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Con il progetto Relazioni d’arte, organizzato dall’Università degli Studi di Trieste in collaborazione con SmaTS (Sistema museale di Ateneo) e ERPAC (Ente Regionale Patrimonio Culturale Regione Friuli Venezia Giulia), prosegue l’impegno di valorizzazione del patrimonio artistico universitario e della creazione di un più stretto legame con il territorio in occasione del Centenario UniTS.

Dopo le Residenze d’Artista Shine Bright Like a Diamond realizzate nel 2023, che hanno coinvolto i Dipartimenti dell’ateneo giuliano in un’inedita collaborazione tra docente, artista e studente, le Relazioni d’arte si concentrano sul rapporto di importanti artisti legati all’Università e alla città di Trieste.

Il progetto prende il via il 18 giugno con le mostre delle opere degli artisti di fama internazionale Serse Roma e Manuela Sedmach e proseguirà nei prossimi mesi con Antonio Sofianopulo ed Elisa Vladilo.

I sei disegni in grafite che compongono “Serse. Le ambiguità della rappresentazione” saranno esposte nelle ali destra e sinistra dell’edificio centrale dell’Università di Trieste, in Piazzale Europa 1.

“La forma è quella della natura morta, dell’oggetto arrestato nel suo processo naturale; la figura, invece, è legata alla continuità dinamica dell’essere vivente. Nel lavoro di Serse tutte le cose, anche la più stabile configurazione di un oggetto isolato, vivono di questa continuità dinamica. Ed è merito della tecnica da lui adottata e difesa in tutti questi anni: il disegno”, ha affermato il critico d’arte Alessandro Del Puppo.

La mostra “Manuela Sedmach. Al di sotto della sostanza cromatica, nell’intercapedine della pittura” sarà invece visitabile al Dipartimento di Studi Umanistici di UniTS in via del Lazzaretto Vecchio ed esporrà una ventina di opere della pittrice.

“Le ragioni, non casuali ma mirate, che hanno condotto Sedmach a distribuire le sue opere nella Biblioteca dell'Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale dell'Università di Trieste, sono di porle in relazione con un patrimonio culturale intimamente percepito e vissuto negli anni. Accanto e lungo lo sviluppo di scaffalature che preservano e proteggono i 'ricordi-scritti', rendendoli disponibili al 'gesto' della consultazione, la 'narrazione-pittorica' si offrirà ad una lettura visiva caratterizzata da uno sviluppo tutto interno alla medesima pagina, sostenuta da un 'vento stabilizzato' che interseca l'alto e il basso, dal centro ai confini della tela, rafforzandosi ora sulla sinistra con una massa che muove verso destra, ora che si stabilizza in una depressione, per poi andare ad estendersi sull'orizzontalità rivelando se stessa solo ad uno sguardo attento”, sottolinea il critico d’arte Andrea Del Guercio.

Serse Roma

Nato a San Polo di Piave il 14 novembre del 1952, vive e lavora dal 1980 a Trieste.

Serse Roma è concentrato esclusivamente sul disegno a grafite su carta. L’artista, triestino di adozione, ha prodotto negli anni una serie considerevole di immagini che gli hanno valso l’inserimento nel volume Vitamin D, New Perspectives in Drawing, edito dalla Phaidon Press, Londra (2006), e un capitolo nel nuovo saggio di Lorand Hegyi Drawing in the Age of uncertainty, edizioni Silvana (2021), nonché la partecipazione a rassegne internazionali di grande rilievo “Pastels du 16°au 21°siecle”alla Fondation de L'Hermitage  di Losanna. Il suo lavoro è contraddistinto da una coerenza e riconoscibilità che ne fanno un unicum nell’odierno panorama nazionale. Non si tratta, nel suo caso, del disegno quale strumento classico per l’elaborazione dell’impalcatura invisibile di un dipinto, e non si tratta nemmeno dell’utilizzo che ne fanno molti artisti contemporanei come appunto visivo precario e fragile. In Serse Roma è l’opera nella sua assoluta compiutezza ad essere dovuta al solo disegno, al ‘non più di questo’ che il disegno rappresenta: strumento sottoposto ad una analisi vertiginosa che ne sonda tutte le potenzialità. Dalla grafite di Serse Roma è scaturita una delle più intense riletture del tema del paesaggio nell’arte contemporanea: Mari, Cieli di nubi, Montagne altissime, Boschi innevati, Canneti, Riflessi d'acqua. Cioè la dimensione non umana, sublime, della terra nella sua condizione elementare delle cose prime e ultime. Quasi fosse possibile sondare, attraverso la concreta materialità della grafite, l’anima minerale della terra, le cui trasformazioni avvengono su una scala temporale che non è quella antropologica. Negli ultimi anni Serse Roma ha approfondito ulteriormente quanto poteva essere incluso, o comunque riportato, a quella grafite che ne ha segnato la carriera. Il richiamo alla condizione minerale della grafite si traduce nella stupefacente serie dei Diamanti, la cui forma perfetta e inalterabile rimanda all’origine cristallografica delle forme primarie della geometria e del costruire. Ritorniamo così alla riflessione di Serse sul suo strumento, il disegno a grafite: materiale che per propria natura richiama quella dimensione minerale (grafite e diamante sono forme allotropiche del carbonio) di una non solo umana geometria del costruito.

Manuela Sedmach

Nata a Trieste nel 1953, inizia ad esporre negli anni 70 dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’arte di Trieste “E. Nordio” con insegnanti quali Ladislao de Gauss, Maria Campitelli, Enzo Cogno… Ma l’attività più sentita parte dagli anni 80 con l’Officina di Trieste, Avida Dollars di Milano, Rasponi di Ravenna, Fuxia Art di Verona, Emporium di Ivrea, Arte3 di Trieste. Nel ’91, artefiera di Chicago in una mostra di 5 artisti italiani al Navy Pier. Importante il Pollok – Krasner Foundation Grant, New York. Si arriva negli anni 90, precisamente nel 92 l’incontro con Galleria Continua allora in un piccolo ma prezioso spazio vicino al Duomo di San Gimignano.

Il rapporto con Galleria Continua è stato e continua tutt'ora con mostre, fiere internazionali e rapporti espositivi con altre Gallerie come Van Laere ad Anversa, Schroeder a Colonia, Dina Carola a Napoli, G7 a Bologna, Jaqueline Arets a Knokke in Belgio. Nel 2003 una bella installazione subacquea “Occhi bianchi” nel canale di Ponterosso al seguito di una mostra personale al Museo Revoltella di Trieste nel Palazzo Gopcevich e poi un importante rapporto con la Galleria Torbandena di Trieste.

Nel 2009 Le Moulin-Boissy le Chatel (Parigi) e 2005/2010 Beijing 798 Art Zone estensioni della galleria Continua, ancora studio G7 di Bologna, 3G Artecontemporanea di Udine, Plurima e GAMUD sempre di Udine, e poi ancora la serie “Passare al Bosco” da un concetto tratto da “Il trattato del Ribelle” di Ernst Junger , negli anni 2015/2017 a Tellaro (SP), nell’oratorio Santa Maria Telaà, in Galleria Continua, in ARCA-ITIS a Trieste e Colonos di Villacaccia di Lestizza, per arrivare al titolo attuale “Dubito ergo Cogito” ispirato da un docufilm di Werner Herzog nel quale trova i caratteri che l’accompagnano nel suo lavoro: la lentezza, la fatica, il dubbio…e tanto altro. Nel 2020 si trasferisce in Portogallo a Braga dove continua la sua attività con una importante collaborazione con la galleria Nuno Centeno a Porto. Importante l’incontro con due artisti in particolare Pedro Vaz e Filipe Cortez. Nel 2023 realizza con Galleria Continua l’esposizione Nunca pare de ver- N'arrete jamais de voir. Negli ultimi tempi Manuela Sedmach ha fatto entrare nei suoi lavori l’atmosfera portoghese.