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19 Febbraio 2024 , 2:30 - 6:30 pm
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Dardi Archi Gorizia
Testo evento

Università degli Studi di Trieste, Università degli Studi di Udine

Laboratorio di Progettazione Integrata dell’Architettura e del Costruito – RRR Lab

Dottorato Interateneo di Ricerca in Ingegneria Civile-Ambientale e Architettura

Thomas Bisiani, Luigi Di Dato, Giovanni Fraziano, Claudio Meninno, Adriano Venudo

Lunedì 19 febbraio 2024, dalle ore 14:30 alle ore 18:30, presso l'aula 401 del Polo Universitario di Gorizia, in via Alviano 18, a Gorizia, si svolgerà l'evento "Il progetto come teoria e la teoria come progetto", Giornata di studi su Costantino Dardi e il gruppo architettura, a cura di Thomas Bisiani e Adriano Venudo.

L'evento è l'esito di una ricerca e studio critico sugli archivi su Costantino Dardi e pubblicata nel volume EUT - Edizioni Università di Trieste "Costantino Dardi. La tassellatura terrestre", a cura di Adriano Venudo.

Abstract: D’Où venons nous? Qui sommes-nous? Où allons nous?

Di luoghi senza alcuna idea di città, di progetti nati senza alcuna ricerca, e di ricerche inutili perché senza un progetto che le verifichi, è pieno il «nostro mondo».

Vale la pena parlarne, in questa sede, non solo come riflessione sugli esiti di questa ricerca, ma anche per rintracciarne le responsabilità; si “sconfinerà” allora inevitabilmente – ma consapevolmente - in altri campi, primo fra tutti quello delle ideologie (strascichi e eredità del moderno) e in secondo luogo, quindi, quello della politica (attuale).

Questa prima riflessione ci porta così direttamente a porci oggi, ancora, quella vecchia domanda presa a prestito da Gauguin, e che spesso, nel “mondo dell’architettura”, quasi terapeuticamente, ritorna: “D’Où venons nous? Qui sommes-nous? Où allons nous?”

E allora, proprio recuperando uno degli architetti-docenti, o forse meglio un docente-architetto, Francesco Tentori, che era solito porsela, porla agli studenti, e usarla spesso come tema per i suoi scritti di architettura; ricordiamo quello che diceva:

[…] non credo certo di avere le qualità narrative di Balzac, ma l’argomento che sto per affrontare le richiederebbe, perché si tratta dell’ultima storia romantica – o almeno soffusa di un certo romanticismo – del domaine bâti italiano. Una storia – si badi – di congetture, più che di verità acclarate, ma la quale – secondo me – riguarda uno dei due singolari momenti magici dell'architettura italiana in tutto il secolo XX […]. Uno dei protagonisti di questo secondo “momento magico”, Costantino (Nino) Dardi, iniziando l’esposizione del suo libro Semplice, lineare, complesso, scrive: «Alla fine del viaggio a ritroso, attraverso i quindici anni del mio lavoro di architetto, mi accorgo che il rapporto tra elaborazione teorica e ricerca progettuale può essere, nel mio caso, paradossalmente, rovesciato» […].

Possiamo essere d’accordo con Tentori, e anche con Dardi, ma il (necessario) ragionamento sul senso, sulla coerenza e logica del discorso, che poi ci porta al capovolgimento di cui ci parla Dardi, induce a possibili ambiguità. E questo proprio per le ragioni che ci ricorda Tentori:

[…] gli scritti degli architetti – finché si sentono tali, finché non rincorrono il mito del documento veritiero, della fonte, o della verità storica – sono sempre dialettici, intrisi di quella fede che è sostanza di cose sperate, in definitiva labili, volubili, dialettici […]

L'accesso è libero in presenza fino al raggiungimento della capienza massima dell’aula.

Per informazioni:

avenudo@units.it

tbisiani@uniti.it

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