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Intervista a Arian Laganà Ghadimi, studentessa outgoing che ha preso parte al progetto Erasmus+ a Lleida, in Spagna

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Arian Laganà Ghadimi è una studentessa UniTS all’ultimo anno di Medicina. In passato, ha partecipato al progetto Erasmus+ a Lleida, in Spagna. Quest'anno, invece, ha ricoperto il ruolo di ambasciatrice in occasione dell'International Day di UniTS

Partiamo dalle basi: chi sei, da dove vieni e cosa studi? … facci conoscere la versione “non da CV”!

Mi chiamo Arian, vengo da una cittadina più piccola di un chicco di riso in Veneto, ma che continuerò orgogliosamente a definire il centro del mondo, e sono all’ultimo anno di Medicina. Colleziono punti ogni volta che mi viene chiesto “Arian? Non Arianna?”

Erasmus: colpo di fulmine o decisione ragionata? C'è stato un momento preciso in cui hai detto “Ok, lo faccio”?

All’inizio dei miei studi non prendevo neanche in considerazione l’idea di partire, un giorno, per un Erasmus. Allontanarmi dalle persone a me più care, per così tanto tempo? Hmm, no. Col tempo ho realizzato che l’attaccamento affettivo che avevo - una delle mie più profonde fonti di gioia – potesse in futuro diventare quasi un limite. Nonostante sia fuorisede e quindi abituata a vivere in autonomia, l'idea di trasferirmi per un lungo periodo, oltre la tratta del mio regionale veloce di fiducia, mi faceva percepire la mancanza delle persone che fanno Casa. L’Erasmus incarnava il modo migliore per affrontare la mia paura della distanza. Non temevo di non riuscire ad ambientarmi o cavarmela con l’Università, si sa che ci si riesce in qualche modo, ma avevo paura che la distanza si sarebbe potuta inghiottire qualcosa a cui tenevo. Era forse il momento giusto per mettersi alla prova. Il mio Erasmus è nato da un pensiero instabile accennato in cucina…è stata poi Casa stessa a incitarmi a fare le valigie e salire a bordo di un aereo senza il biglietto di ritorno già prenotato. Ed è stato grandioso.

Destinazione e prime impressioni: dove sei andata e qual è stata la tua reazione appena arrivata? 

La mia nuova quotidianità si è stabilita in Spagna, a Lleida. Il giorno della partenza avevo la testa piena di sogni. La grande sorpresa è arrivata la sera stessa del mio arrivo, quando mi sono resa conto di sentirmi già a casa. Chi l’avrebbe mai detto? Non avevo ancora previsto che se prima non volevo lasciare casa in Italia, presto mi sarei ritrovata a dover affrontare l’anticipazione della nostalgia per un luogo che, da lì a breve, avrei dovuto abbandonare… Sono rimasta fregata!.

Momenti epici e momenti tragicomici: raccontaci un episodio top della tua esperienza Erasmus e uno che, invece, all’epoca ti ha fatto sudare freddo, ma che oggi ricordi con il sorriso.

Un giorno, un amico della compagnia che si era venuta a creare ha avanzato una proposta: “Ma se partecipassimo a una gara a ostacoli?”. Perché no? Iscriviamoci. La gara è stata una delle cose più entusiasmanti che abbia fatto in quei mesi: abbiamo corso sotto la pioggia, arrampicato pareti di legno, saltato in piscine di fango, attraversato un tratto con punzecchianti fili metallici. Non dev’essere stato un bel vedere, ma divertente da morire. Ho invece sudato freddo quando abbiamo subito una rapina di sera. Le persone con cui ero hanno coraggiosamente rincorso e affrontato i ladri, mentre io, impietrita, proteggevo delle chiavi con mano tremolante. Tutto è finito bene, per fortuna!

Università vs vita sociale in Erasmus: che corsi hai frequentato e come si svolgevano le lezioni nella tua università ospitante? Dal punto di vista sociale, che esperienza hai avuto con docenti e comunità studentesca? 

Ho frequentato i corsi di Pediatria, Ginecologia e Urologia. Lezioni frontali, in catalano o in spagnolo. Le mie skills catalane si limitavano principalmente a chiedere una borsa al supermercato e a chiedere scusa, ma anche se all’inizio ci è voluto un pochino prima di riuscire a seguire bene le lezioni  è stato molto stimolante e soddisfacente poter integrare questo nuovo modo di imparare e di comunicare. Da parte dei docenti e degli altri studenti c’è sempre stata apertura e comprensione.

Erasmus ti cambia la vita… ma come? Se dovessi riassumere in skills, mindset e prospettive quello che ti ha lasciato questa esperienza, cosa diresti?

Questa esperienza mi ha permesso di conoscermi meglio, mi ha dato l’opportunità di scoprire vere e proprie passioni e mi ha regalato nuove prospettive con cui guardare il mondo. L’Erasmus mi ha lasciato anche molto più di questo. Una delle cose che reputo più meravigliose è stata trovare delle persone con cui sono nati dei legami così genuini e profondi da spodestare una volta ancora la mia paura che le cose belle non possano resistere alla distanza.

Da Erasmus a testimonial: cosa ti ha spinto a diventare una sorta di “ambasciatrice” della mobilità internazionale per UniTS? Ti piace l’idea di contagiare altri studenti con il tuo entusiasmo?

L'Erasmus mi ha regalato tanto e sarebbe bello che tutti potessero vivere qualcosa che li faccia sentire vivi. Non è sempre tutto rose e fiori - sarebbe forse anche un po’ noioso altrimenti – ma credo che ogni parte sia preziosa a suo modo.

Ultima ma fondamentale: se dovessi convincere un indeciso a partire per un’esperienza all’estero, quale sarebbe il tuo slogan motivazionale? 

“Le più grandi gioie possono essere nascoste dall’altro lato delle tue paure.” … Bello eh? 
 

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