di questa competizione: ci si trova immersi in un contesto unico, dove da un lato si incontrano studenti brillanti provenienti da ogni angolo del mondo e dall’altro professionisti di altissimo livello nel campo dell’arbitrato internazionale. Il confronto, sia con gli uni che con gli altri, ha arricchito profondamente il nostro percorso, spingendoci costantemente a dare il massimo e far sì che ogni singolo consiglio ricevuto rappresentasse per noi un valore aggiunto da integrare nel nostro bagaglio personale e professionale, rafforzando competenze e consapevolezze fondamentali per il nostro futuro. Probabilmente, il momento che rimarrà più nel nostro cuore è l’abbraccio finale che ci siamo dati una volta conclusa l’ultima udienza a Vienna. Un momento che ha siglato la fine di otto mesi di intenso lavoro, la fine di giornate e nottate passate insieme per preparare le memorie e perfezionare le argomentazioni, la fine di un viaggio dietro l’altro. Un momento in cui l’ansia, lo stress e la stanchezza se ne sono andate per lasciar spazio alla gioia e all’emozione. In quel momento abbiamo realizzato di aver portato a termine l’esperienza più difficile ma più bella del nostro percorso universitario.Prepararsi a una gara come questa significa affrontare mesi di studio e simulazioni, spesso in inglese giuridico e su casi complessi. Quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato lungo il percorso e come le avete superate come squadra? E quanto pensate che UniTS vi abbia aiutato ad affrontare questa sfida? In cosa vi siete sentiti preparati e in cosa, invece, un po’ meno?UniTS ci ha fornito una solida base teorica, soprattutto in procedura civile, diritto privato e commerciale. Il Willem C. Vis Moot Court ci ha dato l’opportunità di potenziare l’allenamento alla logica argomentativa e al confronto dialettico: la capacità di sostenere un dibattito, e reagire con prontezza e rigore alle tesi avversarie. In una competizione come questa tutto questo è fondamentale. Le università con cui ci siamo confrontati avevano già seguito insegnamenti di questo tipo. Introdurre una materia sull’arbitrato nei Corsi di Laurea in giurisprudenza rappresenterebbe un importante valore aggiunto. Dal punto di vista personale, la partecipazione al Moot è stata anche una sfida emotiva e relazionale. All’inizio, ad esempio, come Respondent non è stato facile trovare il modo di controbattere in modo efficace alle argomentazioni del Claimant. Questa difficoltà è stata superata grazie al supporto della squadra, che ha sempre lavorato con spirito collaborativo e grande dedizione. In una competizione di questo tipo, è il gruppo a fare davvero la differenza. Un’altra difficoltà è stata affrontare dibattiti interamente in lingua inglese, e in particolare nel linguaggio tecnico-legale, che è ben diverso dall’inglese quotidiano. A volte è stato inevitabile sentirsi meno pronti o all’altezza di fronte a team madrelingua o provenienti da università con grande esperienza, come quella di Vienna.Durante il vostro percorso avete incontrato studenti e studentesse provenienti da ogni angolo del mondo. Com’è stato confrontarsi con visioni giuridiche e background culturali così diversi dai vostri?Questo tipo di confronto è stato per noi uno degli aspetti più stimolanti dell’intera esperienza. Siamo entrati in contatto con culture giuridiche che ci hanno messo davanti a modi di pensare il diritto distanti da quelli a cui siamo abituati. Il giorno stesso del pleading ,ad esempio, verificavamo se gli arbitri che ci erano stati assegnati provenivano da paesi di civil law o common law, in modo tale da adattare le nostre argomentazioni. In questo senso, potevamo scegliere in modo strategico se fare un riferimento in più alla dottrina o a un caso giurisprudenziale, per rendere la linea difensiva più efficace rispetto a quel tipo di panel. Un altro aspetto positivo del confronto è stato vedere come, pur partendo da ordinamenti diversi, ci trovassimo a discutere lo stesso caso sulla base di un diritto comune, quello disciplinato nella Convenzione di Vienna (CISG), arricchendo il dibattito generale con soluzioni originali e punti di vista unici. È stata una delle ricchezze più grandi del Vis. Detto questo, anche in Italia non siamo del tutto estranei all’uso della giurisprudenza: molte materie si sviluppano a partire dalle sentenze della Cassazione o della Corte Costituzionale. Ma vedere come nei Paesi di common law i precedenti vengano utilizzati in modo così centrale e strategico è stato molto formativo, soprattutto da un punto di vista metodologico.Oltre alla competizione in sé, il Willem C. Vis Moot è anche un’occasione di networking tra giovani giuristi. Ci sono stati momenti di condivisione, collaborazioni o semplici incontri che vi hanno colpito e che porterete con voi?Uno degli aspetti fondamentali dell’esperienza a livello umano è stato, prima di tutto, il lavoro di squadra che abbiamo costruito tra noi sei. Fin dall’inizio abbiamo creato una vera e propria squadra, non solo sul piano operativo ma anche umano. Abbiamo vissuto insieme un’esperienza intensa, fatta di condivisione, confronto e sostegno reciproco. Credo che i legami umani che si sono creati siano una delle cose più preziose che porteremo con noi, al di là della competizione in sé. Per quanto riguarda i contatti esterni, la Vis Moot è un’occasione unica per fare networking internazionale con i migliori studenti di università anche molto prestigiose, e di stringere amicizie che avremmo ritrovato a molte pre-moot. Un’altra cosa che ci ha colpiti era la preparazione dell’Università di Sofia Bulgaria, che nonostante i pochi finanziamenti è stata in grado di raggiungere la top 64. Willem C. Vis International Commercial Arbitration Moot Instagram UniTS Vis Moot Ultimo aggiornamento Ultimo aggiornamento: 30-05-2025