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UniTS, la ricerca corre in laboratorio e in pista

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All’Università di Trieste la ricerca “corre” ogni giorno, nei laboratori e lungo i percorsi delle iniziative solidali: grazie al lavoro delle ricercatrici e dei ricercatori, al sostegno delle grandi fondazioni e alla partecipazione della comunità accademica a manifestazioni come la staffetta 24x1 ora di Telethon.

In questo quadro si inserisce il finanziamento ottenuto da Elisa Lazzari, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita (DSV), nell’ambito del bando congiunto Fondazione Telethon–Fondazione Cariplo, giunto alla quarta edizione e dedicato a chiarire gli aspetti ancora oscuri del genoma umano potenzialmente responsabili di malattie rare.

A livello nazionale il bando ha selezionato 26 nuovi progetti di ricerca, per un totale di circa 3,6 milioni di euro e con il coinvolgimento di 35 gruppi di ricerca in 12 regioni italiane. Quest’anno in Friuli Venezia Giulia l’unico progetto finanziato, per un investimento complessivo di circa 50.000 euro, è quello della ricercatrice UniTS intitolato “Studio del ruolo di RSPRY1 nella formazione dell’osso per capire i meccanismi patogenici della displasia spondilo-epimetafisaria di tipo Faden-Alkuraya”.

Il progetto di ricerca di Elisa Lazzari

Il progetto si focalizza sulla displasia spondiloepimetafisaria di tipo Faden-Alkuraya, una malattia caratterizzata da difetti nello sviluppo delle ossa, disabilità intellettiva e ritardo nello sviluppo, causata da mutazioni nel gene RSPRY1, la cui funzione è al momento sconosciuta.

Osservando la struttura predetta della proteina RSPRY1 e la posizione di alcune delle mutazioni identificate nei pazienti, il gruppo di ricerca di Elisa Lazzari ha ipotizzato che questa proteina possa funzionare, nelle cellule, come una E3 ubiquitina ligasi, una classe di enzimi che regolano i livelli di altre proteine e che alterazioni di questa attività possano essere alla base della malattia.

Grazie al finanziamento ricevuto sarà possibile mettere alla prova questa ipotesi, iniziando a caratterizzare la funzione biochimica della proteina RSPRY1. Verranno inoltre sviluppati modelli cellulari che esprimono le forme mutate della proteina e, misurando diversi parametri, sarà verificato l’impatto delle mutazioni sul differenziamento del tessuto osseo.

“Al termine del progetto – spiega Elisa Lazzari - ci si attende di aver ottenuto una sostanziale conoscenza della funzione di RSPRY1 all’interno delle cellule. Questi risultati costituiranno la base per futuri studi che approfondiranno tali processi, con l’obiettivo di definire in modo definitivo il meccanismo di azione di RSPRY1 e capire come la sua alterazione interferisca con lo sviluppo del tessuto osseo. Le informazioni raccolte rappresenteranno il punto di partenza per lo sviluppo di nuove terapie”.

La 24x1 ora di Udine: un’onda arancione per Telethon

L’ impegno a favore della ricerca ha attraversato nel weekend il tracciato urbano della tradizionale staffetta 24x1 ora di Telethon a Udine, dove UniTS ha espresso la sua testimonianza con una partecipazione da record.

L’Ateneo triestino ha mobilitato quasi 400 persone e messo in pista 15 squadre, guidate dalla rettrice Donata Vianelli, che ha corso la prima frazione. L’onda arancione che ha animato la manifestazione ha visto una straordinaria partecipazione di tutta la comunità dell’Università di Trieste, con la presenza di sette direttori di dipartimento, insieme a numerosi docenti, ricercatori, tecnici-amministrativi e studenti.

Protagonista speciale è stato Andrea Fontanive, studente di Fisica e ultramaratoneta, che ha percorso frazione dopo frazione tutte le 24 ore della staffetta. Un ruolo centrale nella partecipazione di UniTS lo ha avuto la Run Society, gruppo studentesco ormai punto fermo dell’adesione dell’Università di Trieste alla staffetta Telethon.

Dai laboratori universitari al percorso cittadino di Telethon, la ricerca UniTS non si ferma mai, con l’obiettivo di creare nuove prospettive di cura per le malattie genetiche rare.

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Adesione record di tutta la comunità universitaria alla manifestazione Telethon che ha finanziato – unico in FVG - il progetto di Elisa Lazzari (DSV)
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UniTS alla Staffetta Telethon 2025

Tre progetti UniTS finanziati dal Fondo Italiano per la Scienza per oltre 5 milioni di euro

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Tre progetti UniTS hanno ottenuto finanziamenti per oltre 5 milioni di euro da parte del Fondo Italiano per la Scienza: un ottimo traguardo che consolida il ruolo dell’Ateneo nella ricerca innovativa e di qualità. 

Due sono i progetti presentati come Advanced Grants dal Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, rispettivamente da Paolo Fornasiero, ordinario di chimica generale e inorganica e prorettore alla ricerca e da Federico Rosei, ordinario di chimica industriale. Il terzo progetto, finanziato nella linea Starting Grant, è stato invece presentato da Matteo Marinelli del Dipartimento di Fisica. 

Ha sottolineato la rettrice Donata Vianelli: “Questi risultati confermano la qualità dei reclutamenti presso la nostra Università e l’impegno dei ricercatori nell’attrarre fondi che porteranno innovazione nelle nostre strutture di ricerca e consentiranno di condurre ricerca di qualità a livello internazionale.”

Il Fondo Italiano per la Scienza (FIS) finanzia progetti di ricerca di elevato contenuto scientifico condotti da ricercatori emergenti (Starting Grant), da ricercatori in carriera (Consolidator Grant) e da ricercatori affermati (Advanced Grant) nell’ambito dei settori ERC (European Research Council). 

L’obiettivo principale è promuovere lo sviluppo della ricerca fondamentale secondo le modalità consolidate a livello europeo sul modello dell’European Research Council (ERC).

È un programma che nella sua terza edizione ha una dotazione finanziaria di 475 milioni di euro ed ha attribuito finanziamenti importanti, tra 1 a 2.4 milioni di euro, a progetti presentati dalle Università e Istituzioni Universitarie italiane statali e non statali, dalle Scuole Superiori a ordinamento speciale, Enti pubblici di ricerca, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) pubblici e privati e soggetti giuridici con finalità di ricerca. In questi giorni sono stati finanziati circa 325 progetti. 

Questi in dettaglio i progetti UniTS vincitori:

Il progetto del prof. Fornasiero, “PhotoElectrocatalytic smart Systems for CHEmicals and FUels production”, riceverà un finanziamento di 2.3 milioni per affrontare uno studio innovativo volto allo sviluppo di un sistema catalitico tandem in cui la conversione fotocatalitica dei derivati ​​di biomasse in prodotti industrialmente utili è accoppiata ad un processo elettrocatalitico sintonizzabile a comando verso l'evoluzione di H2 o l'idrogenazione di molecole organiche insature.

Il progetto del prof. Rosei, “Study of model photocatalysts to optimize water splitting”, riceverà un finanziamento pari a 1.9 milioni di euro per studiare sistemi modello che consentano di capire i meccanismi di scissione fotocatalitica dell’acqua.

Il progetto del prof. Marinelli, “Tweezer-based quantum Repeater InterConnection”, riceverà un importo di 1.1 milioni di euro per sviluppare una nuova piattaforma sperimentale dedicata alle reti quantistiche di prossima generazione. Il progetto punta alla realizzazione di un’architettura modulare basata su atomi di itterbio intrappolati in optical tweezers interfacciati con un risonatore ottico per la creazione di stati di entanglement tra atomo e fotone, elemento chiave per il futuro internet quantistico. 

 

Foto: da sinistra, i proff. Fornasiero, Marinelli e Rosei

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Due Advanced Grants al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche e uno Starting Grant a quello di Fisica
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Dalla Harvard Medical School a UniTS: il prof. Treister in visita al DSM

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Un’occasione concreta di crescita attraverso il confronto con una delle scuole di medicina più prestigiose al mondo: per due settimane il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute (DSM) dell’Università di Trieste ha ospitato come Visiting Professor Nathaniel Simon Treister, specialista di riferimento internazionale in medicina orale alla Harvard Medical School (Boston, USA).

Nel corso del suo soggiorno, il prof. Treister ha sviluppato un programma formativo articolato, rivolto a tutte le componenti della comunità accademica e clinica del Dipartimento. Seminari di aggiornamento e confronto destinati al personale docente e ai tutor clinici hanno permesso di condividere le più recenti evidenze nella ricerca e nella pratica clinica, con particolare attenzione al trasferimento di competenze specialistiche in medicina orale.

Un’attenzione specifica è stata dedicata alla formazione degli studenti. Le lezioni hanno coinvolto gli studenti dei corsi di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e in Igiene Dentale, così come gli specializzandi in Chirurgia Orale e in Odontoiatria Pediatrica. I contenuti hanno spaziato dall’uso appropriato dei test diagnostici alle terapie locali e sistemiche più aggiornate, con un focus sulla salute orale nel paziente oncologico adulto e pediatrico. Sono state inoltre organizzate sessioni pratiche ex vivo su tecniche bioptiche e infiltrazioni locali di farmaci impiegati nell’ambito della medicina orale.

In un’ottica di integrazione tra clinica e ricerca, il prof. Treister ha lavorato anche con i dottorandi del programma in Medicina Personalizzata e Terapie Innovative, favorendo il dialogo tra esperienza clinica sul campo e sviluppo di nuove strategie terapeutiche.

L’iniziativa - che ha avuto come proponente la dott.ssa Giulia Ottaviani, ricercatrice di Malattie Odontostomatologiche al DSM - è stata resa possibile dai finanziamenti di Ateneo del bando per Visiting Professor provenienti da istituzioni ed enti di ricerca esteri, con lo scopo di potenziare e valorizzare la didattica e la ricerca anche in un’ottica internazionale, in attuazione dei principi della “Carta europea dei ricercatori” e nell’ambito del processo di internazionalizzazione delle Università.

Il riscontro da parte del personale docente, dei tutor clinici e, in particolare, degli studenti è stato estremamente positivo, a testimonianza non solo dell’impatto formativo dell’esperienza, ma anche dell’ispirazione offerta da un confronto diretto con la visione della Harvard Medical School nell’integrare assistenza, ricerca e didattica in medicina orale.

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Il Visiting Professor ha guidato un percorso formativo di due settimane sulla medicina orale che ha coinvolto studenti, specializzandi, dottorandi, tutor clinici e docenti
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Migrazioni e patrimonio europeo: si inaugura la mostra itinerante “The Garden of the (In)visibles” nella sede di Gorizia

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Da giovedì 27 novembre a martedì 9 dicembre 2025 la Biblioteca del polo universitario di Gorizia dell’Università di Trieste ospita la mostra itinerante The Garden of the (In)visibles, un progetto internazionale che invita a guardare ai confini europei come luoghi di storie, passaggi e diritti. 

L’allestimento nasce dalla collaborazione tra l’Ateneo triestino e l’Università slovena Primorska di Capodistria, avviata nell’ambito dell’Alleanza universitaria Transform4Europe: un lavoro congiunto che espone gli oggetti abbandonati dalle persone in movimento lungo le rotte tra Croazia, Slovenia e Italia e li trasforma in tracce di un patrimonio europeo condiviso.

Il progetto prende forma da attività di ricerca sul campo condotte congiuntamente da docenti, ricercatrici e ricercatori, studenti e studentesse dei due atenei. Gli oggetti raccolti lungo i percorsi migratori sono beni di uso quotidiano necessari per mangiare, dormire, coprirsi o curarsi, ma anche elementi legati alla sfera intima e spirituale. Strappati all’invisibilità di cui spesso sono circondati, questi materiali vengono ricontestualizzati come “artefatti parlanti”: piccole presenze concrete che rimandano a identità, memorie e appartenenze, aprendo un ponte tra patrimonio materiale e patrimonio immateriale, tra ciò che resta e le vite che lo hanno attraversato.

«Il nostro compito come università, come ricercatori, come studenti è quello soprattutto di stimolare una riflessione sociale, ma anche politica su quello che ai confini europei, non solo del nostro, sta avvenendo nei confronti delle mobilità migratorie», sottolinea la prof.ssa Roberta Altin, delegata dell’Università di Trieste per la Cooperazione allo sviluppo e coordinatrice scientifica della mostra. 

The Garden of the (In)visibles non si limita a esporre, ma interroga il pubblico e le istituzioni sulla materialità di un fenomeno che rischia di restare astratto e chiede di assumere uno sguardo responsabile su ciò che avviene alle frontiere dell’Europa.

Concepita come Common Cultural Activity del Work Package 7 “Common Heritage & Multilingualism” di Transform4Europe, la mostra è un progetto in evoluzione che, tappa dopo tappa, si arricchisce con contributi locali, installazioni artistiche, storie orali e momenti di confronto pubblico. Dopo l’esordio presso l’Università del Saarland, il percorso espositivo toccherà complessivamente sette delle dieci università dell’Alleanza, tra Italia, Slovenia, Germania, Portogallo, Bulgaria, Spagna e Polonia. La tappa di Gorizia ha un valore particolarmente simbolico perché riporta il progetto sul confine da cui ha preso avvio, radicando il dialogo europeo nel territorio che lo ha ispirato.

L’inaugurazione è prevista giovedì 27 novembre alle ore 17, nella Biblioteca della sede di Gorizia dell’Università di Trieste (via Alviano 18, primo piano). Interverranno la prof.ssa Roberta Altin per UniTS, la prof.ssa Katja Hrobat Virloget dell’Università Primorska, il prof. Jure Gombač dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti e il dott. Giuseppe Grimaldi dell’Università di Trieste. All’evento parteciperanno attivamente anche studenti e studentesse di UniTS, UP e del Collegio Fonda; il gruppo di lavoro “Fonda for Others” raccoglierà impressioni e riflessioni dei visitatori durante la visita.

La mostra sarà visitabile fino al 9 dicembre 2025 con ingresso gratuito. Gli spazi della Biblioteca saranno aperti dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 18.30 e il venerdì dalle 9 alle 13; la sede resterà chiusa il sabato, la domenica e nei giorni festivi.

L’esposizione si concluderà con una la T4EU International Conference dal titolo “Standing up for Higher Education in Times of Global Crises, in programma martedì 9 dicembre 2025, nell'Aula Magna del polo goriziano dell’Università di Trieste (via Alviano 18), a partire dalle ore 15.

Per informazioni sul progetto e sulla mostra: t4eu.heritage@units.it.

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Frutto della collaborazione tra Università di Trieste e Università Primorska, all’interno dell’alleanza europea Transform4Europe, l’allestimento espone gli oggetti abbandonati dai migranti lungo le rotte tra Croazia, Slovenia e Italia
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La rettrice Vianelli a "TOP500 aziende": «Cresciamo assieme al territorio»

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Intervenuta all’evento TOP500 aziende, organizzato da NEM – Nord Est Multimedia nella sala Oceania della Stazione Marittima, la rettrice Donata Vianelli ha richiamato il ruolo strategico dell’Ateneo per la crescita del territorio, sottolineando come la traiettoria di UniTS sia sempre più legata allo sviluppo del contesto in cui opera, e ha commentato i lusinghieri risultati conseguiti dall’Ateneo sul fronte delle immatricolazioni.

«Quest'anno registriamo una crescita addirittura a doppia cifra, del 13%, nelle lauree triennali e magistrali a ciclo unico», un dato destinato ad aumentare «probabilmente al 15%» con il completamento delle iscrizioni nell’area medica dopo il semestre filtro. 

Di fronte le sfide future dell’inverno demografico, per un’università come la nostra diventa cruciale il ruolo del territorio e il dialogo che riusciamo ad attivare con le aziende e le istituzioni. Crescere, ha osservato Vianelli, sarà possibile perché «il territorio sta diventando più attrattivo: l’Università di Trieste sta crescendo assieme a Trieste, una città profondamente cambiata rispetto al passato», più aperta, internazionale ed eleggibile come luogo ideale di studio, di lavoro e di vita.

Crescere, però, non è solo una questione di numeri: «Non è un percorso che possiamo gestire senza una visione, senza una strategia, senza azioni che ci portino alla crescita». Da oltre dieci anni l’Ateneo lavora sull’attrattività, puntando a portare a Trieste giovani da tutta Italia e, sempre di più, dall’estero.

Uno dei pilastri di questa crescita condivisa è il rapporto con il tessuto produttivo: in proposito la Rettrice ha citato il lavoro avviato nel 2013 sul job placement, costruendo un dialogo strutturato con le aziende. Ci sono imprese che «aspettano il nostro laureato quando serve» e spesso non lo trovano, mentre altre che «attivano un dialogo continuo con l’università» e fanno un vero lavoro di talent acquisition, coinvolgendo studentesse e studenti già durante la laurea triennale o magistrale. Questo approccio contribuisce a creare valore per le imprese, per l’Ateneo e per Trieste in termini di reputazione e capacità di attrarre talenti.

In questo quadro, Vianelli ha richiamato i risultati recentemente diffusi sui tassi di occupazione dei laureati UniTS, con l’Università di Trieste prima in Italia in diverse aree disciplinari, tra cui ingegneria, architettura, economia e l'area farmaceutico-sanitaria, e ai vertici anche nell’area giuridica.

La collaborazione con il mondo delle imprese si realizza a partire dalla progettazione dell’offerta formativa attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti aziendali nelle fasi di istituzione e di revisione dei corsi di laurea. Ciò consente di leggere i trend del mercato del lavoro, identificare le competenze emergenti e aggiornare in modo continuo le attività didattiche, garantendo un adattamento costante alle necessità del mondo del lavoro.

Accanto al placement, un capitolo importante è quello della formazione imprenditoriale: Vianelli ha citato l’esperienza dell’Innovators Community Lab, il laboratorio di Ateneo in cui gruppi interdisciplinari di studenti e studentesse sviluppano idee di impresa e vengono accompagnati nella definizione del progetto e del business plan, con il supporto di imprenditori e professionisti esterni.

Nel suo intervento la rettrice ha affrontato anche il tema degli stipendi dei giovani e della mobilità verso l’estero, dove sono offerte posizioni meglio remunerate. Si tratta di una questione che riguarda le politiche economiche e il quadro fiscale nazionale, ma sulla quale il territorio può incidere rendendo l’ambiente di vita e di lavoro più attrattivo per favorire un rientro di profili ad alta qualificazione.

Vianelli ha collegato questo ragionamento al tema dell’emergenza demografica: università e imprese sono chiamate a pensare strategie di lungo periodo sull’investimento nel capitale umano e sull’attrazione di studentesse e studenti dall’Italia e dall’estero.

Un passaggio significativo è stato dedicato al fenomeno del dropout universitario. In Italia, ha ricordato la rettrice, circa un quarto degli studenti abbandona il percorso, con picchi superiori al 30% in alcuni corsi di laurea. Un abbandono rappresenta un «fallimento» per le persone coinvolte e per l’università, perché può tradursi in perdita di motivazione e in maggior rischio di disoccupazione. Per questo, ha spiegato, non è sufficiente “promuovere” l’Ateneo per ottenere iscrizioni, ma fornire supporto costante agli studenti e sconsigliare scelte lontane dalle attitudini e dalle passioni di ciascuno.

In questa prospettiva, la rettrice ha valorizzato il ruolo degli ITS in Friuli Venezia Giulia come partner nel costruire un sistema formativo integrato. La collaborazione si concentra su due assi principali: l’orientamento congiunto, per indirizzare ragazze e ragazzi verso il percorso più adatto, e lo scambio di competenze, con il coinvolgimento dei docenti UniTS nella didattica degli ITS e l’utilizzo dei laboratori ITS per attività formative condivise.

«Possiamo ottenere grandi risultati facendo collaborare tutto il sistema dell’educazione e quello produttivo», ha concluso.

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Ospite dell’evento NEM la Rettrice si è rivolta al mondo produttivo richiamando strategie e obiettivi comuni
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Laboratorio ArQuS: prima osservazione italiana di singoli atomi "intrappolati"

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Per la prima volta in Italia, i ricercatori del Laboratorio ArQuS dell’Università di Trieste e del CNR-INO (Istituto Nazionale di Ottica, Consiglio Nazionale delle Ricerche) sono riusciti a intrappolare e fotografare singoli atomi di itterbio, estendendo le tecniche di imaging a nuovi regimi: osservando la luce emessa con un microscopio, i ricercatori sono riusciti a distinguere chiaramente ogni singolo atomo e a contarne con precisione il numero contenuto in una singola trappola, una capacità mancante nelle tecniche esistenti, dove le misure erano finora limitate a distinguere solo tra zero e un atomo. 

I risultati, pubblicati sulle due prestigiose riviste internazionali Quantum Science and Technology e Physical Review Letters,offrono importanti prospettive per lo sviluppo di scienze e tecnologie basate su bit quantistici (o qubit), come computer quantistici e orologi atomici: la capacità di osservare ogni singolo atomo con grandissima precisione è, infatti, un elemento fondamentale per la realizzazione di un sistema di qubit atomici. 

Francesco Scazza, professore associato di Fisica della materia all’Università di Trieste e responsabile del Laboratorio ArQuS, spiega: “Per fotografare sorgenti di luce molto fioche, come corpi celesti o, appunto, singoli atomi, si utilizzano solitamente lunghe esposizioni al fine di collezionare un segnale abbastanza grande (cioè un gran numero di fotoni) e poter distinguere gli oggetti fotografati dal background. Nel nostro lavoro abbiamo utilizzato un approccio alternativo, analogo all’utilizzo del flash di una macchina fotografica: illuminando gli atomi con molta luce per un brevissimo lasso di tempo è possibile ottenere un segnale sufficiente da distinguere ciascun atomo molto chiaramente, riducendo la durata della rivelazione senza comprometterne le performance”.

Nella tecnica ideata dal Laboratorio ArQuS, gli atomi, raffreddati quasi allo zero assoluto (-273 °C) da una luce laser e poi catturati in cosiddette “pinzette ottiche” (optical tweezers), sono illuminati con un secondo laser, del quale assorbono e riemettono parte della luce grazie al fenomeno della fluorescenza. 

Omar Abdel Karim, ricercatore del Laboratorio ArQuSspiega: “Una delle principali sfide nell’osservazione di singoli atomi consiste nel non perdere gli atomi durante l’acquisizione dell’immagine. A causa dell’assorbimento e della ri-emissione della luce, gli atomi infatti acquisiscono energia e possono scappare dalla trappola. Nei nostri esperimenti siamo riusciti a compensare questo effetto riuscendo a far coesistere una grande precisione nell’individuazione degli atomi e un minimo disturbo al sistema”.

Una delle soluzioni dimostrate si basa su un delicato bilanciamento tra la luce di fluorescenza e quella di raffreddamento per garantire che gli atomi rimangano intrappolati, permettendo di distinguere chiaramente la loro presenza e di riutilizzarli per esperimenti successivi. Un altro approccio consiste nel ridurre il tempo di esposizione al minimo possibile, permettendo di ottenere la più elevata velocità di esecuzione finora dimostrata per atomi in optical tweezers

Alessandro Muzi Falconi, ricercatore del Laboratorio ArQuS e dottorando in Fisica dell’Università di Trieste, commenta: “Negli ultimi anni, uno degli obiettivi del settore è sviluppare tecniche di imaging in grado di osservare gli atomi sempre più velocemente e possibilmente senza perderli durante l’immagine. Grazie a una tecnica basata su brevi e intensi impulsi di fluorescenza, siamo riusciti a osservare gli atomi, senza indurre perdite, in pochi milionesimi di secondo, circa mille volte più velocemente dei tipici tempi di acquisizione. La nostra tecnica si basa sul fatto che gli atomi acquisiscono energia durante l’immagine, ma non abbastanza da scappare dalle trappole ottiche. Inoltre, tramite veloci impulsi di raffreddamento possiamo rimuovere l’energia in eccesso dopo l’immagine, e ripetere l’osservazione degli stessi atomi per decine di immagini in successione”.

Un altro importante risultato del gruppo di ricerca è la prima osservazione di singoli atomi dell’elemento itterbio-173, un particolare isotopo (atomo di un elemento che ha differente numero di massa e perciò differente massa atomica) caratterizzato da ben sei stati interni nel suo livello fondamentale, che permetterebbe di sviluppare circuiti quantistici basati su qudit e non più solo qubit, conservando e scambiando informazioni più efficientemente. 

Il Laboratorio ArQuS è nato nel 2022 da una collaborazione tra l’Università di Trieste e il Cnr e grazie a un finanziamento ERC Starting Grant di 1.4 milioni di euro concesso dalla Commissione Europea.

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Studio completo pubblicato su Quantum Science and Technology

Studio completo pubblicato su Physical Review Letters

 

 

Abstract
La tecnica di imaging veloce, ideata con CNR-INO, permette di distinguere ogni singolo atomo senza perderlo e apre prospettive per lo sviluppo di computer quantistici e orologi atomici
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Oggi nella sede di Gorizia il corso avanzato InCE-RegioneFVG-UniTS sulla diplomazia scientifica per l’Europa centro-orientale

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Dal 25 al 28 novembre 2025 Trieste e Gorizia ospitano il corso avanzato “Sfide e prospettive della diplomazia scientifica nell’Europa centrale, orientale e sudorientale” (Challenges and Perspectives of Science Diplomacy in Central, Eastern and South‑Eastern Europe), dedicato a un tema sempre più centrale nel dialogo tra scienza, politiche pubbliche e relazioni internazionali.

L’iniziativa, promossa dal Segretariato Esecutivo dell’Iniziativa Centro Europea (InCE) e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, è co‑organizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (DiSPeS) di UniTS, nell’ambito del Programma di lavoro congiunto InCE‑FVG 2024‑2025. Il progetto ha il supporto di Area Science Park ed Elettra Sincrotrone Trieste, in collaborazione con il Sistema Scientifico e dell’Innovazione del FVG e la EU Science Diplomacy Alliance.

Il corso si inserisce in un contesto internazionale particolarmente dinamico: nel 2025 UNESCO ha promosso il primo Dialogo globale sulla diplomazia scientifica e, a livello europeo, è attesa entro il mese di marzo del 2026 una Raccomandazione del Consiglio UE per l’adozione di un Quadro europeo della diplomazia scientifica. In questo scenario, Trieste e il Friuli Venezia Giulia rafforzano il proprio ruolo di piattaforma di cooperazione scientifica e formazione avanzata verso i Paesi dell’Europa centro‑orientale.

Capacità e competenze per una regione strategica
La diplomazia scientifica è oggi una leva concreta per affrontare sfide che travalicano i confini nazionali – dalla sicurezza della ricerca alle transizioni energetiche, dalla sostenibilità ambientale alla tutela del patrimonio culturale – traducendo conoscenza in cooperazione e decisioni basate su evidenze. Il corso nasce per colmare la limitata attenzione finora riservata al tema nell’area CESEE (Central, Eastern and South‑Eastern Europe, cioè Europa centrale, orientale e sud‑orientale), strategica per il futuro dell’Europa e particolarmente esposta a trasformazioni geopolitiche, demografiche e tecnologiche.

Come sottolinea il professor Simone Arnaldi del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di UniTS, la partecipazione dell’Ateneo si inserisce in una collaborazione ormai duratura con l’Iniziativa Centro Europea e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: «Nel quadro di questa collaborazione, UniTS si concentra, in coerenza con la sua vocazione, sulla formazione nell’ambito della diplomazia scientifica, sia attraverso l’analisi del fabbisogno formativo che nella progettazione e realizzazione di corsi e seminari all’intersezione fra scienza, politiche pubbliche e relazioni internazionali. L’obiettivo è di diffondere fra ricercatori, diplomatici e decisori pubblici e privati le conoscenze e le competenze necessarie a promuovere la cooperazione scientifica e, attraverso questa, il dialogo e la collaborazione internazionale sulle grandi sfide che le nostre società devono affrontare». 

Partecipanti internazionali e faculty del sistema scientifico FVG
Sono 26 i partecipanti selezionati tramite bando internazionale, provenienti da 11 Paesi membri InCE (Italia, Slovenia, Romania, Albania, Serbia, Polonia, Repubblica Ceca, Montenegro, Ungheria, Macedonia del Nord, Moldova). Il gruppo d’aula è multidisciplinare e comprende diplomatici, funzionari pubblici, ricercatori, responsabili scientifici, professionisti del settore privato, giornalisti e operatori di ONG, studenti di relazioni internazionali.

La faculty riunisce esperti dell'Ateneo triestino e delle principali istituzioni scientifiche e internazionali attive sul territorio, tra cui ICTP, TWAS, ICGEB, OWSD, OGS, Università di Udine, Elettra, Area Science Park, oltre a rappresentanti della Commissione Europea, del MAECI, del CNR e di altri enti partner.

Un programma articolato in lezioni, workshop e visite
Il percorso prevede 17 moduli didattici, tre workshop interattivi, momenti di confronto con i partecipanti e una study visit alle infrastrutture di ricerca del sistema SIS FVG, con focus sul ruolo che grandi laboratori e piattaforme tecnologiche possono avere nella cooperazione internazionale. Le giornate affronteranno i fondamenti della diplomazia scientifica e la sua evoluzione nel contesto europeo e globale, le competenze richieste ai nuovi “diplomatici scientifici”, le prospettive tematiche (Agenda 2030, sicurezza della ricerca, agricoltura sostenibile, energia, disastri e resilienza) e una tavola rotonda conclusiva dedicata alla prospettiva italiana sulla diplomazia scientifica per l’Europa orientale e sud‑orientale.

Il 26 novembre a Gorizia, nella sede storica delle scienze diplomatiche
Il corso si sviluppa in modo itinerante nelle sedi dei partner e mercoledì 26 novembre è stato ospitato nel polo didattico di Gorizia dell’Università di Trieste. La scelta della sede goriziana valorizza la vocazione della città e la sua storia accademica, che da anni rappresenta un riferimento nazionale per la formazione nelle scienze diplomatiche e internazionali. Ospitare qui una giornata dedicata alla diplomazia scientifica significa raccordare un patrimonio consolidato di studi e competenze con un campo emergente, oggi decisivo per la politica estera e la cooperazione regionale.

Con questo corso UniTS conferma il proprio impegno nella formazione internazionale e nella costruzione di partenariati scientifici nell’area CESEE, contribuendo a fare di Trieste e del Friuli Venezia Giulia un hub europeo di competenze sulla diplomazia scientifica rivolto, in particolare, ai Paesi in percorso di adesione UE dei Balcani occidentali e dell’Europa orientale.

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La formazione full immersion è rivolta a 26 partecipanti provenienti da 11 Paesi. Nella faculty esperti degli enti di ricerca del FVG, oltre a rappresentanti della Commissione Europea, del MAECI e del CNR
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Sfide e prospettive della diplomazia scientifica nell’Europa centrale, orientale e sudorientale

Delegazione dei sei Chinese Academy of Sciences (CAS) – TWAS Centres of Excellence in visita a UniTS

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Una delegazione di rappresentanti dei sei Chinese Academy of Sciences (CAS) – TWAS Centres of Excellence ha fatto visita a UniTS, accolta dalla rettrice Donata Vianelli, dalla delegata per le Relazioni internazionali Elisabetta De Giorgi, dal prorettore alla Ricerca Paolo Fornasiero, dal direttore del Dipartimento MIGE Stefano Parolai e da Stefano Di Bella del Dipartimento di Scienze Mediche. La delegazione era accompagnata dal Prof. Knobel, Direttore Esecutivo TWAS.

I CAS-TWAS CoEs rappresentano un’importante opportunità per i ricercatori per sviluppare le loro linee di studio nei laboratori di eccellenza situati a Pechino.

Oltre a discutere di futuri obiettivi e possibili ampliamenti dei loro progetti in corso, la delegazione ha potuto conoscere la realtà e le opportunità offerte dall’Università di Trieste e dalla rete SiS FVG.

Questi i 16 membri della delegazione in visita a Trieste:

Dongyao Wang, Deputy Director Division of International Organization Programs, Bureau of International Cooperation, Chinese Academy of Sciences; Zhaohui Lin, Professor&Director CAS-TWAS Centre of Excellence for Climate and Environmental Sciences (ICCES), Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences; Xiaodong Zeng, Professor&Deputy Director, TWAS Young Affiliate Alumni, CAS-TWAS Centre of Excellence for Climate and Environmental Sciences (ICCES), Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences; Chenglai Wu, Professor TWAS Young Affiliate, CAS-TWAS Centre of Excellence for Climate and Environmental Sciences (ICCES), Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences; Bo Hao, Program Officer for International Cooperation, CAS-TWAS Centre of Excellence for Climate and Environmental Sciences (ICCES), Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences; Chunshan Li, Professor&Director, TWAS Young Affiliate Alumni, The CAS-TWAS Centre of Excellence for Green Technology (CEGT), Institute of Process Engineering, Chinese Academy of Sciences; Yang Zhou, Program Officer for International Cooperation, The CAS-TWAS Centre of Excellence for Green Technology (CEGT), Institute of Process Engineering, Chinese Academy of Sciences; Yanping Zhang, Professor&Director CAS-TWAS Centre of Excellence for Biotechnology (CoEBio), Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences; Liu He, Program Officer for International Cooperation, CAS-TWAS Centre of Excellence for Biotechnology (CoEBio), Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences; Likui Wang, Associate Professor CAS-TWAS Centre of Excellence for Emerging Infectious Disease (CEEID), Institute of Microbiology, Chinese Academy of Science; Wang Liang, Associate Professor CAS-TWAS Centre of Excellence for Emerging Infectious Disease (CEEID), Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences; Qihui Wang, Professor CAS-TWAS Centre of Excellence for Emerging Infectious Disease (CEEID), Deputy Directo Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences; Fang Chen, Professor&Director Co-Chair of TWAS Young Affiliates Network, CAS-TWAS Centre of Excellence for Space Technology for Disaster Mitigation (SDIM), Aerospace Information Research Institute, Chinese Academy of Sciences; Lei Wang, Professor CAS-TWAS Centre of Excellence for Space Technology for Disaster Mitigation (SDIM), Aerospace Information Research Institute, Chinese Academy of Sciences; Baiwen Ma, Professor&Director CAS-TWAS Center of Excellence for Water and Environment (CEWE), Research Center for Eco-Environmental Sciences, Chinese Academy of Sciences; Jiaoqi Huyan, Program Officer CAS-TWAS Center of Excellence for Water and Environment (CEWE), Research Center for Eco-Environmental Sciences, Chinese Academy of Sciences.

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Ecco i primi specialisti in Farmacologia e Tossicologia Clinica del FVG

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Il Friuli Venezia Giulia ha i suoi primi specialisti in Farmacologia e Tossicologia Clinica. Si sono tenuti venerdì 21 novembre, infatti, gli esami finali del primo corso della Scuola di Specializzazione in Farmacologia e Tossicologia Clinica dell’Università degli Studi di Trieste, promossa in collaborazione con l’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo, in rete con le strutture di Farmacologia dell’IRCCS CRO di Aviano, di AsuFc e di AsuGi.

Si tratta di uno dei percorsi formativi più qualificanti nel panorama della farmacologia contemporanea, al crocevia tra ricerca clinica, governance del farmaco, sicurezza delle terapie e innovazione terapeutica. La specialità in Farmacologia e Tossicologia Clinica, infatti, abilita allo svolgimento delle attività professionali in ambiti cruciali per la sanità moderna: monitoraggio terapeutico dei farmaci, farmacogenetica, farmacovigilanza, farmacoeconomia, sperimentazioni cliniche, appropriatezza prescrittiva, gestione dell'innovazione terapeutica e attività clinico-assistenziali correlate.

Il percorso è aperto a laureati in medicina ma anche in farmacia, chimica e tecnologia farmaceutiche, biologia e altre lauree scientifiche; inoltre, è equipollente a quello della specialità in Farmacia Ospedaliera.

Al termine delle prove, la Commissione esaminatrice – formata dalle professoresse MariannaLucafò e Raffaella Franca dell'Università di Trieste, dalla dottoressa Erika Cecchin del CRO di Aviano, dal professor MassimoBaraldo dell'Università di Udine e di AsuFc e presieduta dal professor GabrieleStocco dell'Università di Trieste e del Burlo, che è anche direttore della Scuola - ha proclamato i primi quattro specialisti formatisi nella nostra regione.

La nascita della Scuola di specializzazione, fortemente voluta dalla professoressa Giuliana Decorti e dalla dottoressa Anna Arbo, che guida la struttura di Farmacia del Burlo, rappresenta un passaggio significativo in un momento nel quale la figura del farmacologo clinico è sempre più centrale per le politiche del farmaco e per la sostenibilità dei Sistemi sanitari regionali e nazionali.

"Un importante traguardo per il Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e della Salute dell'Università di Trieste, frutto della politica dell'ateneo d’investire nella crescita del numero delle Scuole di Specializzazione, per offrire al sistema sanitario regionale figure professionali fondamentali formate nel nostro territorio" ha affermato il direttore del Dipartimento, Luigi Murena.

L'Università di Trieste e il Burlo esprimono viva soddisfazione per questo risultato e per il contributo che i nuovi specialisti apporteranno allo sviluppo della sanità del Friuli Venezia Giulia.

 

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Quattro i professionisti che hanno concluso il primo corso della Scuola di Specializzazione dell’Università di Trieste, con sede al Burlo
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Eliminare la violenza sulle donne: focus week promossa dal CUG dell'Ateneo

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In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre, il Comitato Unico di Garanzia (CUG) dell’Università di Trieste promuove una Focus week per coinvolgere la comunità universitaria e la cittadinanza, allo scopo di approfondire il fenomeno da differenti prospettive e offrire strumenti per conoscere, formare e informare.

Secondo i dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, nel primo semestre del 2025, si registra un incremento degli omicidi commessi dal partner o ex partner che, rispetto allo stesso periodo del 2024, passano da 33 a 40 (+21%), così come le vittime di genere femminile che da 28 diventano 34 (+21%).

Questo significa che sul totale degli omicidi avvenuti nell'ambito familiare/affettivo, il 67% delle vittime sono donne, e di queste l'85% per mano del partner o ex partner. Emerge quindi come le donne siano maggiormente vittime di violenza in un ambito in cui dovrebbero sentirsi più al sicuro e protette.

«La Focus week Conoscere, formare e informare per eliminare la violenza contro le donne - spiega la prof.ssa Maria Dolores Ferrara, presidente del CUG dell'Ateneo triestino - intende rivolgersi in prima battuta a giovani come gli studenti universitari. I docenti e le docenti dei Dipartimenti dell’Università di Trieste approfondiranno, in occasione di attività seminariali, i temi della violenza contro le donne, degli stereotipi e delle diseguaglianze».

Alcune aule dell'Ateneo ospiteranno anche quest'anno l’iniziativa Posto occupato: attraverso l'occupazione simbolica di alcuni posti a sedere, si intende promuovere il ricordo di tutte le donne vittime di violenza che, prima di essere uccise da un marito, un ex compagno di vita o un amante, occupavano un posto a teatro, sul tram, a scuola, all’Università, nella società.

Il CUG dell'Università di Trieste promuove inoltre, in collaborazione con altri enti e istituzioni del territorio, un calendario di attività di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza, tra le quali si segnalano:

Porre fine alla violenza contro le donne e alla violenza domestica: la normativa e il lavoro sul campo 
Incontro organizzato dal Soroptimist Trieste 25 novembre 2025, ore 18, Stazione Rogers, Riva Grumula 14

La violenza di genere tra norme e realtà 
Natalina Folla e Patrizia Romito, già docenti UniTS, intervistano Paola Di Nicola Travaglini, Consigliera presso la Corte di Cassazione 16 dicembre 2025, ore 15, Aula Magna, edificio A, Campus Piazzale Europa

Note di luce: memorie di donne 
Concerto in ricordo delle vittime di femminicidi a cura del Coro dell’Università degli Studi di Trieste e del Consiglio degli Studenti 16 dicembre 2025, ore 18, Aula Magna, edificio A, Campus Piazzale Europa

Il programma prevede anche la presenza in Ateneo di un Punto di ascolto dello Sportello Centro Antiviolenza GOAP, che sarà attivo giovedì 27 novembre dalle 16.30 alle 18.30 nell'edificio B del Campus di Piazzale Europa.

Inoltre, dal 24 al 28 novembre, nell’atrio dell’ala destra dell’Edificio A, sarà ospitata la mostra “Com’eri vestita? Verso un manifesto positivo”, promossa dalla Consulta femminile di Trieste. L’allestimento espone abiti indossati e stralci di dichiarazioni rese in tribunale da donne vittime di violenza, per offrire uno spunto di riflessione su letture improprie che, nel dibattito pubblico o nelle sedi di accertamento, possono attribuire rilievo all’abbigliamento e generare forme di vittimizzazione secondaria. La mostra è completata da QR code di approfondimento e da un quaderno aperto ai contributi dei visitatori, invitati a lasciare pensieri o proposte di azioni condivise di contrasto alla violenza. I materiali raccolti confluiranno in un manifesto dal taglio propositivo, che sarà presentato a marzo 2026.

L'Università di Trieste, per esprimere solidarietà nei confronti delle donne vittime di violenza e per testimoniare l'impegno a sensibilizzare i giovani e la cittadinanza su questi temi, illuminerà di rosso la facciata dell'edificio A martedì 25 novembre.

Per informazioni sulle modalità di partecipazione alle attività in programma è possibile scrivere a presidenza.comitato.garanzia@units.it

PROGRAMMA COMPLETO DELLE INIZIATIVE 

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Tra le iniziative in programma Posto Occupato, seminari di approfondimento, premi di laurea, attività di sensibilizzazione alla cittadinanza e un concerto. UniTS ospiterà uno sportello GOAP e la mostra “Com’eri vestita?”
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