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Colorazione (in verde) per il canale TMEM16B, un canale cloro attivato da calcio, su cellule di glioma derivate da paziente.
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Un team di ricerca internazionale, a cui ha preso parte anche l’Università di Trieste, ha scoperto un meccanismo che potrebbe aprire nuove strade per il trattamento del glioblastoma, un tumore cerebrale particolarmente aggressivo. Lo studio, condotto in collaborazione tra SISSAIOM-CNRUniversità di TriesteOspedale Universitario di UdineUniversità di Udine e GlioGuard S.r.l. e recentemente pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Research, ha messo in luce l’importanza dei flussi di ioni cloruro nella proliferazione delle cellule tumorali.

Nello specifico, la ricerca ha individuato che i cosiddetti “canali del cloro dipendenti dal calcio” sono coinvolti nella regolazione dei flussi di ioni cloruro dentro e fuori la cellula tumorale. Questi canali, agendo come “cancelli”, influenzano direttamente la divisione delle cellule tumorali, favorendo la loro proliferazione. Utilizzando sostanze specifiche per bloccare questi flussi, i ricercatori sono riusciti a fermare la replicazione delle cellule tumorali coltivate in laboratorio, identificando così un potenziale bersaglio per future terapie.

All'interno di questo progetto, il gruppo guidato dalla Prof.ssa Fabrizia Cesca del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste ha studiato l'effetto di inibitori specifici dei canali del cloro, come l’acido niflumico e il carbenossolone, sulla replicazione delle cellule tumorali. Grazie agli esperimenti condotti, è stato dimostrato che queste sostanze sono in grado di rallentare significativamente la divisione cellulare, un risultato che apre la strada a nuove possibilità terapeutiche per il trattamento del glioblastoma.

L’esito della ricerca suggerisce quindi che le correnti ioniche potrebbero essere un bersaglio efficace per lo sviluppo di farmaci innovativi contro il glioblastoma. Tuttavia, data la complessità e l'eterogeneità di questo tipo di tumore, saranno necessari ulteriori studi per verificare l’efficacia di tali terapie nei pazienti.

L'articolo completo è disponibile sul sito AACR Journals al seguente link.