Data notizia 16 Luglio 2025 Immagine Image Testo notizia Un nuovo studio internazionale, coordinato da Francesca Malfatti, professoressa di Microbiologia al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, rivela come il black carbon – noto anche come “carbonio nero” – possa influenzare in modo significativo le comunità microbiche dell’ambiente marino, con implicazioni importanti per il ciclo globale del carbonio e per il funzionamento degli ecosistemi oceanici. La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science and Pollution Research, si è avvalsa della collaborazione di un team che ha compreso ricercatori della Sezione di Oceanografia dell’OGS, di Elettra e di diversi enti di ricerca francesi e austriaci.Il black carbon, al centro dello studio, è un residuo derivante dalla combustione incompleta di combustibili fossili, legna, biomasse o biocarburanti. Rappresenta una frazione importante del particolato atmosferico e può raggiungere l’oceano tramite pioggia, vento o deflusso dei fiumi. Per la sua capacità di assorbire calore, contribuisce anche al riscaldamento globale.Attraverso esperimenti svolti nel Mar Ligure e nel Mare Adriatico, i ricercatori hanno simulato concentrazioni elevate di carbonio nero (24 mg per litro) per osservare come le comunità microbiche marine reagissero alla sua presenza. I risultati mostrano che il black carbon può stimolare la crescita di microrganismi procarioti eterotrofi, che si nutrono della materia organica presente in acqua, e aumentare la produzione di carbonio organico, rendendolo disponibile per altri organismi marini.Tuttavia, gli stessi esperimenti hanno evidenziato una diminuzione dell’attività enzimatica, quella che normalmente favorisce la degradazione della materia organica, e una ridotta presenza di virus. Questo lascia pensare che il carbonio nero modifichi l’equilibrio microbico, creando micro-nicchie ambientali in cui proliferano microrganismi con funzioni metaboliche specifiche.Questi risultati aiutano a comprendere meglio il funzionamento della cosiddetta “pompa microbica del carbonio” (Microbial Carbon Pump, MCP), un meccanismo che trasforma la materia organica in forme più stabili, capaci di restare negli oceani per lunghi periodi e contribuire così all’immagazzinamento del carbonio. Studiare il ruolo del black carbon, specie quello di origine antropica, è dunque essenziale per migliorare i modelli sul cambiamento climatico e sviluppare strategie efficaci di mitigazione.