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Intervista a Jacob English, studente incoming irlandese che ha preso parte al progetto Erasmus+ in UniTS

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Jacob English

Attualmente, Jacob frequenta il sesto anno del Corso di Laurea in Medicina all’Università di Târgu Mureș, in Romania.

Partiamo dalla tua scelta di studiare in Romania: come nasce in te questa idea? 

Provenendo dall'Irlanda, ho scelto di fare domanda in Romania per una ragione piuttosto semplice: avevo maggiore possibilità di essere ammesso lì piuttosto che nel mio paese di origine. Attualmente mi trovo quindi a Târgu Mureș, una piccola città in Romania, dove sto frequentando il sesto ed ultimo anno di medicina generale. Dopodiché, ho intenzione di fare ritorno in Irlanda per iniziare a praticare come medico di base ed eventualmente ottenere una specializzazione. 

Cosa ti ha motivato a intraprendere il percorso di studi in medicina sei anni fa?

La ragione principale per cui ho voluto studiare medicina viene dal mio desiderio di aiutare le persone. Fondamentalmente, essere un medico è un lavoro concepito per aiutare gli altri in ogni contesto e in ogni forma di vita. Inoltre, sono sempre stato molto ispirato dal lavoro di Medici Senza Frontiere, soprattutto nei paesi in guerra o nei paesi in via di sviluppo, che necessitano di questa forma di assistenza. Spero un giorno di avere l'opportunità di lavorare con loro. A livello professionale, è uno dei miei obiettivi principali.

Parliamo adesso della tua esperienza Erasmus qui a Trieste. 

Ad essere sincero, Trieste era una città che non avevo mai sentito nominare prima dell’Erasmus. Quando ho visto dove si trovava sulla mappa, mi ha colpito la sua posizione peculiare, incastrata tra Austria, Slovenia e Croazia: la vedevo come una porta d'ingresso ai Balcani e ai paesi del Nord Europa, il che si percepisce anche quando si interagisce con le persone del posto. Trovo che ci sia un certo mood di vita che non si trova in altre città italiane. La gente del posto, poi, è una delle ragioni per cui amo così tanto la città: le persone sono sempre state incredibilmente gentili e amichevoli con me. Per non parlare del dialetto triestino: è stato decisamente qualcosa a cui dovevo abituarmi! Ma dopo un po’, sono riuscito a capire le basi di ciò che dicevano, come ad esempio quando passavano da “come stai?” a “come xé mulo?”. È stato un processo lento, ma ce l'ho fatta.

Le aspettative che avevi sulla vita e sullo studio in Italia hanno rispettato la realtà che hai vissuto qui? 

Quando sono arrivato a Trieste, non mi aspettavo di trovare una città così culturalmente diversificata e cosmopolita. Sono rimasto sorpreso di scoprire che molte persone di Trieste hanno origini miste e provengono da vari paesi balcanici, come Slovenia, Croazia e Serbia. Camminando per le strade, era molto comune poi sentire le persone parlare tedesco, sloveno, russo, e molte altre lingue. Questo mi ha fatto sentire meno alienato, poiché non ero l'unico straniero in questo paese; c'erano altre persone che, come me, stavano vivendo Trieste da una prospettiva esterna. È stata un'esperienza davvero rinfrescante.

Parliamo del sistema universitario. Qual è stato l'aspetto più sorprendente che hai sperimentato qui in Italia?

In termini di attività pratiche, ho notato che qui gli studenti hanno più responsabilità rispetto a quanto avviene in Romania. Infatti, ogni settimana, un’interna giornata è dedicata all’affiancamento di un medico fra le corsie, dove si viene coinvolti con attività come misurazione della pressione, esami fisici e prelievi del sangue. Nell’insieme c’è molto più coinvolgimento ed ho molto apprezzato questo aspetto, perché si impara di più in un contesto one-to-one che in un ambiente più affollato. In Romania, ad esempio, quando svolgiamo questo tipo di attività con i medici, siamo sempre una dozzina, di cui solo un paio riescono effettivamente ad essere coinvolti direttamente.

Pensi che questa esperienza avrà un impatto sul tuo futuro professionale e accademico? Hai affinato le tue competenze o senti di essere cresciuto grazie a questa esperienza?

Da un punto di vista accademico e professionale, questa esperienza mi ha aiutato a sviluppare molta fiducia nel contesto medico ed ospedaliero. Ad esempio, mi sento più capace di discutere casi medici con i dottori. Ho senza dubbio migliorato le mie abilità pratiche e ora mi sento più pronto anche nell'affrontare situazioni complesse. Da un punto di vista personale, invece, ho sicuramente aumentato la mia autostima e la mia capacità di socializzare in un contesto multiculturale. Inoltre, sono riuscito a imparare una lingua in un anno, il che mi ha aiutato a sentirmi molto più sicuro dei miei mezzi. È stata un’esperienza che rifarei dall’inizio e che consiglio a tutti di intraprendere.

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